To Fall In Love

 

Capitolo 4


Eriko sorrise forzatamente ad Otohiko, che piano le asciugava le lacrime, con dolcezza. Ma se anche l’avesse presa a schiaffi lei non se ne sarebbe accorta, presa com’era dai suoi pensieri, che vertevano in maggioranza su Suki e sul suo problema. Perché uccidersi quasi per amore? Cosa sarebbe stato di Suki se Otohiko l’avesse rifiutata? Sarebbe morta, pur di perdere fino all’ultimo grammo in eccesso?
Ora in ospedale i due ragazzi erano soli, gli altri erano tornati a casa poco prima, Arimi aveva riaccompagnato Miki, abbastanza sconvolta.
Era tornata, infatti, poco dopo essersi allontanata in lacrime per il suo giro solitario, quasi come fosse in uno stato di trance, poi si era accasciata a terra singhiozzando piano, ma senza parlare. Era straziante vederla ridotta così, Satoshi aveva proposto di chiamare Yuu ma la reazione della ragazza era stata strana a dir poco…era saltata su, sempre in silenzio, aveva smesso di piangere e si era allontanata a testa alta, ignorando i presenti, subito seguita da una preocupatissima Arimi.
La terza ad andare via fu Meiko, seguita poco dopo da Satoshi al quale Eriko aveva promesso di telefonare in caso di novità, o dopo aver parlato con Suki.

Adesso, però, si poneva il problema di ‘come’ parlare a Suki…dopo lo stupore, infatti, era subentrata la rabbia…ma come affrontare la ragazza? Sarebbe stato saggio far entrare anche Otohiko? O Suki avrebbe dato in escandescenze???




Non poteva crederci…non poteva…non solo l’aveva tradita…adesso aspettava anche un figlio da quell’altra!
Miki era shockata, ogni nervo del suo corpo era teso, quasi in risonanza, ma adesso la rabbia prendeva largo nel suo cuore a discapito della tristezza e del dolore. Restava però, sempre, la delusione, infame, un sentimento che non avrebbe mai voluto provare…
Yuu l’aveva tradita…
Un primo soprammobile spiccò il volo ed andò ad infrangersi sul muro difronte con violenza.
E adesso aspettava un figlio…
Il secondo soptammobile seguì il primo, compiendo addirittura la stessa identica traiettoria.
Un figlio…Miki aveva sempre creduto (forse sperato?) che sarebbe stata lei la madre dei figli di Yuu (l’unica!)
Adesso il cuore le pulsava fino a farla gridare dal dolore.
E poi…c’era anche quell’altra questione che la feriva…


-Ciao Suki
-Oh…ciao…sei sola?
-C’era Otohiko ma l’ho mandato via
-Hai fatto bene…non mi
-sarebbe piaciuto farti vedere così…ti piace…lo ami, vero Suki?
Silenzio, poi come un sussurro, stanco e rassegnato
-si…
Altro silenzio, lungo
-Ci hai fatto preoccupare tutti…
-Il dottore vi ha detto tutto, vero? Io…
-No. Fai parlare me, per favore. Voglio sapere perché, Suki, perché ti sei quasi uccisa, senza nemmeno sapere cosa Otohiko pensava di te
-Io ho creduto fosse giusto va bene? Ho voluto provarci…ad essere normale, intendo…credo…tu dimmi, su, avanti…PERCHE’ DOVEVO RASSEGNARMI AD ESSERE UNA DIVERSA? UNA SCHIFOSSISSIMA DIVERSA?
Si fermò, paonazza in viso, e riprese fiato intensamente.
Eriko, ferita dalla violenza di quelle parole, e dal tono con il quale erano state proferite, tacque per qualche istante.
-Suki…- esordì parlando freddamente –io, se devo parlare con estrema franchezza, ti reputavo intelligente. Invece sei diversa, è vero, ma perché TU lo vuoi. Non esistono i diversi, oppure tutti sono diversi gli uni dagli altri, no? Credevo sapessi di essere carina, anche con qualche chilo in più…eri solare…adesso guardati…sei smunta, deperita, credi davvero di poter piacere a Otohiko così conciata?
Suki guardò intensamente l’amica, poi cominciò a piangere
-Ma…io sono sempre stata così…diversa da tutti voi!Sapeva a cosa andavo incontro facendo quella ‘dieta’ eppure…l’ho fatta lo stesso…
All’inizio andava tutto così bene…mangiavo e non ingrssavo di un grammo…poi però…ho cominciato a perdere pero, sempre più velocemente…e…
Eriko si alzò di scatto e abbracciò la ragazza difronte a lei, che stava piangendo così forte da soffocarsi quasi con le sue stesse lacrime
-basta- disse accarezzandole il viso-ti farebbe molto male ricordare tutto…
Ma Suki, come se non avesse udito, continuò a parlare
-e ho avuto paura…però nello stesso tempo ero felice perché finalmente stavo diventando…normale…capisci?Vedevo che ogni giorno che passava io mi spegnevo ma ero felice lo stesso…


Finì di scrivere il bigliettino, poi prese il borsone e seguì Arimi
‘Io sono a dormire da Arimi, non chiamarmi, Suki è all’ospedale, si è sentita male.
Ciao
Miki’
In alto c’era scritto
‘X Yuu’
Miki si chiese se fosse quello il giusto comportamento…ma adesso era troppo agitata e arrabbiata per aspettare l’arrivo di Yuu e parlargli…sapeva bene che non sarebbe stata lucida…e l’avrebbe trattato male.
Chiuse la porta dietro di sé, e si ritrovò il ragazzo davanti.
-Dove stai andando?- le chiese sorridendo e cingendole la vita con un braccio.
Lei si divincolò
-ho fretta, troverai tutto in un biglietto che ti ho lasciato sul tavolo
Poi, senza dargli tempo di rispondere, scappò via, trascindando con se un’Arimi alquanto sorpresa…
‘Yuu…perché mi hai fatto questo?Perché mi hai sempre detto che dovevamo aspettare e poi…lo hai fatto con un’altra? Perché mi hai tradita…io avevo fiducia in te…non vedevo l’ora di unirmi a te, in tutti sensi…ma adesso…mi farebbe solo schifo…’
ancora lacrime…

‘Io sono a dormire da Arimi, non chiamarmi, Suki è all’ospedale, si è sentita male.
Ciao
Miki’
Yuu rilesse il biglietto ad alta voce almeno quattro volte, prima di rendere bene conto delle parole che vi erano scritte…
Miki era all’ospedale? Quello più vicino a casa di Satoshi era quello dove stavano anche lui e Yui…allora l’aveva visto? Era per questo motivo che si comportava in quel modo strano?
-Maledizione…lo sapevo che dovevo parlargliene prima!
disse ad alta voce, prima di strappare con rabbia il bigliettino.
Adesso come si sarebbe comportato? Lasciare da sola Yui adesso era fuori discussione, ma lui non poteva immaginare la sua vita senza Miki…sarebbe stata vuota e inutile.
Certo era un bel problema…di certo Miki non sarebbe stata ad ascoltarlo neanche per tutto l’oro del mondo…forse avrebbe dovuto provare fra qualche giorno…decise di fare così, e di non chiamarla per quella sera.
Tuttavia, sotto le coperte, sentì la sua mancanza, la mancanza del suo corpo caldo che si avvicinava piano a quello di lui e lo abbracciava inconsapevolmente, nel sonno.
Pianse, poi sussurrò
-buonanotte amore mio…

-Ciao piccola…-
-Mamma?Che ci fate qui…chi…-
-siamo venuti per portarti con noi a Londra, dove ti faremo curare…niente ma…non è un consiglio…-
Fu questa frase che scatenò le ire di Suki, che tuttavia tacque, consapevole di essersi meritata quel trattamento.
Decise che avrebbe seguito i genitori a Londra…ma fece capire loro che, appena guarita, sarebbe tornata in Giappone, perché quello era il suo posto…la sua casa.
Stavano ancora parlando quandi fecero il loro ingresso Otohiko ed Eriko.



Il sole del mattino illuminava allegramente il panorama circostante, e benchè l’aria fosse calda, Meiko provava uno spiacevole brivido da qualche minuto.
Namura, accortosene, l’abbracciò.
-Cosa c’è, Meiko?-
-Niente…- rispose la ragazza…ma nella mente c’era un unico pensiero…
‘Satoshi crede questo di me? Crede che abbia voluto solo ferirlo? Io…io…sento di volergli bene ma non posso lasciare Namura…non posso proprio…sarebbe come cambiare vita e…io non voglio…ho paura!Cosa devo fare…

‘Cosa devo fare con lei? Io so di amarla…e so che non le sono indifferente…ma probabilmente non vorrà più vedermi e ha ragione…sono stato un verme…ma potrebbe cercare di capirmi…stavo così male anche io…
-Satoshi, non fermarti ti prego- sussurrò, il suo respiro e quello del ragazzo si fecerò più veloci…
-Non lo farò se tu non vuoi…- rispose lui, sbottondando la sua camicetta…

Questo succedeva solo il giorno prima…erano stati così vicini…anche quando l’aveva baciata…lei non si era sottratta anzi aveva risposto al bacio con crescente passione…
Satoshi si prese i capo fra le mani…
non sapeva davvero come comportarsi…


‘Ohhhhhhh ma cosa stai facendo!!!!!’ si disse prendendosi a pugni. Era ormai una settimana che segiva Yuu, e ormai sapeva bene il suo tragitto
-scuola-casa di LEI-ospedale
Miki si rendeva conto che il suo comportamento era sbagliato, ma non poteva farci niente. Yuu non l’aveva chiamata nemmeno una volta, e ora lei sapeva che era irrimediabilmente innamorato dell’altra. Questo le aveva spezzato il cuore…
Aveva parlato ad Arimi della situazione, di quello che aveva visto, e l’amica le era sembrata piuttosto sopresa.
Se ne uscì, infatti, con un
-non può essere Yuu!!!Ti starai sbagliando…avrei frainteso!-
ma ormai la realtà dei fatti era chiara a tutti.
Yuu amava un’altra, per Miki non c’era più spazio nel suo cuore.


-Londra?- chiese Eriko stupita, guardando i genitori di Suki che, con cipiglio battagliero, avevano ordinato a lei e Otohiko di lasciare la stanza per permettere alla figlia di fare la valigia
-Si, Londra, Suki verrà con noi a curarsi, puoi dirle addio adesso se vuoi…non credo abbiate pià tempo di vedervi dopo…partiamo già domani!-
-Domani…- ripetè boccheggiando Eriko, il cui sguardo si posò su Otohiko, stupito quanto lei.
-Mi spiace Eriko…ma devo…- disse Suki, che parlò solo allora, dopo essersi fatta coraggio
-ma tornerò appena possibile…e…non salutatemi adesso…se volete potete venire domani in aereoporto…-
Eriko la guardò, triste,poi le disse
-Io domani non ci sarò…devo andare a Osaka per una riunione dei comitati studenteschi…devo saluarti ora…Suki…torna presto per favore-
detto questo le due si abbracciarono, i genitori di Suki e Otohiko abbandonarono la stanza
-prenditi cura di Otohiko da parte mia…- disse Suki ridendo fra le lacrime.
Eriko la guardò e sorrise, piano, poi annuì con un vigoroso cenno del capo.
E si abbracciarono ancora, a lungo.

Il sole, ormai alto nel cielo, si rifletteva sulla lucente Rover nera che sfrecciava nel traffico, diretta all’aereoporto. Suki aveva già detto addio a tutti i suoi amici, ed era alquanto preoccupata per Miki, che aveva visto molto sciupata. Yuu non era venuto, ma aveva creduto meglio non chiedere a Miki di lui, poiché non le era sembrata in vena.
Adesso pensava che l’unico che non aveva salutato era Otohiko, e non a caso… non voleva vederlo…credeva che così le sarebbe mancato meno…credeva.

‘Il volo per Londra partirà fra 15 minuti, si pregano i signori passeggeri di imbarcarsi’
-contenta?…torni a Londra…a casa- disse la mamma della ragazza sorridendo, ma l’altra non diede cenno di essere felice
-E’ stata Londra a rovinarmi mamma, e non so cosa possa curare ora. Se ci vengo è solo per fare un piacere a voi. Ma non t’illudere che ci resterò.
La signora Kanzai tacque per un attimo, poi s’incamminò verso l’imbarco.
-muoviti- esortò la figlia.
Suki sospirò e si disse che non salutare Otohiko era stato un errore…e anche grosso…perché così le sarebbe mancato molto di più
Mentre stava per salire una voce la chiamò
-Suki! Dove te ne scappi?-
Si voltò…ed era lui
-O…Otohiko…c-che ci fai qui?- chiese lei con voce tremante, lui le si avvicinò e l’abbraccio stretta
-credevi forse che non sarei venuto a salutarti? E tu? Saresti partita senza salutare me?- sussurrò, lei fece segno di no con la testa.
-Curati, fai tutto quello che devi fare e torna presto, ok?- continuò il ragazzo, poi la baciò sulle guance.
-Buon viaggio Suki…-
Suki si allontanò, ed era felice.
-Grazie amore mio…- disse piano…




Basta non poteva continuare così…era stufa. Pioveva, era da sola a casa e si stava annoiando a morte, quindi Meiko, malgrado l’acquazzone, decise di uscire un po’, e magari andare a prendere un caffè da qualche parte.
Prese l’ombrello, s’infilò la giacca e chiuse la porta dietro di sé.
Primo guaio, l’ombrello si ruppe dopo pochi metri, secondo guaio, non c’erano bar lì vicino.
Meiko era inzuppata con un pulcino, aveva la tentazione di chiamare Namura ma non lo fece…si fermò invece vicino una staccionata che dava a strapiombo sul mare e cominciò a pensare incurante del freddo.
Ripensò per la centesima volta al bacio di Satoshi…e a quello che le aveva dato…

Era completamente inzuppato! Certo, non poteva sapere che si sarebbe messo a piovere così dopo le prove ma…che diamine! Un ombrello in inverno si dovrebbe sempre avere da qualche parte!
Satoshi si trattenne dal bestemmiare e continuò a camminare battendo i denti.
Si rese conto di essere quasi vicino casa di Meiko, e un brivido lo percorse al ricordo dei loro momenti di intimità.
La amava.
Perché negarlo? Era così, lo sarebbe sempre stato. E lei non sarebbe mai stata sua.Mai.

Lo amava. Basta fingere. Basta attaccarsi alla vecchia vita per paura. Lo amava, amava i suoi baci, amava il suo viso e il suo modo di fare. Amava Satoshi.

Un fruscio richiamò la sua attenzione e il ragazzo si voltò verso la staccionata. La vide, le sembrò un’apparizione, così bella e irreale ai raggi dell’ultimo sole, che con sguardo indecifrabile guardava il mare
-Meiko…sussurrò-
Lei si voltò e il suo cuore mancò un battito
-Satoshi…- disse piano


E così Suki era partita…gli sarebbe di certo mancata. Mentre usciva dall’aereoporto intravide Eriko correre verso di lui, era così bella…
-Otohiko, è già partita Suki?-
-si…pochi minuti fa, mi spiace…-
-oh…-
-ma non avevi una riunione?-
-Rimandata…ci sediamo lì?- propose Eriko indicando una panchina lì accanto. Otohiko acconsentì di buon grado…forse era giunto il momento che aspettava da tanto.
Si sedettero e stettero zitti per qualche attimo, poi Eriko singhiozzò
-Non piangere, vedrai che tornerà presto…- cercò di consolarla lui, la ragazza lo guardò con gli occhi lucidi
-lo so…- disse
Era troppo, la luce dei raggi violacei e rossi che faceva risplendere la sua pelle, come un incantesimo lo attrasse verso di lei.
-mi piaci Eriko-
disse prima di baciarla…







CONTINUA...