CAPITOLO 2°:
IL GRIMORIO

Neptune, due settimane prima
Durante la notte, un terremoto aveva terrorizzato gli abitanti del villaggio e di svariati chilometri intorno.
Fortunatamente, non c’erano state vittime, ma la scossa sismica aveva provacato numerose frane e smottamenti.
Harry Thompson, Jun Kalham, Tad Restren e i loro amici erano andati nel boschetto a raccogliere le fragole, a loro rischio e pericolo, dal momento che la zona era ancora rischiosa, con tutti i crepacci che di certo si erano formati durante la notte, senza contare che i genitori non ne sapevano niente, ma se li avessero scoperti...
Ad ogni modo, era difficile preoccuparsi con quel bel sole e gli uccellini che cantavano!
Questo pensò Harry mentre la sua amica Jun spiccò una corsetta e saltò un tronco d’albero caduto.
Harry aveva sette anni, era un bambino decisamente in gamba per la sua età, e aveva un sacco di amici. Però, quand’era solo, gli piaceva molto leggere. Aveva una vera e propria passione per la lettura, non sapeva farne a meno. Gli piacevano un sacco i libri che parlano di magìe... Harry avrebbe tanto voluto avere dei poteri magici, come il suo amico Tad, e invece... Sbuffò.
“Harry! Harry, guarda!” la voce di Jun lo riportò alla realtà. Notò che tutti stavano fissando un fianco della montagna. Guardò a sua volta: a due-trecento metri da loro, una delle frane aveva riportato alla luce l’ingresso di un’antica caverna.
“Hey ragazzi... Chissà cosa c’è lì dentro!!” osservò Tad, con espressione rapita.
“Che vuoi che ci sia?!! –sbottò Harry –E’ solo un buco nella montagna!”
“Non dire cavolate! –ribatte Tad -Si vede chiaramente che è stata scavata dall’uomo! Magari lì dentro c’è un tesoro...”
“Come no! Se i sassi ti sembrano preziosi, allora sei ricco, Taddy!” lo schernì Harry.
Ma tutti gli altri avevano preso sul serio le parole di Tadder, e ora guardavano la caverna con occhi sognanti: un tesoro!
“Ma piantatela...” brontolò Harry.
“D’accordo allora: se non c’è niente lì dentro oltre ai sassi, perchè non vai a farci un giro e ce ne porti fuori uno?” lo sfidò Tad.
“Non ci penso nemmeno! Il soffitto potrebbe crollare!” rispose Harry tranquillo.
“Bugìa! Se non è crollato con il terremoto... La verità è che hai paura!” replicò Tad con una risatina.
“NON HO PAURA!!!” urlò Harry, e si diresse verso la caverna. Gli altri rimasero stupiti e un po’ spaventati.
“Harry? Harry, guarda che scherzavo! Potrebbe essere davvero pericoloso, potrebbe franare tutto!” lo inseguì la voce di Tad. Ma Harry non gli diede retta.
“ORA ENTRERO’ IN QUELLA CAVERNA, TI PORTERO’ UNO STUPIDISSIMO SASSO E TI DIMOSTRERO’ CHE NON C’E’ NESSUN TESORO LI’ DENTRO!!!” urlò, furioso. Ed entrò. Prese la sua torcia dallo zainetto e si fece luce.
Davanti a lui, un lunghissimo corridoio si addentrava nella viscere della montagna. Harry disse sottovoce una parolaccia che se mamma lo avesse sentito...!!
Certo che aveva paura, accidenti! E chi non ne avrebbe in quella situazione a sette anni? Ma gli tornarono in mente le parole di Tad; così, strinse i denti e si incamminò. Percorse alcune decine di metri, sempre più preso dal panico, e poi si ritrovò in una grotta circolare. Buona parte del soffitto era crollata, e c’erano i segni di un antico incendio. La torcia di Harry illumino un buco nel pavimento. Anche quello doveva essere stato riaperto dalle scosse. Si avvicino, tremando di paura ed eccitazione: c’era qualcosa nel buco. Era... un libro! Ma sì, un vecchissimo, grosso libro sporco di terra sembrava essere stato messo lì apposta per lui, Harry! Si chinò a raccoglierlo. Dopotutto, Tad aveva ragione: eccolo lì, il tesoro! Ma dubitava che il suo amico lo avrebbe apprezzato... Non gli piaceva granchè la lettura. Harry infilò il libro nello zainetto, raccolse un sasso e tornò indietro alla svelta: la luce del sole gli fece male agli occhi, quando uscì.
“Eccolo, il tuo sasso!” urlò.
Tad e gli altri tirarono un sospirò.
“Ma quanto ci hai messo! –lo assalì l’amico, irritato- Ci hai fatto prendere un colpo!”
Così, esaltati dall’impresa di Harry, i bambini tornarono a casa senza neppure aver assaggiato le fragole.

Più tardi, nel pomeriggio, dopo aver aiutato la madre nelle faccende di casa, Harri potè starsene in pace da solo in camera sua. Si buttò sullo zainetto e tirò fuori il libro. Era ancora più spesso di quanto gli sembrasse, e alla luce del sole si rese conto che doveva essere davvero molto antico. Prese a pulire la copertina dalla terra con un fazzoletto. Dopo un po’, ai suoi occhi apparve questa scritta:


Grimorio
De Profundis

E sotto, uno strano, minaccioso simbolo, formato da serpenti attorcigliati.
Harry, che amava tutto ciò che aveva a che fare con la magià, non aveva certo bisogno di ulteriori informazioni per sapere cosa sono i grimori: sono i testi di magìa nera. Zeppi di incantesimi, spesso vengono fabbricati con un sortilegio di protezione: Harry aveva letto di un grimorio che faceva esplodere gli occhi a chiunque lo avesse aperto tranne il suo creatore. Era quindi un po’ titubante mentre apriva il libro.
Ma non accadde nulla. Harry tirò un sospiro di sollievo.
Il Grimorio era scritto a mano, in una lingua che Harry non aveva mai visto prima, totalmente incomprensibile. Rimase un po’ deluso: non avrebbe potuto sapere cosa diceva... Però, quant’era eccitante sfogliarlo!!! Harry passò il resto della giornata a esaminare il volume e a guardare le sue terrificanti illustrazioni.
Nei giorni seguenti, Harry continuò a passare ore ed ore in adorazione del Grimorio, ripromettendosi di imparare a tradurlo prima o poi. Quando lo posava, Harry nascondeva il manoscritto in un buco dietro il suo armadio, un buco di cui mamma e papà non ricordavano nulla.
Dieci giorni dopo, il regno fu invaso da misteriosi nemici, malvagi e distruttori. La battaglia si svolse prevalentemente a Weston, città a pochi chilometri da Neptune. Per gli abitanti del villaggio furono giorni di panico, nel terrore che gli invasori giungessero lì e distruggessero tutto. Ma poi, il pericolo fu scongiurato e i misteriosi esseri vennero, fortunatamente, sconfitti.
L’idea che potessero essere venuti apposta per lui e il suo libro non sfiorò neanche lontanamente, com’è logico, il piccolo Harry.

Wolf Pack Island, sala del trono.
I quattro demoni si stavano consultando.
“E’ semplicemente impossibile... Ammettiamolo, Xel –Dynast parlava con tono meno strafottente- Quel tizio ti ha preso per il sedere. Capita anche ai migliori.”
Xelloss ristette, in silenzio, vagliando l’ipotesi. Gli sguardi degli altri fissi su di lui, preoccupati, in attesa fremente.
“E’... E’ possibile, sì.” ammise infine con riluttanza.
Due visi si rilassarono.
“Già! –esclamò Master Zelas- Ti ha solo raccontato una cavolata... Doveva essere tosto, per mentire alle tue tortur... volevo dire: al tuo interrogatorio.”
Poco dopo, Dynast se ne tornò nel suo palazzo, e dopo alcune rapide istruzioni di routine per la giornata seguente, Zelas congedò i due subordinati, che si allontanarono con un inchino.
Fain camminava in silenzio nel corridoio, osservando Xelloss che avanzava con lo sguardò assente, completamente perso nei propri pensieri.
“Xel.” chiamò.
L’altro si riscosse con un balzo.
“Eh?”
“Tu... Non credi che quell’essere abbia mentito... Sbaglio?”
“No.”

Seillune, palazzo reale, sera.
Dopo una bella strigliata da parte di suo padre per aver infranto il suo divieto ed essersi recata sul fronte, Ameria tornò dai suoi amici. Era molto contenta: Lina e Gourry avevano accettato di fermarsi a palazzo almeno per un paio di giorni... Ovviamente Zel aveva declinato l’invito e se l’era svignata. La principessa sospirò: le sfuggiva sempre!
Lina era seduta su una poltrona nella saletta personale di Ameria: Gourry si stava allenando con la spada, visto che c’era ancora luce.
Proprio quello che ci voleva: una chiacchierata fra ragazze. E poi, c’era una cosetta che voleva chiederle...
“Eccomi qua!” esclamò. Lina sorrise.
“Era arrabbiato?” si informò.
“Non troppo.” rispose Ameria sedendosi a sua volta.
Allora, cosa è successo negli ultimi due anni alla nostra futura reginetta?” chiese Lina con un sorrisetto. Ma Ameria non riusciva più a trattenere la curiosità
“Ma tu e Gourry... State insieme?” domandò improvvisamente. Se non altro, si tolse lo sfizio di vedere Lina diventare tutta rossa... Poi la maga abbasò lo sguardo.
“No. –rispose. Poi decise di proseguire –C’è stato un momento in cui... Insomma, è successo qualcosa, ma poi... “ non terminò la frase. Ameria la vide molto abbattuta, e cambiò argomento, commentando la giornata trascorsa. Ma per il resto della serata, Lina rimase distratta e molto abbattutta.
Soltanto quando era a letto, appena prima di addormentarsi, la strega ricordò che Xelloss sapeva cosa volevano gli esseri, ma non aveva voluto dirlo.

Adelphia, sera.
“Skywise, aprici, siamo noi!” il volume di Kisca era come sempre di 10 decibel sopra il necessario.
La porta si aprì.
“Vuoi dire che non dovrò occuparmene stanotte??” nella voce di Skywise c’era una nota di speranza.
“Indovinato. –intervenne Phiria riprendendo in braccio il pupo.- grazie, Sky.”
L’elfo arrossì
“Hem... Figurati.”
“Ciao mamy.” salutò Vargarv tutto contento.
Più tardi, dopo che Skywise ebbe offerto loro un the, molto più tardi, dopo che Vargarv decise finalmente di fare la nanna, Phiria a Kisca si sparapanzarono sui rispettivi letti nella loro camera comune.
“Kisca”
“Mmm?”
“Perchè non mi hai mai detto che conosci Xelloss Metallium?” con tono accusatorio.
“Mah... non me n’è mai capitata l’occasione...” si difese lei
“Non è vero!! Con tutte le volte che ti ho raccontato di Dark Star!! Di occasioni ce n’erano mille!” ribattè Phiria.
“Oh, vuoi darti una calmata? Da come stai montando la faccenda sembra che ti abbia nascosto chissachè! Non credevo fosse importante dirti che lo conosco!”
Phiria sentì Vargarv muoversi sospirando nell’altra stanza: se Kisca continuava con quel tono, si sarebbe svegliato e ... tutto da rifare.
“In effetti NON è importante, ma potevi dirmelo.” rispose semplicemente.
“E va bene, te lo dico ora! –Kisca si fermò per organizzare bene le idee –Allora: ricordi circa 200 anni fa, la guerriglia tra demoni e elfi nelle terre di Vaag?”
“Sì, certo... C’eri anche tu, là, mi pare...”
Kisca annuì.
“Infatti. Ma c’erano anche Xelloss e Fain.”
“Chi è Fain?” s’ìincuriosì Phiria.
“Ma come chi è Fain!! Lo sanno tutti! Fain è il sua aiutante n° 1! Possibile che non ti ricordi? C’era anche nella Kouma Sensou (la Grande Guerra ndsuni), e insieme al dragon slayer ha compiuti crimini indici...”
“Si, ora mi ricordo.” la interruppe Phiria rabbuiandosi.
“Beh, dicevo... C’erano anche loro due e io... Diciamo che ho fatto il possibile per mettere loro i bastoni tra le ruote. E naturalmente hanno fatto altrettanto con me. Ero piuttosto importante nell’esercito, all’epoca.” spiegò.
“Tutto qui.” aggiunse.
“Ok. Grazi...” Phiria si addormentò di botto.
Kisca rimase perplessa: ma come ha fatto?, si chiese . Poi si voltò con uno sbadiglio e poco dopo dormiva anche lei.



Continua...