LA FAMIGLIA NOGAMI IN PERICOLO?

Capitolo Sesto
Passato presente

L'agente speciale Mallory, sta cercando di ricordare con la massima precisione l'espressione e i movimenti della sua collega per riportarli su carta.
Vuole catturare il suo sguardo triste come l'aveva vista la sera prima, mentre faceva una danza basata sulle arti marziali.
Pensando a lei non può che sentire il solito pugno nello stomaco che sente ogni volta che la vede.
Improvvisamente sente urgenza: lei è in pericolo.
Corre fuori e si precipita verso l'onsen.
La trova là, nuda, boccheggiante, senz'aria.
Si butta nella vasca e la tira fuori.
Inizia a praticarle la respirazione bocca a bocca, ma nonostante ciò che sta facendo le labbra sono sempre più blu.
Urla la sua voce, urla con una disperazione che non sapeva di avere, urla senza che la sua mente se ne renda conto.
Il professore accorre e capisce immediatamente cosa sta accadendo.
"Mallory, la porti in casa, ho qualcosa che la può aiutare."

In casa il professore riesce a stento ad intubarla e le da ossigeno al 90%.
La cute riprende la colorazione normale e la saturazione periferica torna a stabilizzarsi.
Il professore e Mallory vedono le cicatrici sul suo corpo nudo e comprendono, anche a distanza di anni, il killer colpisce ancora.
Dopo due ore Ariel è ancora priva di coscienza, ma il suo aspetto è notevolmente migliorato.
L'agente Mallory è accanto a lei e le tiene la mano.
"Come sta professore?"
"E' migliorata. Tramite suo zio sono riuscito a mettermi in contatto con il suo medico che mi ha inviato un riassunto sulla sua salute. Ora mi sta inviando i dettagli."
"E' riuscito a comprendere meglio cosa le sta accadendo?"
"Più o meno. Il suo fisico era sull'orlo del collasso da tempo, ma questo caso l'ha stressata troppo."
"Può riprendersi?"
"Il suo medico mi ha detto che le basterebbe fare un lungo periodo di vacanza e una vita più tranquilla e potrebbe vivere tranquillamente fino a cent'anni, ma lei si è strapazzata troppo. Dopo solo dieci mesi è tornata in ufficio, dopo altri due, al lavoro sul campo."
"All'accademia quando ci parlavano di Brumell e di Wolfe come esempio di dedizione al proprio compagno e all'M15, io li ho sempre considerati pazzi e ora ho la certezza che sia proprio così."
"Non credo che fossero pazzi, erano solamente innamorati l'uno dell'altro e credevano nel lavoro in cui facevano. Quando smetti di credere in ciò che fai, sei perduto e rischi di non credere nemmeno più in te stesso. Lei crede ancora in quello che fa?"
"Sinceramente non lo so! E Ariel crede ancora in quello che fa?"
"Certo che ci crede, ma ora ci crede in modo diverso, ed è disposta a rischiare di morire per qualcosa che la lascerà ancora più sola e vuota di quello che si sente già."
"Non capisco quello che vuole dire."
"Solo che sta facendo la cosa giusta per il motivo sbagliato."
"A me sembra più corretto dire la cosa sbagliata per motivo giusto."
"La vendetta non può mai essere considerata la cosa giusta. Sul momento la vendetta può far piacere, ma poi fa male solamente a chi resta. Tanto l'altro è già morto."
"Dopo che l'avrà preso, forse non avrà più niente per cui vivere!"
"E' probabile, ma non la sottovaluterei. E' una ragazza in gamba."
"Si è proprio in gamba."

Qualche ora dopo Ariel si risveglia, si guarda attorno. Gli occhi cercano di mettere a fuoco. Il tubo in gola le fa male. Sente di poter respirare da sola.
Prende una siringa ancora sigillata dal piccolo carrello accanto a se.
Nella stanza percepisce qualcuno.
Lentamente si volta e vede il suo collega che dorme su una piccola poltrona accanto a lei. Sulla ginocchia porta la Colt 1911, sembra più un cannone che una pistola.
Lentamente svuota il palloncino che trattiene ancorata la canula al di sotto della sua trachea. Lo sfila il più velocemente possibile mentre espira con potenza.
Per qualche secondo la sua cassa toracica non si muove, poi si contrae in un violento spasmo che tramuta in un colpo violento di tosse.
Mallory scatta immediatamente in piedi e la guarda con le pupille dilatate.
"Sei viva!"
Altri colpi di tosse fanno entrare aria nei polmoni, che tornano ad espandersi.
Con voce rauca e bassa esclama: "Per ora non ho nessuna intenzione di crepare, ho troppe cosa da fare!"
"Vado a chiamare il professore."
"Non serve! Voglio solamente dormire. Tu fai lo stesso, torna nella tua stanza e dormi finché puoi, domani dobbiamo lavorare. Buona notte."
"Ma lasciarla sola? Non mi sembra il caso, potrebbe risentirsi male!"
"Vada a dormire, il peggio è passato."
"Come desidera, ma io sono qui vicino. Buona notte!"
"Buona notte… ah Mallory… grazie!"
Mallory si volta a guardarla… poi riprende la sua strada mentre il viso s'illumina di gioia.

Mattino presto a Shinjuku.

"Mi state dicendo che è venuta una ragazza inglese a chiedere il vostro ingaggio e voi avete rifiutata."
"Proprio così. Lei stessa ha detto che anche voi avevate rifiutato, così ci siamo impensieriti. Abbiamo pensato di chiedere prima a voi." - dice Miki.
"Capisco… la ragazza è una mia vecchia amica. Ryo ha rifiutato il caso perché secondo lui non ha detto tutto."
"Capisco… la aiuterete?"
"Credo di si. Ryo sembra convinto che il caso che stiamo seguendo sia collegato a quello di Ariel."
"Se avete bisogno di aiuto contate su di noi, intanto terremo occhi e orecchie aperte."
"Grazie infinite. … ah Miki posso chiederti una cosa?"
"Certamente, dimmi tutto!"
"Ecco io vorrei saper se il tuo rapporto con Umiboozu è cambiato… insomma, dopo il matrimonio voi vi considerate diversi… "
"Capisco… e la risposta è si e no. Credo che il cambiamento abbia a che fare con il possesso legale dell'altro, non parlo di corpo, ma della mente. Si è proprio così, è uno stato mentale diverso: ora siamo in due. Io appartengo a lui e lui a me. Se lui si fa male è come se lo facesse a me e viceversa."
"Capisco…"
"Progressi con Saeba?"
"E chi lo sa? Quando voglio che acceleri lui va molto lentamente e quando ho bisogno di calma va più velocemente. Non ci siamo ne ancora assestati."
"Probabilmente non lo farete mai. Il vostro sarà sempre un rapporto evolutivo, dovete solamente trovare il ritmo giusto."
"Grazie… grazie ancora."
"Ci vediamo presto."
"Ok, ciao."

Poche ore dopo Ryo, Kaori e Saeko sono a casa del professore.
"Dunque è stata male?"
"Parecchio, avrei detto che non ce l'avremo fatta a salvarla, ma la ragazza ha una volontà d'acciaio. Ti prego aiutatela! Sta morendo."
Kaori si copre la bocca con la mano e sui suoi occhi compare una lacrima.
"Non si può fare nulla per lei?"
"Si, una cosa si può fare."
"Cosa?"
"Aiutarla a prendere quel assassino di poliziotti."
"Come? Pensavo che Mock Lean uccidesse solo su commissione?"-chiede una sorpresa Saeko.
"Diciamo che uccide su commissione per guadagnare da vivere, ma è un sadico e adora uccidere i poliziotti. E' la sua specialità."
Kaori e Saeko rabbrividiscono.
"E' possibile parlarle?"
"Si, è già sveglia."
"Allora vado solo!"-esclama Ryo sorprendendole.

Ryo entra in una piccola camere buia, Ariel non è più nelle vecchie camere con le pareti di carta di riso, ma in una stanza all'occidentale con attorno molti macchinari per la respirazione assistita.
"Ciao Ariel."
"Ciao Ryo, ben venuto. Mi spiace di non potermi alzare ad accoglierti, ma la mia respirazione è ancora un po' difficoltosa."
"Non importa. "
"Non credo che sia nel tuo stile venire a trovare persone malate, per cui vieni al sodo."
"Come vuoi. Ti aiuteremo a trovare il tuo uomo in cambio di informazioni."
"Su di chi?"
"Sul tuo killer psicopatico. Sono quasi certo che sia implicato nel caso che sto seguendo per conto di Saeko."
"Capisco… prima di tutto la cliente che può pagare in mokkori… e Kaori cosa ne dice?"
"Non essere cinica, Saeko è una cara amica che non toccherei nemmeno se lei stessa mi si offrisse."
"Lo stallone di Shinjuku ha dunque un cuore… allora le mie fonti avevano ragione dicendo che ti stai rammollendo! Da quant'è che non uccidi un uomo? Settimane, mesi o anni?"
"Credo che la cosa non ti riguardi! Sto solamente cercando di aiutarti."
"Falso! Tu fai solamente qualcosa per interesse e per ora i tuoi interessi coincidono con i miei."
"Va bene, pensala come vuoi! I miei interessi combaciano con i tuoi, io ti aiuto se tu mi aiuterai."
"Ad una condizione!"
"Quale?"
"Sarò io ad uccidere Mock Lean!"
"Cosa ne ricaverai?"
"La pace dei sensi!"
"Se è questo che desideri!"
"Si è questo!"
"Va bene, iniziamo con le informazioni. Sono quasi certo che quell'uomo sia uno che ho pedinato per tre settimane. Per esserne certo avrei bisogno di vedere una sua foto."
"Non ne esistono."
"Allora, non ho la certezza che siano la stessa persona."
"Ho una ventiquattr'ore, fattela portare da Mallory, te lo disegnerò. Se lo hai seguito per tre settimane e sei ancora vivo, sei veramente bravo, quelli che ci hanno provato sono morti."
"Ma tu l'hai visto in volto e sei qui per raccontarlo!"
"E' stato il mio angelo custode a darmi una mano, continuava a bisbigliarmi nell'orecchio che dovevo sopravvivere. E io sono qua!"

Circa un'ora dopo il ritratto è completato, le sfumature con i pastelli sembrano rendere viva l'espressione dell'uomo. E' ritratto in tutta la sua cattiveria.
Lei lo ha ritratto ricordando il momento esatto in cui le ha sparato il primo colpo al torace, il ritratto mette in evidenza il segno della pallottola che lo ha colpito di striscio sulla guancia.

Ryo lo guarda e asserisce, l'uomo è proprio lui.
"Si è proprio lui. Ha una cicatrice ora sulla guancia sinistra. Chi è stato a fargliela?"
"Io, dovrebbe averne una sulla spalla destra e un ginocchio spappolato come il mio."
"E' vero, era leggermente claudicante."
"Sono felice di avergli lasciato un piccolo segno di passaggio, ma i conti non tornano ancora! Devo spappolargli i polmoni molto lentamente e lasciarlo vivere lentamente sentendo un dolore che non ha uguali."
"Non credi di essere un po macabra ed esagerata?"
"Non credo, farò a lui solamente ciò che ha fatto a me, con l'unica differenza che io mi accerterò che sia realmente morto."
"Raccontami cosa è successo?"
"Non è nei nostri patti."
"Se vuoi che te lo lasci uccidere dovrai dirmelo."
"Non ho bisogno del tuo permesso per uccidere. Me lo da già la mia licenza."
"Dimmelo o lo chiederò a loro."
"Fa quello che ti pare, ma la verità la conosco solamente io ."
"Non è vero!"
Mallory con gli altri sono entrati nella stanza.
"Ma cosa dici Mallory?"
"Ho letto da cima a fondo il rapporto, la mia tesi era proprio basata su quel rapporto e tu stessa hai scritto che lui era già morto quando sei arrivata. Quindi la verità ora la conosce solamente Mock Lean."
"Chi è questo lui?" - chiede Kaori incuriosita.
"Capisco ora perché sono stata affiancata a te. La tesi su di me ti ha reso l'unico candidato ideale a poter prevedere le mie mosse!"
"A dir la verità sono io che sono affiancato a te."
"Balle! Loro di me non si fidano, mi hanno sempre dato missioni in cui avrei potuto far fuori il cattivo perché dubitavano che gliel'avrei portato vivo."
"Io ho letto i tuoi rapporti ed erano composti da due righe o poco più: l'ho localizzato a… mentre faceva… ha estratto la pistola… e ho sparato puntando alla testa. Null'altro. Ti sei mai chiesta se quello che stavi facendo era giusto? Sei diventata un killer come quelli a cui dai la caccia con l'unica differenza che sei protetta da un distintivo."
"Tu non hai diritto di giudicarmi, non sai cosa significa perdere tutto!"
"Davvero? Credi di essere l'unica persona al mondo a cui è stata uccisa la persona che amava più della stessa vita? L'IRA ha ucciso mia moglie e il bambino che aspettava eppure sono qui e cerco di combattere i cattivi senza però ucciderli!"
Lo sguardo di Ariel è attonito, non conosceva quest'aspetto del collega. Ora comprende le sue battute sulla ricerca di più movimento.
Si alza dal letto ed esce in giardino.

La sera fredda preannuncia l'inverno.
La canna di bambù risuona solitaria nel buio della notte. Ariel si sente sciocca di aver lasciato la stanza in quel modo vestita solamente di un leggero kimono da casa e di non essere riuscita a sostenere lo sguardo accusatore di Mallory.
Le parole del collega l'hanno ferita e si sta chiedendo se è divenuta realmente un killer al pari di quelli a cui da la caccia.
"Dylan è vero che sono diventata solamente un killer? Cosa devo fare?"
Le lacrime prendono a scorrere rapide sugli zigomi scolpiti.
"Sono diventata cattiva… e io… io che avevo giurato di usare la mia pistola solamente per difendermi ora la uso per uccidere. Ma cosa sono diventata? Ho perso la mia anima, sono solo un guscio vuoto alla ricerca della vendetta! Ormai sono uguale a quelli a cui do la caccia con l'unica differenza che ho un distintivo che mi protegge dalle mie azioni."
"Ariel, che ti succede?"
"Kaori… ma che fai qui?"
"Sono venuta a vedere come stavi?"
"Non dovresti stare con me… io sono pericolosa…"
"Sai … mi sono ricordata del primo giorno che ti ho visto… portavi le treccine e un vestitino verde. Io ero stata mandata fuori dalla classe perché avevo risposto alla mia insegnante, mentre tu hai deciso di farmi compagnia. Non hai parlato, mi hai solamente tenuto la mano sulla spalla e con quel tuo gesto mi sono sentita capita e soprattutto consolata. Stando vicino a te non proverò mai paura. "
"O grazie Kaori, grazie, ma quello che ha detto Mallory è vero, sono divenuta un killer senza scrupoli… pensa… mi pagano pure poco!"

Entrambe scoppiano a ridere e il sorriso è di nuovo sulle loro labbra.
"Raccontami cosa è accaduto!"
"Non è facile da dire, nessuno lo sa con precisione, perché nemmeno io lo so. Mi sono innamorata del mio collega. Cosa assolutamente da non fare se vuoi mantenere la tua obiettività. Pensavo che la cosa riguardasse solamente me e per non distrarlo e per evitare che ci potessero dividere non dissi nulla. Non avrei sopportato l'idea di essere separata da lui. Passaro sei mesi e il mio amore era sempre qualcosa di assolutamente ideale, insomma un bel sogno da fare alla sera prima di addormentarmi, ma successe qualcosa che rimescolò le carte in tavola. Siamo andati a bere in un pub per festeggiare l'arresto di uno dei cattivi. Entrambi bevemmo più del nostro solito e quando ci siamo ritrovati soli nel parcheggio lui mi ha baciato confessandomi il suo amore. Siamo andati a casa sua, ma eravamo così ubriachi che ci addormentammo prima di fare qualcosa. La mattina seguente io mi sono svegliata con un mega mal di testa e convinta che lui l'avesse detto solamente per portarmi a letto, così me ne sono andata in punta di piedi. Sai le sue conquiste erano all'ordine del giorno così ho cercato di dimenticare, ma la settimana dopo in ufficio io non riuscivo a guardarlo mentre lui si comportava con assoluta naturalezza e ciò rafforzava la mia tesi. Un mattino che non dovevo andare al lavoro me lo sono trovato a casa mia con le valige e mi ha detto: "Visto che casa mia sembra non piacerti verremo a stare qui!" Io lo guardai con sorpresa e pensai che si fosse fuso il cervello a forza di alcol e donne e gli ho chiesto se l'avevano buttato fuori di casa, ma mi disse che aveva disdetto l'appartamento perché voleva a tutti i costi stare con me. Ho cercato di buttarlo fuori di casa con la forza, ma non è servito a nulla se non a sudare e a trovarmi sotto di lui. Mi ha strappato i vestiti di dosso e io ho fatto altrettanto con i suoi così abbiamo fatto l'amore. Per la settimana seguente ci siamo dati entrambi malati e non abbiamo fatto che fare l'amore. Quando siamo tornati in ufficio lui era assolutamente serio e compito, mentre io ero un po' con la testa tra le nuvole, ma quando eravamo in casa non facevamo che fare l'amore e coccolarci. Dopo tre mesi mi ha chiesto di sposarlo e io ho detto di si. Abbiamo stabilito che entrambi avremmo lasciato il nostro lavoro, lui avrebbe aperto un'agenzia investigativa e io avrei ripreso a studiare legge, ma non andò così. Sul lavoro come nella vita eravamo molto affiatati, così l'M15 ci diede un incarico: trovare e arrestare un killer che non lasciava testimoni in vita, il nostro unico indizio era l'arma che usava: una S&W 4506 calibro 45 ACP. Ci abbiamo messo tre mesi, ma ormai l'avevamo localizzato. Lo abbiamo trovato in una fabbrica abbandonata, Dylan passò dal retro e lo trovò per primo, non so cosa sia successo, ma ho sentito degli spari e sono corsa in quella direzione. L'ho trovato morto, poi lui, Mock Lean, ha trovato me. Ero in piedi davanti a lui con la mia Colt in pugno, mi sparò alle ginocchia e caddi a terra, la mia pistola cadde lontano. Caddi addosso al cadavere di Dylan, contro il mio stomaco sentii la sua beretta special, la afferrai e la stinsi a me. Lui iniziò ad insultarlo e io provavo un dolore bestiale alle ginocchia e al cuore, è stato come se si fosse rotto. Mi sono girata e ho fatto fuoco, ma non ero sufficientemente concentrata e così prima l'ho colpito di striscio alla guancia, poi alla spalla. Lui ha cominciato a spararmi addosso, mi ha preso in pieno petto da meno di 5 metri, io sono riuscita a colpirlo ad un ginocchio. L'aria bruciava dentro i mie polmoni quando mi ha raggiunto il terzo colpo al petto, mi sono accasciata nuovamente su Dylan sperando nella morte, che però non è giunta. Nel frattempo è arrivata l'unità speciale giusto in tempo per evitare che mi desse il colpo mortale ed è fuggito. Sono stata circa sei mesi in ospedale, mi ha curato un medico amico di Dylan, solamente a lui sono riuscita a dire la verità, ma nemmeno tutta. Mio zio è riuscito a mettere a tacere il fatto che io e Dylan fossimo amanti, ma non per molto. Un foto reporter durante il mio ricovero in ospedale ha frugato tra le mie cose e ha trovato delle nostre foto, così ho dovuto dare delle spiegazioni a livello dirigenziale, ma poiché il nostro rendimento non era calato, anzi era migliorato e visto che Dylan è morto hanno chiuso l'inchiesta. Dopo 10 mesi da quel maledetto giorno sono tornata al lavoro d'ufficio, ma cerano troppi ricordi e troppi sguardi di compassione così sono voluta tornare al servizio attivo. Per i due anni seguenti gli ho dato la caccia e non gli sono mai stata così vicina. Aiutatemi vi prego. Sento ancora il sangue caldo sulle mani."
Durante il racconto Ariel è scoppiata in un pianto silenzioso e ora, si è appoggiata alla spalla di Kaori, ma loro non sanno che qualcuno ha sentito il loro discorso.

Mallory scende nell'armeria del professore, sceglie armi di precisione, ma soprattutto prende proiettili per la sua Colt 1911 A1. Sceglie inoltre di portare con se una S&W 38 bodyguard e la sistema alla caviglia destra, mentre a quella sinistra ha due pugnali lunghi 15 centimetri, sufficienti a forare un cuore e a tagliare qualche giugulare o carotide che sia.
Si allontana silenziosamente dalla casa del professore per iniziare personalmente la caccia al killer.
Quello che non ha detto alla sua collega è terribile, gli rode il fegato, lo fa sentire la persona più indegna a questo mondo.
Quello che non ha detto alla sua collega è che anche lui inizialmente faceva parte dell'IRA, ma lui credeva che le vie legali fossero le migliori, ma quando si era accorto che persone accanto a lui stavano usando gli attentati per far proseguire la guerra, aveva deciso di lasciare la causa, ma quelli gli avevano ucciso la sua famiglia e per lui non era esistito più nulla fino a quando aveva deciso che prenderli era la cosa migliore.
Ora si è fermato in uno dei parchi della città, il verde e lo scrosciare dell'acqua gli sembrano di essere di nuovo a casa, in Irlanda.

"Avanti Duglas, non dire cavolate. Io credo nell'IRA, ma non nella violenza. Le stragi ci fanno solamente apparire agli occhi degli altri come brutali assassini. Ce la faremo con parole e dimostrazioni, non serve a niente questo sangue se non a rendere la repressione più dura."
"Bryan, stai facendo una scelta che non coincide con la mia e la cosa non mi piace."
"Non sono più il fratellino minore che ti segue come un cucciolo. Ho una mia vita, tra poco diverrò padre, non voglio macchiarmi di sangue innocente."
"Non sono innocenti!"
"Mettere una bomba nel quartiere anglicano e far saltare una macchina vicino ad una scuola non ti sembra di uccidere degli innocenti."
"Non sono innocenti, cresceranno e saranno come i loro padri. Terranno repressi i nostri figli, tuo figlio."
"Mio figlio forse sarà un represso, ma non dovrà andare a trovare suo padre in carcere e non sentirà il sangue di altri bambini che lo ricoprono. A mio figlio voglio insegnare la tolleranza e la lotta con le parole."
"Ti fai sempre mille complessi. Io di nostro padre sono orgoglioso. Tu sei stato troppo tempo con la nonna."
"Felice di esserci stato, la nonna mi ha insegnato dei valori nei quali credo."
"Bene, allora spero che sarai felice di non vedere la nascita di tuo figlio per quei valori."
"Non importa quello che farai a me, ma mio figlio crescerà con quegli ideali."
"Non credo proprio!"
Una botta alla base del cranio, poi più nulla. Solo silenzio.

Una lacrima salata solca il viso di un uomo che non ricordava più il sapore amaro delle lacrime.
Via ora, caccia al killer dice alla sua testa, ma il suo corpo non si muove.
Il freddo che sale dalla terra lo tiene legato, immobilizzato.

CONTINUA...