LA FAMIGLIA NOGAMI IN PERICOLO?

Capitolo quinto
Vendetta e dolore

Notte fonda a Tokyo.

Il cielo invernale è rischiarato solo da un piccolo spicchio di luna crescente.

In un giardino alla tsukiyama, mentre l’acqua scorre rumorosa, una fanciulla guarda il cielo. Lo sguardo è triste e lontano. Si chiede il perché di tutto quello che è successo. Ricorda la visita medica fatta qualche giorno prima di partire.



“Signorina Wolfe, lei dovrebbe riposare di più e lavorare meno. Il suo fisico è veramente fiaccato, non potrà reggere ancora per molto questo ritmo.”

“Quanto potrò vivere ancora?”

“Mantenendo questo ritmo non più di sei mesi, massimo un anno, se invece stesse a riposo potrebbe vivere tranquillamente almeno altri cinquant’anni.”

“Quando avrò catturato quel macellaio farò come vuole, ma per ora non posso mollare.”

“Deve stare attenta, l’anidride carbonica nel suo sangue ha raggiunto il livello di guardia, ogni tanto usi un po’ di ossigeno, almeno quello.”

“Vedrò cosa posso fare. Le mie ginocchia invece?”

“Stanno subendo molte sollecitazioni, ma per ora le protesi stanno facendo il loro lavoro, ma se dovessero gonfiarsi venga immediatamente che aspireremo il liquido.”

“Grazie dottore Heimer, alla prossima visita.”

“Arrivederci Ariel… spero di vederti presto.”

“Lo spero anch’io Ulrich.”



Siamo tornati ai giorni nostri.



“Devo farcela… devo prenderlo e poi andrò al mare e mi riposerò.”

Scricchiolii… rumori di passi…

“Chi è là?”

“Detective Wolfe, che ci fa ancora in piedi?”

“E lei Mallory? Non riesce a dormire?”

“Più o meno. Nemmeno lei?”

“No, non si tratta di questo,… stavo solo riassaporando l’aria di casa.”

“Come l’aria di casa?”

“Ho vissuto qui fino ai tredici anni. Poi Sir Aldrich è stato trasferito e siamo partiti per il vecchio continente. Sai non c’ero mai stata… o meglio… ci sono nata… ma per poco. La morte di mia madre aveva sconvolto mio padre, qui ritrovò la serenità necessaria per svolgere il suo lavoro.”

“Capisco, non lo sapevo. Io invece non ho messo piede fuori dall’Irlanda fino ai diciotto anni. Mi sono laureato ad Oxford e poi ho cercato di fare l’avvocato, ma non era la mia strada, avevo bisogno di più movimento così ho deciso di passare all'M15 un paio di anni fa.”

“Storia interessante! Di movimento qui ce ne sarà finché vorrà… ma guai a lei se dovrò riportare le sue spoglie in patria in una bara… la scaricherò nell’oceano, come si faceva con i marinai un tempo.”

“Si signora.”

“Buona notte agente Mallory.”

“Buona notte detective Wolfe.”



La mattina seguente.



“Buon giorno professore!”

“Buon giorno Ariel! Dormito bene?”

“Erano anni che non dormivo così bene. Non credevo che il Giappone mi fosse mancato tanto!”

“Sono felice della cosa. Vuoi una tazza di tè e diventare la mia assistente?”

“Grazie per la tazza di tè, ma per ora sono al servizio dell’M15, quando mi licenzierò potrò prendere in considerazione che lei possa divenire il mio assistente. Per ora le consiglio di togliere le mani dalle mie gambe, se vuole preservare l’integrità del suo corpo e della sua mente.”

“Era solo per saggiare le sua qualità nascoste!”

“Naturalmente. Ma per il momento preferisco che rimangano nascoste.”

Ariel si serve una tazza di tè e si mette in un angolo ad assaporare la fragranza del tè appena preparato.

Dalla porta spunta Mallory, tutto stravolto.

“Buon giorno Mallory! Come ha dormito?”

“Male… non dormivo così male dall’ultima uscita che ho fatto con gli scout!”

“Non è abituato al futon sui tatami?”

“No!!! La prego detective Wolfe… domani andiamo in albergo!”

“Ci penserò su… in ogni caso si abitui ad andare a dormire prima la sera.”

“La ringrazio per il prezioso consiglio!”

“Allora professore … quand’è che incontreremo il nostro uomo?”

“Oggi pomeriggio, prima di mezzo giorno non si alza di certo, soprattutto se la sera ha lavorato!”

“Capisco. Spero mi vorrà far vedere di quali armi potremo disporre.”

“Naturalmente, subito dopo colazione.”



Quasi nello stesso istante, in un appartamento di Shinjuku…



“Avanti Ryo… alzati…il professore ci ha chiamati!”

“Non ho voglia di andare dal professore e poi ho già il caso di Saeko!”

“Ha assicurato che una bella ragazza inglese ha bisogno del tuo aiuto!”

“Non ti credo! Ho sonno e voglio dormire ancora. Con tutte le ricerche che abbiamo fatto ieri non abbiamo concluso nulla! Sono stanco … abbiamo camminato per miglia su qui maledetti moli e mi avete fatto fare anche un bagno! No grazie… oggi resto a letto.”

“Che succede Kaori?”- chiede Saeko.

“Il professore ci ha chiamati per un lavoro e Ryo non si alza! Provaci tu Saeko!”

“Posso provarci io se vuoi?”

“Reika che ci fai qui?”

“Sono venuta a vedere se mi potete prestare delle uova e dello zucchero…volevo farmi delle frittelle!”

“Capisco. Come intenderesti svegliare Ryo?”

“Naturalmente andandoci a letto! Meglio se magari firma il contratto prematrimoniale che ho qui!”

“Scordatelo Reika… ci penso io… alla mia maniera!”

“Va bene, va bene… era solo un’idea! Grazie per la colazione!”



Circa le tre del pomeriggio ora di Shinjuku…



“Eccoci arrivati! Spero che il professore abbia un super compito e che ci sia veramente quella fantastica ragazza… altrimenti io…”

“… altrimenti tu cosa fai?”

“Nulla di particolare… potrei tornare a letto… magari con qualcuno che comprenda appieno il mio stie di vita!”

Stizzita chiede Kaori: - “E chi sarebbe???”

“Non so… magari Reika… o Saeko…”

“Non contarci…” – esclama Saeko – “Almeno non da parte mia!”

“Magari potrebbe venirci Miki!”

“Credo che tu ci tenga poco alla pelle!” – esclama Kaori – “Secondo me ci sarebbe qualcuno che non te lo permetterebbe.”

Ryo, dentro la sua testa immagina la mole di Umibozu ed è sicuro che non sarebbe vissuto molto a lungo.

Improvvisamente Ryo si sente in pericolo e trascina Kaori a terra con se.

Una Korth 357 Magnum e una Colt 357 Pyton sono una di fronte all’altra, stanno per fare fuoco.

La Korth lentamente si abbassa.

“Avevate ragione professore, mi ha percepito quindi… è piuttosto bravo, non eccellente, avrebbe dovuto accorgersi di me appena l’ho mirato, ma bravo in ogni caso!”

“Avanti Ariel, non essere pignola!”

“Sapete come sono fatta, con me lavorano solo i migliori!”

Ryo lentamente si rialza sempre guardando negli occhi la sua bella avversaria, portando con se Kaori, che stranamente è ammutolita.

Ariel distoglie gli occhi da Ryo e fissa prima Saeko quindi Kaori.

Kaori non riesce a togliere gli occhi da quella ragazza, le ricorda qualcuno, ma non riesce a ricordare chi.

La straniere dai rossi capelli sorride e dice:

“Ciao Kaori, ne sono passati degli anni! Quanti? Almeno quindici!”

“… Ariel… sono passati almeno dieci anni dalla tua ultima lettera…pensavo ti fossi dimenticata di me!”

“Ne sono passati solamente nove, l’accademia mi ha impegnato molto e poi ho avuto molto da fare! … mi dispiace… ho saputo di tuo fratello solamente qualche anno fa!”

“Capisco! Sono felice di rivederti! Come mai in giappone?”

“Signorina Wolfe, è meglio rientrare… ci devono vedere il meno possibile.” – sussurra Mallory.

“Hai ragione Mallory, avanti, entriamo!”



Poco dopo, nella casa del professore.



“Dunque sei tu la ragazza inglese che ha bisogno del nostro aiuto!”

“Infatti!”

“Parlaci del caso!”

“Facciamo parte dell'M15, abbiamo bisogno del vostro aiuto per catturare un terribile Killer.”

“Mi dispiace non facciamo servizi del genere… anche se lo facessimo ora abbiamo un altro caso!” – esclama Ryo.

“Capisco! Le informazioni che abbiamo avuto allora erano errate!”

“Circa cosa?”

“Che dai aiuto alle belle donne in cambio di mokkori!”

“Tu mi concederesti un mokkori!”- chiede Ryo allupato.

“Tutti quelli che mi chiederesti! Prendere questo killer per me è troppo importante!”

“No! Poi tu farai come tutte le altre e mi pianteresti in asso!”

“Pagamento anticipato!”

“Allora se ne può parlare!”

“Ryo, ma che dici?” – chiede esterrefatta Kaori.

Saeko bisbiglia a Kaori: “Lascialo fare!”

“… ma…”

“Vedrai!”

“Quanti ne vorresti?”

“Quanto vale per te la catture di questo killer!”

“Non ho altra ragione di vita!”

“Qualcosa di personale?”

“Se vogliamo metterla su questo piano, sì!”

“Del tipo?”

“Mi ha sparato addosso!”

“Notevolmente personale!”

“Noi vi diamo una mano per il caso che state seguendo adesso e voi ci aiutate a trovare quel killer anoressico e pazzoide! Ci state?”

“… con il lavoro che fai non credo che sia il primo che ti spara addosso!”

“… no, infatti, ma a parte che gli altri che ci hanno provato o sono in galera o sotto terra, lui mi ha sparato da meno di tre metri con una Smith &Wesson 4506, calibro 45 ACP. Sufficiente?”

“Ti ha ferito?”- chiede timorosa Kaori.

“Facevo le bolle rosa!”

Saeko e Kaori rabbrividiscono, Ryo rimane silenzioso e poi le chiede: - “E’ tutto?”

“Sì!” sussurra Ariel.

Lo sguardo di Mallory scatta veloce verso il volto della sua collega.

“Dunque, sarebbe la tua è vendetta?”

“Sì! In parte, oltre al mio incarico, naturalmente!“

”Non ti aiuteremo!”

“Ma Ryo…”

“No Kaori, noi non l’aiuteremo, prima deve chiarirsi con se stessa e non credo che sia tutto!”



"Maledizione! Maledizione!"

Ariel impugna con ferocia inaudita la sua nuova Korth e spara ai bersagli mobili posti a più di quaranta metri.

"Quell'imbecille di Saeba non mi vuole aiutare, che posso fare… che posso fare?"

Una lacrima salata solca il suo zigomo e con più rabbia, dolore e desiderio di vendetta distrugge i bersagli mobili che ha davanti a se.

I proiettili cadono sul pavimento rimbombando nel poligono deserto.

"Nemmeno sparando riesco a calmarmi, devo fare qualcos'altro."



Ore dopo troviamo la focosa inglese nel tranquillo giardino del professore che si muove aggraziatamente sul terreno con meravigliosa elasticità, è come se stesse facendo miriadi di combattimenti con altrettanti immaginari nemici. Le sue movenze ricordano un miscuglio di arti marziali dove però prevale nettamente l'aikido.

I rossi capelli sfuggiti al fermaglio le fanno da corona, si muovono al suo ritmo, il viso concentrato, gli arti che saettano nell'aria, il sudore che le cola addosso, il vento che muove i suoi larghi pantaloni, per una persona che la sta osservando è la cosa più bella che non abbia mai visto, l'unica che gli dia sensazioni simili.

Il vento di fine autunno fa alzare un piccolo turbinio di foglie che danzano attorno ad Ariel, sembra che il vento la voglia portare con se.



Il suo cuore è straziato dal dolore, le lacrime le appannano la vista.



Ricorda … ricorda il suo ultimo bacio, il suo ultimo abbraccio, il suo ultimo addio, il suo ultimo sussurrato ti amo, l'ultimo battito del cuore, l'ultimo respiro… l'ultimo di tutto.

L'aria nei suoi polmoni brucia dopo che i proiettili l'avevano perforata, le gambe ormai non le sente più, il dolore è troppo intenso, si appoggia al suo cuore e spera di morire con lui. La sua mente è vuota, sola, sola un'altra volta, la sua mente nell'ultima invocazione chiede di solamente di non sentire più tanto dolore. Un altro sparo… poi… più nulla.



E' tornata al presente e mentre il suo corpo continua a librarsi nella fredda aria di fine autunno, gli occhi piangono delle lacrime che ormai credeva di non avere più.

"Ed ora non ho che la vendetta!"



Shinjuku, più o meno nella stessa ora…



"Adesso mi devi spiegare perché non l'aiutiamo!"

"Non mi convince ciò che a detto!"

"Non la credi sincera?"

"Non esattamente, credo solo che non ci abbia detto tutto! Preferisco le cose chiare sin dal principio."

"Ma anche tu non sei convinto di non volerla aiutare!"

Ryo sorride a Kaori, l'ha capito in pieno, come solo lei sa fare.

"Sai che nei giorni passati sono andato a fare quel lavoro ad Okkido…"

"… si e allora?"

"Ecco … io dovevo pedinare un uomo decisamente anoressico, con una strana macchina gialla!"

"Allora?"

"Era un killer europeo."

"Stai pensando che sia l'uomo che deve catturare Ariel?"

"Interessante coincidenza. Non trovi?"

"Come si chiamava?"

"Non ne ho idea, ma ti posso dire i nomi delle persone che ha incontrato."

"Spara un nome!"

"Hirokazu Yashuda."

"Scusa la mia ignoranza, ma chi è?"

"E' il segretario personale del deputato Hattory Hayo."

"Ma è l'uomo su cui stiamo indagando!"

"Ti pare una coincidenza?"

"Tu dici che le coincidenze non esistono!"

"Esatto! E ora sappiamo anche chi ci ha sparato addosso l'altra sera."

"Dobbiamo dirlo a Saeko!"

"Si, ma non ora, lasciamola dormire in questi giorni credo abbia dormito poco!"

"Hai ragione. Ma se è pericoloso come sostiene Ariel dovremmo farci dire qualcosa di più su questo killer!"

"Si! Ma voglio che rifletta un po, inoltre sono certo che siamo sorvegliati, per cui è meglio che Ariel non si faccia vedere con noi."

"Giusto! Ma che faremo?"

"Per ora nulla. Voglio che sia lui a scoprirsi e quando avremo maggiori informazioni sapremo come muoverci."



Il giorno dopo al cat's eye Umibozu e Miki stanno finendo di sistemare le tazze che nella mattinata hanno utilizzato i loro clienti.

Una ragazza dai grandi occhi verdi tristi, entra nel caffè. Si siede su uno sgabello.

Estrae dalla borsa una fascio di sterline, delle foto, un dossier voluminoso e il biglietto da visita che le ha consegnato il professore.

"Ho bisogno di voi come swepper, il professore mi ha indirizzato a voi."

"Mi dispiace ma al momento abbiamo altri impegni e non possiamo aiutarla."

"Allora aveva ragione Ryo Saeba, lei è un codardo!"

"Umibozu s'infiamma! Cosa sarei io?"

"Un codardo con il terrore dei micetti!"

"Io quello lo ammazzo!"

"Mi dispiace ma noi non accettiamo!" - esclama Miki.

"Non sapete neanche quello che voglio proporvi."

"Se Saeba ha rifiutato vuol dire che nemmeno noi possiamo farlo."

"Capisco."

Ariel rimette nella borsa gli oggetti che aveva sparso sul tavolo e sta per andarsene.

"Non volete nemmeno pensarci? Ho solo bisogno di informazioni, il lavoro poi lo farei io. Manco dal giappone da troppo tempo, non ho i contatti necessari per muovermi. Voglio solo che lo troviate, nient'altro."

Si ferma a guardarli negli occhi.

"Se cambiate idea alloggio dal professore o comunque lui saprà rintracciarmi."

Esce dal locale e scompare tra la folla.



"Che triste che aveva!" - dice Miki.

"Già molto triste, sotto la giacca doveva avere qualcosa di grosso per come si muoveva."

"E' vero, probabilmente una Kort, magari con la canna da sei pollici."

"Le ragazze normali non girano con un arnese del genere."

"Credo che lei non sia come tutte le ragazze, credo che anche lei faccia un lavoro simile al nostro."

"Forse. Magari dovremmo chiedere qualcosa a Saeba."

"Già, sembrava che lo conoscesse bene."



Ariel con aria infuriata si dirige ai giardini Imperiali di Shinjuku. La mente le si affolla di allegri ricordi.



"Papà, papà. Mi porti sulle spalle?"

"Si mia piccola principessa, com'è andata la scuola? Bene, mi sono divertita un sacco, abbiamo cantato."

"E cosa?"

"Una canzone che parlava delle cose che fanno i bambini."

"Ti è piaciuta?"

"Non lo so!"

"Come non lo sai?"

"Sono stata fuori dalla porta."

"Ti hanno messo in castigo?"

"No! L'ho deciso io."

"E perché?"

"C'era una bambina di un'altra classe che piangeva così sono rimasta con lei."

"E come si chiama questa bambina che piangeva?"

"Non lo so! Non glielo chiesto. Non voleva parlare. Così siamo state a guardare il giardino."



Ariel riapre gli occhi e si ritrova nella realtà di un parco non in piena fioritura come lo ricordava, ma spoglio e dormiente.

Riprende il cammino cercando di ignorare la confusione che c'è per la strada.

Improvvisamente due uomini la affiancano. Uno la minaccia con un temperino, l'altro cerca di strapparle di mano la borsa.

Senza scomporsi estrae la pistola e la punta contro il ragazzo che la minaccia.

"Credo un proiettile sia più veloce di un temperino usato da un pivello."

"Hei, avanti non fare scherzi, metti via la bambina."

"Come volete, ma forse per voi era meglio che tenessi in mano la mia bambina."

Con un movimento deciso rinfodera la pistola.

Con il braccio libero fa volare sopra la sua testa il ragazzo che aveva in mano il temperino, l'altro viene brutalmente spinto a terra da un poderoso calcio all'inguine. Senza scomporsi riprende la sua strada.

I due malviventi, per il dolore provato, si rotolano a terra e maledicono la donna che da preda è divenuta cacciatrice. La folla li guarda con occhi riprovevoli e se non fosse per dei poliziotti che intervengono, avrebbero la possibilità di venire linciati.



Poche ore dopo, in un tranquillo quartiere di Tokyo, la nostra eroina torna a casa del professore, più scoraggiata che mai.



"Sono tornata!"

"Ben tornata mia piccola Ariel, hai concluso qualche affare?"

"Niente professore. quei due hanno rifiutato. Non ho idea di come fare per trovare quel pazzo. Dovrò inventarmi qualcosa. Mi vado a fare un bagno."

"Mia piccola ospite, ha bisogno che le lavi la schiena?"

"La ringrazio professore, ma devo pensare e per farlo ho bisogno di essere da sola."



Nella piccola onsen della casa del professore, Ariel si abbandona al relax più completo, ma mentre si passa una pezzuola di spugna insaponata, le sue dita entrano in contatto con le vecchie cicatrici e rivive la scena.



"Piccola bambina, hai giocato con il fuoco e ora ti scotterai!"

Bang!!! Il primo proiettile le trafigge il ginocchio destro.

"Il tuo collega non era un gran che, è stato più interessante giocare con te!"

Bang! Il secondo proiettile le perfora il ginocchio sinistro e la chiazza di sangue si allarga sempre di più.

Non ha più fiato, non prova nemmeno dolore, solo un inconsolabile vuoto. L'uomo che ha amato più di se stessa è in una grande pozza di sangue, morto e il suo corpo si sta già raffreddando. Il suo sangue si mischia a quello di lui.

La sua mente il suo cuore gridano vendetta, ma la sua pistola è ormai lontana. Stringe a se il suo corpo martoriato.

Qualcosa di freddo sbatte contro il suo addome. La beretta special di lui è ancora nella fondina del suo padrone.

"Non ha nemmeno potuto difendersi."- pensa la piccola bambina spaurita.

Impugna la pistola e con fredda determinazione si volta velocemente ignorando il dolore e il freddo che dalle gambe sta salendo. Spara! Lo colpisce al volto, ma solo di striscio. Spara di nuovo e lo colpisce alla spalla destra, ma per il killer, questo è troppo.

Reagisce.

Due colpi colpiscono la piccola bambina in pieno petto, lacerandone le carni.

Lei spara ancora e lo colpisce in pieno nella gamba destra.

Il killer vacilla, ma la colpisce una terza volta il corpo ormai accasciato della piccola bambina.

Le sirene della polizia lo fanno fuggire senza accertarsi che lei sia realmente morta, ma nella sua mente sa che nessuno può salvarsi da ferite del genere.

Nei polmoni della piccola bambina l'aria entra bruciano, lasciandola senza fiato.

"Fammi morire o Dio, non sopporto questo dolore." -questa è l'ultima invocazione della bambina ormai morente.



Dopo tre anni il desiderio è sempre lo stesso. Lacrime amare scendono sul viso di Ariel. Da con vigore un pugno all'acqua e con rabbia dice: "Perché io sono viva?"

Improvvisamente un dolore al petto, come uno squarcio, la fa rimanere senza respiro, senza voce per chiedere aiuto. Nella sua mente sorge un pensiero: "Se non dirai nulla finalmente morirai."

Ma un pensiero opprimente le dice:"No, devi vivere, per compiere la tua vendetta! Poi, ma ora devi vivere."

Con voce flebile chiede aiuto.


CONTINUA...