WHAT LOVE IS


Sorrisi dolcemente, accoccolata tra le sue braccia. Era una sensazione meravigliosa.
Il vento della primissima primavera che ci sfiorava - vorrei dire delicamente, ma non sarebbe vero- e le sue braccia che mi ricoprivano, mi coccolavano, mi riscaldavano...

- Lo sai che ti amo?

Mormorò Satoshi al mio orecchio.

- Io molto di più- risposi al suo.

Rispose con un bacio.
Poche volte ero stata tanto felice in vita mia, molto poche.

Sentii il suo bacio sulle labbra, lo ricambiai. Eravamo così pieni d'amore, d'affetto, di passione.

Alle volte le illusioni sono proprio ben costruite.

- Andiamo?- Mi chiese con dolcezza. Era molto dolce, sempre.
- Ancora un pochino- mormorai
Il parco era meraviglioso, silenzioso... Il solo canto degli uccelli...

- Sato?
- Dimmi, ti ascolto, cara-

Mi strinsi di più a lui. Adoravo come pronunciava quelle parole dolci.

- Tra quattro giorni c'è una premiazione, io sono stata selezionata...
E' un concorso importante... Partecipa uno scrittore per paese, se il paese può metterne uno a disposizione... L'Italia ha scelto me.-
- Ancora-
- Già,- dissi sorridendo- sarebbe la terza volta. Verrai con me?-
- Mi esibirai?- chiese scherzoso.
- Certo, come minimo!-
Rise - Allora vengo-

Lo baciai di scatto. Davvero perfetto. Troppo.


La magia iniziò a frantumarsi due sere prima del galà per la premiazione. Al telefono Kaori mi comunicò chi era stato scelto per rappresentare il Giappone. Ovvio, Meiko. Una fitta di gelosia mi invase... Persino mio fratello notò che c'era qualcosa che non andava e iniziò a torturarmi per farmi "sputare il rospo", con metodi molto, molto "carini". Il solletico era solo l'inizio.
Quantomeno, smisi per un po' di pensare a tutti i miei pensieri pessimistici (- contaminazione di "crisi mistica Mikiana"? Iniziavo a crederlo. Non ero mai stata gelosa prima d'ora)

Il giorno dopo nell'intervallo io e Satoshi mangiammo insieme sul prato, e mi chiese cosa mi sarei messa.

- Come, cosa mi metto?- domandai stupita.
E lui, abbracciandomi teneramente e sfiorando il mio orecchio con le labbra, vi sussurrò:
- Certo, non voglio sfigurare... Qualsiasi cosa tu metta sarai bellissima... Vorrei solo poter reggere il confronto...-
Rabbrividii. Poi avvicinai a mia volta le labbra al suo orecchio e mormorai:
- Io ti amo.-

Lui mi guardò, un po' stupito... Poi sorrise.

- E,- prosegguii- questo fa di te l'essere più affascinante dell'universo-

Mi baciò. E poi mi baciò ancora, e ancora. Fino a quando non suonò la campanella.

Non potevo neppure immaginare di essere osservata.


Mi guardai allo specchio. il vestito bianco panna mi illuminava il volto... Non indossavo null'altro, nessuno ornamento, se non quel vestito lungo sino ai piedi e poco scollato, solo a scoprire appena le spalle e ricadere dolcemente in piccole pieghe appena sotto il collo.
I capelli raccolti con un nastro dorato... Sembrava un'acconciatura dell'antica Grecia.

Mio fratello, entrando nella stanza, trattenne il fiato.

- Siamo eleganti stasera, eh?- mormorò, in un tono metà tra lo scherzoso e l'ammirato.
- Sì. Per Satoshi.- gli risposi voltandomi verso fdi lui e sorridendo.
Nicola annuì- Principessa, il suo principe azzurro, è sotto che l'aspetta- sentenziò allora deciso.
Annuìi, e scesi le scale al suo braccio.

Sotto, Satoshi stava chiacchierando amabilmente con i miei genitori, sicuramente riempiendo di complimenti mia madre. Ma quando arrivai io- non che avessi fatto rumore o fossi entrata platealmente- si girò, come d'istinto. Arrossìi, specialmente per lo sguardo che mi rivolse.

- Sei... Bellissima, ed è ancora dire poco.-
- Grazie- risposi- Neanche tu te la cavi troppo male- affermai sorridendo. Portava uno smocking nero, i capelli legati con un nastro nero.
- Mia principessa- disse porgendomi il braccio e utilizzando lo stesso tono e le stess parole di mio fratello- Vogliamo recarci alla festa?-

L'avrei seguito anche in capo al mondo.
Annuìi, e lo seguii


Il salone in cui si teneva il party prima della premiazione era immenso e di classe. Vi erano centinaia di persone, molti intrattenitori famosi chiamati per l'occasione, altri, gli ospiti che dovevano fare da premiatori, insieme a loro, i giovasni talenti con i loro accompagnatori o le loro accompagnatrici. Nessun membro della giuria, loro rimanevano in seduta fino alla premiazione.

Era davvero molto tempo che non partecipavo ad un party del genere... Facce vecchie e nuove mi arrivarono immediatamente incontro mentre passavo al braccio di Satoshi in mezzo alla folla... Sentivo chiaramente i bisbigli e gli sguardi di ammirazione che ci seguivano.... Ero raggiante.

Presto si formò attorno a noi una folta cappella di persone. Le ragazze, si vedeva chiaramente, strepitavano per sapere chi fosse il mio accompagnatore.

- Julia, è un vero piacere riaverti tra noi!- esclamò alla mia destra la giovanissima Anne Hise, la rappresentante degli USA. Anne aveva solo quattordici anni ed era già la quarta volta che partecipava al concorso. Un piccolo genio, la definivano.
- E' un piacere per me, Anne. Ti presento Satoshi, il mio ragazzo- alla parola "ragazzo", la maggior parte delleragazze attorno a me trattennero il fiato. - Satoshi, Anne Hise, la nostra bambina-prodigio. Anne partecipa a questo concorso da quattro anni.-
- E da due sono la sua seconda in carica- sentenziò Anne, seria - E' Julia il prodigio. Sei molto fortunato, lei è fantastica!-

Io arrossìi, non mi ero mai abituata a ricevere complimenti. Specialmente da persone come Anne. Era più piccola di me, ma aveva un così grande talento...

- So di essere fortunato. Julie è la migliore.- rispose Satoshi prendendomi per mano e schioccandomi un tenero bacio sulla guancia.
In risposta, la maggior parte dei present iniziarono a mormorare.
Anne, divertita, sentenziò un :-Che carini!- per poi scusarsi per andare a cercare il suo accompaagnatore. Ogni anno Anne arrivava con i ragazzi più bizzarri.
Mentre presentavo Satoshi a Luc Morreil, rappresentante francese e a Hans Duchvony, il prescelto della Germania, e alle loro graziose accompagnatrici, il gruppetto attorno a me si fece silenzioso.

- Poteva anche arrivare in orario, visto che rappresenta il paese- sentii mormorare da una voce accanto a me.
- Ma l'hai vista? Com'è vestita? Pensa di essere ad un picnic?-
- Com'è volgare, io non capisco cosa l'abbiano scelta a fare-
- E il suo romanzo? L'hai letto?-
- Un libercolo da quattro soldi-
- Ed è pure venuta sola...-
- Chissà che fine ha fatto il suo professoruncolo-

Non capivo di chi stessero malignando, poi notai il volto di Satoshi, contratto, e seguii il suo sguardo. Meiko Akizuki era appena entrata in sala.


Portava il tailleur rosso che portava anche alla consegna del premio Asahi. Lo sguardo sperduto in quel mare di persone, come cercasse uno scoglio a cui aggrapparsi.
Il primo istinto di Satoshi, fu di chiamarla. Poi si trattenne, e si avviò - lo capii dal suo sguardo- per andare a salutarla. Lo bloccai prima che potesse muoversi, trattenendolo per un braccio.

- Dev'essere lei a venire qua- mormorai nel suo orecchio. Satoshi mi guardò, sorpreso.
- E' una tradizione- proseguii io - Che chi ha vinto il biennio precedente, rimanga vincitore fino a che non ne viene scelto un altro. Non posso essere io a rivolgerle la parola, ma dev'essere lei! Credimi, è molto meglio così..- sussurrai, cercando di evitare che gli altri sentissero.
- Non capisco...- rispose lui, serio.
- Ti spiegherò più tardi- gli promisi.

Nel frattempo, Meiko ci aveva notati, e si dirigeva verso di noi, lo sguardo sollevato. Passò tra le persone attorno a me con grazia, e ci rivolse subito la parola

- Julie-chan...Miwa-san... Sono così felice di vedervi!- esclamò.

Non avrebbe mai dovuto farlo.
Le voci di prima iniziarono a mormorare.
Ne colsi alcune.

- Hai visto che maleducata? Si rivolge a Giulia direttamente... E noi che aspettiamo il nostro turno...-
- Ma chi si crede di essere? Ci ha ignorati tutti ed è passata.. così?
- Lo sai, i pezzenti...-

Non sapevo che fare. Se le avessi lasciato troppa corda, l'avrebbero odiata ancora di più. Non sapevo che fare, ed avevo una frazione di secondo per decidere. Satoshi mi capì al volo e, facendo scivolare la mano sul mio fianco e sorridendo, le rispose

- Akizuki-san, anche tu qua?- giuro, non avevo mai sentito tanta nonchalanche nel tono di Satoshi, che quasi mi misi a ridere.
- Sì...- mormorò Meiko senza capire. Ora toccava a me e, per fortuna, qualcuno giunse a soccorrermi.
- Julia, quanto tempo!- esclamò una vce a me familiare. Mi voltai
- Andrew, Andrew Hillas. davvero troppo!- nessuno fiatò, Andrew era uno degli scrittori più quotati.
- Troppo, sì. Non mi presenti?- chiese Andrew, dopo avermi baciata tre volte sulle guance. La mia occasione.
- Certo. Andrew, lui è Satoshi, il mio ragazzo- notai la sorpresa di Andrew, sollevò un sopracciglio- e lei è Meiko, Meiko Akizuki, mia compagna di classe, nonchè rappresentante del Giappone-
Andrew baciò la mano di Meiko e strinse quella di Satoshi.
- Complimenti.- disse sorridendo
- Grazie- rispose Satoshi, imbarazzato.
Andrew scoppiò a ridere, ed io sorrisi. Satoshi e Meiko mi guardarono, senza capire.
- Penso che Andrew facesse a me i complimenti!- esclamai, lasciandoli sbalorditi.
- Certo, come sempre, hai un ottimo gusto, mia cara!- disse, strizzandomi l'occhio.
- Andrew è il rappresentante della Gran Bretagna, è un ottimo scrittore ed è...-
- Omosessuale- terminò per me. Lasciò Meiko di stuccò.
- Stavo per dire un potenziale rivale in amore- lo corressi.
- Tremenda... E' per questo che ti adoro Julia!-

Andrew era un ottimo amico, sincero e leale. Gli occhi azzurri, i tratti delicati, il volto senza un'ombra di barba, portava i capelli lunghi e legati come Satoshi. Splendidi capelli castani. In smocking nero, era irresistibile per qualsiasi ragazza, purtroppo per lei.

- Il tuo compagno?- domandai, curiosa. Da quando lo conoscevo, dei tre compagni di Andrew, non ce n'era uno che non mi fosse piaciuto... Tutti alti, belli, con un carisma eccezionale. Da invidia pura, insomma.
- Non ci crederai, ma sono qua con un semplice amico-
- Con un amico, eh?- mormorai allusiva.
- Sì, non ho trovato nessun altro, ma è solo un amico.-
- Non devi giustificarti And, davvero- cercai di pungolarlo.
- No, credimi. E poi, tu meglio di tutti, dovresti conoscere i suoi gusti sessuali- rispose, un sorriso ammiccante. Sbiancai, e Satoshi lo notò, tanto che intrecciò la mano con la mia e la strinse forte.
- Lo conosco?- domandai, cercando di fingere una sicurezza ben lunge da quello che provavo davvero al momento.

- Temo proprio di sì- rispose un'altra voce, anch'essa conosciuta. Fin troppo conosciuta.

Dietro ad Andrew apparve un ragazzo alto. Biondo, del colore del grano maturo, gli occhi azzurri come il cile più limpido, slanciato e muscoloso, sembrava elegante anche nei jeans che portava con una giacca nera sopra ad una camicia bianchissima, ad illuminare ancora di più il suo volto, i primi du bottoni della camicia slacciati, facendo sì che il suo bellissimo collo si mostrasse completamente. Bellissimo, come sempre.

- Dan-


- Julia - rispose lui, porgendomi un bicchiere di vino - Bianco. Moscato di Trani, il tuo preferito, giusto?-

Annuii, ma senza spiccicare parola. Sono una stupida e ho fatto la figura della stupida, davanti a tutti. Mi chiedo se mi sia messa anche a tremare. Non riuscivo a smettere di fissarlo.
Poi fui riportata alla realtà, da un colpo di tosse di Andrew. Lo sentti a mala pena di re - Te l'avevo detto, solo un amico.-

- Grazie- mormorai rivolta a lui, come se esistessimo solo noi due. Ma non era così, e dovevo ricordarmelo.
Fu solo più avanti, che mi accorsi di avere esattamente la stessa espressione di Satoshi quando era entrata Meiko.
- Stai bene, vedo-
- Sì, e tu?-
- Me la cavo. E non sono gay- aggiunse, ironico
- Purtroppo!- sentenziò Andrew
- Davvero?- dissi, stando al gioco - povero And, gli spezzerai il cuore-
- Oh, ma lui lo sa-
- And è così ingenuo-
- Ehi!-
- Ingenuo? Direi piuttosto... Privo?-
Scoppiammo a ridere. Era una cosa tutta nostra, quella di scherzare in quel modo. Di solito continuavamo per molto, molto di più... Andrew era la nostra vittima preferita, perché se la prendeva per tutto. Credeva sempre volessimo offenderlo, o meglio, fingeva sempre di crederlo, così era molto più divertente. Non avrei mai offeso And. Era una delle persone che rispettavo di più al mondo. Anche se avevamo tre anni di differenza, ci capivamo al volo. E, da come guardava Satoshi sin dal primo istante, avevamo anche gli stessi gusti in fatto di uomini.

Comunque, quella risata aveva cancellato ogni tensione, e il terreno aveva smesso di franare.
Non franò più neppure quando Dan mi abbracciò come aveva fatto And.

- Dan, vorrei prentarti una persona- dissi, la voce ferma.
Lui annuì, probabilmente aveva già capito tutto...
- Dan, Satoshi, il mio ragazzo- poche parole, ma quanto mi erano costate!
Mentre si stringevano la mano, Dan mormorò
- Un ragazzo fortunato-
Penso Satoshi ne sia rimasto sorpreso. Anch'io avevo notato il tono malinconico di Dan, ma non mi faceva certo peggio del solo vederlo.
- Lo so.- ammise Satoshi, mettendo una mano sulla mia spalla. Il momento si fece imbarazzante, noi eravamo in silenzio, mentre tutti o quasi ci guardavano, e bisbigliavano. L'ultima volta ero venuta al braccio di Dan, lo conoscevano tutti.

A distoglierci dall'imbarazzo, fu la comunicazione che il buffet era pronto. Andrew prese Dan sottobraccio, ma mentre Satoshi stava per fare lo stesso, lo avvisai di iniziare ad andare, e mi fermai, sola finalmente, a parlare con Meiko.


- Meiko, posso parlarti?-
- Certo, Julie-chan, dimmi- rispose, sorpresa.
- Fai attenzione, molta-
- Non capisco, Julie-
- Meiko, sei appena entrata in un circolo particolare... Un circolo di intellettuali, un circolo prestigioso... Ma caro.
- Continuo a non...-
- Molte persone, qua, non ti vedono di buon occhio-
- Perché?-
- Non c'è un motivo preciso. Considerano il loro pase culturalmente più elevato, o chissà, forse hanno solo da ridire su tutti, ma... Hanno trovato in te il bersaglio perfetto.
- Io non...-
- Vedi, è come se tu fossi in un'orchesta, ognuno legato da ferme regole, con tempi da rispettare, posizioni all'inerno dell'orchestra.. Gli ordini del maestro da seguire... Anche qua ci sono delle regole... E' per questo che ti dico di far attenzione, potresti catturare le cattive attenzioni, delle pettegole soltanto, oppure...-
- Julie-chan io, cosa devo fare?- Meiko aveva le lacrime agli occhi- Io...-
- Meiko! Cosa succede? Perdonami, io non volevo di certo...-
- Non sei tu,io... Shin'ichi aveva promesso che mi avrebbe accompagnata! ma doveva lavorare, così mi ha detto solo un'ora fa... Se non ci foste tu e Satoshi...- mi avvicinai a lei cercando di consolarla
- Su Meiko... Non sei sola. Cerca di essere di buon umore... Tra poche ore potresti essere la scrittrice-talento giovanile dell'anno!-
- Julie... Cosa devo fare?- disse, asciugandosi le lacrime.
- Per prima cosa, Meiko, seguimi, e fai tuto quello che ti dico, d'accordo?-
Annuì.
- Poi,ma questo è un favore che devi fare a te stessa, parla a Namura delle tue esigenze... Anche tu ne hai, no? Non voglio più vederti piangere per questo, siamo d'accordo?- finendo di asciugarsi le lacrime, mormorò un tiepido -Sì- e, con me, si avviò verso la sala del buffet.


Odiavo l'attesa. Da circa quindici minuti restavo seduta sulla poltroncina di velluto blu della grande sala conferenze, in attesa della premiazione. Accanto a me, Satoshi era teso quasi più di me, gli strinsi la mano. Accanto a me, Meiko respirava tesa.

- Signori e Signore- iniziò Mr. Schiaffer, il fondatore dell'iniziativa. Un uomo di circa ottantanni ma ancora arzillo e, oso dire, affascinante.
- Benvenuti a tutti....- cercai di asoltare il solito discorso, ma la mia mente, come le scorse volte, iniziò a volare....
- Per concludere, lascio la parola a colui che premierà la o il migliore scrittore- talento giovanile, di quest'edizione, il premio Nobel per la Letteratura, Dario Fo.-
Quasi sobbalzai sulla sedia. Dario? Cosa ci faceva Dario lì? Non me l'aveva detto!
- Signori. Signore. Paul- disse, il mio amico, salendo sul palco e stringendo la mano del vecchio signor Schiaffer.
- Il vincitore o la vincitrice di quest'anno è...Giulia , con My only love!-

Non potevo crederci... Di nuovo! Ero io, davvero io, o era un sogno? Satoshi mi strinse la mano, poi me la lasciò dolcemente, uno sguardo incoraggiante negli occhi.

Scivolai lentamente verso il palco, passando sopra i piedi di circa una ventina di persone, tutte che si congratulavano con me...

Arrivata sul palco, Dario mi consegnò, strizzandomi velocemente l'occhio, il premio. Di forma trapezioidale, era di cristallo puro, i colori che si riflettevano creavano l'arcobaleno. Alcune frasi preganti incise sopra, le solite, la targa sul piedistallo d'ametista. Strinsi la mano di Dario, che mi lasciò sola sul palco assieme al microfono pochi istanti prima in mano sua. Non ero affatto pronta per un pregnante discorso.

- Grazie... Ancora- mormorai dapprima- Questa è ormai la terza volta che dovete sopportare un mio discorso... Sarò breve, lo prometto, circa come quattro anni fa- le risate si alzarono- siete fortunati perchè, vedete, non ho preparato un discorso. Questo perché non mi aspettavo di poter ricevere questo premio per la terza volta consecutiva... Molti di voi penseranno "perché, l'ha già vinto altre due volte.." , semplicemente, non ero neppure sicura di ricominciare a scrivere, qualche mese fa... Anzi, lo scorso Settembre, quando ho iniziato una nuova vita qua, in Giappone, mi ero ripromessa di non scrivere mai più. Ma ho cambiato idea, perché scrivere è quasi tutta la mia vita... E poter trasmettere qualcosa agli Altri, per me è essenziale. Scrivo per questo. E devo ringraziare una persona in particolare, se ho ricominciato a scrivere e, soprattutto, ho scritto il romanzo per il quale mi è stato assegnato questo premio. Grazie Satoshi, ti amo.-

Gli applausi scrosciarono, inattesi anch'essi. Con le gambe tremanti, mi diressi verso il mio posto, Satoshi mi aspettava, a braccia aperte. Ci abbracciammo e ci baciammo.


And arrivò secondo, Anne solo quarta. Il terzo, a sorpresa, fu Luc Morreil. Meiko, arrivò ventesima. Temo sia stato un grande shock per lei.

Ma, un grande shock, fu un altro per me. Proprio poco prima di andare via, salutandoci, Dan mi passò un bigliettino. "Devo vederti. Tra una settimana, alle 20:30 all'hotel*****". Rimasi sorpresa, non pensavo avesse ancora qualcosa da dirmi. Non pensavo neppure che l'avrei mai rivisto, poche ore prima.


Fu due giorni dopo, che Miki si precipitò a casa mia. Aveva saputo di Yu. Satoshi mi aveva detto qualche tempo prima che il ragazzo ci stava pensando, ma null'altro. Non avendomene più parlato, credevo Yu avesse deciso di restare.

Miki e Yu avevano litigato, lei era arrabbiatissima, e triste nello stesso tempo.

- Julie, io non so che fare! Perdonami se sono piombata così, da te, ma io... Meiko non può pensare a me, ha già tanti problemi, ma, ah! Scusami io...-
- Non preoccuparti, - le dissi, rassicurante - Mi fa sempre piacere, poter aiutare un'amica. Dimmi bene cos'è successo, ora- dissi, facendola sedere su una poltrona del salotto. Non era la prima volta che Miki veniva a casa mia. Spesso facevamo i compiti assieme, era venuta anche a dormire da me, con e senza Meiko, in quei mesi eravamo diventate molto affiatate, ma la prima volta in assolto, era stata per le vacanze di Natale, avevo organizzato un pigiama-party, ed era venuta con Meiko, Suzu, Arimi e, a sorpresa - per le altre- anche Anju. Anju era compagna di conservatorio di mio fratello, e da tempoo avevamo stretto amicizia... Come dire, il mondo è piccolo... Ci eravamo divertite molto, quella sera.

- Yu sta per partire per l'America e non me l'ha detto! L'ho saputo da Maicol, capisci? Lui...- Le lacrime iniziarono a rigare le guance di Miki.
- Miki, forse lui non aveva il coraggio di dirtelo, aveva paura della tua reazione... Non è una cosa facile. Ma ora, ascoltami, perché è importante.-

Miki annuì asciugandosi le lacrime con il mio fazzoletto.

- Per Yu è molto importante, vero?-
In silenzio, Miki annuì.
- Non credi che sia un suo diritto andare, allora?-
- Certo, ma..-
- Miki, cose del genere accadono tutti i giorni nella vita delle persone. Io piuttosto la prenderei come una prova.-
- Una prova?-
- Sì, della forza del vostro amore... L'amore vero va ben oltre le distanze, non credi?-
- Sì, certo, ma io non so se sono in grado, Julie-
- Una doppia prova, allora. Per crescere. Per far sì che il vostro rapporto diventi completo! Capisci... E' già da molto che state insieme, vi volete un sacco di bene... Questo può solo rafforzare il vostro rapporto. E' molto facile amare quando si è insieme sempre, ma quando si è lontani... Io credo, anzi, sono certa, che voi ce la farete. Siete molto affiatati. E' questo l'importante, insieme alla fiducia. Verrà comunque il giorno in cui, per un po' almeno, dovrete stare separati. Meglio ora, no? Stando distanti, potrete anche capire meglio QUANTO bisogno avete l'uno dell'altra. Mi credi?-
- Io... Sì, Julie, grazie... Ma non posso perdonarlo per non avermelo detto.-
- Su questo hai ragione. E devi dirglielo. O farglielo capire.- le dissi, strizzandole l'occhio.

Continuammo a parlare fino a tardi, così rimase a dormire da me. Mentre Miki dormiva già, presi il telefono e mi chiusi in bagno, digitando il numero di Satoshi.

- Pronto?- rispose lui, la voce impastata dal sonno, dopo circa dieci squilli.
- Amore? Sono io.-
- Julie... Ma che ore sono?-
- L'una.-
- E' successo qualcosa?-
- Sì.... Miki sa dela partenza immediata di Yu, ed è venuta da me... Era fuori di se'.-
- Lo so.. .Yu è qua. Come sta ora?-
- Meglio. Sta accettando la cosa, ma è ancora arrabbiata, lui non le ha detto nulla.-
- Lo so... Ma ho un piccolo piano.
- Un piano? Su dimmi!- sottovoce, mi disse quello che aveva intenzione di fare alla festa del diploma.
- Un piano geniale.- sentenziai, quando terminò.
- Ti ringrazio, e ora, posso tornare a dormire?-
- Satoshi, io, ti devo dire una cosa.-


- Vorresti venire con me stasera, Koishikawa-san?-
- Miwa-san, vuoi dire alla festa dei diplomati?-
- Certo!-
- Ma hai così tante ammiratrici...-
- Appunto, per non offenderle...-
- Miwa-san!-
- Okay, okay, scherzo! Vuoi venire?-
- E Julie?-
- Io non posso andare con lui, stasera, ho un.. impegno. Mi faresti un grande favore, Miki- mi intromisi.
- Perché proprio io?
- Su, Koishikawa-san, fammi questo favore!-
- D'accordo!-
- Passo a prenderti alle otto, va bene?-
Miki annuì, ancora perplessa.
- Bene. Julie, andiamo?-

Satoshi mi aveva invitata a pranzo fuori.


Suonai il campanello della casa di Satoshi, avrebbe cucinato lui. Tremavo al pensiero.
Satoshi, con tanto di grembiule e cappellone da chef, venne ad aprirmi.

- Ciao- disse, dandomi un veloce bacio sulle labra - Su, entra, è quasi pronto!-

Entrai. La casa era insolitamente pulita e ordinata.

- Qui gatta ci cova-
- Cosa?- chiese lui, dalla cucina

In camera da letto era allestito un tavolo, con tanto di mazzo di rose al centro. Sorrisi e mi chinai ad annusare i fiori.

- Perché tutto questo, Sato?-
Lui, sbucando dalla cucina alle mie spalle, posò un allettante piatto di spaghetti sul tavolo e mi baciò sul collo.

- Perché ti amo- rispose. - E ora mangiamo, che si raffredda-


- Delizioso!- esclamai, alla fine del pranzo, piena fino all'orlo, alzandomi.

Satoshi mi fermò mentre stavo per spreparare e, con molta serietà, e fissandomi negli occhi, mormorò:
- Sono o no un uomo da sposare?-

Rabbrividdii e, baciandolo, gli mormorai un - Sì, certo- nell'orecchio
Lui mi prese per mano e mi fece sedere sul letto, abbracciandomi teneramente.

Dopo circa venti muniti di baci, mi chiese:

- Mi ami?- Non ero pronta per una domanda del genere, non con quel tono almeno.
- Lo sai... Io ti amo, immensamente, Satoshi Miwa-
- Sì- disse, guardando nei miei occhi.
- Sei preoccupato per stasera?-

Annuì

- Satoshi io... Glielo devo, lo capisci, vero?-
- Certo.- non so se l'avevo mai visto così serio per tanto tempo. Era così da quando ero arrivata a casa sua.
- Ma, - dissi, slegandomi da lui e stendendomi comoda sul letto- gli parlerò soltanto di te- Lui mi baciò, di scatto.
- Io ti amo, Giulia- pronunciando il mio nome in italiano. Aveva un suono dolcissimo.
Ci baciammo ancora, per tutto il pomeriggio, fino alla sera. Non avrei mai voluto smettere.


Avevo promesso a Satoshi di raggiungerlo il prima possibile. Così, con un abito di seta rosso lungo fino al ginocchio e morbido da fondersi con le forme del mio corpo, giunsi all'hotel di Dan.
Lui mi aspettava al portone, non da poco evidentemente.

- Sei venuta- disse soltanto. Portava sjeans chiari e sempre una camicia bianca, questa volta con una felpa bu. La ricordavo, era la mia preferita. Gliel'avevo regalata io e spesso gliela "rubavo".
- Ne dubitavi?- chiesi, ferita
- No, ma avevo molta paura- Mi prese per mano e mi condusse verso il retro dell'albergo, luogo famoso per il bellissimo giardino.
Non vi ero mai stata ma era davvero bellissimo. Fontane pittoresche, panche di pietra scolpite, querce maestose, tutto in stile europeo.

- Perché volevi parlarmi, Dan?-
- Perchè io,... Io ti amo ancora, Julia.-

Le sue parole mi colpirono come un gelido schiaffo.

- Dan...-
- Lasciami finire... So che ami quel ragazzo giapponese, quel Satoshi... Ma io ti amo ancora Julia, e devo sapere se... Se tu non mi ami più, o se c'è ancora una speranza, per noi... NOI!-

Dan...Com'era bello, il mio Dan. Così forte, determinato, appassionato. Come l'amavo ancora... Così tanto, così follemente... Iniziai a tremare... Non ero poi così forte come credevo.

- Dan io...- Le lacrime mi riempirono gli occhi

Lui mi abbracciò, forte, potevo sentire il suo cuore battere.

- Io ti amo ancora Dan, - sentii il suo respiro trattenersi - Ma ora c'è Satoshi-
- Perché? Come puoi amare entrambi? E poi, non te ne accorgi, lui sbava per quella scrittrice, Mei o...-
- Meiko. Lo so - dissi, sciogliendomi dall'abbraccio - Lui la ama molto. Quanto io amo te. Ma ama anche me. Dan.... Io lo amo perché è Satoshi, e amo te perché sei Dan...-
- Ma non lo ami quanto me?-
- Non potrei mai amare nessuno quanto ho amato te.-
- Julia... - disse, sfiorandomi la guancia delicatamente - Neanch'io.. Mai... Come sei bella... Perché?-

Deglutii, cercando le parole giuste.

- Come sta Carrie, Dan?-

Lui si irrigidì.

- E' un po' influenzata.
- E' per questo che non è qui?-
- Sì -
- Non la vedi la risposta? Dan io e te... Non potremo mai più stare insieme...-
- Io non amo Carrie, e non la voglio sposare... Se la sposi mio padre, se ci tiene tanto!-
- Dan... Ma lei è inglese, come te, e nobile, come te...-
- Solo per questo?- Dolore, solo dolore.
- Soprattutto per questo. Tu sei quello che sei, Dan.-
- Io amo te.-
- Lo so. Ed è per questo che me ne sono andata, non capisci?-

Silenzio. Ci guardammo per una manciata di lunghissimi minuti.

- Sì, ora capisco. Ma so anche che non ce la farò senza di te.. .Tu hai trovato lui, ma io...-

Gli coprii le labbra con un dito

- Anche tu, troverai qualcuno. E poi, Carrie non è così terribile...-
- Non è la mia Julia-
- Dan...- le lacrime mi rigavano le guance. Le cancellò, una ad una, con le sue calde labbra... Non ricordavo più che effetto facessero su di me. Poi, non certo casualmente, si posarono sulle mie labbra.
Non ero pronta all'uragano che scatenarono in me.

Non so quanto rimanemmo così. So che mi mancava quasi il fiato quando ci separammo.

- Addio...- mormorai, mentre ci staccavamo, definitivamente.
- Addio- ripetè lui. Si voltò e se ne andò.

La panchina più vicina accolse me e le mie lacrime.


Vidi Miki e Yu abbracciarsi e ballare, sorrisi, felice per loro. Poi mi avvicinai a Satoshi.

- Ottimo lavoro- gli sussurrai nell'orecchio.
- Sei bellissima- disse, guardandomi.
- Anche tu- risposi, cercando di fingere.
- Tutto bene?-
- Sì, ma ora va molto, molto meglio- dissi, baciandolo. Quando ci separammo, lui mi sorrise.
- Balliamo?-
- Certo!- esclamai.

Mentre ballavamo, gli mormorai in un orecchio

- Satoshi, io ti amo.-
- Anch'io- rispose, in un soffio, nel mio orecchio.

Qualcosa però, si era spezzato, e non solo in me, lo sapevo.

E' questo davero l'amore. Soffrire e far soffrire.

Fine sesto capitolo