Lasciai che il vento mi sferzasse il volto, mentre osservavo la figura appoggiata alla balaustra della scogliera sul mare. Era terrificante pensare a quello che poteva succedere. Io lo sapevo, lo sapevo fin troppo bene. Il ragazzo accanto a me non resistette alla vista dell'amico intento a scolarsi l'ennesima bottiglia di chissà quale logorante alcolico e fece un pesante passo avanti. L'altro non se ne curò, sebbene ci avesse notati da diversi minuti.

- Adesso basta! Cosa sei? Un bambino incosciente per caso?
Il ragazzo non era più accanto a me ma già accanto all'altro. Imperterrito il nostro amico bevve un altro sorso. Allora l'altro fece per...
- Matsuura-kun, no!-
Ma ormai la bottiglia si era infranta a terra e il suo proprietario si massaggiava la mascella guardando l'amico che l'aveva colpito in cagnesco per un singolo istante. Poi cadde a terra privo di sensi.

- Satoshi-san. Nooooo-

"A new life"

Proprio nei giorni in cui stavo scrivendo il mio più recente romanzo mi era arrivata la notizia. Ero stata tra le prime a saperlo, forse prima ancora dell'interessata, essendo ormai da diversi anni nell'ambiente. Mi aveva telefonato Kaori, la mia manager, per darmi la notizia.
- Julie-chan?
- Kaori? Vuoi stressarmi ancora?
- Chi io???
- Noooo. Cosa vuoi?
- Lo sai che c'è una nuova stella?
- Cosa vuoi dire Kaori-chan?
- Una tua coetanea ha vinto il premio letterario.
- Davvero? E basta questo per sconvolgerti? L'hai supportata tu?
- Sì, certo. Sei gelosa? Avresti potuto vincerlo tu!
- Se solo avessi scritto un libro, è questo che vuoi dire? Ma non l'ho ancora fatto, e poi sarebbe valsa la pena? E' un premio per talenti emergenti!
- Va bene, pensala come vuoi, ma spero che il tuo libro venga pubblicato al più presto. I lettori non ti aspetteranno tutta la vita.
- Umph, va bene, mi impegnerò. Come hai detto che si chiama?
- Non l'ho detto. Akizuki Meiko.
- Meiko?- lo sussurrai però, quasi senza crederci..
- Ci sentiamo, eh?
- Cosa? Ah, sì, entro Mercoledì te lo mando. Ciao.

Meiko. Non potevo crederci. Proprio lei doveva vincere?
Poi ricordai una frase di Satoshi:
"Ho mandato il suo manoscritto ad un concorso, ma tu non dirglielo, OK?"
Possibile? Meiko era così brava?

- No, non glielo permetterò.
- Hai detto qualcosa gallina?

Sobbalzai.
- No Nico. Nulla.


La mattinata seguente, in un'aula ben conosciuta del liceo Toryo.

- Complimenti Meiko.
- Cosa?
- Beh, per il libro
- Julie-chan, hai saputo...? Te l'ha detto Miwa-san?
- No, l'ho saputo dalla mia manager. Era nella commissione che esaminava i manoscritti.
- Ah.
- Beh, benvenuta nel giro!
- Cosa?
- Ciao.
- Aspetta, Julie-chan....

Uscendo dall'aula per l'intervallo andai praticamente a sbattere contro il mio migliore amico.

- Satoshi-san!
- Ehilà, Julie-chan, come va?
- Sei venuto per Akizuki?
- Lo sai già?
- Chi non lo sa ormai?
- Già, il telegiornale scolastico.
- Comunque l'ho saputo ieri pomeriggio. Kaori era tra la giuria.
- La tua manager? E che impressione le ha fatto il manoscritto di Meiko?
- Ottima, come a tutti.
- Cos'è questa nota di sarcasmo?
- Niente, devo andare. Ciao.
- Julie-chan, aspetta!

Ma io ero già corsa via. Era un periodo che parlare con Satoshi mi metteva terribilmente a disagio, e non solo perché temevo che il mio cuore scoppiasse da un momento all'altro... Ero forse gelosa?


La sera. A casa.

- Telefono!
- Oh Giulia, per una volta potresti andare tu a rispondere. Io sto provando la quarta sinfonia. Non senti?
- Nicola.... Io sento solo le urla di dolore di quelle povere corde d'arco.
- Umph, bella sorella!
- Pronto?
- Julie-chan?
- Sì, Meiko-san?
- Salve, oggi non ho avuto tempo di parlarti.
- Dimmi, ti ascolto.
Mi aveva preso la stessa irritazione di quella mattina.
- Io pensavo... Perché non vieni alla premiazione?
- ...
- ... Vedi, ho bisogno di amici che mi accompagnino. Ho già chiesto a Miki e Matsuura-kun. Verrà anche Miwa-san. Perché non vieni anche tu?
- ...

Il mio primo istinto fu di risponderle di sì. Sebbene fosse lei la vincitrice del premio, sapevo che se fossi andata io non l' avrebbero rivolta di uno sguardo, almeno i personaggi che contano. E non lo pensavo per cattiveria. E' in questo modo che mi sono fatta invisi diversi giovani scrittori di cui ero andata alla premiazione. Il secondo istinto, per fortuna, prevalse.

- Quando sarebbe?
- La settimana prossima, Giovedì, perché?
- Giovedì? Aspetta. Nico, abbiamo qualcosa da fare Giovedì prossimo?
Mio fratello smise di suonare. Sapeva che quando chiedevo a lui i miei impegni voleva dire che doveva inventarsi una scusa.

- Che scocciatrice! Umph, vediamo- disse ad alta voce, perchè dall'altra parte dell'apparecchio scoperto Meiko potesse sentire- Sì, non devi vederti con quel... Dario?-
Riflettei un attimo. Era vero! Dovevo vedermi con un caro amico in viaggio diplomatico! Come ero potuta scordarmene?
- Meiko?
- Sì?
- Scusa per l'attesa. Purtroppo ho un impegno importante. Un mio amico diplomatico viene dall'Italia.
- Capisco...
- Non importa!- dissi allegra- Mi racconterete tutto nei minimi particolari! E poi hai già tre validi accompagnatori se non ho capito male!
- Certo... Ci vediamo domani a scuola...
- A domani...
Ma aveva già riattaccato.
Avrei rivisto un caro amico. Ma era giusto? O forse sarei dovuta andare? Una strana sensazione mi avvolse, come se qualcosa di irreparabile stesse per accadere.


- E pensi davvero che potrebbe essere un successo?
- Certamente. Ne dubiti forse?
- Non saprei. Vedi Dario, non ho scritto per così tanto tempo...
- Ma il tuo romanzo è ottimo. Davvero. Pensi che mentirei?
- No, non potresti. Ma vorrei anche sapere cos'ha pensato la gente mentre io non c'ero. Che li avevo abbandonati? Loro sono i miei lettori!
- So come la pensi. Che ogni lettore sia come il tuo migliore amico.
- Esatto.
- Già. " Scrivo pr non essere soltanto un nome su una lapide, un giorno."
- Te ne ricordi?
- Impossibile dimenticarlo. E' con questa frase che mi hai subito colpito. Lo sai vero? Ovvio che lo sai! Se non ti stimassi non passerei una giornata intera a discutere con una quasi diciassettenne di filosofia.
Sorrisi. Dario non era affatto cambiato. Era sempre il buontempone che avevo conosciuto alla pubblicazione del mio primo libro in seguito alla vittoria in un concorso letterario e che da quel giorno mi dava sempre il suo appoggio.
- Allora se è così...
- E' così. Dovresti ritrovare anche la fiducia in te stessa mia cara. Mi sbaglio o eri tu quella che accettava ogni sfida.
- Era così. Ma non sono sicura che possa tornare ad esserlo. Tu sei sempre sicuro di ogni cosa?
- No, non sempre, ma tento. E con tutti gli anni che ho, credimi quando ti dico che se tenti riuscirai. E sii fiduciosa. Se dai del tuo meglio, perché non dovrebbe essere tutto perfetto?
- Forse è proprio questo che mi manca. La fiducia.

Perchè gli stavo parlando a quel modo? E' vero, conosco Dario da molti anni. Per un certo periodo, quando iniziai a vendere i miei romanzi, fu come un secondo padre per me. Ma non gli avevo mai parlato così. Era forse il locale dalle luci suffuse che tanto mi ricordava un altro luogo. O la visione della città illuminata che si estendeva al di sotto di quel dodicesimo piano?

- Lo sai, alle volte mi manca ancora.

Lui si corrucciò di colpo. Poi mi diede un colpetto paterno sulla mano e sorrise.

- Alle volte? E' già un inizio! Brindiamo allora alle volte in cui non pensi a lui!

Sorridemmo entrambi. L'unico pensiero che mi concessi nell'istante in cui i due bicchieri tintinnavano fu:- Satoshi...


Erano quasi le undici quando scesi dall'automobile di Dario.
- Allora aspetto che venga stampato in Italia.
Gli sorrisi.
- Sì! Anzi, ti manderò una copia autografata appena lo stamperanno.
- Toglimi una curiosità. In che lingua?
Questa volta il mio sorriso fu più dolce che giocoso.
- Italiano, Inglese, Giapponese, Francese e Spagnolo. Avrei voluto scriverlo anche in Arabo, ma il tempo...
Rise
- Sei incorreggibile! Non ti fidi per caso dei traduttori?
- No, sai che non è questo. Ma così è più... MIO.
- Allora uscirà in contemporanea mondiale?
- Può darsi. Si vedrà.
- Aspetto solo il prossimo.
- Ti accontenterò presto, promesso.
Gli schioccai un bacio sulla guancia rugosa e sorrisi.
- Sogni d'oro principessa.
- Anche a lei, vostra maestà.
Mentre se ne andava lo salutai con la mano. Solo dopo che la macchina ebbe girato, mi voltai verso casa e lo vidi. Ero sbalordita.

- Satoshi!
Sedeva vicino alla mia porta, la testa appoggiata dolcemente sulle ginocchia. Appena sentì la mia voce si alzò di scatto. Il suo sguardo era triste. Avevo avuto ragione a proposito di quella brutta sensazione? Mi avvicinai a lui.
- Satoshi-san. Cos'è successo?
Lui mi guardò negli occhi, e per poco non provai la disperata sensazione di spostare lo sguardo.
- Qualcosa di brutto? Alla premiazione?
Lui annuì. Sospirai.
- Vieni, entriamo. Non vorrai mica congelarti! E poi, che idee, aspettarmi fino a tardi! Seduto per terra con quel vestito poi!
Stavo disperatamente cercando di sdrammatizzare la situazione. Aprii la porta ma Satoshi mi prese per un braccio affondando il volto nella mia spalla. Lo abbracciai a mia volta.
- E' la fine... - bisbigliò- Mi abbandonerà. E' tutto finito. TUTTO-
Non stava piangendo, ma sentivo la sua rabbia e il suo dolore.

- Satoshi...
Avevo quasi paura... Di cosa? Della persona che in quel paese mi era più amica? O forse era la sua stretta a spaventarmi? Non sapevo che dire, che fare...

- Satoshi. Cos'è accaduto? Forse, la situazione non è poi così tragica....

Lui si staccò da me lentamente e vidi il suo sguardo. Non era la prima volta che vedevo sul volto di Miwa Satoshi quell'espressione. Odio, dolore, terrore, rancore, tutti mescolati su un volto sempre pronto solitamente al sorriso e alla burla. Quasi mi spaventava.
Ma non parlò. Solo e triste nel suo dolore.
- Vieni, entriamo.

Ancora silenzio. La casa sembrava triste e silenziosa. Temevo che mio fratello piombasse all'improvviso. Ma nello stesso tempo lo desideravo ardentemente. Il silenzio mi fa spesso ancora paura.
Si appoggiò alla porta dopo averla chiusa dietro di sè. Quando rialzai lo sguardo dopo aver tolto le scarpe le vidi: le sue tristissime lacrime. Il dolore.

Iniziai a piangere anch'io, ma dapprima non me ne accorsi. Solo quando una calda lacrima solcò la mia guancia scoppiai in singhiozzi. Lui mi guardò. Dopo molto tempo riuscii anch'io a fissarlo negli occhi, e allora mi gettai tra le sue braccia.

- Perdonami.. E' colpa mia... Sarei dovuta venire. Dovevo venire!!!!
- Non dire sciocchezze. Non è colpa tua. Namura ha mandato un telegramma di congratulazioni e, ironia della sorte...
- Hanno letto il suo.

Satoshi annuì e si scostò.

- Meiko e uscita dalla sala in lacrime. Miki l'ha seguita e io ho seguito loro. Sono arrivato in tempo per sentire che...
- Che?
- Ryoko- sensei e Na-chan...
- Hanno una relazione.

Mi guardò per un istante.
- Lo sapevi?
- Meiko me ne aveva parlato.
- Bene.
- Satoshi...
- No, se non me l'hai detto c'è una ragione precisa probabilmente. Ma non ha importanza. Nulla ha più importanza.
- Non dire così. Perché?
- Meiko ha chiesto a Miki di accompagnarla a Hiroshima.


Ho pensato per tutta la notte ha quello che mi ha detto Satoshi. A Meiko, che non voleva rinunciare al suo amore, e a Satoshi, che pure non voleva rinunciare al suo amore e sarebbe andato ad Hiroshima. Anzi era andato, perchè era partito due ore prima con la professoressa Ryoko.

- Cosa succederà?
- Hai detto qualcosa gallina?
- Gallina a chi?!?!

14 Febbraio. San Valentino

- Il mio secondo San Valentino sola.
- Davvero deprimente.
- Nicola, smettila di prendermi in giro. Anche tu sei COMPLETAMENTE solo. O sbaglio?
- No, ma io sono giovane e bello.
- Cosa vuol dire?
- Che tu sei una vecchia racchia!

Mio fratello si alzò di scatto dalla panca sulla veranda, facendomi quasi ruzzolare a terra. Mi alzai a mia volta, appoggiandomi alla balaustra. Mi strofinai la mani per il freddo.

- Freddo sorellina?
- No, non troppo. E' dentro il gelo.
- Anche tu, eh?
- Anch'io cosa?
- Hai un brutto presentimento. O sbaglio?

Lo fissai. Sì, avevo un bruttissimo presentimento. Ma come potevo spiegarlo a mio fratello?

- Domani, sarà migliore.
Tornò in casa.
- Migliore?
Sussurrai in un soffio, mentre il vento mi sferzava il volto.

- Miss Julia ?

Sussultai. Ero presa nei miei pensieri e non mi ero accorta che un giovane fattorino sostava al di fuori del cancello di casa.

- Sì, sono io. Cosa posso...?
- Un pacco per lei. Può aprirmi?

Gli andai incontro.
- Una firma. Grazie. Buona sera.

Chi poteva mandarmi qualcosa?
Lo scartai, un parallelepipedo di metallo dorato. Sollevo il coperchio e....

- Oh, no...

Sono a terra, le lacrime non possono fare a meno di cadere sulla rosa rossa nella scatola, come piccole, tiepide e fragili gocce di rugiada. E, accanto alla rosa, un biglietto.
"I'll love you forever"

- Forever... Oh Satoshi-san, Meiko ha forse ragione?


Il giorno seguente


- Julie. Julie, telefono!

Mi alzai di mala voglia. La sera prima avevo pianto fino ad addormentarmi, e ora il mal di testa mi torturava. Scesi dal letto e andai al piano terreno. Devo avere un aspetto orribile.

- Chi è Nico?
- Matsuura-kun.
- Cosa?
Lo guardo come per dire: "Ma sei scemo o cosa?"

- E non sembra troppo tranquillo. Tieni.
Mi passa velocemente il telefono.

- Yuu-kun?
- Julie-chan. Finalmente.
- Calmati. Cosa succede?
- Satoshi è lì, vero?
- Miwa-san? No, perché?
- Miki ha telefonato poco fa, e mi ha detto di Na-chan e Meiko.
- Cosa?
- Che sono tornati assieme.
- COOosa?
- E ho telefonato subito a Satoshi-san, ma non c'era.

(- Calma e ragiona. Calmati.)

- Calmati Yuu-kun. Troviamoci tra una mezz'ora sotto casa sua. Lo troveremo.
- D'accordo. A tra poco.

Cosa fare? Non riesco neppure a pensare come una persona normale.

- Julie, che succede?
- Satoshi...
- Cosa.
- Nicola, Satoshi è... Scomparso.

Ci guardammo per un istante.

- Vai a vestirti. Ti aspetto qua.

Annuisco. In due secondi sono pronta. Andiamo.


La strada mi pare interminabile sebbene io sia in auto con mio fratello...
- Ferma, Nicola, ferma! Siamo arrivati!
- Scusa, hai ragione!

Scendo di fretta dalla macchina.

- Yuu-kun!
- Julie-chan!
- Allora?
- I suoi dicono che non è neppure tornato a casa... Sua madre è piuttosto preoccupata... E temo di averla allarmata io.... Lei non sapeva nulla di Hiroshima.
- Miki-san, le hai detto qualcosa?
- No, non ne ho avuto il tempo, è ancora ad Hiroshima, ma mi ha detto che Ryoko-sensei e Satoshi-san erano tornati... Perché?
- Akizuki non deve sapere...
- Capisco, forse non hai tutti i torti... Ma dove possiamo cercarlo?
- Dividiamoci!
- Nico... Matsuura-kun, mio fratello...
- Ti sembra il momento delle presentazioni Giulia?
- No...
- Io prendo la macchina e lo cerco alla stazione e nei dintorni...
- Io cercherò qua vicino... Magari è tornato a casa...
- Ok Matsuura-kun... Io cercherò a scuola!
- Tra due ore di nuovo qua, va bene?

Io e Yuu annuiamo.
Corro più veloce che posso.

- Dove sei Satoshi?


La biblioteca della scuola è buia e fredda. Assolutamente vuota. A dir la verità, è l'ultimo posto in cui sono entrata: perché andare in un luogo in cui vi sono così tanti ricordi in comune?
Il pensiero mi colpisce: un luogo assolutamente estraneo a Meiko!


- Yuu!!
- Julie-chan, allora?
- Nulla, tu?

Yuu scuote la testa.

- Mio fratello?
- Non è ancora arrivato... Che facciamo?
- Ho pensato... Noi lo abbiamo cercato in luoghi prevedibili... Deve essere un posto in cui non vi siano ricordi in comune con Meiko, ma che al contempo sia molto significativo per lui, ma non prevedibile: un luogo intimo insomma...

Yuu mi guarda come se fossi una pazzoide. Forse ha ragione, ma non riesco a comportarmi diversamente, non ora almeno.

- E se fosse andato da suo padre?
- Scherzi? Lo odia, lo sai.
- Già, ma è pur sempre suo padre....
- Aspetta...- un'idea mi balena improvvisamente per la mente- forse so dov'è!
- Come?
- Corri, te lo dico quando arriveremo!

Corro ancora più veloce di prima, tanto che Yuu mi segue a fatica...

- Ma scusa, stiamo andando verso lo studio di suo padre...
- Là vicino c'è il mare!

Yuu sembra in imbarazzo... Satoshi mi ha raccontato che lui e Miki si sono dichiarati proprio là...

- EHM, e con questo?
- Diversi anni fa, quando Satoshi scoprì per la prima volta suo padre con una donna, era andato proprio nello studio per dirgli che la mamma era stata male.
- Non me l'ha mai raccontato...
- La madre di Satoshi aveva ormai di frequente pesanti crisi depressive a causa dei tradimenti del marito, e quel giorno ne aveva avuto una molto pesante...
- Capisco, ma cosa centra?
- Satoshi scappò via piangendo, questo me lo raccontò lui, e andò verso il mare... Il rumore delle onde lo rassicurava... Si addormentò sulla spiaggia dove lo trovarono dopo poche ore...
Ecco, siamo quasi arrivati!
- Sei sicura che sia qua?

Ci fermiamo al principio delle scale che portano alla spiaggia: è completamente desolata....
Poi sposto il mio sguardo verso il mare, e infine verso la scogliera...

- Eccolo!

Quasi urlo dalla gioia!
Corro più veloce che posso. Appena una frazione di secondo dopo Yuu lo scorge e mi segue, per poi quasi cadermi addosso quando mi blocco a qualche metro da Satoshi....
Appena lo vede anche lui si blocca, e il suo volto diviene improvvisamente grave...
Le bottiglie rotolano lentamente per terra, a cerchi concentrici. Quante sono? Cinque, sei?
- Satoshi....
E' solo un mormorio...
Lui si volta e mi guarda, poi sorseggia nuovamente dall'ultima bottiglia stappata e si volta verso il mare.
- Che facciamo Yuu?
- E' ubriaco fradicio...
- Questo lo vedo... E' disperato...
- Non è una buona ragione...
- Cosa faresti tu al suo posto?
- Non so...E tu?
- Io... No, non mi ubriacherei... Mi butterei dalla scogliera, o cercherei di farlo.

Yuu mi guarda sorpreso. Non sa che è quello che solo due anni prima avevo cercato di fare. Allora ero distrutta. E' un dolore incancellabile.
Lascio che il vento mi sferzi il volto, mentre osservo la figura appogiata alla balaustra della scogliera sul mare. E' terrificante pensare a quello che può succedere. Io lo so, fin troppo bene.
Yuu non resiste, lo so, alla vista dell'amico intento a scolarsi l'ennesima bottiglia di chissà quale logorante alcolico:
fa un pesante passo avanti.
Satoshi non se ne cura, sebbene ci abbia notati da diversi minuti, ed abbia anche ascoltato i nostri discorsi.

- Adesso basta! Cosa sei? Un bambino incosciente per caso?
Yuu non è più accanto a me, ma molto, forse troppo, vicino a Satoshi
Imperterrito il nostro amico beve un altro sorso. Allora Yuu-kun fa per...
- Matsuura-kun, no!-

Ma ormai la bottigliasi è già infranta a terra e il suo proprietario si massaggia la mascella guardando l'amico che l'ha colpito in cagnesco per un singolo istante. Poi cade a terra privo di sensi.

- Satoshi-san. Nooooo-
- Cosa ho fatto...

La sua testa ora è sulle mie ginocchia

- Yuu, vai a cercare mio fratello.
- Julie-chan...
- Ti prego, vai!

Sto per scoppiare a piangere, anzi, sto piangendo!

- Julia...
- Satoshi...
- Che fai? piangi?

Le mie lacrime scorrono più copiose...

- Hai un odore tremendo..- riesco a singhiozzare. Scoppia a ridere, e anch'io rido tra i singhiozzi.
- Lo sai Satoshi, mi hai fatto preoccupare molto. Sei...
- Un presuntuoso, egocentrico, egoista...

Rido nuovamente, le parole di quel giorno... Il giorno in cui avevo compreso di essermi innamorata di lui...

- Non è affatto vero, sei una persona meravigliosa Satoshi...
- Allora perché nessuno mi ama?
- Non è affatto vero!
- Mio padre, troppo occupato con le sue donne, mia madre con le sue crisi depressive ed ora anche Meiko... Anche lei, chiedevo troppo forse?
- So che sei disperato. E lo sarai per molto, per sempre, il dolore ti accompagna comunque, non puoi dimenticare, ma devi continuare a vivere, ad andare avanti, non devi rovinarti la vita! Io lo so!
- Perché? C'è una ragione?...
- Per te stesso, per le persone che ti amano, per quelle che ti ameranno... Per il tuo futuro, perché, anche se ora ti sembra impossibile, ne avrai uno...

Le lacrime scendevano ancora...

- Chi mi può amare? Io sono una completa nullità...
- Non è affatto vero, solo perché Akizuki non ti ama? Non ne vale la pena, credimi!
- Ma comunque resta il fatto che nessuno...
- Smettila!

Il suo volto, ancora sulle mie ginocchia, si fissò nei miei occhi, quasi, nell'incoscienza dell'alcool, sorpreso.

- ... Non, Non è affatto vero...

Le lacrime mi impedivano di parlare...

- Tu sei una persona meravigliosa... Quante volte hai pensato agli altri prima che a te? Hai aiutato anche me, sebbene fossi tu stesso in un periodo difficile...
- Julie...

Mi asciuga con una mano le lacrime, poi mi prende una mano e intreccia le dita con le sue...
E' il momento...

-... E non è affatto vero che nessuno ti ama o ti potrà mai amare, perchè io... Ti amo...-

Mi guarda, quasi triste...

- Julia...

E' nuovamente svenuto, la sua mano sempre nella mia, affondo il volto sul suo petto. Non avrei mai potuto credere, mai in quegli anni, di poterlo dire a qualcun altro. Mai poter neppure pensarlo. Ma è così. Amo Satoshi. Non come amo Dan, perché ciò è impossibile, ma lo amo.


FINE TERZO CAPITOLO