LIFE GO ON

11 - A FORGOTTEN LIFE

Una sensazione di fresco sulla pelle del viso ...

I raggi del sole ...

Come si sta bene qui ...

Che buon profumo mi arriva ... chissà cos'è?

E la ragazza aprì debolmente gli occhi, ancora insonnolita, per cercare di scorgere la fonte del delizioso aroma che le giungeva. Girò lievemente la testa di lato e vide davanti a sè una finestra aperta a metà, che era incorniciata da tende di un bianco candido .... l'aroma giungeva da fuori, da un ciliegio in fiore, i cui petali svolazzavano in aria.

Uno di loro si posò sul davanzale della finestra. La ragazza, allungando la mano, si sporse dal letto per cercare di prenderlo, ma si fermò quasi subito e ritornò a sdraiarsi. Un insolita sensazione l'aveva pervasa.

(Che mal di testa .... non riesco neanche a muovermi...)

E si portò una mano sul capo, per massaggiarlo. Ma trovò sulla sua strada un elemento intruso, che le avvolgeva la testa per tutto il suo contorno. Tastandolo per un po', riuscì a capire di cosa si trattava ....

(Una benda?)

(Ma che ...)

"Allora, come si sente signorina?" chiese una donna da viso gentile, vestita di un camice bianco, che era entrata dalla porta in quel momento.

(Dev'essere una dottoressa ....)

( ....)

(Allora sono in un ospedale?)

"Ho mal di testa ..." rispose la ragazza debolmente, decidendo di non riflettere troppo per ora. Il mal di testa non sarebbe certo migliorato in quel modo.

"E' il minimo credo, dopo quello che le è capitato ..." sorrise la donna, cominciando a compilare una scheda che teneva appoggiata su un cartelletta che sosteneva con la mano.

"Eh?"

"E' caduta dalle scale di un negozio. Mi chiedo che bisogno c'è di fare un negozio in cima ad una scala! Poi capitano incidenti come questo ...." disse la dottoressa, alzando gli occhi al cielo, e poi continuando a compilare la scheda. "Comunque, la sua amica, che ha chiamato l'ambulanza per farla portare qui, era davvero preoccupata, povera ragazza! Per fortuna non si tratta di niente di grave, a quanto pare .... a parte il mal di testa, presenta altri sintomi anomali?" chiese la dottoressa, alzando lo sguardo e guardandola con fare interrogativo.

"Non mi pare ... " rispose la ragazza. Poi ripensando allo svolgersi degli eventi che le erano stati appena raccontati, notò la mancanza di un particolare ...

(Se sono caduta, dev'essere normale che non ricordo niente di quell'attimo ... ma ...)

"Scusi, come si chiama la mia amica?"

"Credo che questo dovrebbe sapermelo dire lei, non ricordo il suo nome ..." rispose la dottoressa con fare noncurante, finendo di compilare la scheda.

"Vorrei, ma non lo ricordo neanch'io." rispose la ragazza con voce flebile, ma abbastanza alta da poter essere sentita. La dottoressa, che sembrava in procinto di uscire dalla stanza, si fermò sui suoi passi, e ritornò accanto al letto della ragazza.

"Potrà sembrarle un po' strana questa domanda, però .... posso chiederle come si chiama lei signorina?" disse la dottoressa con uno sguardo, che agli occhi della ragazza, non sembrava promettere niente di buono. Perchè poi? Che domanda semplice era, in fondo? Voleva solo sapere il suo nome ....

"Mi chiamo ...eh .... " la ragazza, cercò di mettersi seduta sul letto e la dottoressa l'aiutò a sollevarsi. Forse, seduta, poteva pensare meglio ... forse, ma non si sarebbe dovuto riflettere su un dettaglio come il proprio nome, no? E per quanto si sforzasse di pensarci non lo ricordava.

(Non lo ricordo) pensò la ragazza, ormai piuttosto esasperata dal non riuscire a ricordarsi un particolare così piccolo e pure così importante.

(Con chi ero? Non lo ricordo ...)

(Che facevo? No, non ricordo ...)

Continuava a cercare di farsi venire in mente delle domande a cui le sarebbe parso facile trovare una risposta, ma anche alle questioni più semplici, continuava a trovare un vuoto nella testa.

Per tutto quel tempo era rimasta in silenzio e alla dottoressa questa sembrò una risposta esaustiva. Riaprì il blocco di fogli che teneva in mano e prese a scrivere di nuovo.

"Non lo ricorda, non è vero? Allora, forse non le è andata poi tanto bene come pensavo ... amnesia ..." disse la dottoressa ad alta voce, mentre scriveva la parola sul foglio della paziente.

(Amnesia? Non ricordava cose, eventi o persone ... ma sapeva cos'era l'amnesia, e ricordava che il significato di quella parola non le era mai piaciuto ...)

"Grazie a questo foglio che ho in mano però, forse la posso aiutare a fare un po' di chiarezza ..." riprese a parlarle la donna, "Magari si tratta solo di un attimo di smarrimento ... dunque ... " la dottoressa prese a leggere ad alta voce i campi del foglio in cui si indicavano le generalità del paziente.

"Arimi Suzuki, anni 22, data di nascita ..."

E ad Arimi sembrò crollare il mondo addosso ....

(Il mio nome?)

(Quanti anni ho? 22?)

( ....)

(Non ricordo, non ricordo!)

In quel momento le sembrava di sentire parlare di un'altra persona, di una perfetta sconosciuta, che sembrava essersi presa ogni cosa che le apparteneva, tutto quello che era lei e averlo messo su quel foglio di carta, che continuava a non dirle nulla ...

La dottoressa terminò di leggere e alzò lo sguardo verso la sua paziente, il cui viso ora appariva disperato.

"Forse, vuole che faccia venire qui la sua amica? Sa, sta aspettando fuori da circa quattro ore e sicuramente non vede l'ora di vederla ... magari, incontrandola, le torna in mente qualcosa .."

Arimi pensò che forse non tutto era perduto, forse quella persona aveva con sè quell'identità perduta che ora lei si stava trovando disperatamente a cercare ...

"Sì ...."

La dottoressa la guardò con compassione e cercando di rassicurarla, disse un po' più allegra, "Andrà bene, coraggio, adesso la chiamo ...." e così dicendo uscì dalla stanza, lasciando la porta aperta.

Arimi guardò fuori dalla porta e vide di traverso, seduta nel corridoio, in lontananza, una ragazza coi capelli marroni, vestita piuttosto elegantemente, il cui viso però, appariva distrutto dalla stanchezza. Alla vista della dottoressa che le si avvicinava però, la ragazza balzò in piedi, con lo sguardo all'improvviso ravvivato.

Era lei, l'amica che mi ha accompagnata qui?

E Arimi credette di veder svanire l'ultima speranza di ricordare chi era alla vista della ragazza, i cui lineamenti non le riportavano alla mente niente, non un ricordo, non un'immagine. Aveva un groppo alla gola che pensava di non riuscire più a fermare. Alzando lo sguardo, notò che la dottoressa e la ragazza avevano smesso di parlare. Il viso della giovane però non era più allegro come poco prima. Ora vi era dipinto sopra lo sconcerto e una vena di quello che le sembrava di poter definire paura ... E girò lo sguardo verso di lei.

E le sembrò di vedere dipinto nel viso di quella sconosciuta un terrore simile al suo.

E scoppiò a piangere.

CONTINUA...