Last Quarter

CAPITOLO III


Se solo cercava di riordinare quello che c'era nella sua mente si sentiva ancora più confusa e le girava la testa. Ma d'altronde come mai poteva sentirsi? Aveva in mano le sorti non solo del suo mondo, ma anche di quello di tutti gli universi paralleli esistenti… aveva pure qualche ragione per sentirsi nervosa… sembrava quasi ridicola una cosa simile.
Tuttavia non aveva dubbi avrebbe dato la sua vita per aiutare quelle persone. Non sapeva perché tutta quella decisione, ma fin dal primo momento in cui aveva visto lo sguardo di Kagome, aveva capito che ormai le decisioni erano già state prese, non da lei, non da Masaki, ma da qualcun altro… ma chi? Chi aveva potuto decidere che loro erano le persone adatte.
Se ci fosse stato uno sbaglio cosa avrebbe fatto? Non avrebbe potuto aiutare nessuno… e questo la faceva sentire impotente.
L'immagine di quel villaggio distrutto e dei feriti era sempre presente nella sua mente e ogni volta che chiudeva gli occhi era lì a provocarle le lacrime.
- vuoi stare attenta signorina?- le disse il professor Yuki guardandola dall'alto in basso.
- sono attenta, professore. Mi scusi…- rispose in un soffio. Si sentiva stanca.
- dopo le lezioni dovrai fermarti dal preside…- continuò lui.
Sakura spalancò la bocca e gli occhi, ma come? Cosa aveva fatto di tanto grave?
- perché?- domandò perplessa.
- ti deve parlare.- rispose freddo, allontanandosi e continuando a spiegare.
Lo guardò di spalle avvicinarsi alla lavagna, ma la sua mente non era più lì.
Sentiva un brutto presentimento nell'aria e sapeva con certezza che la sua vita scolastica sarebbe cambiata. Il suo cuore batteva inspiegabilmente nel petto più forte del solito.
Oh mio Dio, cosa è successo?

Come sentì la campanella di fine lezione si precipitò in corridoio, nonostante fosse costretta ad aspettare dopo la pausa pranzo, era troppo nervosa per stare ferma.
Cercò di evitare gli alunni che ormai affollavano quello stretto spazio.
Voleva uscire all'aria aperta e cercare di respirare un po'.
Non se ne accorse, ma il suo viso era tirato e teso.
Qualcuno le afferrò la mano.
Lei si girò di scatto.
- cosa c'è?- domandò Masaki.
Aveva subito notato il suo nervosismo e non aveva potuto evitare di intervenire, era venuto a cercarla per mangiare insieme a lei e trovarla in questo stato gli aveva procurato una profonda fitta al cuore… cosa poteva averla sconvolta in tal modo?

- il preside mi ha chiamato in presidenza…- ammise appena furono seduti sul prato nel retro della scuola.
- beh, cos'è successo?- rispose, era una cosa normale per lui, tutte le volte che rispondeva male o era indifferente lo mandavano lì.
- il problema è che non ho fatto niente…-
- basta che lo dici anche al preside.- commentò tranquillamente.
- no, sono sicura che il professore lo sapeva già prima di sgridarmi perché non stavo attenta!-
- in che senso?-
- nel senso che doveva già dirmi della convocazione del preside…-
- capisco… quindi non sai perché ti vuole parlare!-
- appunto, ho molta paura!- alzò la voce Sakura, perché si sentiva così, le sembrava di avere una mano che le prendeva il cuore e glielo stringeva.
- perché paura?- domandò Masaki perplesso. Ora sì che si era perso, non riusciva a capire per niente la sua nuova amica, non riusciva a comprendere. Il sentimento di Sakura era tanto forte che lo sentiva anche lui attraverso la sua voce, il suo tremore, il suo viso e i suoi occhi.
- tu non sai in che situazione vivo…- commentò semplicemente.
Lui la guardò un attimo, si abbracciava lentamente le ginocchia e gli nascondeva il suo sguardo. Allora lui tornò tristemente a osservare l'orizzonte.
- è vero! Non lo so… e non posso saperlo se non me lo dici.-
lei respirò a fondo per qualche secondo, chiuse gli occhi con forza e quando li riaprì si accorse che stava già parlando.
- ho qualche problema in famiglia…-
Lo guardò, il suo sguardo era su di lei e aspettava che continuasse. Perché la guardava così? Cosa doveva fare? Voleva che lui sapesse, lo voleva più di ogni altra cosa, ma perché?
Quei suoi occhi e quel suo aspetto che per tutto l'anno scolastico l'avevano affascinata ora li vedeva in modo diverso, ora erano più veri, lui era lì a pochi passi da lei che non faceva altro che domandarle di confidarsi.
- vivo con mio padre, lui lavora giorno e notte e non lo vedo mai…-
- beh, anch'io non vedo mai i miei, sono attori e sono sempre via… può capit…- si bloccò guardando il suo sguardo lucido, cosa aveva fatto? No, scusami, non volevo, pensò. Ma poi capì che stava per continuare.
- mio padre mi considera una pazza!- concluse lasciando senza fiato il ragazzo che era a pochi passi da lei.
Miura la guardò ancora incredulo, le si avvicinò e fissando il suo sguardo in quello di lei, capì che non era stato uno scherzo di cattivo gusto…
- ma perché?- domandò di riflesso.
- per quello che ho visto… ho provato più volte a dirgli della mamma di quello che mi ha detto per lui e per tutti, ma lui non ha voluto saperne, mi cacciava via… non l'ho visto per mesi dopo che la mamma era morta… e lui… ora torna tardi e praticamente non lo vedo mai… ma tante volte mi ha reso le cose difficili… mi ha fatto trovare la casa chiusa… mi ha fatto sospendere a scuola… ha chiamato i genitori dei miei amici per farli allontanare da me… lui è ancora convinto che io sia impazzita e che voglia fargli del male! È convinto che sia una persona pericolosa! - urlò iniziando a piangere.
Senza pensarci due volte Masaki le si avvicinò e l'abbracciò lentamente. Ora capiva perché aveva avuto tanti dubbi a parlare della sua esperienza e perché l'aveva vista intristirsi così improvvisamente. Poi pensò al padre, come aveva potuto? E senza accorgersene la strinse ancora di più a se, fino a che le sue lacrime si calmarono. Le offrì un fazzoletto arrossendo. Era la prima volta che consolava qualcuno. Doveva essere stato un incubo per quella ragazza, così fondamentalmente buona essere sempre giudicata male. Ma adesso ci sono io, si disse Masaki.
- grazie.- affermò infine Sakura, asciugandosi le lacrime con il fazzoletto che gli aveva dato.
- quindi hai paura che il preside ti chiami per colpa di tuo padre?-
- già… ho paura di quello che può fare… la mia vita è diventata così complicata, soprattutto adesso…- disse sorridendo impercettibilmente.
- beh, in effetti!- commentò lui. I fatti degli ultimi giorni avevano incasinato doppiamente la vita di entrambi, ma in più Sora viveva una situazione spiacevole, da molto tempo ormai.
- comunque asciugati le lacrime che devi andare… ti aspettò così ti accompagno a casa.- le disse gentilmente.
- davvero lo faresti?- domandò lei sorpresa.
Lui rise arrossendo.
- certo. Andiamo.-

- si sieda la prego.- disse il preside indicandole una poltroncina.
Era un uomo alto, piuttosto massiccio e l'aria austera era esaltata dai capelli bianchi e dallo sguardo torvo.
- l'ho chiamata per conto di suo padre…- cominciò sedendosi.
"ecco!" si disse di riflesso la ragazza.
- ci ha fatto pervenire una pratica di trasferimento per l'istituto San Paul…-
Si sentì mancare il respiro, no, ora che aveva trovato qualche amico, no, no, no, no!!!
Si sentiva come se la stanza fosse troppo piccola per poter respirare.
- l'istituto è un collegio femminile, gestito dalle suore, vicino c'è un convento, solitamente le ragazze vanno lì per diventare suore.-
Respirò a fondo. Ecco, un'altra scelta obbligata. In fondo, forse non sarebbe stato male, non avrebbe potuto far del male a nessuno chiusa in un convento di clausura e avrebbe potuto pregare per le persone. Chiuse gli occhi, sospirando in segno di rassegnazione, tuttavia appena vide il buio delle sue palpebre il viso di Masaki le si parò davanti. No! Urlò qualcuno nel suo cuore.
- il trasferimento è per la prossima settimana, dovrà stare in collegio per le due settimane di vacanze estive e poi ricomincerà lì l'anno scolastico…-
- non posso neanche fare gli ultimi giorni di scuola con i miei compagni?-
- ma sì! Cosa vuole che siano tre giorni? Spero che si comporterà bene durante le ultime lezioni.- concluse secco alzandosi dalla sua imperiosa poltrona.
Sakura lo guardò negli occhi con fierezza.
- mi sono sempre comportata bene!- obbiettò andandosene.
Appena ebbe chiuso la porta vide il viso di Masaki davanti a se.
I capelli biondi e lisci gli arrivavano dolcemente alle orecchie, gli occhi azzurri erano sorpresi e titubanti, contornati da splendide ciglia ricurve, le sopracciglia bionde cenere, la corporatura sottile e slanciata. Era bellissimo. Perché ora non avrebbe potuto più vederlo tutti i giorni? Anche se stava per finire la scuola, sapeva che dopo le vacanze estive l'avrebbe rivisto. Perché proprio adesso?
Le veniva da piangere, ma si trattenne, non poteva ancora scoppiare in lacrime.

- allora, mi dici che cosa ti ha detto?- le domandò all'improvviso, dopo che avevano percorso un po' di strada in silenzio.
- ecco, io…- rispose lei, non sapeva da dove cominciare, aveva paura di mettersi a piangere.
- non era niente di importante…- disse alzando lo sguardo più allegro che conosceva verso di lui.
- ah!- rispose lui semplicemente, preso alla sprovvista, sapeva che non era vero quello che gli aveva appena detto, ma sapeva anche che forse adesso non era il caso di parlarne.
- ascolta…- continuò poi Sakura.
Lui la guardò interrogativo.
- dimmi.-
- non mi dici qual è stata la tua esperienza paranormale?-
Masaki arrossì.
- ah, è vero. Non te l'ho detta.-
- vediamo, è successo quand'ero alle elementari, conobbi un gruppo di amici e tra loro c'era una bambina in particolare che poteva vedere lo spirito di una ragazza, che chiamammo Eve, dato che non si ricordava niente di se stessa, dopo varie ricerche abbiamo scoperto che era una ragazza in coma…-
- e poi? Com'è finita?- domandò curiosa.
- si è svegliata, ma non si ricordava di noi…- rispose sorridendo.
- dovevate volerle molto bene!- commentò Sakura, aveva visto il suo sguardo, uno sguardo sognante, come se avesse guardato ad un tempo lontano e dolce.
- già.- ammise sorridendo dolcemente.
Arrivammo davanti al cancello di casa mia.
- allora domani torniamo da Kagome e Inu Yasha…-
- sì.- accettò Sakura, era l'ultima cosa che le era rimasta, ma era anche più importante di qualsiasi altra: doveva combattere!
- bene, allora ci vediamo domani a scuola…-
- ciao.-
- ciao.-

Quella notte Sakura non riusciva ad addormentarsi. Aveva pianto fino a non sentirne più il bisogno. Non c'erano mai stati problemi, da quando suo padre l'aveva messa da parte poteva piangere quante volte voleva senza che nessuno la disturbasse. Era una macabra soddisfazione.
Tuttavia i pensieri che aleggiavano nella sua testa da qualche giorno la tormentavano e non poteva dormire.
Era strano come si sentiva.
Aveva il cuore pressato, eppure era felice che dopo tanto tempo, o forse per la prima volta, servisse a qualcuno, non poteva essere ignorata questa volta, lei era importante, non solo per se stessa e per sua madre. Era un pensiero egoistico, ma non riusciva a rinnegarlo.
Si rigirò nel letto. Che egoista! Si disse nascondendo la testa sotto il cuscino.
"non voglio essere così! Voglio essere buona! E felice!" si disse nel silenzio, ma nessuno su questa terra credeva che lei fosse buona, primo fra tutti suo padre.
Strinse gli occhi fino a che non le fecero male e quando li riaprì nel buio, vedeva tanti punti bianchi e macchie viola, che piano piano si contorcevano e poi sparivano nel nulla.
Non aveva mai chiesto di vivere una vita simile, di trovarsi sulle spalle il destino del mondo, ma sapeva che non aveva nulla da perdere, solo che… se solo avesse saputo come fare, eppure non ne aveva la minima idea… ma fin dall'inizio di questa avventura una voce in fondo alla sua anima ripeteva che tutto era al suo posto.
Tuttavia la paura non l'aveva abbandonata un secondo, lo sapeva bene, che l'avrebbe accompagnata sempre, però aveva desiderato talmente essere forte che non si era accorta di esserlo diventato.
Sorrise nel buio pensando a Masaki. Si era infatuata così velocemente di lui, era tutto così strano, aveva creduto che mai sarebbe successa una cosa del genere nel suo cuore così ferito, eppure era bastato il suo sguardo a farla tornare nel pieno della sua adolescenza, ma adesso non poteva pensare neanche a questo.
La sua vita era appesa a un filo, ma lei non sapeva come difenderla.
Aveva tanti dubbi che la tenevano sveglia.

Guardò nel cortile un'altra volta, possibile che non l'avesse vista arrivare? Erano quasi iniziate le lezioni e non si era ancora fatta vedere. Decise di aspettare ancora un po', fermò lì.
Doveva venire, ne era sicuro.
Perché c'erano cose che lo facevano sentire così sicuro, perché poteva avere fiducia in parole non dette, in frasi non formulate, da quando la sua anima aveva soverchiato la ragione, rendendolo così influenzabile? Ma era veramente influenzabile? O si sentiva così semplicemente perché era capitato davanti a cose talmente incredibili tutte in un solo colpo che non aveva potuto fare a meno di credere?
Ma d'altronde non poteva fare altro che fidarsi di quello che gli accadeva, se no le paure lo avrebbero attaccato tutte insieme e lo avrebbero lasciato a terra sanguinante.
Sakura entrò nel cortile della scuola in quel momento e incrociò il suo sguardo, facendogli dimenticare ogni suo pensiero.
Era come se una linea diretta si fosse creata tra di loro, lasciandoli senza fiato, come spettatori di quello che sarebbe stato il loro futuro, che li attendeva impaziente di strapparli dalla loro vita quotidiana, era lì quasi palpabile, ma loro non potevano fare niente, solo stare immobili, senza pensieri, solo con una sottile emozione… forza… forza che cresceva e diventava potente, forza di volontà che avevano coltivato da soli in tutti quegli anni che avevano dovuto combattere a mani nude contro la solitudine.
La campanella suonò interrompendo quel momento che sembrava essere durato ore.
Distolsero lo sguardo arrossendo.
- andiamo in classe!- propose Miura.
- okay.- commentò Sakura facendogli un sorriso.
Ora sapevano bene che dovevano essere l'uno il sostegno dell'altro per dimenticare le paure in quel pomeriggio che forse sarebbe stato il più difficile della loro vita.

Quando suonò la campanella di fine lezione, Sakura si mise a correre nel corridoio per raggiungere il luogo in cui lei e Masaki avevano deciso di incontrarsi. Era sotto un grande albero nel parco della scuola, dove lei gli aveva parlato il giorno prima. Ci arrivò che lui non era ancora arrivato.
Si guardò intorno, per un po' respirò affannosamente e poi si calmò sedendosi rumorosamente all'ombra di quel salice piangente. Appoggiò la schiena al tronco e chiuse gli occhi ascoltando l'aria dell'estate che passava tra le fronde.
Aprì gli occhi e vide il cielo tra i rami di quell'albero. Era incredibilmente blu, non c'era una nuvola, sembrava un vero e proprio cielo estivo. Si chiese se avrebbe visto l'estate quest'anno. Era la prima volta che ci pensava, ma in verità lei poteva non superare quel pomeriggio. Beh, tutti gli esseri umani erano in pericolo, ma lei tutt'ora non si sentiva in grado di progettare qualcosa per il suo domani, forse era per quello che non era scoppiata subito a piangere pensando al collegio. Era forse perché sapeva di dover morire? Perché sentiva in qualche modo che…

Guardò tra le foglie di quello splendido e verde salice piangente, era già lì. Se i suoi compagni di classe non l'avessero fermato lui sarebbe già sotto quell'ombra. Invece arrivava ora, con il fiatone, ma appena riuscì a vedere Sakura si bloccò e rimase a guardarla. Il suo viso era sereno e rilassato, come se fosse in un'altra dimensione e per un attimo ebbe la sensazione che stesse per svanire.
- Sakura!- disse d'istinto, si era sentito per un attimo perso, non poteva lasciarla andare, ma poi rise nel suo inconscio per quella reazione infantile. Si sentiva così strano, così poco razionale, e lui voleva solo essere razionale e seguire la sua logica, ma da quando aveva incontrato lei, anche se erano passati solo due giorni, aveva capito che lei le rompeva tutte le sue regole di logica.
Sakura si girò di colpo, tutti i pensieri svanirono improvvisamente, non c'erano più immagini di morte nella sua mente, solo il viso di Masaki. Sorrise dolcemente.
Miura si avvicinò e si sedette accanto a lei.
Entrambi in silenzio tirarono fuori il loro pranzo e iniziarono a mangiare.
- dimmi Masaki, cosa ne pensi di Kagome?- chiese improvvisamente, tra un boccone e l'altro, la ragazza.
- è una bella ragazza…- commentò lui.
Lei lo guardò sorpresa.
- non intendevo in quel senso!!!- rise arrossendo.
Lui arrossì di riflesso, non aveva capito.
- nel senso come persona, come carattere, li abbiamo conosciuti l'altro ieri eppure abbiamo subito deciso di aiutarli e io non so perché, ma mi sento come se fossi una loro vecchia amica…-
Masaki la guardò perplesso.
- in realtà non lo so, anch'io ho la stessa sensazione… -
- a me sembra una persona sensibile… ma in effetti è scontato…-
- beh, io non ci ho pensato molto… piuttosto Inu Yasha, lui sì che è antipatico!- disse con lo sguardo impettito.
- cosa? Ma che dici? È… così… particolare…- spiegò lei pensando alle orecchie.
- già, ma non mi ha fatto toccare le sue orecchie…-
Sakura rise, seguita da Miura. Si guardarono negli occhi.
- sono una bella coppia, però!- affermò improvvisamente lei.
- già.- concordò.
- anche noi, però.- intervenne improvvisamente Masaki, dopo un po' di silenzio.
Sakura arrossì.
Lui non la stava più guardando negli occhi.
- già, siamo una bella coppia!- concordò dopo un po' sorridendogli.
Miura si girò e la guardò negli occhi.
Poi sorrise anche lui.
Per un attimo si sentirono come semplici adolescenti, che per un attimo avevano dimenticato i problemi della loro età e si godevano il paesaggio di una giornata di inizio estate.

- è ora di andare…- disse alzandosi Sora.
- sì… possiamo anche farlo da qui…- propose Miura.
- mi sembra una buona idea. Preferisco questo posto piuttosto che la scuola.-
- bene, allora andiamo?-
- sì.- disse lei affiancandosi a lui.
Masaki la guardò e poi lentamente fece scivolare la sua mano in quella di lei.
- bene.- disse vittorioso.
- andiamo.- commentò Sakura arrossendo ancora.
Come l'ultima volta, lo spazio intorno a loro si distorse, lasciandoli senza respiro. Quando la loro vista era appannata da quella massa incredibile di grovigli temporali, sentirono uno strattone come un colpo di vento, ma ben più forte, che quasi lì fece dividere.
- a cosa stai pensando?- domandò Masaki alla ragazza.
La sua voce arrivava a Sakura, distorta, quasi un sibilo, ma aveva capito quello che le aveva chiesto.
- a Kagome…-
- cosa?- disse lui improvvisamente, incrinando la sua voce.
- io sto pensando a Inu Yasha.- disse cercando di stringerla a se.
- devono essere in due posti diversi!- le spiegò.
- pensiamo alla capanna.- cercò di dirle mentre un altro strattone ancora più potente tentò di portare con se Sakura con una dolorosa presa, contrastata dalle braccia di Miura.
- d'accordo.- disse lei con le lacrime agli occhi per il dolore. E il vento si calmò, lo spazio intorno a loro si tranquillizzò e riuscirono a vedere la capanna.
Masaki lasciò andare Sakura guardandola attentamente.
Aveva dei grossi lividi neri sulle spalle, come se qualche minuto prima, ci fosse stato davvero qualcuno a loro invisibile che tentava di prenderla.
Si sentiva in colpa per averla stretta a se, in fondo sarebbero semplicemente andati in due posti diversi. Ma quando nella sua mente, mentre viaggiavano in quel vortice dorato, aveva sfiorato l'idea di lasciarla andare, si era sentito incredibilmente perso e solo e non era riuscito a pensare altro se non a tenerla stretta a se. Dopotutto lei era per lui, come lui era per lei, l'unico appiglio alla vita reale, non poteva neanche concepire di rimanere solo in quel mondo.
- uff, che fatica stavolta!- disse lei sorridendo.
- mi spiace, guarda che lividi hai sulle spalle…- affermò lui abbattuto.
- eh?- fece lei, sapeva bene di avere due grosse masse viola sulle spalle, ma non voleva che si preoccupasse.
- ma non è niente… l'importante è che siamo arrivati assieme.- disse semplicemente.
Masaki sorrise, dopotutto anche lei l'aveva pensata come lui.
- andiamo a cercare Kagome e Inu Yasha…- gli disse suscitando la sua sorpresa. Si guardò in giro, in effetti la capanne era vuota, non c'era nessuno. Loro, una scrivania di legno appoggiata alla parete, una piccola libreria con qualche volume e un letto, con sopra coperte colorate, un caminetto nel quale scoppiettava un fuoco vivo. In giro c'era una divisa scolastica e una cartella, delle scarpe da tennis e sulla parete un poster, probabilmente di qualche cantante.
- questa dev'essere la stanza di Kagome!- affermò il ragazzo convinto e sorridente.
- già.- rispose Sakura sghignazzando.
Era leggermente in disordine la stanza, ma si vedeva bene il tocco di una ragazza in quell'ambiente.
Si avviarono alla porta e uscirono all'aperto, aspirando a pieni polmoni l'aria pulita di quel mondo. Era fredda quell'aria. Probabilmente la prima volta che erano venuti non se ne erano accorti per la foga del momento, ma l'atmosfera che si respirava era totalmente diversa dalla loro realtà e bastava respirare a fondo una volta per rendersi conto inconsciamente di essere in un mondo parallelo.
A qualche passo da loro c'era un sentiero che conduceva in un bosco che li circondava anche alla loro destra, mentre alla loro sinistra c'erano le capanne del villaggio, lo spazio dove due giorni prima c'erano i feriti era sgombro ora e dava una sensazione troppo pacifica per essere vera.
Sakura sgranò gli occhi, mentre il suo cuore iniziò a battere con forza.
- non sarà successo qualcosa?- domandò in preda al panico.
- non penso…- disse sicuro Masaki.
- guarda, c'è del fumo che esce dai comignoli, vuol dire che le famiglie sono tornate nelle loro case.- spiegò semplicemente.
La ragazza tirò un sospiro di sollievo, guardando quella sottile linea grigia che saliva lentamente verso il cielo. In effetti non se ne era accorta fino adesso, ma in quel mondo faceva piuttosto freddo, probabilmente era inverno, eppure il giorno prima sembrava estate.
Lei era lì con la divisa estiva della sua scuola, eppure non lo sentiva il freddo. Aveva avuto troppe emozioni, ma pian piano il gelo che c'era nella terra saliva sulle sue gambe fino a raggiungerle il petto.
- sto iniziando a congelarmi.- disse dopo che erano stati qualche minuto fermi ad analizzare il paesaggio che gli era davanti.
- sì anch'io, è meglio che li aspettiamo dentro, tanto prima o poi arriveranno. Sapevano che saremmo tornati oggi.-
- okay, andiamo.-
Dopo che furono entrati si misero di fianco al caminetto acceso e aspettarono in silenzio. Era una strana sensazione essere in quella realtà.
Aspettarono li fermi un'ora.
- tu devi tornare a casa stanotte?- domando Masaki, improvvisamente.
- eh?-
- beh, se andiamo avanti così allora dovremo aspettarli qui e se non arrivano dovremo cercarli domani mattina.- spiegò arrossendo di colpo.
- ah già, hai ragione, penso che mio padre non se ne accorgerà nemmeno che non ci sono… o se se ne accorgerà come fa di solito quando torna e non mi trova chiuderà con lucchetti porte e finestre per non farmi entrare… quindi anche se non torno penserà solo che sono diventata oltre che pazza anche una teppista drogata.-
Spiegò piegandosi e abbracciando le sue ginocchia.
- mi sa che è un po' paranoico…- commentò poco delicatamente Masaki, ma il suo scopo era quello di scuoterla, da quella tristezza che la invadeva quando parlava di suo padre.
Lei rise nascondendo il viso, e per un attimo Miura pensò che stesse piangendo, poi però lei alzò lo sguardo e lui fece un lungo sospiro vedendo i suoi occhi contenti.
- in effetti!- commentò.
Non era più tempo per piangere e forse ridere non le faceva poi così male.
- sai, non lo sa nessuno del rapporto con mio padre nella nostra scuola, solo il preside che è d'accordo con lui, ma i miei amici non sanno niente, e io vivo sempre nel terrore che lui trovi in qualche modo i nomi e telefoni a casa loro, come ha fatto con tutti i miei amici delle medie.-
- cosa? Oh mio Dio! Ma come a fatto a scoprire chi erano tuoi amici?-
- beh, il preside vedeva con chi ero in giro e lo informava o addirittura informava le famiglie lui stesso.-
- orribile!- commentò perplesso e sconcertato il ragazzo.
Rimase un attimo in silenzio.
- ma il preside del liceo è anche un rappresentante del comune e ha poco tempo per queste cose, non si ricorda i nomi degli alunni che vede con me… spero sinceramente che non si ricorderà mai nessun nome…-
poi nascose di nuovo il suo sguardo, stringendosi le ginocchia.
- è un incubo.- disse soffocata dai singhiozzi che per un attimo le paralizzarono la voce, ma poi si trattenne, non era il momento. Sei un egoista! Si sgridò. Era una bambina ancora adesso, si era illusa di poter affrontare la cosa, ma in realtà poteva solo piangere, non riusciva a fare altro anche considerando quello che stava per affrontare.
Masaki stava per avvicinarglisi quando qualcuno spalancò la porta e li guardò negli occhi.
Inu Yasha e Kagome erano arrivati

CONTINUA...