Vetro

Se cerco di tornare indietro nel tempo, viaggiando con la mente, tutto per me si fossilizza in quell'istante. No, a dire il vero questo non è esatto... è molto più corretto dire che, per me, tutto trova un fine e un motivo in quel momento.
Forse è stato allora che è iniziato tutto.
Forse è allora che è caduta quella goccia di profumo dolce e pungente che nel tempo ha invaso, nella sofferenza ma anche in una sottile gioia nascosta, tutta me stessa.
Sì, deve essere allora che mi sono innamorata.

Cosa significa amare?
È una delle domande a cui non credo che troverò mai una risposta. Ma visto che sono inchiodata qui, in questo letto, senza nulla che il mio ormai debole corpo possa fare, non mi resta forse altro che pensare.
Chi sono io? Se mi voltassi, vedrei Shion dormire sulla seggiola, ma non ho nemmeno la forza di muovere il collo. È incredibile: è come se fossi altrove, tanto lunga è la distanza tra me e le mie percezioni, tanto grande è la fatica che devo compiere anche solo per muovere la mano. Così decido di continuare a fissare il soffitto. Questo soffitto anonimo.
Le luci sono abbassate. In questi ultimi giorni sono stata così male che anche la lampada dalla luminosità meno intensa, se accesa normalmente, mi brucia gli occhi.
Sto morendo, lo so benissimo.
Shion lo sa, ma non dice assolutamente nulla riguardo a quello che potrebbe succedere... anche domani. Non parla di cosa farebbe o di quanto soffrirebbe se restasse solo. Forse semplicemente non riesce nemmeno a realizzare di vivere una situazione simile. Mi viene da sorridere. Shion per molti tratti è così infantile. È davvero come un bambino...
E come un bambino credo che ora si aggrappi ancora a questa speranza che io sia al suo fianco fino alla fine. Quando mi sta accanto, i suoi occhi lo urlano: tu non morirai, tu non morirai!
Che sciocco. Lo sai anche tu. Io morirò, sto per morire...
In genere evitò di pensarci anche io. Ma forse stasera sono in vena di sentirmi più triste e malinconica del solito. Sono così stanca che quasi direi: va bene, sono pronta, fatemi morire. Così, è troppo difficile. Ma non mi voglio lasciare andare. Se io morissi, Shion sarebbe solo...
Dio, cosa devo fare? Non posso permettere che resti nella solitudine completa...

Ripenso al passato. Non riesco a dormire, e consapevole che la fine è vicina, rivivo la mia vita volando tra i ricordi. Come al termine di una bella vacanza, quando ripensi a tutto, sull'aereo di ritorno, e rimpiangi le occasioni mancate...
Ma in questo caso i miei rimpianti sono così tanti, rimpianti di una vita intera... e quindi mi vengono in mente anche le occasioni in cui ho sofferto...

I miei genitori, amandosi, abbandonarono il loro stato di kicies. Rimasero sconvolti quando, alla mia nascita, videro la kicie sulla mia fronte. Soprattutto mio padre... mia madre mi ha raccontato che pianse dal dispiacere...

Sin dalla mia nascita... sono stata segnata da questo simbolo...

Una volta cresciuta, seppi del sistema delle sovvenzioni.
Ma in quel momento... l'unica cosa che potei capire... è che la colpa era tutta della kicie che avevo sulla fronte.

La mia vita ruotava tutta intorno a questo...

Se non era più un kicies perché é morto? Perché Sarjarim è così cattivo?

Come, del resto, quella dei miei genitori...

Possiamo... solo cantare e piangere... Non ho potuto fare davvero nulla. Anche se siamo kicie-sarjarian... possiamo solo piangere... piangere cantando. Ma allora per quale motivo esistono i kicies? Sarjarim esiste davvero? Se esiste... perchè non ci dona sollievo?

Un simbolo inutile. Assolutamente inutile, sebbene ritenuto importante da chi non lo possedeva.

È colpa di Sarjarim!! Perchè devo essere odiata solo per colpa della kicie?!
Perchè devo farmi carico anche dell'odio che la gente nutre per Sarjarim? Io odio Sarjarim! Io non voglio più lavorare per lui! Non lo sopporto! Non lo sopporto!!

Siamo i messaggeri di Sarjarim in terra? Non è vero...

- Ma è una kicies, vero? Di solito ci si può vantare di essere amici di una kicies.-
- Non non ha importanza... anche se è una kicies, se non mi piace, non mi piace.-

Tra noi c'è una distanza, è vero, ma l'avete posta voi...

Vorrei parlare con qualcuno da pari a pari... ma non ci sono mai riuscita. Io per le persone sarò sempre e soltanto una kicies.

Questa distanza si chiama kicie.

A scuola... non ho mai avuto amici! Non ho neanche più una famiglia! Non ho mai vissuto come una persona normale! Sono sempre stata sola...

L'unica cosa che possiedo è questo simbolo...

Però... anche se comprendo... che sta provando... a essermi amico... i suoi occhi mi fanno capire... che ha tracciato una linea di separazione tra noi due... e mi ricordano che sono una kicies. Sono gli stessi occhi di Taki Res... e di tutte le altre persone che ho conosciuto.

Il simbolo che mi priva di tutto il resto, che mi allontana dagli altri.

- Mi dispiace... ma io odio i kicies.-

Ma cosa significa essere kicies? Non ho scelto io di nascere kicies!

- Tu sei una kicies, Mokuren... sicuramente puoi fare qualcosa! Aiutaci! Ti prego! Eri la migliore delle kicies... sono certo che puoi fare qualcosa! Salvaci! Non ce la faccio più! Ti supplico, Mokuren!! Salva la nostra terra!!-

Essere kicies non significa nulla. Ho solo un simbolo sulla fronte, e un certo tipo di sarces di diverso da tutti voi.

Devo prepararmi. D'ora in poi verranno tutti da me a chiedermi un miracolo. Nessuno mi tratterà come un semplice essere umano...

Sono un essere umano. Una persona normale. Siete solo voi che volete che io sia diversa.

- Io non conosco nemmeno le facce dei miei genitori. Non mi è rimasto niente. Riesco solo a pensare che Sarjarim mi ha rubato... tutto quello che dovevo avere per essere felice, e che poi ha voluto essere generoso con gli altri... soprattutto con voi kicies. Per questo vi ho sempre odiato. La violenza che ti ho fatto è stata una ritorsione.-

È vero, Sarjarim ha voluto donarmi questa kicie. Ma questo non significa che l'abbia fatto solo per generosità incondizionata. In cambio ha voluto molte cose: i miei genitori, i miei amici, una vita intera, insomma.
Se alla mia nascita mi avesse domandato se volevo la kicie, avrei certamente rifiutato.
Sarjarim non è stato generoso con me.

Sto solo cercando di consolarmi. Ma convincermi è inutile... perchè lui... ora mi sta chiedendo di essere kicies. Mi sta domandando la pietà di una kicies. Vuole che io sia quello che non ho mai voluto essere. D'accordo.
Per te sarò una kicies. Basta che non mi lasci. Probabilmente sei la persona che si è sentita più sollevata... nel vedere che la kicie sulla fronte non mi ha lasciata.

Odio il mio stato di kicie. Non voglio esserlo.
Ma se sei tu a chiedermelo... allora lo sarò.
Le differenze non sono assolute. Io sono una kicies solo perché voi, perchè il mondo, la gente, vuole che io lo sia. Non posso essere una persona normale con un simbolo sulla fronte? Con un sarces che le permette di parlare con le piante, così come ci sono persone che hanno sarces che permettono loro di teletrasportarsi?

(Sarjarim... ruberò la tua figlia prediletta prima che vada in paradiso.
Un idolo é solo un idolo.... e ora te lo dimostrerò.
La tua figlia prediletta diventerà una donna... e di tutto ciò che è santo in lei non rimarrà niente.
Tutta la nostra storia ha visto i kicies vivere nello splendore... Sotto di loro i più sfortunati hanno patito un mondo di lacrime. Solo per un simbolo sulla fronte questa donna stava in paradiso... Ora è il momento di prendersi la rivincita.)

Non ho mai sostenuto di non essere un idolo. Ma lo sono solo perchè siete voi a idolatrarmi.
Non mi sono mai considerata santa. Non so nemmeno se Sarjarim esiste davvero.
Tutta la mia vita è stata decisa e condizionata da un simbolo. Non ho voluto io essere kicies, come tu non avresti voluto essere un orfano di guerra. Non siamo noi a decidere il nostro destino. Credo che tu lo sappia meglio di me.
Ma, quando mi stai di fronte, sembri dimenticarlo, e ti comporti come se io fossi colpevole della mia condizione.

La mia vita non è stata una passeggiata, Shion. È vero, materialmente non mi è mai mancato nulla, ma anche io ho sofferto.
Non conosco bene la tua storia, so che hai avuto un'infanzia difficile e non voglio certo giocare a chi ha sofferto di più, o fare la vittima... ma perché mi hai sempre trattato così male?
Che sciocco che sei, solo ora che sono al capolinea diventi gentile con me.
Ma nonostante tutto questo, io mi sono innamorata di te.
Quando è successo?
- È perché tu hai una kicie sulla fronte. È vero! Tu sei una kicies... è naturale che tutti ti guardino.-
Sì, deve essere allora che mi sono innamorata.
Sono una donna come le altre. Desidero essere accettata e non discriminata. Se, anche solo per un momento, sei in grado di considerarmi una qualsiasi... sarà in quel momento che tu per me sarai qualcuno di speciale.

È una percezione sottile. Sono certa che in fondo puoi capirmi. Perchè non è stata quella l'unica volta in cui l'hai fatto.
- Perchè non canti? È strano... non ne hai più voglia? Già, forse è normale.-
Credo che entrambi conosciamo bene il peso di un destino che ci segna da sempre. Ma tra noi due c'è un muro di vetro che non riusciamo a distruggere. O che non vogliamo distruggere.
È molto strano.... Non ho mai realizzato queste cose così lucidamente. Aspetta... ora ti chiamo. Ti sveglierò. Parleremo.
Ci capiremo. Manderemo in frantumi quel muro...
Aah, no, non riesco a chiamarti. Dalla mia gola, arida, non esce nessun suono. Sento che sta sopraggiungendo il sonno...
Non ci riesco... non ora...
Ma lo faremo.. romperemo quel vetro, credici...
Magari... in un'altra vita...

FINE