OSSESSIONE

Capitolo primo:


Fox Mulder guardò l'orologio: le dieci e dieci del mattino. Quella giornata non passava mai, Scully era andata per la solita visita di controllo, lui non aveva osato chiederle di accompagnarlo e si era anzi offerto di mandarle avanti alcune relazioni che doveva presentare. Ma non riusciva ad andare avanti, pensava sempre a lei.
Anche se il cancro era andato in remissione, c'era sempre la paura remota che si potesse ripresentare; e per lui, in ogni caso, l'idea della sua Scully (perché per lui, nel suo cuore lei era la sua Scully, la sua donna!) sottoposta ad esami anche fastidiosi era qualcosa di terribile.
Doveva sempre farle quel discorso, un giorno o l'altro. Dirle tutta la verità, di quanto la amasse, di quanto tenesse a lei, di quanto la volesse come donna. Ma lo rinviava sempre, cercando però ogni giorno di dimostrarle qualcosa del suo affetto con tanti piccoli gesti. Come anche aiutarla a fare una relazione. Si mise al lavoro, guardando l'ora, e desiderando che lei fosse lì con lui, anche solo a lavorare in silenzio l'uno vicino all'altra.
C'erano delle diapositive da scansionare. Mulder e Scully avevano chiesto più volte all'Economato un apparecchio, ma non erano riusciti ad ottenerlo. Non che la loro situazione fosse diversa da altri, per carità. Per cui, doveva andare nel laboratorio al secondo piano, e vedere se c'era un tecnico disponibile. Si diresse in fretta, per non perdere tempo.
Nel laboratorio c'era una tecnica nuova, giovane, sui ventiquattro anni circa, castana, abbastanza graziosa. Mulder le diede subito le diapositive da scansionare e poi notò:
"Nuova?"
"Sì, signore, ho iniziato a lavorare ieri. Mi chiamo Louise Kingston".
Louise era davvero in gamba: si vedeva che era una tecnica diplomata, non una raccomandata, e Fox Mulder si sentì in dovere di farle i complimenti:
"Sei davvero in gamba, sai? Ah, a proposito, chiamami Mulder dammi pure del tu!" e poi uscì fuori per ritornare al suo posto.

Louise rimase in silenzio: che uomo. Era il suo uomo, aveva deciso. Bello, coraggioso, forte, gentile, buono. Il suo intuito gliel'aveva detto appena lui era entrato. Era suo, era per lei. Doveva averlo, contro tutto e contro tutti. Non sarebbe stato come le altre volte. Lui l'avrebbe protetta contro il buio dentro di sé e lei sarebbe stata sua. Un vero uomo. "Mio", si disse, "sarai mio per sempre!"
Si mise al computer ed iniziò a cercare informazioni su Fox Mulder. Aveva capito come accedere all'archivio. Un gioco da ragazzi, davvero. Lei era bella ed intelligente, la donna giusta per lui.
Lesse l'indirizzo di Fox Mulder e se lo annotò. Avrebbe ricevuto una sua visita, molto sovente. Poi lesse la sua data di nascita: giusto per lei come età, più anziano e quindi più esperto a rivelarle ogni piacere. I suoi genitori: bene, ottima famiglia, gente ricca. Aveva subito una perdita, quella della sorella. Bisogno d'affetto, lei gliene avrebbe dato tanto. Celibe, molto bene. Lei sarebbe stata la donna giusta. In gamba, brillante, lavoratore. L'uomo perfetto. Ora doveva solo convincere lui.
Uscì dall'ufficio per andare a prendersi un panino ed incontrò miss Brown, dell'Ufficio Personale:
"Io aspetto sempre quei due tuoi documenti, ti ricordi?"
"Oh, mi scusi, sa ho appena fatto trasloco..."
"Certo, mi hai fatto avere le copie, ma sai che poi in via definitiva servono gli originali!"
"Certo, certo, non mancherò". Doveva trovare il modo di fare dei falsi. Non dovevano sapere di lei, tutta la sua storia. Miss Brown andò a prendersi un caffé, pensando che comunque avevano fatto un ottimo acquisto con quella tecnica di laboratorio, preparata, efficiente, educata con tutti. Pazienza per due pezzi di carta, una ragazza così precisa non poteva avere dei problemi.

Alle quattro del pomeriggio la porta dell'ufficio di Fox Mulder si aprì: era Dana Scully.
"Oh, Scully, non dovevi venire, oggi...."
"Come vedi ce l'ho fatta: è tutto a posto, qui come va?"
Fox si appoggiò un attimo impercettibile alla scrivania: grazie al cielo non c'erano novità, non l'avrebbe di nuovo persa, oddio, la vita senza di lei non aveva senso, non aveva senso...
"Ho finito la relazione, ho fatto anche le scansioni!"
"Grazie, sei stato molto gentile!"
E di che grazie, pensò lui, per te io farei ogni cosa, figurati una stupida relazione...
"Ho poi altre diapositive da scansionare, facciamo domani?"
"D'accordo!"
"Novità di casi?"
"Niente... Attendevo spunti dai guerrieri solitari, ma quei tre pazzi sono andati ad Atlanta per la fiera del fumetto!"
"I fumetti?"
"Non lo sapevi? Frohike è un patito di Disney e di, beh, hai capito cosa altro cerca... mi ha telefonato trionfante di aver trovato degli albi originali in italiano di un certo Manara... Byers è tutto per i supereroi Marvel, mentre Langley stravede per i manga! Le ultime loro telefonate sono state all'insegna di Manara, Topolino, Superman, l'Uomo Ragno, Pokemon e Sailor Moon!"
"Ognuno ha i suoi gusti..."
"Già, piacciono anche a me i fumetti, certo che preferisco quando mi danno notizie sugli Ufo..."
E poi pensò quanto poco sapessero l'uno dell'altra. Quanto era bello stare a parlare con lei. Quanto sarebbe stato bello rimanere con lei.

Alle sei di sera si salutarono per andare a casa nel parcheggio. Mulder si mise in macchina e partì: voleva stare a casa, il suo appartamento, che era il nido segreto di ogni tipo di fantasia che faceva su Scully. Non vide che dietro di lui c'era un'altra macchina, che percorse la sua stessa strada.
Louise lo seguì fino al suo palazzo, e silenziosamente entrò dietro di lui. Appartamento 42: molto bene. Riuscì ad individuare con facilità le sue finestre dalla scala antiincendio e si piazzò lì, guardando lui, guardando cosa faceva.
Che bello che era mentre si toglieva la cravatta (potergliela togliere lei!), la giacca, la camicia e si infilava una t-shirt. Aveva un corpo perfetto, i suoi bicipiti erano fatti apposti per stringere una donna, per stringere lei... Lo vide accendere il computer, controllarsi la posta, fare una telefonata a dei suoi amici, prepararsi la cena, mangiare. Poi lo vide che si spogliava per la doccia. Dio mio, che uomo. Un torace perfetto, da baciare e palpare e su cui addormentarsi, vinta. Due gambe fatte apposta per piegarti ai suoi voleri. Una schiena a cui aggrapparsi nel momento massimo dell'estasi. E poi il suo pene, grosso, perfetto, pronto a dare piacere. Louise si era chinata in basso, ed aveva infilato una mano tra le sue cosce, sopra le mutandine. Si toccava, guardando lui, come era bello.
Dopo la doccia lo vide mettersi sul divano con indosso un paio di boxer: perfetto. Si attaccò una videocassetta, un vecchio film di fantascienza, L'invasione degli ultracorpi. E poi lei vide che sussurrava: "Scully...."
Chi era Scully? si chiese Louise mentre lui tirava fuori dai boxer quel fenomeno che aveva tra le gambe ed iniziava a stringerlo e menarlo socchiudendo gli occhi ed invocando quel nome di donna?
Scully era qualcuna da eliminare, concluse Louise. A malincuore dovette andarsene, la pensione in cui era, una pensione per giovani donne, chiudeva alle dieci di sera e mentre se ne andava vide un bellissimo cartello sulle finestre di un appartamento proprio vicino a quello di Mulder: "Affittasi".
Lei sarebbe stata lì, vicina a lui, e guai a chiunque si fosse avvicinata.

Fox Mulder si rilassò sul divano: sempre la stessa storia, da anni. Sentiva quel bisogno, quel bisogno che per molti è relegato al periodo dell'adolescenza. Ma per lui era un modo per sognare Scully, per sognarla sua. Le sue fantasie erano le più pazze ed audaci: avvinghiati in macchina, lei con le gambe aperte sul divano e lui in mezzo a riempirla di sé in tutti i modi, lei e lui in piedi contro il poster nel loro ufficio, lui affondato dentro di lei, lui che la spiava a farsi il bagno e poi entrava con lei nella vasca, lui che la rovesciava sul tavolo di cucina, lui che si inginocchiava davanti a lei in ufficio... Sognava a volte anche che lei e lui venivano presi dagli alieni e che lui doveva fare l'amore con lei a scopo di una sperimentazione: ed era il sogno più folle, in mezzo ad un'astronave immaginaria e a dei tubi che controllavano ogni loro funzione, toccarla, leccarla, baciarla, possederla.... Se lei l'avesse saputo..... Eppure lui la voleva tanto, ma non per pura lussuria, per essere in comunione fino in fondo, per conoscere ogni cosa di lei, per vedere come veniva, cosa singhiozzava nei momenti più intimi... Strano: quella sera si sentiva spiato. Ma scacciò via i pensieri, tornando a se stesso, di fronte agli alieni, che diceva loro che potevano fare esperimenti ma solo se stavano a certi patti... E poi si buttava sopra di lei, su quella piattaforma, e mentre quelli guardavano da un'altra parte, su un monitor che faceva loro vedere l'accellerazione delle pulsazioni e l'eccitazione crescente, lui faceva Scully sua, sentendola tutta intorno a sé, finché non effondeva il suo amore dentro di lei, sciogliendosi... Un'altra sera così. Ma per lui o c'era Scully reale, o Scully in sogno, o nessun altra. E sarebbe stato per sempre così.

 

Capitolo secondo


Che bello entrare in ufficio e vedere Scully: era questo il pensiero di Fox Mulder l'indomani mattina, appena arrivato al lavoro.
"Tutto a posto?", le disse sorridendole timidamente, come un ragazzino innamorato della sua professoressa.
"Certo", disse lei, "sai credo che oggi ce ne diranno di tutti i colori dietro, dobbiamo scansionare un'ottantina di diapositive".
"Guarda, c'è una nuova tecnica bravissima, andiamo, su".

Louise aveva accennato quella mattina a Suor Mary Jane, direttrice del pensionato dove aggiornava, che probabilmente aveva trovato un altro alloggio dove andare a vivere. Aveva telefonato al proprietario, che risiedeva fuori Washington, e che aveva accettato comunque di vederla quella sera, all'uscita del lavoro. Sorrise vedendo entrare il suo cavaliere, il suo uomo. Ma era con una lei, e la chiamava Scully. Scully doveva essere la puttana che lo faceva soffrire, quella che non lo meritava, la nemica da abbattere per lei. Come la guardava, con infinita adorazione, tenerezza, amore... Il tarlo della gelosia entrò in Louise sempre di più, mentre efficientemente lavorava alle diapositive per lui.
"Come stanno i Gunmen?", gli chiedeva lei.
"Si stanno divertendo: Langley mi ha mandato un messaggio, dice che è senza soldi...."
"Meglio per loro... Novità?"
"Boh, nel Tennessee una ragazza è sparita per due giorni e dice che è stata rapita dagli alieni... mi sa che voleva fare una bella tagliata da scuola, ho letto i rapporti..."
"Mulder sei diventato scettico????"
"No, è che sono stato adolescente anch'io, solo che io non avrei mai inventato che mi avevano rapito gli alieni!" e sorrise tristemente. Scully gli prese timidamente la mano, lui ricambiò la stretta con tenerezza ma decisione. Scully arrossì un attimo: c'era qualcosa di strano e di indefinibile che la prendeva tutte le volte che era vicina al suo collega, soprattutto nell'ultimo periodo. Poi tentò di darsi un tono:
"Cosa inventavi per tagliare da scuola?"
"Beh, che la scuola era andata a fuoco, che tutti erano malati, cose più normali...." Scully capiva come si sentiva il suo collega tutte le volte che si parlava di sparizioni misteriose si sentiva chiamato in causa: sua sorella non era mai più tornata, e anche lei era sparita e non ricordava niente. Sua madre le aveva detto come era Mulder nel periodo della sua sparizione: disperato, sempre a casa sua a mettere a posto e ad accarezzare le sue cose, sempre da sua madre, spesso in silenzio, pensando a lei. Le diapositive intanto erano finite e i due agenti tornarono in ufficio.

Louise rimase lì: doveva distruggere quella strega, distruggere quello che provavano quei due, lui doveva essere solo suo, per sempre per sempre per sempre. Meglio conoscerla per combatterla.
Louise iniziò a leggere notizie sul suo conto accedendo all'archivio. Non sposata.   Una troia quindi. Laurea in medicina, poi Quantico poi agente federale. Arida donna in carriera incapace di amare. Bene, molto bene. Riuscì ad accedere anche all'archivio medico. Aveva avuto un cancro, era un catorcio. Sparita misteriosamente, chissà dove era andata, troia. Interessante, disse a se stessa, quando riuscì ad accedere ad un dossier segreto: pare che fosse sterile. Da eliminare senz'altro, eliminare e squalificare.
Andò in un sito pornografico, tanto non era l'unica a farlo. Prese un account di posta e compose un messaggio di insulti osceni a lei. Poi glielo mandò. Il tuo collega capirà la puttana che sei.

Erano le sei e mezzo di sera quando Fox Mulder ritornò a casa. La porta dell'appartamento 40, vicina alla sua era aperta, e Johnston il proprietario, lo accolse con molta cordialità.
"L'ho appena affittato ad una persona che mi ha detto che la conosce!", disse indicandogli Louise.
"Oh, chi si vede! La nostra efficientissima tecnica di laboratorio! Benvenuta!", fece lui e poi entrò in casa sua, pronto per un'altra serata a crogiolarsi con Scully.
Louise pensò: Presto non sarò più una tecnica di laboratorio, ma la tua donna, la tua vera donna. Ora sono qui e non ti lascerò più.

Patrick Cayard scese davanti alla pensione del Sacro Cuore: era stato fortunato a trovare quella traccia. Doveva riportarla a casa presto, prima che rifacesse danni, e per fortuna che aveva trovato quel taxista ispanico che si ricordava di quella senorita bionda che aveva accompagnato lì un mese prima. Una suora sui sessant'anni lo accolse con cordialità:
"Sono Suor Mary Jane la direttrice. Posso esserle d'aiuto?"
"Mi chiamo Patrick Cayard, sono di Toronto, sono un detective e sto cercando questa ragazza!" e le mostrò una foto.
"Ma è Louise Kingston!"
"Ha usato il nome Kingston... Si chiama in realtà Binders..."
"Cosa ha fatto?"
"E' una storia complicata.. E' fuggita da un manicomio giudiziario..."
"Come?"
"Vede, a 14 anni ha commesso un duplice omicidio..."
"Ma come è possibile?"
"Ha una personalità ossessiva e contorta. Le due persone che ha ucciso erano due suoi compagni di scuola: si era innamorata del ragazzo, Fred, e dato che lui le preferiva un'altra ragazza, Susan, li ha sequestrati, drogati, seviziati per delle ore e poi uccisi!"
Suor Mary Jane sgranò gli occhi: aveva ospitato nel suo convitto ragazze drogate, immigrate, prostitute, ragazze madri, anche un paio di ex detenute ma questo era orribile.
"Ma è sicuro?"
"Sì. Al processo le è stata riconosciuta l'infermità mentale ed ha scampato il carcere. Ma è lucidissima, intelligentissima. Ha il pallino dell'elettronica. Vive in un mondo tutto suo, da fotoromanzo, e guai se qualcosa non va come dovrebbe... Non è cambiata, e può rifarlo di nuovo. Mi dica dove è, la prego?"
"Se ne è andata stamattina, mi ha detto che ha trovato un nuovo alloggio!"
"Come si mantiene?"
"Mi ha detto che lavora alla biblioteca nazionale.... si rivolga all'FBI, la prego!"
"Madre, preferisco fare da solo, grazie!"
Patrick uscì di corsa: doveva ritrovarla prima che rifacesse quello. Quello che aveva fatto a suo fratello e alla sua fidanzatina. Ricordava ancora allora, dieci anni prima, quando lui, dall'alto dei suoi diciassette anni, aveva impedito ai genitori di entrare nell'obitorio per vedere i cadaveri. Quella era un mostro, un mostro travestito da ragazzina di 14 anni. Una ragazzina con una famiglia normale, due genitori adorabili, una sorellina minore, ma che aveva come hobby quello di torturare cani e gatti; che leggeva romanzi rosa ed erotici e pensava che la realtà fosse semplice e schematica. Che puniva chi non la desiderava o chi non la divertiva, massacrando. Patrick chiese a qualcosa di oscuro dentro a sé di poterla uccidere una volta per tutte, di poterla eliminare. Ma prima doveva trovarla, e sentiva che qualcun altro era in pericolo, in pericolo serio.

 

Capitolo terzo

Dana Scully accese il pc ed andò subito a controllare la sua posta elettronica, come faceva ogni mattina in ufficio. C'erano decine di messaggi osceni e minatori.
"Cagna merdosa sei indegna di vivere, rozzola nella merda e basta". "Ti ucciderò, pompinara bastarda". "Ti piace che ti sfondi, vero?" eccetera. Venivano tutti da un account di posta di un sito erotico, erano tantissimi, e continuano ad arrivare.
Fox vide che era perplessa, ed andò a vedere: "Cosa c'è?" Rimase davvero disgustato ed interdetto dal tono dei messaggi. Odiava le molestie sessuali, di ogni tipo, soprattutto quelle gratuite. Disse alla sua collega:
"Controlla se continuano ad arrivarti, oggi tornano i Gunmen, loro dovrebbero riuscire a scoprire chi te li manda..."
"Avrò pestato i piedi a qualcuno...."
"No, non credo. Può essere qualcuno che ti conosce, e che ti spia... Stai molto attenta, intesi?" e si disse, ed io veglierò su di te. Non tollerava che qualcuno ferisse Scully, non lo tollerava. Anche un messaggio volgare ed osceno era per lui un'offesa assurda. Lui la desiderava, e faceva su di lei i sogni più audaci e teneri e sfrenati e selvaggi ma non avrebbe mai fatto una cosa come questa. Pensò per un attimo che Scully avrebbe anche potuto sospettare di lui... Ma poi scacciò l'idea, era assurda. Ma avrebbe vegliato su di lei.

Louise sorrideva: stava ben ben insultando quella puttana, da un comodo Pc dell'FBI. Non sapeva una cosa: che da quel giorno era stato messo in funzione un sistema per intercettare i siti visitati dal server centrale. Ma cosa importava? La troia doveva essere tolta di mezzo. Quel pomeriggio aveva chiesto di averlo libero, perché doveva esplorare l'alloggio del suo vicino di casa, doveva capire tutto su di lui.... perché fosse suo per sempre.

Patrick Cayard osservò costernato il volto dell'impiegato della Biblioteca Nazionale che gli diceva che quella ragazza non aveva mai lavorato per loro. Una bugiarda, astuta come poche, ecco cosa era, oltre che un'assassina. Suor Mary Jane gli aveva detto di rivolgersi all'FBI ma lui non voleva. Voleva trovarla ed ucciderla lui, una volta per tutte. L'avrebbe rintracciata, avesse dovuto passare al setaccio tutta Washington.

Louise aprì con il passepartout che si era procurata la porta dell'appartamento 42. Era eccitante. Il profumo di lui era in ogni cosa, dappertutto. Un profumo di uomo, eccitante ed incredibile. Dopobarba misto a sperma misto a sudore. Si inebriò con quell'odore sul divano, leccandolo e baciandolo. Poi guardò i suoi libri, quanti interessi aveva. E le sue riviste per adulti, le sue videocassette. Gli piacevano le donne con i capelli rossi. Aveva una predilezione per il sesso orale e il toccare fino allo sfinimento. Meraviglioso meraviglioso da fare. Trovò la sua agenda. E inorridì. Vicino al nome Scully c'era sempre un cuoricino. C'erano scritte frasi come Scully ti adoro, Scully ti ringrazio perché esisti. Doveva togliergliela dalla testa, ma dopo che l'avrebbe uccisa e avesse fatto lui suo, tutto sarebbe stato diverso. Louise uscì dalla casa, ed entrò nel primo parrucchiere che trovò. Chiese di farsi rossa, come piaceva a lui. Era arrivato il momento di iniziare a conquistarlo.

Fox Mulder sorrise vedendo venire verso di sé i tre Gunmen: Frohike aveva un cappello di Topolino con le orecchione, Byers aveva la maglietta di Superman e Langley stringeva un enorme Goldrake di gomma gonfiabile.
"Bello tornare bambini, vero?", disse lui.
"Bellissimo. Lo sai che nei dintorni di Atlanta si dice che girino dei fantasmi?"
"Cos'è la storia della ragazza che incontri fuori dalla discoteca e poi scopri che è morta da dieci anni?"
"No, sono storie più complesse!"
"Beh, ne parleremo. Ho bisogno di una mano da voi: c'è qualche perditempo che manda da stamattina messaggi osceni e gratuiti a Scully: mi potete aiutare a capire chi è? Vorrei sapere se è un pericolo reale, o solo virtuale!"
"Ogni tuo desiderio è un ordine!", disse Langley, mentre Goldrake gli scivolava per l'ennesima volta di mano.
"Portami quel vigliacco e vedrai cosa gli faccio!", disse Frohike.
"Ci mettiamo subito al lavoro", fece Byers, "gli X-Men possono aspettare!"

Miss Brown doveva assolutamente riordinare tutti i documenti sul personale. Mancavano quelli di Louise Kingston. Di colpo si diede della stupida. Poteva fare una ricerca sull'anagrafe via Internet, peccato che lei a più di cinquant'anni trovasse un po' problematico usare questo strumento. Ma se era da fare...
C'erano registrate 15 Louise Kingston. Nessuna risiedeva a Washington o nei dintorni. Avevano tutte età diverse, non ce ne era una che avesse 24 anni. La più vicina a lei come età aveva 30 anni, ma era di colore e stava a San Francisco. Non era il suo vero nome. Aveva mentito. Miss Brown guardò meglio i documenti e videro che non erano solo copie: erano fatte benissimo, ma erano falsi.
Perplessa, controllò la posta. C'era un appello, uno dei soliti appelli che arrivavano nella posta elettronica. Ma era inoltrato dalla figlia di sua cugina che viveva in Canada.
"Fuggita da un manicomio giudiziario..." Una ragazza, Louise Binders, pluriomicida, condannata al manicomio giudiziario, era fuggita. Era pericolosa. C'era anche una foto. E Miss Brown rimase a bocca aperta: era Louise, era lei. Fece delle ricerche anche nell'anagrafe canadese: e trovò tutto su di lei, con tanto di foto, e tutta la sua storia.
Parlarne con qualcuno? Doveva farlo, doveva farlo. Ma era in ritardo, aveva un controllo medico a cui doveva andare, qualche problema al seno... Salvò tutto in una directory a parte, chiuse ed uscì. Ma prima lasciò un messaggio alla segretaria del vice direttore Skinner. Lui era la persona giusta con cui parlare, se non altro per quella loro vecchia storia di tanti anni prima che aveva lasciato entrambi molto amici e senza rancori: una storia in cui lei, più vecchia di lui e già impiegata, si era lasciata travolgere dalla passione per questo giovane e prestante agente federale. Poi era stata lei a presentargli Sharon, sua moglie.

Ora Miss Brown era più sollevata: l'esito della mammografia era stato buono. Si sedette nel dehors di una tavola calda per bersi un caffé rinfrancata. Ed allora la vide, Louise, la tecnica modello che nascondeva quel tragico segreto. Voleva parlarle un attimo, capire, poteva essere cambiata, volersi rifare una vita, aveva l'età per essere la figlia che non aveva avuto, la figlia che avrebbe voluto dare a Walter Skinner.
"Louise ti devo parlare... Perché hai mentito?"
"Lei non può capire... sono tutti cattivi con me, io sono innocente, sono innocente..."
Louise fuggì in lacrime. Miss Brown la seguì, non le avrebbe fatto del male. Louise si insinuò in un vicolo, miss Brown le andò dietro.
Aveva fatto un ottimo affare a tenerla d'occhio si disse Louise, mentre estraeva la pistola con il silenziatore e uno dopo l'altro esplodeva dodici colpi contro quella rompipalle. Ottimo affare. Come imparare a sparare, tanti anni prima. Ora la sua strada era libera, verso il suo uomo.

Patrick Cayard aveva girato tutto il giorno: ora, con un po' di calma, stava osservando la vetrina di un negozio di articoli sportivi. Come piaceva a Fred giocare a pallacanestro, proprio tanto... Di colpo, nella vetrina, vide passare un'ombra, un'ombra che gli sembrava di conoscere.. Si girò, doveva essere lei, doveva essere lei. Cercò di raggiungerla, ma quella riuscì a salire su un pulman in partenza. Un pulman di cui lui vide di sfuggita la destinazione, Martha Vineyard, un nome così. Poi udì un urlo di uomo:
"Hanno ucciso una donna, qui nel vicolo!!!!"
Un campanello di persone si raccolse lì, tra cui Cayard. Era una donna di una certa età, crivellata di corpi. Aveva ricominciato ad uccidere...

Louise si fece una doccia, nella sua nuova casa, vicina al suo uomo. Lo sentì rientrare, in ritardo, come odiava quella puttana di Scully per averlo trattenuto in ufficio. Poi indossò quella guepiere che aveva comprato con tanta gioia quel pomeriggio dopo aver ucciso la rompipalle. Ed andò a suonargli...

Fox Mulder aprì la porta e fu stupito di vedere la sua vicina di casa, la tecnica dell'FBI vestita così.
"Hai bisogno di qualcosa?", ebbe il tempo solo di chiederle quello che lei gli fu addosso e lo baciò con tutta la sua passione. Non aveva sospettato una forza simile in una ragazza più piccola di lui. Per un attimo si abbandonò, ma poi si tirò indietro disgustato, non era Scully a baciarlo e lui voleva lei, non sopportava le labbra di un'altra donna, anche se giovane e carina, e la sua lingua che entrava in lui, era Scully che sognava, di cui voleva sentire l'alito, di cui voleva esplorare la bocca con la lingua ed essere esplorato, sulle cui labbra voleva posare le sue, con tenerezza, passione, devozione, amore.
Con un braccio quella specie di furia lo teneva fermo, con l'altro e la mano era scesa all'altezza del suo inguine, ed iniziava a premere contro da fuori. Poi gli tirò giù la cerniera dei pantaloni, infilò dentro la mano, e attraverso i boxers iniziò a premere sulla prostata e sulla cappella, per eccitarlo.
Fox Mulder era un uomo giovane, con dei desideri. Ma anche se una parte del suo corpo lo stava tradendo, non accettava di condividere il suo piacere con una donna che non lo amava... Con uno scrollone si liberò di Louise:
"Basta, cosa vuoi?"
"Te", disse lei, umettandosi le labbra e mettendo in mostra il seno.
"Ma io invece non ti voglio, perché non ti amo... Non ti offendere, il sesso è meraviglioso, ma solo se sei in comunione con la persona giusta..."
"Chi, la persona giusta, quella troia della tua collega? Un'arida donna in carriera, sempre pronta a fregarti, che in più non ti darà mai  un figlio!!!!   Io sono la donna giusta per te!!!"
Fox Mulder si sentì come colpito allo stomaco: lui accettava le battutine dietro dei colleghi, spettrale e compagnia bella, accettava ogni offesa ed ogni colpo, ma non che qualcuno osasse insultare Scully.
"Non sai neanche di cosa parli?", le disse infuriato, trattenendosi a fatica dallo schiaffeggiarla, "e non ti devi permettere. Ed ora scusa ma ho da fare!" ed entrò sbattendo la porta.
Louise urlò nel corridoio:
"Tu sarai mio per sempre, contro tutto e contro tutti!!!!!" Doveva riutilizzare il piano dell'altra volta, e se lui non si manifestava degno di lei, avrebbe fatto la fine di quell'altro.

 

Capitolo quarto.

Walter Skinner entrò nell'obitorio: era stato convocato ad identificare un cadavere di una donna che aveva in tasca un appunto su di lui. Emily Brown. La sua Emily Brown, che non si era mai sposata dopo che si erano lasciati, tanti anni prima. Era morta, in modo assurdo, crivellata di colpi. Avrebbe trovato chi l'aveva uccisa, l'avrebbe trovato. Il medico legale gli fece notare che non c'era nessun furto: Emily aveva i suoi 200 dollari in tasca e la sua catenina d'oro a posto. Aveva un altro foglietto, oltre a quello con il suo nome. Sopra c'era scritto Louise, un nome semplice.
Skinner uscì in preda ai suoi pensieri, chissà se Mulder e Scully potevano dargli una mano. Un uomo giovane gli si avvicinò:
"Mi scusi, io credo di sapere da chi è stata assassinata quella poveretta!"
"Lei chi è?"
"Patrick Cayard, sono canadese". E Patrick raccontò tutta la storia, tutta la sua storia. Skinner lo ascoltò e poi gli disse:
"La troveremo!"

Louise guardò le corde, il narcotico, il coltello, la frusta e le sigarette pronte... Sarebbe stato perfetto, bisognava solo aspettare, solo aspettare. Udì un rumore, lui stava tornando a casa. Benissimo. Poco dopo sentì uno scalpicciare sulla scala: si affacciò leggermente, era la puttana, la   puttana venuta da lui, maledetta.

Dana Scully doveva parlare con il suo collega di cosa era successo ad Emily Brown. Skinner aveva chiesto una loro mano. Dovevano dargliela. Era sovrapensiero, e non sentì il rumore dietro di sé, lo sentì soltanto troppo tardi, quando l'ago della siringa con il narcotico era già entrato nel suo collo....
Fox Mulder stava riordinando alcune cose nella sua cucina, aveva ricevuto la telefonata di Dana e la aspettava, con piacere, perché per lui lavorare con lei era sempre stato un piacere... Non sentì il fruscio... Louise colpì anche lui, iniettandogli il narcotico. Ottimo: la prima parte era andata.

Dana Scully emerse dal sonno: cosa era successo? Era legata ad una sedia, nell'appartamento di Fox, con la mani dietro alla schiena. Lui era ammanettato ad una poltrona, ed anche lui si stava svegliando. E in mezzo c'era una ragazza in guepiere... la conosceva, era Louise, la tecnica di laboratorio.
"Ben svegliata, puttana!", le disse voltandole la faccia con una sberla. Scully sentì dolore, ma sentì ancora più forte il gemito di orrore di Mulder. Si girò verso Louise:
"Cosa vuoi da noi?"
"Voglio Mulder, voglio il mio uomo, Fox Mulder, non sarà tuo, pagherai per cosa gli hai fatto!" e le tirò un pugno nello stomaco.
"Lasciala, ti prego!", la voce di Mulder era rabbiosa e rotta dal pianto, "non farle male, non farle male..."
"Ma come, dopo tutto il male che ti ha fatto lei, non sei contenta che io faccia soffrire questa troia?"
"Lei non mi ha fatto nessun male, nessun male... è stata la cosa migliore della mia vita..."
"Ah, ti ha stregato, al rogo, come tutte le streghe, allora!" e avvicinò ai capelli di lei l'accendino acceso...
"No", urlò Mulder, "non farle del male...."
Senza fiato per il pugno ricevuto, Dana chiese:
"Cosa gli ho fatto di così orribile?"
"So tutto di te troia: ti hanno assegnata a lui perché lo spiassi e lo squalificassi, perché lo rovinassi, dì la verità, coraggio!" e la rischiaffeggiò.
Lei disse:
"Mulder, perdonami, ma all'inizio era così.. Poi ho cominciato ad apprezzare il suo lavoro, il suo impegno, lui come persona..."
"Gli hai messo gli occhi addosso, puttana!!! Ma lui è predestinato a me!!!! Tu lo farai solo soffrire, sei una schifosa donna in carriera, sterile, buona a nulla..."
"Ora basta!", sbottò Fox Mulder, "è lei quella di noi due che ha sofferto di più... Per colpa mia è stata rapita, sottoposta ad esperimenti..."
"Si sarà solo divertita, troia come è!", fece Louise. Mulder sbottò:
"Tu non sai cosa le possono avere fatto, cosa fanno a ragazze e donne giovani!" Sapeva che Scully ricordava poco o niente, ma aveva letto le testimonianze sotto ipnosi di due giovani che raccontavano di sonde inserite in ogni orifizio fino ad essere umiliate, di esperimenti a sfondo sessuale, di dolore e panico. E a Scully era stato fatto questo, probabilmente.
"E poi non l'ha scelto lei di essere sterile... Scully sarebbe per quello che ho visto una madre migliore di tante altre. Ha subito una violenza enorme, ed io sono il colpevole!!! E poi per colpa mia si è ammalata... e non meritava tutto questo, non lo meritava...... " Abbassò il capo.
"Sì che lo meritava!", disse Louise rifacendo girare il volto di Scully con una sberla e dandole un calcio in una gamba.
"Non lo meritava perché è la persona migliore che esiste sulla faccia della Terra. Perché è buona, leale, coraggiosa. Perché è la mia migliore amica. Perché è la migliore collega che io possa avere. Perché per colpire me hanno colpito lei ed io li odio a morte, perché era me che dovevano rapire se volevano, non lei, non lei, non lei, e tu ti comporti come quei bastardi, perché me la stai facendo soffrire, ed io non potrò mai provare niente per te se non detestarti!!!"
Dana Scully lo guardava: più che il suo dolore fisico, la faceva star male vedere quanto soffriva Fox Mulder, vedere le sue lacrime, il suo dolore, la sua anima messa a nudo. Sapeva che teneva a lei, l'aveva capito, ma l'intensità di come teneva a lei la spaventava... Purché si potesse salvare...
Louise fece una smorfia e disse:
"Tanto lei è fredda e cattiva e non ti ama come ti amo io!"
"Tu non mi ami, perché nel tuo cuore non c'è amore.. Riguardo a lei, cosa importa? Io amo lei", e la sua voce si incrinò, "amo i suoi occhi, i suoi capelli, il suo corpo, la sua anima, l'aria che respira, tutto perché c'è lei. E contro questo mio amore nessuno può fare niente... E' lei la donna che ho scelto come mia, mi spiace ma non ci può essere nessun altra".
"Sai che roba!", disse Louise, "l'ha data a tutti tranne che a te!"
"Non osare!", disse lui, "non osare!"
Dana lo guardava commossa: quell'uomo, lo spettrale Mulder che l'aveva benvoluta subito quando avrebbe potuto renderle la vita un inferno, che sorrideva solo a sentire il suo passo, che le lanciava occhiate piene di... sì, d'amore attraverso il computer, che rideva con lei, professionale, amabile, correttissimo... La amava da impazzire, al punto di accontentarsi di stare in un angolo...
"Lei non ti avrà mai, ora io mi prenderò te!", disse Louise e si avvicinò a Mulder iniziando a baciarlo e a toccarlo.
"Fallo", disse lui, "ma da me avrai solo irritazione. Vuoi davvero un uomo che non ti ama, e che riuscirai ad avere solo per un motivo fisiologico? Prendimi, ma sappi che il mio cuore, la mia anima e la mia mente sono con Scully e sono suoi.. Ed anche il mio corpo è suo, sappi che mi eccito pensando a lei e solo a lei! Quello che farai con me sarà solo una cosa volgare e senza niente, quello che io farei con lei sarebbe puro amore e desiderio... Scully, perdonami" aggiunse alla fine con un filo di voce.
Louise si arrabbiò: prese una frusta ed iniziò a colpire Mulder sul petto, piano per non rovinare il suo giocattolo nuovo, ma abbastanza da fargli male, come meritava.
"Ti strapperò questa troia dalla testa!"
"Mai", disse lui, "mai, io la amerò oltre ogni posto e persona, oltre ogni tempo..."
"Lascialo in pace", disse Scully, "non fargli male, non se lo merita..."
"Per quanto male possa fargli io, niente sarebbe rispetto al male che gli faresti tu..."
"Io lo ammiro come collega, mi piace come persona, è l'uomo migliore che conosco, ha tutte le qualità che vorrei avere anch'io... non merita che tu lo faccia soffrire, ti prego, ascolta cosa ti ha detto, ti prego!"
"Tu non pregherai più nessuno, puttana!" e si lanciò verso Scully con un coltello in mano....

Patrick aveva raccontato per l'ennesima volta a Skinner il suo incontro fugace con Louise:
"Ha preso un autobus diretto a Martha Vineyard, un posto così..."
"Guardi, è dove abita l'agente Mulder, che combinazione... A proposito, dovevano essere già qui....."
Patrick di colpo sbiancò: nella sua mente sentiva la voce di Fred, suo fratello che gli diceva:
"Vai da Mulder, vai da Mulder, è in pericolo!"
"Signor Skinner? Andiamo noi da Mulder!"
Giunsero all'appartamento 42 proprio nel momento preciso in cui Louise stava per vibrare una stoccata di coltello sopra la gola di Scully. Skinner le sparò e la fece cadere, agonizzante. Poi si precipitò a soccorrere i suoi due agenti. Li slegò e chiamò subito un'ambulanza.
Mulder aveva delle ferite per le frustate superficiali, Scully era piena di lividi e di graffi. Delicatamente si presero le mani e si strinsero. Poi con la coda dell'occhio videro Patrick che puntava la pistola contro la tempia di Louise agonizzante:
"Non farlo", dissero, "non diventare come lei!"
"Ha ucciso mio fratello e la sua ragazza, come stava per fare con voi!"
"E' finita!"
"Santo cielo che succede!" I tre Gunmen erano entrati nell'appartamento e vedevano gli infermieri che portavano via Louise sulla lettiga, un giovane in lacrime, Skinner stravolto che cercava di convincere Mulder e Scully a farsi dare una curata...
"Caso chiuso!", disse Fox Mulder ai suoi amici.
"Sai volevamo dirti che quei messaggi arrivavano anche da dentro l'Edgar Hoover..."
"Immagino chi fosse!", fece Mulder, mentre si avviava verso l'ambulanza.

In ospedale stavano seduti vicini: arrivò il medico che chiese se volevano che tirassero il paravento, prima di essere medicati, ma nessuno dei due lo volle: i loro sentimenti erano usciti allo scoperto, di cosa dovevano vergognarsi, ormai...
Mulder guardò mentre Scully si toglieva gli abiti a brandelli: desiderò poterla coprire di baci, sopra tutte quelle contusioni che aveva subito. Poi lei si mise un camice sopra la biancheria intima, e fu lui a spogliarsi..
Sotto i segni e le ferite delle frustate, Scully rimase colpita dalla forza che emanava il suo corpo... Una roccia a cui aggrapparsi, ecco cosa era stato... L'aveva fatta uscire dal coma, l'aveva strappata al cancro, l'aveva strappata al virus alieno.... Lui... Il suo uomo. Ora sapeva che nel suo cuore anche lui era suo, ecco perché gli altri uomini non la interessavano... E per lui avrebbe saputo vincere tutte le sue paure, i suoi blocchi, per lui. Gli sorrise.

"E' morta!", disse il chirurgo a Skinner e Patrick, "ora dovreste preparare il rapporto per la polizia, è chiaro che si è trattato di legittima difesa..."
"Mi sento vuoto...", disse Patrick, "forse ora sono libero, forse no" e gli parve di sentire la voce di suo fratello che gli diceva: Grazie per averli salvati...
"Ha una vita da vivere, vada!", disse Skinner, che poi rivolto a Mulder e Scully disse:
"Perché non state a casa un paio di giorni? E badate che è un ordine!"
"Va bene..."
"Un consiglio, ora: non isolatevi l'uno dall'altra, intesi?"
"D'accordo!"

Mulder aprì la porta della casa di Scully:
"Buona notte!", le disse.
"Tu non entri?"
"Sai il taxi..."
"Ti prego, resta con me, stanotte..."
Non poteva dirle di no: ma i suoi sentimenti erano vivi, erano stati messi fuori e bruciavano. Andò a pagare il taxi ed entrò con lei in casa.
"Scully, mi spiace, perdonami..."
"Per cosa?"
"E' tutta colpa mia... Quella pazza per colpa mia ti voleva ammazzare e ti ha torturata, per colpa mia ti hanno rapita, te ne hanno fatte di tutti i colori..." aveva la voce spezzata.
"Non è stata colpa tua.. Tu non sei responsabile delle azioni negative degli altri, di nessuno..."
"Scully, forse faresti meglio a lasciarmi perdere..."
"E perché, sei la persona migliore che conosco..."
"Io, ti prego, dimentica quello che ho detto prima, ti prego..." ma poi ebbe appena la forza di abbracciarla e stringerla a sé.
"Tu mi ami, vero?", fece lei.
"Sì, non sai quanto, ma possiamo dimenticare tutto, no?"
"Ho bisogno di te, non sai quanto..."
"Tu non hai bisogno di nessuno!"
"Sì, ho bisogno della tua forza, della tua passione, della tua professionalità, della tua tenerezza... Non ti ho mai ringraziato di avermi salvato la vita..."
"L'ho fatto per me, perché tu sei la mia vita..."
Si stesero sul letto, ma rimasero per parecchio tempo abbracciati, vestiti e a cullarsi a vicenda. Poi lui iniziò a baciarla, e a toglierle i vestiti.. Lei fece alla stessa maniera, non aveva mai provato quello che provava allora, questo desiderio di essere una cosa sola con lui. Mulder non inorridì ma sorrise quando lei glielo prese in mano ed iniziò a esplorarlo ed accarezzarlo, e con audacia iniziò a fare lo stesso a lei, aprendola con le dita. Lei gli sussurrò:
"Scusami, è tanto che non lo faccio più..." ma poi venne meno sotto le sue carezze.
Infine la penetrò: era stretta per il troppo tempo, quasi come una ragazzina che lo fa per la prima volta. Ma non sentì dolore, solo piacere, il piacere di essere finalmente sua, di donarsi a lui, il piacere che lui fosse tutto suo. Si lasciò trascinare in mille fantasie e poi si strinsero l'uno all'altra.
"Cosa facciamo ora?", chiese lei.
"Beh, continueremo ad occuparci dei nostri casi e a stare insieme, è bellissimo... Nell'immediato visto che abbiamo ordine di stare a casa, ho alcune cose da proporti..."
"Mi sa che mi piaceranno..."

Patrick stava tornando a casa sua: si sentiva bene, come non mai da anni...


Fine