Questo racconto è per esclusivo uso di intrattenimento e viene distribuito liberamente senza fini di lucro.
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Se foste uno di questi autori e vi capitasse tra le mani questo mio piccolo lavoro, sappiate che è assolutamente inutile farmi causa, vi prego comunque di leggerlo, potrebbe piacervi.
Desidero ringraziare gli autori dei personaggi che appaiono in questo racconto, per avere reso il mio mondo un posto un po' più interessante in cui vivere.
Le persone, i luoghi e le zone descritte in questo racconto sono puramente immaginari e hanno poca, se non nessuna attinenza con persone o luoghi reali.
"Maison Zigoku" è una creazione di Michele Albano e ci viene gentilmente concesso, grazie Michele!.
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MAISON ZIGOKU
Capitolo1



Suggerimento musicale << Erase & rewind>> (Cardigans)

Pioveva forte quella notte, era uno di quei temporali improvvisi che flagellavano la città, dovuti al fatto che le nuvole che si incuneavano fra le montagne lucchesi sentivano il bisogno di scaricarsi la coscienza in vista del mare.
Ne avevo sentito di peggio e per questo mi stupii di essermi svegliato, mi girai verso la porta finestra che dava sul terrazzo e scorsi le luci dei lampi invadere la stanza buia.
Fu in quel momento che sentii quello strano rumore metallico.
Sul momento non mi sembrò niente di straordinario, era solo la scala metallica che conduceva al tetto che veniva liberata dal soffitto nel corridoio fuori dalla porta, succedeva ogni giorno; dopo due secondi di profonda riflessione mi resi conto che erano le tre del mattino e che nessuno usava quella scala di notte fonda...
Be, diciamo che non avrebbe dovuto...
Va bene, in effetti non vedo perché non avrebbe dovuto, però lo trovai strano comunque!
Mi alzai dal letto e mi diressi verso la porta dopo avere recuperato gli occhiali, accostai l'orecchio alla porta e ascoltai per un secondo.
Silenzio...
Innervosito aprii l'uscio lentamente e gettai uno sguardo fuori; la luce del corridoio era accesa e la scala del tetto era effettivamente abbassata, aprii la porta completamente e mi grattai la testa.
-C'è nessuno?- Chiesi diretto alla botola sul soffitto, evitando di urlare vista l'ora, ma non ottenni risposta, però mi accorsi che la porta metallica che dava sul tetto, a sinistra in cima alle scale era effettivamente aperta.
Mi arrampicai sulla malsicura scala metallica e gettai uno sguardo fuori dalla porta, non riuscii ad intravedere nulla, la pioggia batteva forte ed era troppo fitta.
Cominciavo ad avere freddo, così alzai le spalle e rinunciai a dare una spiegazione plausibile chiudendo la porta del tetto e tagliando il flusso d'aria gelida che proveniva dall'esterno.
Mi voltai verso la scala quando mi resi conto con la coda dell'occhio che la luce della stanza alla mia sinistra era accesa e la porta era semi aperta.
Cominciavo decisamente ad innervosirmi, comunque decisi che poiché ero li valesse la pena di dare un occhiata , aprii la porta e gettai un occhiata furtiva all'interno.
Si trattava della stanza dell'ascensore, dove erano localizzati tutti i macchinari necessari a farlo funzionare, la luce era accesa, ma a parte questo non vedevo nessuna particolarità, mi arrischiai a muovere un passo all'interno.
Improvvisamente da dietro la pesante struttura in cemento a cui erano collegati i cavi dell'ascensore un ombra scattò fulminea e si avventò su di me.
Scartai di lato per evitarla e subito questa rotolò giù per le scale fuori dalla porta emettendo suoni indistinti, scattai fuori dalla porta ma era troppo tardi, sentii dei passettini furtivi correre giù per le scale e perdersi nel rumore di sottofondo del temporale.
-Un gatto? Qui? A quest'ora?- mi grattai la testa mentre cercavo di calmarmi dallo spavento, poi dopo un po decisi che in fondo potevo fare a meno di una spiegazione per quella notte.
Spensi la luce dietro di me, scesi dalle scale e le richiusi sigillando la botola a soffitto, dopo essere rientrato in casa rimisi gli occhiali sul tavolo e mi rinfilai nel mio letto.
Prima di addormentarmi di nuovo feci appena in tempo a pensare che l'ombra era decisamente troppo voluminosa per essere un gatto....


Il condomino in Via S.Paolo è una struttura molto recente in un quartiere molto nuovo, in termini di edilizia: è stato costruito nel 1992 e io sono stato uno dei primi inquilini; da quando abitavo li mi ero presto reso conto di una peculiarità di quel posto.
Gli inquilini cambiavano con una regolarità impressionante, come se nessuno trovasse quel posto di suo gusto.
Credo che a parte due o tre famiglie tutti gli appartamenti avessero cambiato di inquilino almeno due volte, se non di più negli ultimi sette anni; non era quindi una vista strana una cassetta delle lettere nell'androne che non avesse più il suo numero sulla targhetta oppure un citofono senza più il nome sopra.
Quello che vidi quel giorno, comunque, superava ogni grado di stranezza che avessi mai avuto occasione di registrare: il citofono era privo di nomi.
A parte il mio non c'era nessun nome a fianco degli altri pulsanti, entrai nell'androne e, di fronte alla porta dell'ascensore, dovetti constatare che i nomi sulle cassette postali non facevano eccezione, a parte il mio nome tutti gli altri erano scomparsi...
Ci pensai su un momento e decisi che valeva la pena di dare un occhiata, l'ascensore si aprì alla mie spalle, lo ignorai e cominciai a salire le scale...


- Guarda, anche se me lo ridici un'altra volta non ti credo.
Mio fratello Fabrizio incrociò le braccia e si appoggio alla spalliera della sedia squadrandomi da dietro le spesse lenti dei suoi occhiali.
- Fabrizio, te lo giuro, siamo rimasti da soli in tutto il palazzo!- Ripetei concitatamente- Non solo sono scomparsi tutti i nomi dalle targhette del citofono, non solo non ci sono più nomi sulle cassette della posta, ma ogni appartamento è vuoto!
Fabrizio mi guardò disgustato- Hai controllato personalmente?
- Tutti gli appartamenti hanno la porta aperta, sono perfettamente in ordine ed arredati, ma non ci sono tracce di persone! I frigoriferi sono vuoti, ma il gas circola dalla caldaia accesa, l'acqua è chiara e non rugginosa, quindi non sono scomparsi da molto e la luce è ancora attaccata.
- Hai controllato i frigoriferi di 51 appartamenti?- Fabrizio allargò gli occhi incredulo.
- Bè, mi è venuta fame a farmi sette piani a piedi...- Mi voltai verso il nostro frigo- A proposito...
- Scordatelo Luca, è mercoledì e il frigo è vuoto, la spesa la facciamo domani.- mio fratello mi gelò sul posto.
- Merda...- Sibilai con disappunto.
Fabrizio si alzò grattandosi i corti capelli neri e mi venne incontro- Diamo un occhiata...


Non credo che vantarsi delle proprie capacità sia una cosa bella, ma modestamente in cucina me la cavo discretamente.
Questo era quello che pensavo mentre guardavo il fondo del mio piatto quella sera, a cena.
Fabrizio non sembrava essere interessato al cibo e stava pensando; guardava fisso un punto indefinibile di fronte a se, mentre era seduto alla mia sinistra al tavolo, il suo piatto pieno.
Quando cadeva in quegli abissi di silenzio preferivo lasciarlo perdere, avevo imparato che se mio fratello voleva dirmi qualcosa me lo diceva, in ogni altro caso a parte alzate di spalle e mezze risposte era difficile ottenere qualcosa d'altro, da questo punto di vista era una persona estremamente più riservata del sottoscritto...
Il silenzio cominciava a farsi opprimente, comunque.
- Non è normale...- Disse ad un tratto rompendo il silenzio.
Cercai di sdrammatizzare- Cosa, la cena?
Un occhiata storta delle sue mi rimise al mio posto- Ti spiace?- Brontolò
- Va bene, va bene, non è normale, ma non vedo che cosa possiamo farci.
- Chiamiamo la polizia?
- Per cosa? Trasloco premeditato?- Allargai le braccia- Non capisco come sia potuto succedere, ma sicuramente non c'è niente di illegale...
- Di strano si però!
- Ammettiamo, ma non vedo cosa possa fare la polizia...
Fabrizio borbotto qualcosa di incomprensibile disgustato, poi annui.
- Dai, lascia perdere e mangia, si raffredda. - Sorrisi e diedi un colpetto al suo braccio sinistro.
Lui annui di nuovo e si concentrò sul cibo. Io mi appoggiai alla spalliera della sedia e incrociai le braccia sul petto.
In lontananza, fuori dalla finestra sentivo la pioggia che cadeva, ritmicamente e con una certa forza.
Anche il vento si faceva sentire, incanalandosi fra i palazzi di cui il mio quartiere era ben fornito; ero abituato a quei piccoli cicloni che colpivano la città d'inverno, scendendo giù dalle montagne, oramai erano un sottofondo sonoro accettabile.
Un tuono borbottò lontano, facendomi capire che anche Giove aveva deciso di unirsi alla festa, illuminando periodicamente la notte; meglio prendere qualche precauzione.
Mi alzai da tavola e mi avviai verso la camera da letto, uscendo dalla stanza che faceva da entrata, salotto cucina e sala da pranzo; passai per il piccolo corridoio che univa le due stanze, che conteneva anche una scaffalatura metallica per uso dispensa sulla sinistra e la porta di accesso al piccolo bagno sulla destra.
Accesi la luce della camera da letto e mi avviai verso la testata del letto di sinistra, di fronte alla porta.
Infilai la mano fra questa e il muro e toccai la grossa doppia presa elettrica; la strinsi fra le mani e la staccai dal muro. Ora mi sentivo più tranquillo.
Ritornai nella sala e mio fratello mi guardò incuriosito.
- Ho staccato la presa del Computer- Mi giustificai facendo un segno con il pollice , indicando dietro le mie spalle.- Meglio essere sicuri.
Fabrizio annui e ritornò al suo cibo.
In quel momento la porta ebbe un sussulto.
Era come se qualcosa avesse battuto contro la struttura; dopo un decimo di secondo sentimmo qualcuno che bussava.
Mi avvicinai e guardai la porta, poi chiesi ad alta voce- Si? Chi è?
Dopo un attimo di silenzio- Chi sei tu?
Strabuzzai gli occhi, questa non era assolutamente la risposta che mi aspettavo, guardai Fabrizio e notai che era perplesso almeno quanto me.
- Ho chiesto, chi sei? Sei tu che hai bussato alla mia porta.- Ero perlomeno sconcertato...
Una voce irosa rispose subito- Ed io ti ho chiesto, chi cavolo sei tu?!
- Ma chi è sto' cafone?!- Fabrizio proruppe indispettito, ed anche io ne avevo abbastanza.
Afferrai la maniglia della porta e l'aprii di colpo- Stammi a sentire, ciccio...
La voce mi morì in gola...
Di fronte a me stava un ragazzo di altezza media, circa sul metro e settanta, indossava abiti lisi, una maglia di tela gialla e un paio di pantaloni di velluto nero, sulle spalle aveva una zaino di dimensioni ragguardevoli da cui spuntava un ombrello di legno di dimensioni proporzionate allo zaino di cui sopra.
I suoi occhi neri mi guardavano istupiditi da sotto alla sua folta chioma color ebano, a malapena trattenuta sotto un bandana di colore giallo con chiazze nere.
Dopo un secondo che pareva interminabile egli cominciò ad arrossire e si guardò intorno imbarazzato, gettò un'occhiata all'interno della stanza e incrociò uno sguardo allucinato proveniente da mio fratello.
Si grattò la testa distogliendo gli occhi e bofonchiò- Ma dove sono finito...
Poi gettò uno sguardo verso di me e sorrise imbarazzato- Ah... Sembra che io abbia sbagliato casa... Sono... Sono spiacente... Eh... Allora...Buonasera...
Detto questo si voltò e cominciò ad avviarsi verso le scale, dietro le sue spalle.
Fu allora che riuscii a parlare per la prima volta.
- Ryooga...- Fu tutto quello che riuscii a dire.
Ryooga si voltò perplesso e mi guardò- Ci conosciamo?


-CHE COSA?????!!- Ryooga urlò letteralmente quasi strozzandosi con l'acqua che aveva in bocca.
- Be, credo che stavolta tu ti sia perso in maniera leggermente più grave del solito...- Cercai di spiegarmi con molta calma.
- Ma siamo in Italia? No? Ci sono già stato un paio di volte facendo una passeggiata, sono andato a Milano e Roma! Non ero mai stato a Pisa, d'accordo, però...- Ryooga protestò nervosamente.
- Una passeggiata?- Fabrizio ripeté incredulo- Coma diavolo hai fatto a passeggiare fino a Milano?!
Ryooga sbatté gli occhi perplesso,- Be non è difficile, appena fuori da Nerima la prima a destra, poi sempre dritto per tre quattro chilometri e arrivi allo svincolo, poi...
- Va bene, va bene, abbiamo l'idea.- Interruppi il nostro ospite- Ora il problema è solo che non vedo come possiamo rimandarti indietro.- Mi grattai dietro l'orecchio.
- Rimandarmi dove?- Ryooga aggrottò le sopracciglia.
Scambiai uno sguardo con mio fratello e poi presi fiato, quello che stavo per dire non pareva possibile neppure se la nuda realtà stava di fronte a me sotto forma dell'unico esperto al mondo di trekking marziale.
- Ryooga temo di doverti dire qualcosa che non ti piacerà...


- Ma glielo dovevi dire proprio così?!- Fabrizio era furioso.
- Er... Non mi è venuto in mente niente di meglio...- Cercai di giustificarmi.
-"Ryooga sei arrivato per sbaglio nel mondo reale"? Questo è il meglio che sai fare?
- Ma che gli devo dire,? Mi trovo sotto casa un personaggio saltato fuori dal mio manga preferito, che , fedele al suo cliché, è riuscito a perdersi nel modo più disastroso possibile e io devo spiegargli che lui potrebbe essere il risultato della mia peperonata di ieri sera! Credi che sia facile?
In lontananza si udì un singhiozzo; ci girammo versa la porta della cucina, quella che permetteva l'accesso alla stanza da letto.
Fabrizio si voltò verso di me di nuovo- Almeno potevi usare più tatto!
- Con chi, con quello che tira giù le pareti a ditate?
- Si, con quello che tira giù le pareti a ditate! Accessoriamente nostro ospite allo stato attuale.
Mi passai la mano sulla bocca, effettivamente c'era del vero in questo. Gettai uno sguardo alla porta e poi mi diressi verso la stessa.
Bussai leggermente e dopo un secondo sentii uno piccolo tramestio e poi una voce impastata- Si... Si che c'è?
- Serve aiuto?
-CERTO CHE NO! COME TI VIENE IN MENTE?!- Un urlo attraversò la porta .
Arretrai per mezzo passo poi decisi che così non saremmo andati da nessuna parte, afferrai la maniglia della porta con decisione- Sto entrando Ryooga!
-COME? NO ASPETTA UN MOMENTO!
Aprii la porta ed entrai in camera, Ryooga stava cercando di darsi un tono ed era girato di spalle, esaminando il suo immenso zaino.
- Senti...
- No, non importa...- Si mise lo zaino in spalla e si voltò verso di me con un espressione tesa sul volto, evidentemente non gli faceva piacere farsi vedere mentre piangeva- Grazie di tutto. Tolgo il disturbo.
- Ascolta Ryooga.- Cercai le parole accuratamente, evitando di guardarlo negli occhi- Per caso, ieri notte eri tu... Quello sulla terrazza?
Strabuzzò gli occhi e strinse i denti, ma non rispose.
Silenzio.
- Sto dicendo a te, P-chan...- Lo guardai negli occhi, lui arrossì visibilmente e cercò di avviarsi verso la porta- Da quanto giri intorno a questo palazzo? Due giorni?
- Tre...- Sibilò lui
- Ryooga, perché non lo ammetti, non sai come tornare indietro.
- E allora?!- Mi squadrò rabbiosamente e mi scostò con forza avviandosi verso la porta di casa alle mie spalle- So perfettamente come cavarmela, grazie!
- Ascoltami ora. - Non si fermò- Ryooga!
Lo sbattere di una porta sottolineò la mia frase.
Sbattei gli occhi e lanciai un'occhiata nervosa a mio fratello, lui era perplesso almeno quanto me, ma nessuno dei due sapeva cosa dire, mentre l'imbarazzo cresceva.
Dopo un lungo, interminabile silenzio la maniglia della porta ruotò e lentamente la porta si aprii di nuovo.
Il volto di Ryooga fece capolino, rosso come un gambero e sinceramente costernato.
Io non sapevo cosa dire.
Lui non sapeva cosa dire.
Noi non sapevamo cosa dire.
Fu allora che mio fratello parlò con la massima dolcezza possibile...
- Ryooga, quello è il bagno. L'uscita è in questa stanza.
- Ah... Er... - Disse lui cercando di darsi un tono- LO AVEVO CAPITO, MI VOLEVO SOLO LAVARE LE MANI!
Annui con forza- Giusto, lo avevo intuito.
- Che cosa credi, avevo visto che questo era il bagno!
-Certamente.- Continuai ad annuire.
- Questo è il bagno, Si! E quella è la camera da letto! E qui nel bagno c'è la porta a vetri che dà su qualche terrazzo!
-Ryooga.- Mi coprii la faccia con la mano- Quella è la cabina della doccia...
Ryooga bestemmiò arrossendo ancora di più.
Mi strofinai la faccia con entrambe le mani e tirai un profondo sospiro, poi lo guardai e guardai mio fratello, lui annuì.
Mi voltai verso di lui- Hai uno spazzolino da denti?
Lui sbatté gli occhi e annui- Dentro lo zaino, perché?
- Finisci in bagno, intanto noi ti facciamo il letto.
-COME?!
- Ryooga, sono tre giorni che non mangi o dormi, è notte e fuori piove, cosa diavolo vuoi fare?- Fabrizio intervenne- Domani decideremo cosa fare, okay?
Ryooga si morse il labbro e si guardò nervosamente intorno.
Poi, come se dovesse sottolineare il concetto appena espresso da mio fratello, lo stomaco dell'unico maestro del trekking marziale si mise a brontolare ferocemente.
Mi avviai in cucina- Fai in fretta con il bagno, intanto ti preparo qualcosa.
-NON HO DETTO SI!- Protestò lui.
- Il tuo stomaco la pensa diversamente, non lo contraddire.
Mi chiusi la porta del corridoio alle spalle.


- Ryooga non fare il cretino, usa il letto!- ero disteso nel mio letto e guardavo il nostro nuovo amico srotolare un sacco a pelo sul pavimento della cucina.
- Va bene così- disse lui sorridendo verso di me- Ci sono abituato.
Mi voltai e guardai il divano trasformabile che serviva da letto degli ospiti; il mio letto era una parte dello stesso.
- Dai , è meglio se usi il divano...
- Starò qui solo una notte, è inutile che ti sporchi le lenzuola.- Si infilò dentro il sacco a pelo.
- Ma fa freddo a dormire sul pavimento...
- Ma che femminuccia sei? Ti ho detto che va bene così.
- Femminuccia a chi?!- Protestai
- Buona notte.- Si voltò dall'altra parte e non mi diede più attenzione.
- Ryooga...- Un sommesso ma regolare russare mi rispose- Da non credersi.- Sbarrai gli occhi- Sta già dormendo!
Mi grattai la testa pensando per un secondo, poi mi strinsi nelle spalle e allungai la mano verso l'interruttore della luce.
Il buio invase la stanza.
Silenzio.


Suggerimento musicale<<End of the world>> (REM)



Il ritmico scampanellare della sveglia mi tirò fuori dall'abbraccio di Morfeo e mi costrinse ad aprire gli occhi.
Sul momento fui tentato di spegnere quella piccola scocciatrice e darmi allo sport preferito dalle marmotte, ma dopo un decimo di secondo mi resi conto che era giovedì e bisognava occuparsi della spesa e delle faccende di casa.
Voltai lo sguardo all mia destra e scorsi la sagoma di qualcuno che dormiva sul terreno della cucina.
Strizzai gli occhi un paio di volte per abituarmi alla luce del mattino e dovetti convenire che quello disteso sul terreno, non era il risultato di un brutto incubo.
Scostai le coperte e mi sedetti sul letto cercando di grattarmi un prurito sulla schiena, notando disgustato come fosse inadeguata la struttura base del corpo umano per attendere a questi minimi piaceri e bisogne...
Mi diressi in bagno e passando bussai alla porta della camera di Fabrizio, per assicurarmi che anche lui si preparasse.
Usci dopo pochi secondi sfregandosi la faccia con tutte e due le mani e salutando silenziosamente con un cenno delle stesse.
Risposi al cenno e finii le mie faccende mattutine rientrando in salotto.
Ryooga ancora dormiva, o questo oppure era morto, vista la sua assenza di movimenti da dentro al suo liso sacco a pelo...
Mi avvicinai e lo scossi leggermente, apri gli occhi e mi diede un occhiata in tralice, poi sbadiglio rumorosamente.
- In piedi ciccio, la giornata comincia.- Sorrisi
Lui sorrise di sbieco ed emerse dalle coperte stiracchiandosi- N'giorno...- Bofonchiò.
-Dormito bene?- Chiesi avviandomi alla sedia dove erano accumulati i miei vestiti.
-Benissimo.- Si grattò la testa- Il tuo pavimento è comodissimo, molto morbido.
Strabuzzai gli occhi per un secondo poi scossi la testa- Se lo dici tu...
-Bene, datemi un secondo e poi levo il disturbo.- Si rialzò cominciando a raccogliere il sacco a pelo.
-Di già?- Ero un po' deluso, difficile negarlo, in qualche modo quella situazione era divertente- Resta almeno per la colazione.
-Senti- Ryooga si rialzò guardandomi con un misto di imbarazzo e orgoglio ferito- Sei molto gentile, sia tu che tuo fratello, ma io devo tornare a casa, non ho molto tempo da dedicarvi.
Fu in quel momento che un sordo brontolare si fece sentire nella stanza.
Sul momento pensai che si trattasse di un temporale in lontananza, poi mi accorsi che l'origine era estremamente più terrena...
Incrociai le braccia e sorrisi sarcasticamente vedendo Ryooga che cercava di mettere sotto controllo l'urlo di dolore che proveniva dal suo stomaco.
-Devi averne parecchi la dentro per fare tutto questo casino.- Sottolineai malignamente.
Ryooga mi squadrò torvo -Va bene, ma pago io!
-Lascia perdere, svuota lo zaino e vieni con noi, ci fai un piccolo favore e dopo te la offriamo noi la colazione.
-Un favore? Che favore?- Chiese lui stupito.


-BONA! PROPRIO BONA!- Ryooga bofonchiava mentre cercava di coprire il rumore delle sue mandibole.
-Non è possibile...- Mio fratello lo guardava allibito.- In una sola notte ha già preso l'accento pisano!
-Credo che si stia solo strozzando con la focaccia alle cipolle.- Feci notare io bevendo un sorso dalla mia lattina.
Ryooga inghiottì in un solo boccone tutto quello che aveva in mano ( circa una mezza teglia da chilo di profumato pane guarnito) e si appoggiò allo zaino con un espressione beata sulla faccia.
-Hey! Sei tu che hai le uova nello zaino! Appoggiati piano!- Fabrizio diede un morso alla sua focaccia e apostrofò Ryooga.
Lui gettò uno sguardo alle sue spalle e poi allontanò la schiena dal suddetto zaino- Scusa, hai ragione!- Annui
-Non ti preoccupare Ryooga, credo che non sia successo nulla.- Appallottolai la carta oleosa e la infilai in un sacchetto di carta.
Poi lo porsi a Fabrizio e Ryooga che erano seduti alle mie spalle, su un gradino più in alto, sulla scalinata su cui eravamo appoggiati.
-Prego, la carta di qua.
Ryooga e Fabrizio gettarono i loro pezzi.
-Eccola qui, la massaia in azione.- Fabrizio sorrise scuotendo la testa.
-Massaia?- Chiese Ryooga incuriosito- In che senso?
-Ehi!- Cercai di protestare io.
-Devi sapere che lui è il grande organizzatore, quello che ha sempre tutti i dettagli sott'occhio, o almeno così pensa, quindi, eccoti il prode Gianluca alla raccolta differenziata della carta!
-Be? E ora che c'è, ti da fastidio?- Brontolai io punto sul vivo.
-Ora prova a negare che ne fai quasi un ossessione.- Fabrizio ridacchiò bevendo dalla sua lattina.
-Guarda che io mi preoccupo di una cosa seria...- Mi interruppi sentendo Ryooga che ridacchiava in maniera neanche troppo soffocata.- Tu hai qualcosa da aggiungere?
-No, no!- Bevve il fondo della sua bibita e mi diede la lattina- Se non erro li dietro c'è una raccolta di vetro e lattine, prosegui pure.
Fabrizio rise a sua volta
-Andate a farvi dare in culo tutti e due!- Mi alzai collezionando le lattine e la carta e cercando di restare serio.- E non uno si e uno no, entrambi!
Mi diressi ai cassonetti e compii il mio dovere, poi tornai verso l'allegra compagnia.
Ryooga si stava guardando intorno e mi resi conto che aveva uno strano sguardo famelico.
-Senti...- Mi disse guardando di fronte a se la porta della panetteria- Credi che ce ne sia dell'altra?
-RYOOGA!- Fabrizio era scandalizzato- Ma che sei una fogna? Ti sei fatto fuori mezzo chilo di focaccia alle cipolle e hai ancora fame?!
-Be, la colazione è il pasto più importante della giornata.- Ryooga si difese alzandosi e scrollandosi le briciole dalle gambe.
-Sei sicuro? Guarda che è pesante, poi dobbiamo mangiare a pranzo.- Gli feci notare.
-A che ora esattamente?- Il solo maestro del trekking marziale mi guardò con occhi talmente commossi e famelici che quasi mi vergognai della mia constatazione.
-Ossignore!- Fabrizio gemette coprendosi la faccia- Ma questo è peggio di te...
-Ti risulta che io mi faccia fuori teglie da mezzo chilo da solo? Almeno di solito divido con qualcuno.
-Va bene, divido con voi, ho solo voglia di provare quella di peperoni, d'accordo?- Ryooga sorrise strofinandosi le mani.
-Vabbe, messa così- Presi il portafoglio dalla tasca.- Però ora si divide.
-Mi sembra giusto- Ryooga mise mano alle munizioni.- Ecco un po' di soldi.
Fabrizio osservò incuriosito il biglietto da diecimila lire che mi veniva porto.- Ma come, hai moneta italiana?
-Io ho soldi da tutte le parti del mondo.- Ryooga mostrò l'interno del portafoglio, ricolmo di banconote dalle forme e colori più assurdi.- Ecco qui, Lire, Sterline, Dollari, Marchi, Rubli, Franchi , Dong.- Poi si fermò e tirò fuori una banconota di piccolissime dimensioni.- Tò, guarda qui, anche le lire turche, non sapevo di averne...
Fabrizio ridacchiò- Certo che devi perderti molto spesso...
-IO NON MI PERDO MAI!- Ryoga ribatté punto sul vivo.- È SOLO SFORTUNA!
Fabrizio rise più forte e io annui comprensivo- Assolutamente Ryooga, ora, se mi vuoi scusare...
Aprii il portafoglio e guardai dentro.
Tutto di un colpo mi resi conto che qualcosa non andava affatto...
Mi ripresi e entrai in panetteria.
Fabrizio guardò Ryooga e lo vide che mi seguiva con lo sguardo di un leone che avesse capito che una gazzella sarebbe passata di lì a poco.
Poi si sentì un urlo dall'interno della panetteria- Quanta Focaccia?!
Strabuzzò lo sguardo ed attese.
Uscii di li a poco con un voluminoso sacco contenente non meno di tre chili di pane. A Fabrizio per poco non venne un colpo apoplettico.
-MA SEI SCEMO?!- Balzò in piedi e mi venne incontro.- Ma quanto hai speso?!
-Circa trentamila.- Risposi senza scompormi, tremavo al pensiero di quello che avrei potuto trovare nel portafoglio.
Ryooga sbatté le palpebre e bofonchiò- Be, ora mi sembra francamente esagerato, non ho poi tutta questa fame...
-Aspetta un momento, devo vedere una cosa.- Tirai fuori dalla tasca un paio di scontrini.- Fabri, guarda qui.
Fabrizio era furente, ma comunque osservò gli scontrini, poi scosse la testa.- Allora? Sono quello che abbiamo speso oggi.
-Esatto, rimanevano una trentina di migliaia di lire, e qualche spicciolo.
-Hai detto bene, rimanevano.- Ringhiò lui.
-Stamani siamo usciti con un biglietto da centomila, ora l'ho speso tutto.
Fabrizio era paonazzo.- Forse mi sbaglio ma se stai cercando di farti dare le attenuanti stai sbagliando tattica!
Scossi la testa e aprii il portafoglio mostrandolo a mio fratello.- Guarda qui.
Lui si calmo istantaneamente e ammutolì; poi, dopo un tempo che sembrava infinito infilò la mano nel portafoglio e ne pescò fuori una banconota da centomila, intatta.


Il rumore del getto d'acqua che proveniva dal bagno si affievolì di colpo appena mi chiusi la porta alle spalle e mi sedetti al tavolo, Fabrizio era già li e stava contemplando il vuoto di fronte a se.
Dopo un tempo interminabile aprì bocca.
-Ci deve...
-Non c'è.- Lo interruppi.- Non c'è una spiegazione plausibile ne logica per tutto questo, mi piacerebbe, ma non è così.
-Allora?- Si voltò verso di me.
Mi strinsi nelle spalle e scossi la testa.- Di cose strane ne stanno succedendo, questo è indubbio, per il momento lasciamo perdere e stiamo a vedere.
Fabrizio trasse un profondo respiro e poi buttò fuori l'aria lentamente mentre annuiva.
-L'importante è non farsi prendere la mano...
-Giusto.
-Non sappiamo quanto possa durare.
-Esatto.
-Ne se si ripeterà.
-Sacrosanto.
Acchiappò una pila di cataloghi di fronte a se e scorse la prima pagina.
-Ragion per cui, più tardi vado ad ordinare quel Pentium III con sistema DVD da sei milioni che offrono a Mediaworld.- annotò senza variazione di tono apprezzabile, anche se con uno strano sorriso sulla faccia.
Annui.- Bene così. L'importante è non preoccuparsi troppo. Prendi anche la stampante.
-HP 6000?
-Chiaro.
La porta del corridoio interno si aprì e Ryooga fece la sua comparsa, coperto solo di un asciugamano intorno alle reni e dal suo bandana, tutto gocciolante.
-Ryooga!- Mugolai io.- Stai bagnando tutto!
-Eccola qui, è ripartita la massaia.
Fabrizio ridacchiò
-Sta bene, non dico più nulla, ma poi asciughi tu.- Brontolai non sapendo cosa rispondere.
-Tranquillo.- Ryooga rientrò nel corridoio e andò a recuperare i suoi vestiti in camera da letto.- Ora asciugo poi mi avvio.
Gettai uno sguardo fuori e notai minacciose nuvole nere.- Davvero? Perché non getti uno sguardo fuori?
Ryooga aggrottò le sopracciglia e si avvicino alla porta a finestra del terrazzo del salotto; guardò fuori e bestemmiò.
-E adesso?- Chiese furente.
Guardai l'orologio, erano già le quattro e mezza.- Senti, male che vada smetterà di piovere verso le sei e allora sarà tardi per partire. Facciamo così.- Mi alzai dalla sedia e mi diressi verso l'attaccapanni.- Io esco a fare una commissione, tu stai qui anche per stanotte, domani potrai decidere cosa fare.
Ryooga gettò uno sguardo a Fabrizio che annuì distrattamente, mentre scorreva le offerte del mese, della sezione schede acceleratrici 3D, del catalogo che aveva in mano.
Il ragazzo contrasse il viso in una smorfia disgustata, ma annuì.
Mi misi il cappotto.
-Dove vai?- Chiese Fabrizio incuriosito.
-Vado a prendere un film per stasera, qualche preferenza?
-Vengo anch'io?- Chiese lui. Penserete che lo facesse per farmi compagnia ( cosa in parte vera) ma io sapevo benissimo che lo faceva soprattutto per evitare che io prendessi qualche vaccata come al solito.
Sorrisi.- Lascia perdere, fai compagnia a lui torno subito.
-Se volete mi vesto e andiamo insieme.- Disse Ryooga grattandosi la testa.
-Come, no? Così dopo un secondo dovrò riportare un porcellino nero, casualmente trovato, a braccia, fino a casa.- Lo punzecchiai.
-Sta bene, sta bene.- Alzò le braccia stizzito.- Ho capito, sono una rottura di scatole, scusate se esisto!
Ridacchiai.- Ci vediamo più tardi.
Chiusi la porta alle mie spalle.


La pioggia cominciava a cadere sempre più insistentemente, mentre io cercavo di intravedere qualcosa attraverso le lenti dei miei occhiali.
Andare in bicicletta in quel modo non è forse il modo migliore, ma non avevo previsto che avrebbe cominciato a piovere così presto.
Arrivai alla fine del vialone principale che costeggiava il mio quartiere e pregai tutte le divinità maggiori, minori e di media taglia, che il semaforo dell'incrocio fosse verde, ma purtroppo, qualcuno non mi ascoltò.
Rosso.
-Porc...- Sibilai mentre fermavo la bici all'incrocio.
Mentre sentivo le gocce scivolare lungo il mio viso mi accorsi che qualcosa si muoveva nella piazzola erbosa che riempiva lo spartitraffico di cemento nel mezzo del vialone.
Voltai lo sguardo in basso a sinistra e vidi un porcellino nero che mi guardava estremamente stupito...
Sbattei gli occhi e guardai meglio; era proprio lui, Ryooga, che si guardava intorno con la stessa espressione che avevano i miei gatti quando li beccavo in fallo.
-Il bello con te è che fai sempre quello che ti consigliamo di fare, non è così?- Lo apostrofai disgustato.
Lui grugnì scuotendo la testa con forza; scossi la testa e lo caricai sulla canna della bicicletta.
Dimostrando di essere un artista marziale, anche con quelle sue rotondeggianti sembianze, Ryooga riuscì subito a trovare un equilibrio.
Verde.
Cominciai a pedalare e feci segnalazione allargando il braccio verso sinistra, mentre svoltavo.
Ad un tratto sentii alla mia destra il rumore di un motore di grossa cilindrata, come quello di un furgone.
Non feci in tempo ad accorgermi d'altro.
Uno stridio di freni improvviso.
Una botta dietro la bicicletta, uno strillo di P-chan.
Buio.

CONTINUA...