INNOCENZA

 

Capitolo primo:

Debbie Russell svoltò con lo scooter verso casa: era bello avere ogni tanto un sabato libero per uscire con gli amici, gli studi di veterinaria stavano diventando sempre più pesanti. Becky era rimasta a casa, la sua sorellina, nata per salvare un matrimonio già in crisi... Doveva fare una ricerca di geografia, gli svantaggi di avere 13 anni invece che 23. La mamma era dal nonno, che stava peggiorando. Del resto, Becky non avrebbe potuto divertirsi con gli amici di Debbie, tutti coetanei della sorella. Ecco casa sua: Debbie vide un uomo piuttosto giovane ed alto uscire sbattendo la porta ed allontanarsi di corsa. Un presentimento le attanagliò il cuore: era successo qualcosa a Becky. Entrò in casa, di corsa. La sua gattina, Miss Petticott, era in un angolo: qualcuno le aveva dato un calcio, aveva paura... La porta della cucina era socchiusa, e da dentro proveniva un lamento. Debbie aprì la porta e Becky urlò. Becky... era distesa sul tavolo, ammanettata, mezza nuda. Del sangue le correva tra le cosce... No, disse mentalmente Debbie, non lei.
Becky la guardò: qualcuno l'aveva schiaffeggiata ripetutamente.... "Ha detto che era dell'FBI.. ha detto che mi doveva fare delle domande per una storia di droga successa nella mia scuola... Oh Debbie, cosa mi ha fatto, e cosa ha fatto a Miss Petticott!"
Debbie si precipitò ad abbracciarla: la sua sorellina che si preoccupava per la sua gatta, dopo che qualcuno le aveva fatto qualcosa di orrendo, di irreparabile. Prese il telefono e compose il numero del Pronto Soccorso: "Venite, mia sorella... è stata ferita!"

La dottoressa Klint, ginecologa di turno all'ospedale, guardò Debbie e disse:
"E' stata stuprata, e più di una volta.... Ha usato le mani e anche qualcosaltro, prima di usare... In ogni caso ha lasciato tracce dappertutto, sudore, pelle, sperma... Lo prenderanno!"
"Sì", pensò Debbie, "e dovrà pagare per cosa ha fatto!"
Una poliziotta di colore, il tenente Simms, si era avvicinata:
"Ha detto chi era?"
"Un agente dell'FBI. Le ha anche detto nome e cognome: Fox William Mulder!"
"Beh, dobbiamo avere nel nostro archivio le foto di tutti gli agenti federali. La piccola se la sentirebbe di venire in centrale?"
"Vedremo..."
Becky non ebbe problemi: aveva dolori, ma seguì la poliziotta con la sorella. Le fecero vedere delle foto: Debbie vide in una di queste un giovane dall'aspetto dolce, un bel ragazzo... E sua sorella disse:
"E' stato lui!"
"Benissimo", disse la Simms, andiamo ad arrestarlo. Uscendo fuori dall'ufficio, trovò già i giornalisti pronti: era stato quel cretino di Nordmund a chiamarli.
"La bambina la lasciate in pace, Ok?"
"E lo stupratore?", disse Claire Fenning, una delle croniste che il tenente Simms odiava di più.
"Vedremo!"
Nordmund le si avvicinò da dietro:
"Claire, ho una bomba per te, è un agente federale!"

Capitolo secondo
Fox Mulder aveva passato quel sabato solo in casa: non era andato in ufficio. Per anni andava in ufficio anche di sabato, ma poi aveva capito che non aveva senso andarci se non c'era Scully. La sua Dana Scully. Aveva giurato che l'avrebbe detestata perché l'avevano mandata a mettergli i bastoni tra le ruote, ma poi non aveva potuto più fare a meno di lei. Delle sue critiche. Del suo carattere. Delle sue battute. Dell'amore che provava per lei. Un amore così forte da odiare se stesso per avere lasciato che la rapissero, che le facessero chissà cosa, da piangere ogni sua lacrima quando aveva rischiato di perderla, da farlo tacere piuttosto che dirle che la amava per il terrore di farla soffrire e di ferirla. Un amore anche che gli ispirava i sogni più dolci, ma anche i sogni più sfrenati e più audaci, in cui lui la copriva di baci, possedeva ogni centimetro del suo corpo, la rendeva sua per sempre... Ma dirglielo, era troppo difficile. Il week end era il momento peggiore, senza lei, senza la sua voce, i suoi occhi, il suo profumo. Mise il mangime al pesciolino, nel momento in cui bussarono alla porta: era tardi, ormai.
"Apra polizia!"
Un uomo grande e grosso gli saltò addosso e lo colpì in volto:
"Porco schifoso!"
"Nordstrom, per cortesia!", intervenne il tenente Simms.
"Cosa succede?", Mulder non poteva capire.
"Agente Fox William Mulder", disse il tenente Simms, "la dichiaro in arresto per l'aggressione e lo stupro contro Rebecca Russell, di oggi pomeriggio".
"Sono innocente!"
"Ha diritto di rimanere in silenzio. Qualsiasi cosa dirà potrà essere usata contro di lei in tribunale. Ha diritto a fare una telefonata. Ha diritto ad un avvocato..."
Mulder rimase in silenzio, mentre lo portavano fuori, il volto tumefatto, e mentre i flash della macchina fotografica di Claire Fenning lo immortalavano.
"Nordstrom", sibilò il tenente Simms, "questa me la paghi cara!"
"E' feccia, e come tale va trattato!", fu la risposta.

Becky Russell si strinse a sua sorella: le stavano facendo vedere dal vivo alcune persone. Riconobbe lo stupratore.
"Perfetto!" disse il tenente Simms, e poi lei e Debbie Russell pensarono alla stessa cosa:
"Ma perché questo agente federale ha voluto rovinarsi così?"
Fox Mulder fu interrogato dal tenente Simms:
"Dove era oggi intorno alle 15,30?"
"Gliel'ho già detto, a casa mia, stavo mettendo a posto dei files nel mio computer!"
"Era con qualcuno?"
"No, ero solo."
"Nessuno può testimoniarlo?"
"No! Ma io non avrei mai violentato quella ragazzina...."
"Si sottoponga al test del DNA. E si cerchi un avvocato, e in gamba. Lei è in un grosso guaio!"
"Posso fare la mia telefonata?"
"Certo, e chiami un avvocato".
"No, chiamerò la mia collega".

In teoria il sabato era per Dana Scully una giornata riposante: shopping, contatti con quel po' di amiche che aveva, cinema... Ma in realtà era per lei una giornata vuota. Meglio quando era con Mulder. Con Fox William Mulder, quell'uomo che era piombato nella sua vita, di cui lei avrebbe dovuto diffidare, ma a cui si era affezionata come a nessuno nella sua vita. Dolce, tenero, paziente con i suoi scatti di carattere, sempre pronto ad assecondarla... Lo amava, e lo sapeva, ma non voleva abbandonarsi a quello. Per lui non aveva niente: non era brava a fare da mangiare, non poteva avere bambini, i suoi problemi della sfera sessuale che avevano portato al fallimento di tutte le sue relazioni si erano acuiti dopo il rapimento... Ma sapeva che lui l'avrebbe aspettata per sempre, come un angelo silenzioso, e che le sarebbe rimasto accanto, nel bene e nel male, nella buona e nella cattiva sorte, come se fossero stati sposati. Anzi di più. Stava già dormendo, e sognava lui, che oltre a tutte le buone qualità che aveva era anche carino, accidenti! quando suonò il telefono. Non poteva che essere lui.
"Pronto Mulder, cosa c'è, sono sbarcati gli alieni?"
"Scully sono in un grosso guaio... Mi hanno accusato di stupro, io sono innocente, ti prego, credimi!"
"Arrivo subito!"

Scully guidava e rifletteva: Mulder uno stupratore! Assurdo, assurdo, assurdo! E di una ragazzina, inoltre! Quell'uomo dolce, con la pazienza che aveva, la dolcezza, la tenerezza, la correttezza... Le sue battute erano sempre delicate e gentili, mai pesanti, leggermente allusive. Non l'aveva mai importunata, anche se Scully non era stupida da non leggere nei suoi occhi qualcosa di indecifrabile e di profondo. Sapeva che aveva la mania della pornografia e in quel momento lo maledisse: "Ti inchioderanno con quello!". Non bisognava essere così stupidi da pensare che fosse tutta una montatura... Certo, delle solite persone.
Dana Scully aveva una cara amica, che sentiva di tanto in tanto: Ellen Osgood, avvocatessa, in gambissima. Doveva chiamare lei. Ma avrebbe accettato di difendere uno stupratore, una pasionaria del femminismo come era Louise? Tanto valeva provarci!

Capitolo terzo


Essere un agente dell'FBI aveva i suoi vantaggi, pensò Scully, quando riuscì ad entrare agevolmente nella stazione di polizia e a vedere quasi subito Mulder. Entrò nella stanza ed impallidì: l'avevano picchiato, aveva un ematoma in pieno volto. Una prassi triste a cui molti poliziotti ed anche molti loro colleghi si prestavano. Mulder non l'avrebbe mai fatto, perché non era un violento. Era più violenta lei, senza dubbio. Il suo collega perdeva le staffe solo quando erano in gioco cose fondamentali, quando rivenivano fuori le persone coinvolte nella sparizione di Samantha... e nel suo rapimento. Per il resto era impulsivo ma non violento.
Le lanciò un sorriso che le strinse il cuore in una morsa di angoscia.
"Scusami se ti ho svegliato... grazie di essere venuta!"
Scully si trattenne per non correre ad abbracciarlo.
Poi si girò verso il tenente Simms:
"Che cosa gli avete fatto? Per legge nessuno è colpevole finché non viene dimostrata la sua colpevolezza..."
"E' stato Nordstrom, un mio collega... che ha chiamato anche la stampa... Mi spiace.... ma la posizione del suo collega è molto pesante! Non ha un alibi, era solo in casa... Temo ci sia poco da fare".
"Una mia cara amica, l'avvocato Osgood, lo difenderà".
"Una femminista? Si illude..."
"Io e il mio collega diamo fastidio a tante, troppe persone. E se fosse tutta una montatura?"
"Effettivamente", disse il tenente Simms, "mi è sembrato strano come un agente federale possa essere così stupido da commettere un reato simile lasciando in giro tutti questi indizi... Ma vede: la bambina l'ha riconosciuto, e quindi... In ogni caso per me non è colpevole finché non verrà riconosciuta la sua colpevolezza... ma la sua situazione è pesante, penso se ne renderà conto!"
"Certo".
Scully decise che doveva fare delle telefonate: a Ellen, a sua madre, a Skinner, ai Gunmen e alla madre di Mulder, santa donna che si disinteressava completamente di suo figlio.

Debbie Russell guardava i poliziotti che raccoglievano impronte e campioni organici. Lei era una veterinaria, una futura veterinaria, e conosceva bene le procedure per le analisi. Con fare noncurante raccolse anche lei senza farsi vedere un capello del presunto aggressore (quelli di Becky erano così chiari!) e del liquido seminale che c'era sul tavolo. Così, non seppe perché lo fece ma lo fece. Una domanda continuava ad echeggiarle nella mente:
"Ma perché un agente federale si deve rovinare in questo modo?"
Qualcosa non le tornava, qualcosa di importante, anche se sapeva che gli stupratori agiscono per un brutale istinto. C'era qualcosa negli occhi di quell'uomo che Becky aveva indicato: occhi innocenti, dolci, non pericolosi. Occhi di chi aveva tanto sofferto. Debbie si ripromise di fare esaminare quelle cose.

Maggie Scully rimase inorridita a sentire cosa era successo all'agente Fox Mulder, una persona che le era piaciuta subito, e che considerava l'uomo giusto per sua figlia, dentro di sé.
"Dana, ha bisogno di te: non lasciarlo!"
"Certo che no, mamma, non lo farò mai!"
"Non devo essere io a ricordarti tutto quello che ha fatto per te..."
Era vero: Mulder ripeteva sempre a Scully che le doveva tutto, che senza di lei lui era perso, ma in realtà era incredibile la dedizione che aveva dimostrato nei riguardi della sua collega, incredibile.
"Telefonerò a Ellen Osgood per contattarla... Voglio che Mulder esca a testa alta..."
"Ed io ti do la mia disponibilità a venire in tribunale a testimoniare!"

Ellen Osgood fu molto contenta di sentire la sua amica Dana Scully:
"Mi chiedi una cosa difficile, io gli stupratori normalmente li faccio condannare..."
"Mulder non è uno stupratore: è la persona migliore di questo mondo, e per questo dà fastidio a molti..."
"Ho letto qualcosa... senti, oggi sono da mia sorella, è domenica del resto, ti va bene se domani mattina andiamo a trovare il tuo amico?"
"Grazie, Ellen, sei molto buona, una vera amica!"
"Dana, anche tu sei una vera amica..."
Ellen scosse la testa appena finita la telefonata: per anni Dana le aveva parlato di questo Fox Mulder, di quanto lo stimasse, malgrado le differenze che c'erano tra di loro, di quanto lei le fosse affezionato. E poi, non sopportava le ingiustizie: si sentiva come ai tempi del liceo, quando con Dana facevano i sit in per l'ecologia e i diritti delle donne.

I Gunmen sapevano già tutto:
"Sì, perché una stronza di giornalista ha trovato il modo di riempire il giornale della domenica! Certo che è innocente, qualsiasi cosa di cui lui possa avere bisogno noi siamo qui..."
Scully era felice della loro dedizione, ma ragionando pensò che stravaganti come erano avrebbero procurato più danni a Mulder che altro...

Walter Skinner si era svegliato presto, richiamato da un insistente bussare alla porta: aveva aperto ed un flash l'aveva stordito, mentre una giornalista, Claire Fenning, gli chiedeva cosa pensava di tutta la faccenda Mulder con in mano il giornale.
Skinner l'aveva elegantemente mandata a stendere, mentre quella faceva una smorfia cattiva e aveva preso in mano il giornale, disgustato. Dov'era finito il principio secondo cui si era colpevoli solo quando era ampiamente dimostrato? Fox Mulder veniva descritto come un instabile, uno che odiava le donne, un pervertito dedito alla pornografia, un pedofilo, con forti tendenze omosessuali, paranoico.
Skinner scosse la testa e disse a sua moglie Sharon:
"L'hanno incastrato! E si mettono anche questi venditori di stupidaggini! Una denuncia per diffamazione a questa signora non gliela toglie nessuno!"
Stava per chiamare Scully quando lo chiamò lei:
"La situazione è molto grave.. Conosco il tenente Simms e so che è una donna in gamba, molto umana, ma purtroppo Nordstrom è quanto di peggio ci possa essere.... Stia vicina a Mulder, vedrò di spingere per dargli gli arresti domiciliari".
In quel momento Scully pensò che non aveva pensato all'eventualità che lo chiudessero con gli altri detenuti. Sapeva benissimo cosa facevano agli stupratori o presunti tali. E una fitta le attraversò il petto: quanto doveva ancora soffrire, il suo Fox Mulder?

Teena Mulder fu fredda: Scully rimase disgustata dal suo atteggiamento: ma come, le era rimasto solo quel figlio, un figlio modello, buono, lavoratore, affettuoso, dolce, e lei gli girava le spalle così.
"Mio figlio vuole troppo dalla vita... io non lo riesco a capire!"
Dana era disgustata: ma che madre era! Suo figlio accusato ingiustamente e lei che non voleva nemmeno vederlo, portargli conforto! Non sapeva che peccato commetteva a non volere un figlio così. Dana pensò a quella famiglia che viveva vicino a suo fratello, che avevano una figlia drogata e l'altro figlio un nullafacente completo e si sentì ancora più disgustata. Tirò giù il telefono poco gentilmente, dicendo a Teena:
"Signora, è suo figlio, se lo ricordi!" e poi decise che sarebbe andata alla Stazione di Polizia per vederlo, tremando al pensiero di cosa potevano avergli già fatto.

 

Capitolo quarto.

Dana Scully avrebbe abbracciato il tenente Simms quando le disse:
"L'ho messo in cella di isolamento, e lì resterà. Purtroppo non sono riuscita ad impedire che Nordstrom andasse a casa sua e facesse una perquisizione selvaggia: ha sequestrato del materiale pornografico e credo che abbia fatto un po' di danni!"
"Ora voglio vedere lui... Sappia che il suo collega pagherà anche per questo!"
Fox Mulder era seduto ammanettato nella sala delle visite: ma si alzò e andò incontro a Scully. Dana lo strinse a sé con un braccio. Capì che non aveva mangiato ed aveva dormito poco e male, ma almeno senza che nessuno lo tormentasse e gli facesse del male aggiuntivo.
"Ho parlato con il tuo avvocato: sarà qui domani. Io ti starò vicino e testimonierò al processo, se arriveremo a quello!"
"Scully, non voglio che tu ti rovini per colpa mia!"
"Insomma, tu sei la migliore persona che conosco, ti stimo, ti ammiro, ti sono affezionata... (avrebbe voluto dire ti amo, ma non ne ebbe il coraggio!) e io te lo devo!"
"Non mi devi un bel niente!"
"Mi sei venuto a salvare al Polo Nord, hai tirato fuori una cura per il mio cancro, mi hai aiutata ad uscire dal coma..."
Quello veramente è qualcosa che ho fatto per me, pensò tra sé Fox Mulder, perché senza di te io non riesco a vivere, perché tu per me sia la vita stessa, anzi qualcosa da amare più della vita.... Ma non disse niente.

Quando entrò nell'appartamento 42 Dana rimase interdetta: avevano compiuto una devastazione terribile, era tutto in disordine, tutto fuori, e avevano anche rotto le sue tazze della colazione ed alcuni bicchieri per il gusto di farlo. Avrebbe fatto rapporto eccome. Per fortuna il pesciolino rosso era ancora vivo: Mulder adorava gli animali (ma cos'è che non era capace di amare?) e lo accusavano anche di aver preso a calci la gatta di quella ragazzina! Era tutto troppo assurdo.
Dana Scully si mise al lavoro: se non altro saldava un vecchio debito. Dopo il suo rapimento, era stato Fox Mulder, e solo lui a ripulire per terra nel suo alloggio, rimettere in ordine, aggiustare il vetro, malgrado sua madre avesse mandato Morelli, un vecchio esperto di lavori in casa. Morelli aveva commentato: "Mi sono commosso vedendo l'amore che quel giovanotto metteva a sistemare tutto, una cosa incredibile. Toccava tutto con dolcezza e con le lacrime agli occhi.." E poi aveva continuato a prendersi cura della sua casa mentre lei era stata via, mentre era in coma, e di nuovo quando era malata in ospedale.
Dana raccolse i cocci dei bicchieri e dei piatti, ripromettendosi che sarebbe passata in quel negozio aperto anche domenica e gliene avrebbe comprati di nuovi. Fox Mulder amava le cose colorate e le cose con sopra i personaggi Disney. Poi diede da mangiare al pesciolino, sussurandogli: "Vedrai che lui torna presto!" Poi incominciò a rimettere in ordine i libri e gli albi a fumetti, tutti buttati per terra. Sapeva quanto lui tenesse ai suoi libri, e glieli riordinò per genere: aveva molti libri di poesia, anche classica, e tutta di argomento sentimentale, poi qualcosa sulla natura, molte cose su Ufo e vari misteri, qualche romanzo fantastico e molti Topolini. Poi le venne in mente di ritornare in cucina per controllare il frigorifero. Su una mensola c'erano alcuni foglietti di appunti: li prese in mano.
"Restituire a Langley il numero degli X - Men... Telefonare in lavanderia per il preventivo... Registrare per Frohike Caccia al ladro stasera.... Dana Scully ti amo più della mia stessa vita, grazie di esistere e di stare con me!"
Dana Scully dovette sedersi: quanto la amava, quanto le voleva bene, quanto teneva a lei... Le lacrime le salirono agli occhi mentre pensava che magari avrebbe fatto bene a scaricargli la posta elettronica. Conosceva la sua password: Trustno1.
Gli avevano frugato anche il computer, ma per fortuna era ancora a posto, non era stato rotto. Dana digitò la password e scaricò i messaggi. Aveva molti amici telematici, con cui discuteva di fantascienza, cospirazioni, misteri, problemi vari. Rispondeva a tutti con brillantezza e simpatia. Un ragazzino gli aveva chiesto una mano per una ricerca sugli Ufo e lui gli aveva spedito foto, dichiarazioni, notizie varie. E questo era uno stupratore? Ma non prendiamoci in giro!
Poi vide che era iscritto ad una mailing list... una mailing list che aveva come tema Amore e Sesso. E non seppe neanche lei perché cominciò a leggere quei messaggi.
Un tizio aveva esordito dicendo che le donne sono buone solo da scopare, che non bisogna guardare altro. La sua risposta era incredibile:
"Non sono d'accordo. Il sesso è meraviglioso, ma guai se non ci sono insieme cose come stima, affetto, amicizia, amore, dolcezza. Io amo una donna più della mia stessa vita, non siamo ancora amanti, ma non per questo ritengo che il nostro rapporto sia meno importante. Per me lei è tutto, è l'aria che respiro, il cibo che mangio, la mia vita, il mio amore e tutto. E non datemi del romantico senza tempo: io la desidero eccome, sogno di possedere il suo corpo, di amarla, di trascinarla nelle fantasie più folli. Ma questo è solo un volto del mio amore per lei".
Tutti gli interventi di Fox Mulder in lista erano tutte delle dichiarazioni d'amore per lei: ad una ragazza disperata perché il suo fidanzato stava male, che diceva che forse avrebbe fatto meglio a seguire i consigli dei genitori e a farsi una vita lui rispondeva:
"Ricordati che il vero amore non conosce sacrifici. Io ho rischiato di perdere il mio angelo più di una volta, mi è stata rapita, è stata malata, ma questo ha solo aumentato l'amore che provo per lei. Rifarti una vita? Ma se è vero amore, il tuo amore diventa la tua stessa vita. E non credere che non ti impedisca di fare altro: io sono un uomo che lavora ed amo il mio lavoro, malgrado i problemi che ci sono; ho diversi amici, un sacco di interessi e passioni, ma lei è nella mia vita e la mia vita. Il solo pensiero di perderla mi era intollerabile, e in quel momento ho voluto stringermi ancora di più a lei. E ricordati che l'amore vero fa miracoli, e cambia le persone. Non negarti una grande esperienza."
Un ragazzino diceva di essere innamorato di una compagna di classe e di non avere il coraggio di parlarle e lui diceva:
"Ti capisco, perché io, anche se anagraficamente sono più vecchio di te, sono nella tua stessa situazione. Falle sentire che lei è importante per te, parlate, coltivate gli interessi in comune che avete, stalle vicino se è triste, stalle vicino se è allegra, sii presente nella sua vita senza essere invadente.."
Lo stesso ragazzino annunciava poi dopo un po' di essersi messo insieme a lei e di dover ora affrontare la sua prima volta. Diceva di avere più paura ancora della sua ragazza: la risposta di Mulder era veramente straordinaria:
"Innanzitutto informatevi sui metodi contraccettivi disponibili, non rischiate, mai. Prenditi cura di lei, coccolala, conosci il suo corpo e falle conoscere il tuo. Alle donne piace essere toccate e baciate, e non pensare di averlo fatto abbastanza. Falle capire che le vuoi bene. Dedica attenzione al suo corpo, e abbine rispetto".
Proprio una risposta da stupratore incallito!
Poi ad un certo punto si parlava di fantasie erotiche. E Scully avvampò ma senza vergogna a leggere cosa lui aveva scritto:
"Siamo nel nostro ufficio, l'ufficio dove io benedico il giorno in cui l'ho vista per la prima volta. Lei è seduta, io mi alzo, la prendo in braccio e la metto sulle mie ginocchia. Inizio a baciarle  la bocca, il volto, i capelli, e poi piano piano la spoglio. Mi dedico ai suoi seni, come prima cosa, coprendoli di baci, leccatine e carezze, finché lei non comincia piano piano a sciogliersi. Poi finisco di spogliarla e la faccio mettere sulla nostra vecchia poltrona, sotto il mio poster I want to believe. Le faccio aprire le gambe, dicendole di non vergognarsi, che è tutto bellissimo. Ed inizio a stimolarla. Prima trovo il suo clitoride e lo stimolo finché non sento che sta per venire, poi mi dedico alla sua vagina, inserisco le dita, per prepararla ma anche per amarla, per farle sentire quanto tengo a lei. Poi inizio a baciarla anche lì, fino a farle perdere il controllo. Solo dopo mi spoglio io e la penetro e mi prendo il mio piacere, che non può esistere senza il suo, senza di lei... Sono felice ora..."
Scully era interdetta, imbarazzata ma felice. Come la amava, non sapeva che lei avrebbe avuto un sacco di remore e di problemi a fare quello che lui scriveva con naturalezza e dolcezza... Ma era lui, e per lei questo non era offensivo, era dolcezza pura, e qualcosa si muoveva nel suo animo freddo di solito, che normalmente avrebbe considerato un po' azzardate simili fantasie.
Erano tutti dichiarazioni d'amore i suoi interventi. A lei.
"Ti aiuterò lo giuro!", disse lei, desiderando che fosse l'indomani e pensando comunque di usare anche quelle prove per scagionarlo. Quello non era uno stupratore, era il migliore degli uomini...

Capitolo quinto.


Dana incontrò Ellen in un locale a fare colazione l'indomani prima di andare da Mulder.
"Così tu sostieni che voi due date fastidio a troppe persone e che vogliono screditare il tuo collega... Certo che hanno scelto un bel modo bastardo, consentimi!"
"Infatti... e Mulder non merita questo. Ha sofferto tanto, pensa che sua sorella sparì da bambina e non fu più ritrovata..."
"Terribile... ma può diventare un'arma a doppio taglio in mano dell'accusa: traumatizzato da questa cosa, nutre passioni strane verso le bambine. Userà di tutto l'accusa, ricordati, anche se non è in combutta con chi l'ha messo in questo guaio!"
"Lo so, lo so bene, e la trovo una cosa atroce!"
"Tu tieni molto a lui, vero?"
"E' il migliore amico che ho mai avuto, un uomo che ha tutte le doti che io vorrei avere: la pazienza, la dolcezza, la simpatia, la professionalità... Non merita questo...." Scully stava per aggiungere:
"E poi mi ama, come credo nessuna donna possa essere amata da un uomo", ma stette zitta.
Ellen la guardò un attimo, forse intuendo, poi si alzò e disse:
"Andiamo a conoscere questo tuo amico!"
Fuori dalla tavola calda, Scully fu avvicinata da una donna:
"Sono Claire Fenning, una giornalista. Lei è la collega di Fox Mulder, vero? Cosa ne pensa del fatto che lui sia dentro per stupro?"
"Ma guarda, quella che ha scritto quella montagna di spazzatura.... La denuncerò per diffamazione, non ho niente da dirle!"
Poi mentre si allontanavano Dana Scully raccontò ad Ellen tutto quello che era successo con Nordstrom e quella giornalista:
"Conosco entrambi. Nordstrom l'anno scorso ha massacrato di botte un ragazzo di colore durante un banale controllo fuori dallo stadio e lei è sempre pronta a spargere male intorno. Vedrai che ce ne sarà anche per loro!"
Fox Mulder le aspettava nel parlatoio: si era fatto la barba, ma aveva l'aria di aver mangiato poco niente:
"Mulder, lei è Ellen Osgood, il tuo avvocato!"
"Piacere di conoscerla". Ellen avvertì una stretta gentile e premurosa, ma avvertì ancora di più lo sguardo che il suo cliente aveva lanciato alla sua amica: uno sguardo pieno di amore, tenerezza, rispetto, stima, così intenso che quasi si sentì un'intrusa lì dentro.
"Bene, Dana mi ha detto che lei quel sabato era solo a casa a sistemare del lavoro arretrato. Ha visto qualcuno, sentito qualcuno...."
"No, purtroppo no".
"Quindi non ha alibi e sarà la parola sua contro quella della vittima.... Sarà dura!"
"Io voglio testimoniare!", disse Scully, "devono sapere che persona è Mulder!"
"Scully non farlo!"
"Penso invece che sia un bene che la sua collega deponga... lei ha bisogno di qualcuno che dimostri che lei è una persona buona e retta, che mai stuprerebbe una ragazzina di 13 anni. La distruggeranno, Fox: le chiederanno perché non è ancora sposato, perché legge riviste pornografiche, se ha mai praticato sesso sadomasochistico, se va con le prostitute, se le piace picchiare le donne, se si eccita andando in un pornoshop..."
"Che orrore!", commentò Dana.
"Anzi", disse Ellen, "dovrei cominciare a farle alcune domande io sulla sua vita privata, per imbastire meglio la mia difesa..."
"Sono a sua completa disposizione... Scully, ti dispiacerebbe andarmi a comprare qualche seme di girasole ed un panino, ti prego.."
Dana capì che lui voleva allontanarla, per confidare ad Ellen la verità sui suoi sentimenti. Accettò di buon grado: sarebbe stato duro comunque.
"Bene", disse Ellen, "molto bello e curioso il suo rapporto con la sua collega: siete legatissimi, ma vi chiamate per cognome... Iniziamo con le domande: perché lei non è ancora sposato? Lo chiederanno!"
"Perché... perché io la donna della mia vita l'ho già trovata, e sposarla è solo un di più... E' Scully..."
"L'ho capito... Lei la ama proprio tanto, vero?"
"Come non ho mai amato una donna: sono pazzo di lei, adoro tutto di lei... anche se non mi sono mai dichiarato... E sono anni che non guardo le altre donne, meno che mai vado a prostitute... la mia unica colpa è fare fantasie erotiche con l'aiuto della pornografia su di lei... immagino che lei come femminista sarà disgustata!"
"Per niente! Però penso che dovreste parlarvi..."
"Non sono un violento, mai, ma con Scully vorrei fare delle cose... molto audaci.... Ma perché la amo, non perché la veda come un oggetto sessuale. Disgustata?"
"No".
"Io amo la sua personalità, il suo animo, il suo carattere, il suo corpo... Voglio passare la mia vita con lei, anche solo a lavorare insieme, fianco a fianco.. Non sopporto di farla soffrire: ed ho paura di farlo, se le dicessi tutto... "
Ellen rimase in silenzio un attimo e poi disse solo:
"Lei è una persona straordinaria. Sono fiera di difenderla. Cercherò in tutti i modi di tirarla fuori: lei ha delle persone che a lei tengono a parte Dana?"
"I miei amici i Gunmen... "
"Li sentirò... e sentirò in giro. Mi permette un consiglio?"
"Quale?"
"Un giorno o l'altro parli con Dana dei suoi sentimenti... credo che un amore così non meriti di essere inespresso..."
Poco dopo tornò Scully e Ellen notò di nuovo una luce di grande affetto che andava al di là di aver comprato il suo snack preferito: era incredibile come la fissava. Quell'amore poteva essere un'arma potente per difendere un uomo da un'accusa così odiosa, un uomo che preferiva tacere i suoi sentimenti con una purezza d'animo veramente eccezionale.

Quando Ellen e Scully se ne andarono, Mulder pensò che la cosa che lo faceva più soffrire in tutta la faccenda non era il fatto di essere in prigione trattato come un criminale, né l'accusa di stupro: era il fatto di vedere poco Scully. Adorava lavorare fianco a fianco con lei, udire la sua presenza, anche soltanto quando erano tutte e due seduti vicino a lavorare in silenzio al computer. Una felicità incredibile, ecco quello che provava. E rivoleva i suoi momenti accanto a lei, i viaggi in macchina, le discussioni, tutto. Erano tutta la sua vita.

Per strada un gruppo di quattro persone vennero incontro a Scully ed Ellen. C'erano una signora anziana, un giovanotto sui trent'anni un po' grassoccio e due ragazze molto giovani.
"Scusateci, siamo vicini di casa di Fox Mulder. E' orribile quello che gli è successo, lui per noi è innocente, lei non ha idea che persona meravigliosa sia..."
E la signora anziana, Maggie Sidney, raccontò come lui l'avesse aiutata in tante piccole cose e come si fosse schierato durante un'assemblea di condominio dalla sua parte, difendendo il suo diritto a tenere i suoi tre gatti.
"Ha detto che amare qualcuno, anche se sono tre gatti è una cosa bellissima, che ci rende migliori.... E poi quella volta che è venuta mia nipotina Cindy, dove vedere come giocava con lei. Non è uno stupratore, assolutamente no!"
Il giovanotto, Peter Barton, ricordò invece la sua simpatia e disponibilità in tutte le cose che faceva, e come gli fosse stato vicino quando suo fratello era morto in Francia, dove viveva, in un incidente automobilistico.
"Io piangevo come un bambino, rimpiangevo di non essere andato a trovarlo per Natale... Faccio l'impiegato in banca e sono così solo... Lui è venuto da me, mi si è seduto vicino ed abbiamo parlato di tante cose, mi ha detto che capiva quello che era successo a me, è stato... un vero amico!"
Le due ragazze, Isabel Avison e Jane Badler, due studentesse molto giovani che dividevano l'appartamento, ricordarono altre cose:
"Una sera un tizio ci importunava, e lui ci ha difese... E poi è sempre gentile e sorridente, è venuto a sistemarci delle cose in casa, pensate che Isabel girava mezza nuda e lui non l'ha neanche degnata... Non può aver fatto quello che dicono!"
"Certo", pensò Ellen, "lui ama così tanto Scully..." Poi aggiunse:
"Sareste disponibili a testimoniare? Siete fondamentali, voi, per far capire che il mio cliente non poteva commettere una cosa così odiosa...."
"Molto volentieri!", risposero tutti.
"Vedi Scully", disse Ellen, "dimostreremo che una persona che ama gli animali (sai che lo accusano di aver preso a calci la gattina della ragazza, no?), che ci si fare con i bambini, amica e buona d'animo non può aver fatto quello.... Ora lo credo anch'io, e dire che leggendo il rapporto avevo avuto dei dubbi!"
"Vorrei leggerlo anch'io..."
"D'accordo..."

Sam Yamada, il tecnico di laboratorio della polizia, stava terminando gli esami per stabilire se il DNA dell'aggressore e quello di Mulder erano gli stessi: coincidevano. La scienza non dava adito a dubbi, e per lui quello era un normale lavoro di routine. Stilò il suo rapporto sul computer, lo stampò, lo portò sul tavolo del tenente Simms e poi tornò un attimo ancora in laboratorio. Per un attimo fissò i campioni organici che aveva esaminato, quelli trovati sul luogo del reato: strano, erano molto strani, c'erano delle venature verdastre che prima non aveva visto... Yamada scosse la testa: forse era soltanto molto stanco, dopo 12 ore di lavoro. Ma era strano. Decise che li avrebbe comunque riguardati l'indomani.

In un'auto ferma alla periferia di Washington, un uomo spense l'ennesima sigaretta e si rivolse all'altro uomo, più giovane, vicino a lui:
"Ora devi andare a prendere i campioni che sono alla polizia. Un gioco da ragazzi, per uno come te. E' pericoloso lasciarli in giro".
"Certo. Questa volta l'avete incastrato proprio bene, vero?"
"Non è stata una mia idea: è stata di Kurt. In ogni caso, spero servirà all'agente Mulder come lezione. Non ne ero molto convinto, ma ormai è fatta".
Già, pensò l'uomo giovane. Bella porcheria avete fatto, grandiosa. Meglio una pallottola al cuore. Mulder era prezioso, per lui e per altre persone estranee all'uomo che aveva di fronte. Prezioso per il loro piano, per salvare tutti. Doveva stare al gioco, in ogni caso, e capire le fila del caso dove erano, per poi scagionarlo. Era un rivale di tutto rispetto, che aveva imparato a stimare, malgrado o forse perché l'altro perdeva la testa tutte le volte che lo vedeva. In fondo lui aveva sempre ucciso suo padre. Un bel padre davvero, in ogni caso: un uomo che vende la propria figlia non meritava di vivere. Per non parlare di quella gallina di sua madre. Un miracolo che un figlio così straordinario fosse nato da due genitori così.
"Cosa farò dei campioni?"
"Distruggili! E ricordati di tenere sott'occhio l'agente Scully, devi essere pronto ad intervenire se lei diventa pericolosa!"
Anche lei era preziosa, per il suo piano. E quelli non avevano ancora capito che il legame tra i due era troppo forte che non si sarebbe mai spezzato, nemmeno con la morte. In ogni caso, lui doveva comunque tenere d'occhio entrambi, per l'altro suo piano.
"Va bene, sarà fatto..."
"Mi raccomando Alex..."
Alex Krycek raggiunse ed entrò facilmente nel laboratorio della polizia: prese i campioni ma non li distrusse:
"Starete nel mio frigo fin quando non tornerete utili..."
Si stavano già deteriorando: erano la prova della sua innocenza. Krycek scosse la testa: in ogni caso l'accusa era davvero da idioti. Fox Mulder uno stupratore? Figuriamoci, lui che non aveva neanche il coraggio di dichiarare il suo grande amore alla collega...
Ed era proprio questo grande amore a far sì che Alex Krycek stimasse molto Mulder: un amore che aveva fatto miracoli, contro tutto e tutti.
"Forse questo mondo è salvo, tutto sommato, e noi abbiamo vinto la battaglia!" pensò tra sé dopo aver telefonato che era tutto a posto e essersi messo davanti alla televisione a guardare una comica di Stanlio ed Olio. Ebbe un rimpianto: che le cose fossero andate come erano andate, perché a lui sarebbe piaciuto essere amico di Fox Mulder, davvero. Ma ormai era tardi, troppo tardi. Ma non per salvarlo.

Capitolo sesto.


Debbie Russell tirò fuori dal frigorifero di casa i campioni: in casa erano abituati a vedere cose del genere nel frigo e non avevano chiesto niente: che strano... Si intendeva abbastanza di biologia animale ed umana (la sua materia preferita da sempre!) da capire che c'era qualcosa che non andava, che non potevano essere fino in fondo campioni conosciuti.... Erano cose che erano sul corpo di qualcuno che era entrato in casa sua ed aveva distrutto la vita di Becky: era tornata a casa, non andava ancora a scuola, ed aveva incubi tutte le notti.... Come adesso, in questo momento.
Debbie corse in camera sua prima di sua madre: la camera di Becky, tanto da bambina, con le bambole, i peluche, i bei poster..... La abbracciò.
"Debbie, ho visto di nuovo quell'uomo.... perdeva sangue dove l'avevo graffiato per difendermi, e quel sangue era verde! E' successo davvero, non è stato un sogno, lo so lo so!!!"
Debbie si disse che era impossibile.... Ma sapeva anche che spesso le vittime di un'aggressione, come quella subita da sua sorella, ricordavano poi certi particolari a distanza di mesi, di anni a volte. E si ripromise di controllare i campioni: in quei giorni aveva subito incontri con la giornalista, Claire Fenning, che era davvero antipatica e volgare. Le aveva chiesto cosa avrebbe fatto all'agente Fox Mulder. E lei aveva risposto: "Niente, finché non sarà certo che è stato lui a violentare Becky!" I conti continuavano a non tornarle.

L'indomani mattina il tenente Simms fu informata e del risultato positivo che incriminava Fox Mulder e della sparizione dei campioni. Yamada era molto dispiaciuto.
"Non ne hai colpa..." Strano, si disse, che siano spariti. Questa era una storia poco credibile, davvero.
E fu molto felice, senza sapere nemmeno lei perché, quando Fox Mulder riuscì ad ottenere gli arresti domiciliari. Meglio che fosse alla larga dalle grinfie di Nordstrom, prima o poi l'avrebbe sistemato. Era così corretto, gentile e simpatico, per quel po' che l'aveva frequentato.
"Spero che se la cavi!", disse fra sé.

Quando il giudice delle indagini preliminari concesse la libertà su cauzione con gli arresti domiciliari, Dana Scully si sarebbe messa a saltare di gioia come una bambina. Poteva stargli più vicino.
Ringraziò mentalmente Skinner: sapeva che in parte dovevano a lui questa decisione, che si era oltremodo seccato per la storia della sparizione dei campioni. Inoltre desiderava procedere legalmente contro Claire Fenning. Almeno, nei sette giorni precedenti al processo, Fox Mulder sarebbe rimasto a casa sua.

"Bentornato tra noi!". Davanti alla porta dell'appartamento 42 c'erano i Gunmen, Maggie, Peter, Isabel e Jane. Mulder moriva dalla voglia di toccare la mano a Scully, di prenderla tra le sue braccia... Si sentiva meglio. Il tenente Simms gli lesse le regole degli arresti domiciliari e disse che lei stessa sarebbe venuta a controllarlo periodicamente.
"Grazie Scully...", riuscì solo a sussurrare lui.
"Ti tirerò fuori. Mi manchi al lavoro!"
"Se hai bisogno di una mano per fare qualcosa, una relazione, qualsiasi cosa..."
"Ne approfitterò."
"Per te farei tutto", si disse Mulder, "e chiedo solo che mi dedichi un po' del tuo tempo..."
A casa sua era tutto a posto: sapeva che erano andati a fare una perquisizione, Nordstrom gli aveva detto: "Hai una bella casa da depravato!". Era stata Scully. La guardò: voleva abbracciarla, forte e non lasciarla più andare via. Lei gli prese un braccio:
"Ho saldato un vecchio debito, tu con la mia casa eri stato migliore...."
Lui non disse niente, e per un attimo la strinse a sé. Poi la lasciò andare, facendo fatica:
"Grazie di tutto, grazie perché ci sei!"

Capitolo settimo.


L'aula era abbastanza gremita, il giorno in cui iniziò il processo contro Fox William Mulder, colpevole di aver stuprato Rebecca Russell. La famiglia della vittima era rappresentata da Debbie.
In quei sette giorni la ragazza aveva tenuto d'occhio i campioni: stranamente, le venature verdastre aumentavano, e non poteva essere dovuto al fatto che erano in fase di disfacimento: anzi, erano estremamente vitali, più vitali di altri campioni simili che aveva visto. Per curiosità aveva deciso che li avrebbe portati da un suo amico, Jim Higghins, per farli analizzare meglio. Qualcosa non quadrava: Becky continuava ad avere incubi sul sangue verde del suo assalitore. quell'assalitore che era lì, seduto su una sedia, con il capo chino.
Il pubblico ministero, Jeffrey Sanderson, era durissimo: "Dimostreremo che Fox William Mulder è un depravato, un instabile, un paranoico, incapace di mantenere rapporti normali con il suo prossimo e con le donne in particolare, al punto di violentare in modo odioso e malato, ancora più di altre persone macchiatesi di questo crimine, una ragazzina di 13 anni, che potrebbe essere la figlia di ciascuno di noi. Un uomo così merita di essere rinchiuso per sempre, merita di essere privato di ogni cosa, anche della vita, perché non è degno di esistere".
"Non ti preoccupare, Dana", sussurrò Ellen a Scully che era seduta vicino a Mulder, ed incurante di quello che la gente poteva pensare gli teneva una mano tra le sue, "è un reazionario, ma non è detto che vinca lui!". Poi si alzò e procedette con la sua arringa:
"Signor giudice, signori giurati, il mio cliente è innocente. Le sue uniche colpe sono quella di non avere un alibi per quel giorno e di essere una persona scomoda, che dà fastidio a tante, troppe persone. Dà fastidio a tante persone perché vuole delle risposte, un desiderio che lo accompagna fin da quando, da ragazzino, vide sparire la sua sorellina minore sotto gli occhi. Vi assicuro che io normalmente, come femminista, tendo ad odiare gli stupratori. Ma vi convincerò che quest'uomo non è uno stupratore, non è nemmeno capace di esserlo, perché troppo buono, retto e sensibile per concepire anche solo un reato meno grave di quello. Fox Mulder rispetta ed ama le donne come pochi uomini, e ve lo dimostrerò. Ama i bambini ancora di più per la ferita che gli è stata inferta. Ama la giustizia e odia ogni forma di violenza, compresa quella contro gli animali. Non può aver fatto quello che di cui è accusato, e vi sarà dimostrato!"

Il primo testimone, chiamato da Ellen, fu Walter Skinner.
"Qual è la sua opinione di Fox Mulder?"
"Una persona ligia al dovere verso la comunità al punto di violare il protocollo dell'FBI in vista di un bene maggiore. Una persona onesta e retta, incapace del benché minimo gesto negativo":
"Le devo fare una domanda: le sono mai giunte indiscrezioni su cose inerenti la vita sessuale del suo sottoposto!"
"Fermo restando che io non sono il guardiano della virtù dei miei sottoposti, le dirò francamente di no. Fox Mulder è una persona correttissima, cortese con tutte le sue colleghe, forse solo una volta è stato un po' più condiscendente con la segretaria del mio collega Kersch, che però... va be, non mi faccia dire..."
"No, ci dica".
"Tende ad essere molto vistosa e provocante. Ma deve essere stato un lapsus momentaneo. Nessuna donna o ragazza è mai venuta a lamentarsi da me o da altri di sue molestie o battute volgari, anzi io stesso non gli ho mai sentito dire niente di volgare. Molto discreto, persino... troppo, ritenendo conto che è giovane e alle donne potrebbe piacere."
Skinner avrebbe voluto aggiungere: per lui esiste solo l'agente Scully, non sono cieco, avere qualche anno in più aiuta, vive della sua vita, vede solo lei, la adora, più che se fosse la sua amante, ma stesse zitto.
"Lei crede che possa aver commesso quel reato?"
"No. Fox Mulder ha trattato dei casi in cui erano coinvolti dei bambini, ed è stato con questi bimbi di una correttezza commovente. Penso che come agente federale sia un'ottima persona, ma come insegnante o psicologo infantile sarebbe eccezionale.." E anche come papà, pensò tra sé.
"Non ha un alibi..."
"Insomma, non si può stare a casa da solo a mettere un po' d'ordine? Non credo assolutamente!"
"Ho finito!"
Fu il turno di Sanderson:
"Vicedirettore, mi risulta che circa tre anni fa lei fu aggredito senza motivo dall'agente Mulder..."
"E' vero, ma l'agente Mulder era stato avvelenato da una sostanza allucinogena immessa nell'acqua potabile del suo palazzo. Esiste un rapporto con prove a questo proposito."
"Ah, l'agente Mulder fa uso di droghe..."
"Lei non ascolta cosa dico! Era stata immessa! Le ricordo che periodicamente noi dell'FBI dobbiamo sottoporci a dei controlli sanitari, l'agente Mulder per la cronaca non fuma nemmeno!"
"E beve?"
"Credo non più di me e di lei...", e il tono della voce era sarcastico.
"Ma lei non trova che potrebbe aver commesso il fatto?"
"Sa cosa penso? E' tutto perfettamente costruito, come un videogioco, ad arte... Per me, il mio sottoposto è innocente!"
Sanderson smise. Skinner pensava ad un dettaglio riferito alla vita sessuale di Mulder. Causa la crescita di contagi di Aids, era stato chiesto, malgrado Skinner ed altre persone lo trovassero piuttosto ignobile, di fare in via privata agli agenti federali uomini alcune domande piuttosto imbarazzanti. Lui era presente e ricordava le risposte di Mulder:
"Lei usa sempre il preservativo quando ha rapporti anche occasionali?"
"Io non ho rapporti occasionali". E Skinner aveva capito che lui in un certo senso aveva giurato fedeltà a Scully. Incredibile. Altro che vero amore.
"Lei ha mai avuto rapporti omosessuali?"
"Non sono omosessuale".
Puro e casto. Non riusciva a capire in parte come facesse a resistere: era un bel ragazzo e lui sapeva che più di una donna sospirava per lui. Ma nello stesso tempo lo stimava tantissimo anche per questo.
"Quando qualcuno mi dice che i giovani non sanno più cos'è l'amore dovrei mandarlo a vedere Mulder!", pensò tra sé. E forse era proprio ridicolo tutto l'insieme e sarebbe crollato sul ridicolo, perché era assurdo il reato scelto per incastrarlo. O almeno lui lo sperava.
"Uno a zero per noi!", sussurrò Ellen a Scully, "ma è ancora lunga".

Il giorno dopo la difesa chiamò a testimoniare i Gunmen.
"Non credi", aveva chiesto Scully ad Ellen, "che possano essere scomodi?"
"Sono suoi amici, lo conoscono da tanto tempo, con loro si sarà lasciato andare a fare battute, possono dire cose interessanti..."
Il primo fu John Fitzerald Byers.
"Come giudica Fox Mulder?"
"Il migliore amico che ho: leale, simpatico, divertente, spiritoso, in gamba, senza essere un montato. Una persona con cui puoi parlare di tutto, disponibile. E sa anche scrivere bene, dei begli articoli".
"Cosa ne pensa dell'accusa?"
"Assurda, assurda, assurda. Ricordo quando alcuni anni fa accaddero quei fatti in Belgio, di quel pedofilo accusato di aver stuprato ed ucciso tutte quelle ragazzine... Stava piangendo, venne da me per parlare di quella cosa, continuava a ripetere come facessero ad esistere persone così cattive, pensava ai genitori di quelle bambine, so che scrisse loro una lettera di condoglianze, in cui disse che quando sentiva quelle cose si vergognava di essere un uomo.. (NdA: il fatto è realmente purtroppo accaduto) Non credo che potrebbe aver fatto quello... " Byers avrebbe voluto aggiungere: lui vive da anni vicino ad una donna che ama e non ha mai avuto il coraggio anche solo di dirle qualcosa, beh, sì, quella volta là, ma non stava bene.... Ricordava che una volta si era messo in testa di combinargli un incontro galante con una patita dei suoi articoli, e lui aveva declinato:
"No, grazie, preferisco di no".
L'accusa non fece domande: aspettava di fare a pezzi qualcuno di più consistente.

Fu poi il turno di Langley, decisamente meno a posto di Byers.
"Da quanto tempo conosce Fox Mulder?"
"Da dieci anni almeno: è una persona di cui ho la massima stima... Come di tutte le persone che riescono a portare giacca e cravatta per giorni e giorni, io non ci riuscirei..." Era in giacca e cravatta e si vedeva che era in difficoltà.
"Ma al di là della giacca e della cravatta che mi può dire?"
"Un vero amico, gentile, simpatico, corretto e per bene. Capace di farsi in dieci per te, di farti divertire ma anche riflettere. Una persona straordinaria."
L'accusa cercò di attaccare Langley, tirando fuori la sua militanza in gruppi radicali ai tempi del college, ma con scarso risultato. Anzi il giudice ammonì:
"Procuratore? Il fatto che il testimone tirasse uova marce a 19 anni non centra niente con quello di cui è accusato il suo amico, mi consenta..."
Scully tremava: stava per arrivare Frohike, il più attaccabile dei tre.
Ellen fu estremamente delicata con lui: solite domande di rito, risposte di stima ed affetto per Mulder.
Sanderson lo attaccò in modo diretto:
"Mi risulta che lei e l'imputato abbiate una passione in comune: la pornografia, o sbaglio?"
"Non sbaglia". Scully si mise la testa tra le mani. Eccolo lì il problema.
"Come vivete questa passione?"
"Ci scambiamo riviste ed immagini e videocassette..."
"Grandioso! Quindi l'agente Mulder è sessuodipendente!"
"Non esageriamo! Gli piace ogni tanto guardare del sesso.."
"E come mai?"
Frohike si schiarì la voce e disse:
"A me ha detto che è perché lui vuole essere un buon amante per la donna della sua vita, pronto a soddisfarla in ogni sua esigenza e fantasia". E voleva aggiungere: e la donna della sua vita è Scully. Dana chinò il capo: ricordava quel messaggio di posta elettronica, il calore che aveva suscitato in lei. Amava tutto di lei e voleva essere tutto per lei: il migliore amico, il collega più fidato, l'amante più tenero, audace ed appassionato.
"Ma che romantico! Un po' porcello, no?"
"Guardi le racconto una cosa che le farà capire che persona è: era un periodo in cui era molto triste, perché una persona a lui cara stava molto male. Per tirarlo su gli raccontai una barzelletta un po' volgare..."
"Volgare quanto? Ce la racconti!"
"Va bene... Allora c'è il topolino che muore dalla voglia di farsi una scopata e va nella giungla. Ad un tratto vede un'elefantessa che sta andando di corpo e che ha alzato la coda: si intrifula sotto la coda e mette il suo cosino. La scimmia tira addosso all'elefantessa un casco di banane e lei urla: "Ahia!" E il topino dentro arrapatissimo dice: "Godi troia!" Scusate, non voglio finire dentro per vilipendio alla corte..."
"E allora cosa disse?"
"Disse che per lui era troppo volgare, e non gli piaceva... Era a terra, e mi disse che non riusciva a scherzare su cose così, che per lui il sesso non era una cosa sozza ma una cosa meravigliosa, per manifestare l'amore che unisce un uomo alla sua donna. Mi scusi ma una persona che ragiona così, anche se legge riviste porno, anche se guarda film porno, anche se visita i siti porno, non può essere uno stupratore di bambine! Una volta mi mandarono via mail per farmi uno scherzo un'immagine porno di una ragazzina: e lui indignato mi aiutò a risalire al suo mittente e a diffidarlo. No, è innocente, ama solo troppo la giustizia..." E Dana Scully avrebbe voluto aggiungere.
Dana Scully era commossa dalla testimonianza di Frohike che però, sapeva benissimo, era di poco aiuto.
Il suo sguardo incontrò quello di Fox Mulder, che la guardò come per dirle:
"Scusami, se faccio e dico certe cose..." Lo guardò con dolcezza, pensando che se più uomini avessero ragionato come lui verso le donne il mondo sarebbe stato migliore.
"In fondo ci hanno aiutato", disse Ellen, "simpatico quest'ultimo!"

Capitolo ottavo.


L'indomani il processo riprese e fu chiamata a testimoniare dall'accusa la dottoressa Klint, la ginecologa che aveva visitato Becky dopo lo stupro.
Il Pubblico Ministero le chiese di raccontare i fatti che avevano portato la piccola sul suo tavolo da visita.
"Erano circa le 19, stavo bevendo un caffé, quando mi è stato detto che mi volevano in Pronto Soccorso: una ragazzina era rimasta vittima di uno stupro. Sono arrivata e la piccola aveva già indossato il camice verde per le visite. Era in uno stato pietoso. Aveva gli occhi neri e i segni di percosse sul volto. Perdeva sangue dal naso. Aveva lividi sui seni, qualcuno glieli aveva morsi deliberatamente. Le mani erano state ammanettate e storte. Aveva tentato di opporre resistenza, graffiando ed aveva dei residui sotto le unghie, che comunque non erano lunghe..."
La dottoressa Klint abbassò la voce:
"I suoi genitali erano arrossati e gonfi: aveva una lacerazione nella vagina, dovuta all'inserimento forzato di un pene di plastica. Poi era stata violentata, più di una volta. Era vergine prima del rapporto.."
Scully sbatté gli occhi e guardò Mulder, che stava a capo chino, mentre lacrime silenziose rigavano il suo volto. Di colpo Dana ricordò un fatto: tempo prima una giovane donna era stata violentata in un bar dell'Ohio dove si era presentata vestita succinta e provocante. Alcuni colleghi dell'FBI, nella pausa pranzo, facevano battute sul fatto che in fondo se la fosse cercata. Mulder si era alzato dal tavolo dove stava con lei ed era andato da loro:
"Scusa, ripeti, cosa hai detto? Se l'è cercata! Sappi che è come se l'avessi violentata anche tu! Io quando sento di uno stupro mi vergogno di essere un uomo, hai capito?"
Ridicolo che pensassero che lui potesse aver fatto una cosa simile. Ma la testimonianza della dottoressa Klint aveva influenzato negativamente tutti.
Ellen Osgood si alzò per il controinterrogatorio:
"Cosa le disse la ragazza a proposito dell'aggressione!"
"Mi disse che un uomo si era qualificato come agente dell'FBI per interrogarla sul fatto che recentemente circolava droga nella sua scuola. Lei l'ha fatto entrare, hanno parlato un attimo, poi lui ha chiesto un bicchiere d'acqua, l'ha seguita in cucina e lì le è saltato addosso!"
"Lei ha esperienza di casi di stupro?"
"Purtroppo sì".
"Può dirci di solito come è la tipologia della vittima e dell'aggressore?"
"Ci sono stupri che avvengono nelle mura domestiche, tra persone che si conoscono... Questo mi è sembrato comunque anomalo".
"E perché?"
"Di solito nei casi di stupratori ignoti alla vittima, l'aggressore evita di presentarsi con nome e cognome. Poi c'erano tante, troppe tracce".
"Ci dica un parere su tutta la faccenda?"
"Chi ha aggredito quella bambina è un essere abbietto ed ignobile, dedito alla violenza. Ma... ho il sospetto che ci sia un gioco strano dietro, anche se comunque l'esame dei campioni non lascia dubbi sull'identità dell'aggressore".
"Ha esaminato lei i campioni?"
"No, è stato il tecnico Yamada della polizia."
"Ho finito, grazie".
La dottoressa Klint era nel corridoio che stava prendendo una bibita nel distributore automatico.
"Dottoressa..." Si girò: era il presunto stupratore, Fox Mulder, che secondo l'accusa aveva stuprato, seviziato e maltrattato una sua paziente.
"Cosa vuole?"
"Volevo sapere... come sta Becky!"
"A lei cosa importa?"
"Mi importa.... "
"La vuole ancora tormentare..."
"No, le giuro di no!"
"Sta seguendo un seminario per riprendersi dallo stupro. Le ferite sul corpo si sono rimarginate, ha ancora delle ferite psicologiche...."
Anche Dana Scully si era avvicinata ed aveva preso la mano a Mulder:
"Forse non è il caso che tu parli con lei..."
"E' il caso eccome! Ti ricordo che noi abbiamo come dovere quello di proteggere la comunità. Io non posso essere tranquillo se so che c'è una sola bambina che sta male, e non chiedermi perché, Scully!"
Si allontanò un attimo. La dottoressa Klint guardò lei e poi Dana e disse:
"O il suo collega soffre di un pericoloso disturbo della personalità o qui c'è davvero qualcosa che non mi torna!" e si allontanò scuotendo la testa.

Nel pomeriggio, il secondo teste chiamato dall'accusa fu Deborah Russell. Le fu chiesto di raccontare il suo arrivo a casa, e di ricordare l'uomo che aveva visto scappare. Deborah non poté giurare che l'uomo fosse Mulder:
"Era alto, certo, castano di capelli, ma l'ho visto in lontananza..."
La cosa la convinceva sempre meno, soprattutto dopo l'ultima occhiata che aveva lanciato a quei campioni: erano sempre più verdastri, doveva parlarne con qualcuno, e dire che se non ci fosse stato tutto questo pasticcio Fox Mulder era davvero la persona ideale a cui dire la cosa...
Ellen Osgood disse a Mulder e Scully: "Domani abbiamo tutti i nostri testimoni, andrà meglio... Ma qui si sta veramente insinuando il tarlo del dubbio..."

Capitolo nono.

La giornata seguente iniziò con la testimonianza di Margareth Scully, madre dell'agente Dana Scully.
"Da quanto tempo conosce l'agente Fox Mulder, signora Scully?", chiese Ellen.
"Circa sette anni".
"Come lo giudica?"
"Una delle persone più corrette e gentili che abbia mai incontrato. Gran lavoratore, estremamente retto, piacevole, gentile, sensibile."
"Sua figlia le ha mai riferito di alcune sue stranezze?"
"Beh, come Fox Mulder e mia figlia Dana si occupano degli X Files, i casi difficilmente spiegabili, e quindi lei comunque mi ha detto che lui è fermamente convinto dell'esistenza degli alieni e di altre forze esterne alla nostra comprensione".
"E lei cosa pensa?"
"Che ognuno, se non fa del male al suo prossimo, è libero di credere in ciò che vuole!"
"Il mio cliente è accusato di odiare le donne: lei cosa ne pensa?"
"E' la più grossa sciocchezza che si può pensare: con me è sempre stato buono, premuroso, gentile, e non capisco perché non vada d'accordo con sua madre. Non sa cosa si perde a non volere un figlio così..."
"Signora Scully, lei non è qui per giudicare la madre dell'agente Mulder... Ci racconti piuttosto qualcosa del rapporto tra sua figlia e il mio cliente".
"E' incredibile... Non ho mai visto una persona più devota ad un'altra. Quando mia figlia è scomparsa per due mesi, alcuni anni fa, l'agente Mulder andava tutti i giorni dopo il lavoro a casa sua a fare le pulizie e a tenergliela in ordine. Ha fatto lo stesso quando era in ospedale in coma, e quando è stata malata... Lui veniva in ospedale, si sedeva vicino a lei, le prendeva la mano, le parlava mentre tutti ormai dicevano che era morta... e quando è stata di nuovo in ospedale per quella malattia era sempre lì, ad occuparsi di lei, con una sollecitudine che io, che sono sua madre, non riuscivo a mettere... Una dedizione assoluta... L'ho visto disperarsi per mia figlia, pregare per lei, gioire quando è guarita... Per non parlare di quando è morta l'altra mia figlia, Melissa... Lui è stato vicino a Dana in continuazione... Erano in camera di Melissa, io passavo lì davanti e Dana è scoppiata in lacrime mentre guardava delle foto di lei e la sorella da piccola. Fox l'ha presa per le spalle e l'ha stretta a lui, cullandola come una bimba. Si sono seduti sul divano letto e lei si è addormentata tra le sue braccia... Quest'uomo non odia le donne e non può aver fatto quelle cose orribili!"
Dana era commossa, e anche Maggie. Ma anche Ellen. Maggie Scully pensava: Io vorrei che mia figlia capisse che uomo meraviglioso ha accanto a sé, come fa a resistere a lui, come fa, è lui l'uomo giusto per lei....
L'accusa riuscì a controbattere ben poco all'affezione di Maggie Scully per Fox Mulder:
"Ma lo sa che quest'uomo meraviglioso è un fissato con la pornografia?"
"Ah, sì?", rispose Maggie con il tono di chi dice: Ma chi se ne frega?
"Non lo trova offensivo verso le donne?"
"Signor procuratore, io mi limito ad osservare come Fox Mulder si comporta con le donne reali... Che poi guardi quelle cassette è un problema suo, mi pare!"

Il secondo testimone della difesa fu Maggie Sidney, la vicina di casa di Mulder.
Con simpatia, ricordò come era stata difesa la sua passione per i gatti da Fox Mulder e gli atteggiamenti che aveva verso di lei:
"E' sempre disponibile a venire a cambiarmi una lampadina, quando mi assento qualche giorno per andare vicino a Seattle da mia figlia lui viene a guardare i gatti e li accudisce veramente bene..."
"Ci parli di sua figlia... o meglio di sua nipotina Claudia, di otto anni. E' venuta varie volte a trovarla, vero?"
"Sì".
"E Fox Mulder l'ha vista?"
"Sì, certo":
"E come si è comportato?"
"In maniera incredibile... si è seduto con lei a giocare con le Barbie, poi si sono messi a guardare i cartoni animati, poi le ha letto delle fiabe, era.. dolcissimo!"
"Pensa che potrebbe violentare una bambina?"
Il Pubblico Ministero fece un'obiezione, ma non fu accolta.
"No! Quest'uomo è un santo in terra, buono e dolce con tutti... Mia nipote si è subito affezionata a lui, forse vede in lui il papà che lei non ha".
"C'erano doppi fini nel suo comportamento?"
"Nessuno!"
Il Pubblico Ministero tirò fuori la storia che Mulder avrebbe preso a calci la gattina di Becky.
"Non ci credo nemmeno se lo vedo! Io ho tre gatti, ed uno, Birillo, è davvero scontroso, anche con me. Con lui è affettuoso, lo saluta sempre, gli viene in braccio... E i gatti capiscono chi gli vuole bene.... "
"Ah, un animalista..."
"Lui mi ha detto che ama i gatti perché erano gli animali preferiti da sua sorella Samantha, scomparsa tanti anni fa. Mi ha raccontato del gattino che aveva Samantha, che dopo la sua scomparsa si lasciò morire, e lui non poté fare niente per salvarlo... Mi diceva che lui non riesce ad ammazzare neanche i ragni, si figuri!"
"Ah, san Francesco!", disse il Pubblico Ministero, scuotendo la testa. Fu richiamato all'ordine dopo un'obiezione di Ellen e lasciò perdere l'interrogatorio.
Peter Barton fu il secondo teste.
"Per me è stata dura venire a lavorare a Washington, quando la mia banca mi ha trasferito. Ho sempre avuto dei problemi a legare con il mio prossimo, andavo d'accordo solo con mio fratello che purtroppo è morto. Fox Mulder è stato per me più di un vicino di casa: un amico. Pronto a parlare con me di ogni cosa, dalla partita di baseball ai tempi del liceo, a consolarmi per mio fratello".
"E del suo rapporto con le donne non le ha mai detto niente?"
"Mi ha parlato di una sua ragazza, Phoebe, che amava tanto e che poi l'aveva lasciato... Poi c'era Scully, mi parlava sempre di lei, di come le fosse affezionato...."
Mulder lo guardò con occhi come per dire, non dire che io la amo....
L'accusa lo controinterrogò di nuovo con la storia della pornografia:
"Vi scambiavate anche videocassette erotiche?"
Ellen alzò un'obiezione, che fu accolta, ma comunque Peter rispose:
"Il fatto che a Fox piaccia la pornografia non prova niente! Ha un'idea romantica dell'amore e delle donne, estremamente dolce, non è un violento, non gli ho mai sentito dire niente di volgare e di sboccato.. E' una persona straordinaria, come fate ad accusarlo di quello!"
Fu poi la volta delle due studentesse, Isabel Avison e Jane Badler. Diedero quasi le stesse risposte:
"Ci ha mai provato con voi?", chiese Ellen.
"No... è sempre gentilissimo, al punto che credevamo quasi fosse gay. Ma poi abbiamo capito..."
"Cosa?"
"Che lui è uno dei pochi uomini che crede al grande amore della vita.... e che non eravamo noi".
L'accusa le bombardò con domande anche indiscrete, del tipo:
"Vi ha mai invitato a guardare le sue cassette porno con lui?"
"No, e anche se l'avesse fatto?"
"Dite la verità: lui vi piace, vero?"
"Affari nostri".
Ellen intervenne varie volte finché non fu costretto a smettere.
"Non siamo messi male", disse a Mulder e Scully, "certo che tu quel sabato potevi andare a far visita ai tuoi vicini di casa o a Scully o ai Gunmen: a quest'ora eri a posto!"

Debbie Russell sentì suonare il telefono: era Mike, un suo compagno di università:
"Vieni a vedere i campioni, è assurdo! Quelli tutto sono tranne che cose umane, ma cos'è che è entrato in casa tua e ha fatto quello a Becky!"
Debbie corse subito all'Università: Mike le fece notare che dentro a quei campioni c'era ben poco di umano:
"E' qualcosa di sintetico, c'è anche roba vegetale... No, qui c'è sotto qualcosa di grosso, di enorme!"
"Bisogna parlarne!"
"Debbie, può essere pericoloso!"
"Io voglio sapere cosa è successo a mia sorella, e non voglio che un innocente vada dentro..."
"Ma qui davvero c'è qualcosa di più grosso di noi tutti sotto..."
Debbie pensò un attimo e poi disse:
"Guarda, facciamo così: teniamo d'occhio i campioni ancora un attimo, e poi magari provo a contattare quella Scully!"

Capitolo nono


Nella seduta successiva del processo ci sarebbero state le due testimonianze chiave: quella di Fox Mulder, l'imputato, e quella di Becky Russell.
Fox Mulder fu chiamato dalla difesa: Ellen aveva ottenuto quello, per evitare che fosse distrutto dall'accusa.
"Signor Fox Mulder lei cosa ha fatto quel sabato?"
"Sono rimasto a casa, a stendere dei rapporti che dovevo finire, a riordinare alcune cose, a pensare..."
"A cosa?"
"Al mio lavoro, a mia sorella, a tante cose..."
"Non c'è nessuno che può testimoniare?"
"Purtroppo no, i dati sul mio Pc sono stati alterati e non potrebbero dire niente".
"Agente Mulder qual è il suo giudizio sullo stupro come agente federale".
"Uno dei reati più atroci".
"E come uomo?"
"Io....", sospirò, "... mi vergogno di essere un uomo tutte le volte che leggo di uno stupro".
"Perché?"
"Perché... non sopporto l'idea di costringere una donna a fare un qualcosa che deve essere un dono d'amore, non una costrizione".
"Come giudica le violenze contro i bambini?"
"Ignobili a dire poco".
"Lei ha mai commesso atti violenti contro inermi o animali".
Mulder pensò a quelle volte che aveva pestato a sangue Krycek, che in fondo e si sentì pentito, malgrado quello fosse un suo nemico:
"Ho esagerato forse solo una volta, ma l'altro era un uomo adulto e robusto... Non ho mai usato violenza contro donne, anziani, bambini ed animali".
"Lei ama i gatti?"
"Tantissimo. Al liceo mi sono scontrato con un mio compagno che si vantava di torturarli".
"E i bambini?"
"Mi... danno speranza, dolcezza, tenerezza".
"Non ho altre domande: vostro onore, signori giurati, non mi sembra che il mio cliente possa essere uno stupratore".
Jeffrey Sanderson aggredì subito Fox Mulder:
"Lei non è sposato, perché?"
"Obiezione", disse Ellen, "il matrimonio è una scelta, non una discriminante"
Il giudice accolse, e allora Sanderson virò il tiro:
"Perché lei non ha una relazione stabile?"
"Faccio un lavoro molto particolare", disse Mulder, "viaggio molto, ho poco tempo libero, una compagna richiede affetto e cure..."
"Che lei magari non è disposto a dare, vero? Egoista, immaturo e narcisista, o sbaglio?"
"Obiezione!", urlò Ellen. Il giudice disse:
"Non mi pare che qui stiamo giudicando perché una persona non si è sposata..."
"A lei piacerebbe avere una relazione stabile, agente Mulder?"
"Con la persona giusta.... sì, tutta la vita, finché la morte non ci separa.."
"Romantico.... e non ha trovato la persona giusta, vero?"
"Obiezione!", Ellen era inorridita.
"Io...", disse Mulder, "l'ho trovata a dire il vero!"
"E lei magari l'ha lasciato, alle spalle lei ha due relazioni fallite, o sbaglio?"
"Obiezione" riurlò Ellen. Il giudice disse:
"Procuratore, credo che a nessuno interessi delle storie d'amore dell'agente Mulder"
"Fox Mulder è un presunto stupratore, la sua condotta morale è sotto accusa".
"Ho avuto due storie, con due colleghe in passato, una in Inghilterra e l'altra in America. Amavo entrambe, la prima storia è finita perché forse eravamo troppo giovani, la seconda non ha retto alla lontananza".
Dana Scully abbassò il capo: parlava di Phoebe Green e di Diana Fowley.
"Lei va mai nei locali a rimorchiare qualche ragazza?"
"Obiezione!"; Ellen scosse la testa.
"Anche volessi farlo, non ho il tempo", disse Mulder con un sorriso triste.
"E ha rapporti sessuali occasionali? Va con delle prostitute?"
"Obiezione! Avere rapporti sessuali tra adulti consenzienti non è un reato", disse Ellen.
Mulder non lasciò ribattere al giudice:
"No, signore. Non ho mai avuto quel tipo di rapporti sessuali".
"Scusi, ma lei è un fenomeno: giovane, di bell'aspetto e senza interessi sessuali... Ha il terrore dell'Aids, e per questo fa sesso con le ragazzine vergini?"
"Obiezione, questa è un'insinuazione!"
"Non riesco a fare l'amore con una donna di cui non sono innamorato...", disse Mulder, "per me non è solo sesso, è un qualcosa di generale, da condividere e da donare l'uno all'altra..."
"E un uomo di questa levatura morale non trova una compagna! Incredibile!"
"Io la mia donna l'ho già incontrata", disse Mulder. Scully si girò, mentre lacrime silenziose le scorrevano sulle guance. Guardò Ellen che rifece obiezione. Il giudice la accolse. Allora Sanderson tentò un'altra carta:
"Agente Mulder, lei ha una notevole collezione di video pornografici, come mai?"
"Obiezione, non è un reato!", disse Ellen.
"Sì, ma molti maniaci amano questo tipo di cose! Allora ci dica cosa le piace della pornografia: quelle donne nude, costrette ad accoppiamenti continui..."
"Obiezione, siamo in un'aula di tribunale!"
Ma Sanderson continuò:
"Ci dica, le piace l'idea del maschio che domina, che tortura, che sottomette..."
"No", disse Mulder, "mi piace sapere più cose sul sesso, sul mio corpo, sul corpo delle donne.... Per dare loro più piacere...."
"Sì, per prendere una ragazzina, morderle i seni, sverginarla con un fallo di plastica, e poi soddisfare le proprie brame, vero?"
"NO!", urlò lui, "per essere un buon amante per la donna della propria vita, per essere in comunione con lei in tutti i modi!"
"Ma guarda il cavaliere romantico... Ci racconti cosa farebbe alla sua donna, sentiamo le sue fantasie perverse!"
"Obiezione", Ellen guardò indignata il giudice, che accolse:
"Vuole essere incriminato per oltraggio alla corte, procuratore Sanderson? La smetta!"
"L'imputato è un potenziale stupratore e maniaco, facciamoci raccontare cosa farebbe con la sua donna!"
Mulder sussurrò:
"La prenderei tra le mie braccia e la bacerei sul volto per delle ore. Poi piano piano la spoglierei e la coprirei di baci in ogni posto, di baci e carezze. Vorrei che lei fosse felice, che le piacesse quello che io sto facendo. Non farei niente di offensivo contro di lei, e mi prenderei il mio piacere come ultima cosa, dopo averglielo dato. Non la picchierei e morderei mai. Non la costringerei mai. Sarebbe amore, dolcezza e tenerezza pura. E passione, certo. E la più grande gioia per me sarebbe averla tra le mie braccia, saperla mia per sempre, e dormire con lei, e stare con lei, come una cosa sola, e poi vederla gioire tra le mie braccia, gioire e scusate godere, con me...."
Il giudice interruppe e fulminò con uno sguardo Sanderson:
"Spero lei abbia finito!"
"D'accordo, vostro onore. Mi riservo di chiamarlo di nuovo!"

Fu chiesta una sospensione: Ellen disse a Mulder:
"Complimenti, se l'è cavata benissimo, è stato ignobile Sanderson, l'ha toccata nelle sue corde più intime..."
"Spero che Scully non sia ferita dal mio comportamento!"
"Non si preoccupi.... "
Scully si avvicinò a Mulder e gli sorrise:
"Quel Sanderson è stato orribile: sei stato meraviglioso..."
"Scully, spero non ti abbia offeso sentire quelle cose..."
"Non doveva chiederti niente sulla tua vita privata: e in te non c'è niente di brutto ed offensivo: non vedo l'ora che sia domani, per testimoniare io!"
"Scully, non farlo, ti supplico, non voglio che tu abbia a soffrire per il mio comportamento!" Poi si allontanò. Era Dana Scully la donna della sua vita, che voleva stringere, amare e coprire di attenzione, e soddisfare e possedere e godere con lei e...

Poco dopo rientrarono: era il turno di Rebecca Russell, detta Becky, graziosa, biondina, dal volto tenero e dal corpo acerbo.
Sanderson aveva cambiato tono:
"Ci racconti cosa le ha datto l'agente Mulder..."
Becky raccontò tutto: come si era introdotto in casa sua, come l'aveva immobilizzata, ammanettata, stesa sul tavolo. Quando lei l'aveva graffiato in volto lui per vendetta le aveva morso i capezzoli. A quelle parole Mulder stava per scoppiare in lacrime. Poi aveva tirato fuori un pene finto, le aveva allargato le gambe il più possibile e l'aveva infilato in lei, privandola della verginità. Per dei minuti l'aveva seviziata con quell'oggetto, finchè non si era spogliato lui e non aveva usato il suo pene. Disse anche cosa le diceva: "Devi essere felice, puttanella, io ti rendo donna, vedrai che ti piacerà". "Sei stretta, ma tra poco sarai bella pronta per me, per il mio bel cazzone!" "E' meglio dei ditalini, vero?" Aveva riso delle sue lacrime e della sua umiliazione: "Guarda quanto sangue! Ti punisco di nuovo!"
Becky era sconvolta ma lucida, ma ad ogni cosa che diceva Fox Mulder diventava sempre più pallido ed inorridito. Dana gli prese una mano: era orrendo cosa era stato fatto a Becky, ma ancora più orrendo pensare che a farlo potesse essere stato Fox Mulder.
Sanderson disse:
"Come si sente?"
"Male".
Ellen con molto tatto le chiese:
"Ha notato qualcosa di strano nel suo aggressore?"
"Sì... all'inizio era gentile, poi è diventato come una belva, urlava, picchiava, strepitava... non sembrava umano, non sembrava umano!"
"Obiezione", disse Sanderson, "gli stupratori hanno quel comportamento..."
"E poi?"
"Non mi crederete, ma è la verità, quando l'ho graffiato, dai graffi è venuto fuori dal sangue verde, del sangue verde, non era un uomo!"
"Basta", disse Sanderson, "Becky è in stato di choc..."
"Ma io l'ho vista..."
"Non ho altre domande, vostro onore", Ellen si sedette e Scully disse: "Il sangue verde... non era Mulder!"
"Chi era?"
"Un clone", disse Fox Mulder, "un clone per incastrarmi!"
"Ma è fantascienza!", disse Ellen, è più facile che qualcuno mascherato si sia introdotto dopo averti rubato campioni vari...
"No, Ellen", disse sorprendentemente Scully, "quello che dice Mulder è tutto vero, io ho visto queste cose e sento che devo crederci..."
"Bene, ora atteniamo a cose più terra terra: domani devi deporre tu, Dana, quindi vai a casa a riposarti..."
"Io voglio stare un po' con Mulder, stasera".
"Attenzione, state molto attenti..."

Capitolo decimo


Nell'appartamento 42 Fox Mulder scosse la testa guardando Dana Scully:
"Non puoi farlo, non devi esporti... Ti stai già rovinando la vita... "
"Io ti conosco, Mulder, ti conosco bene, tengo a te, non voglio che tu marcisca per un reato così orribile in galera!"
"Tu non sai tante cose di me, non le conosci..."
"Io tengo a te!"
"Tu hai già fatto tanto per me..."
"E cosa?"
"Mi hai salvato il fondoschiena un sacco di volte, mi hai aiutato a non impazzire, a essere una persona migliore... mi hai sorretto ed assistito, ed in cambio cosa hai avuto? Ti hanno rapita, menomata, fatta ammalare, hai rischiato di morire.."
"Basta Mulder!", disse Scully "io amo lavorare all'FBI con te, ed i rischi fanno parte del mestiere. Tu mi hai salvato la vita, mi hai stretto la mano e fatto uscire dal coma, mi hai fatta guarire dal cancro, mi hai dato qualcosa in cui sperare, mi hai dato la tua amicizia, la tua stima, il tuo affetto..." la voce le si spezzò.
Fox Mulder la guardò con tenerezza:
"Voglio essere sincero e dirti una cosa. Io ti adoro come collega, sei fantastica, intelligente in gamba. Ti adoro come agente federale. Ti adoro come amica. Ma io ti desidero da impazzire come donna, voglio fare di te la mia donna... Tu mi vedi come un angelo, un paladino, ma io ho dei pensieri su di te non certo casti: spingerti sulla mia scrivania al lavoro, sollevarti la gonna, strapparti la biancheria e poi mettere la mia bocca tra le tue gambe, proprio dove pensi tu, e farti venire a furia di baciarti e toccarti.... Spingerti in piedi contro un angolo della stanza, spogliarti e scoparti, capisci, fino a sfinirti... Infilarmi nel tuo letto e farlo con te in tutti i modi e le posizioni possibili... Fare sesso con te sotto la doccia, nella vasca da bagno, in macchina, in motel, nell'ufficio di Skinner, in ogni posto dove siamo stati e dove andremo, capisci che razza di pervertito sono? Ti prego, lasciami solo."
Dana Scully aveva sempre avuto dei blocchi sessuali, che erano peggiorati dopo il suo rapimento. Non riusciva a lasciarsi andare, ad abbandonarsi al piacere, a provarlo. Ma le parole di Fox Mulder non l'avevano offesa. Gli disse:
"Mi ami, forse?"
"Amarti è troppo poco, Scully..." Con un gesto rapido e deciso lei gli buttò le braccia al collo e posò le sue labbra su quelle di lui. Lo sentì felice: rispondeva al suo bacio, le accarezzava i capelli, il collo, le spalle. Poi disse, sciogliendosi dal suo abbraccio:
"Ti prego, vattene, sto per perdere il controllo, potrei farti del male..."
"Tu non mi farai mai del male!", disse Scully, stringendolo a sé, "ti prego, dammi un'altra volta la vita... Rendimi donna, rendimi tua", disse, stupendosi per la sua audacia.
Le tolse la giacca e la camicetta, baciandole la pelle man mano che la denudava. Quando le slacciò il reggiseno, lo vide trasalire. Poi iniziò a baciarla sul collo, dove aveva l'impianto e nel frattempo le sue mani non davano tregua ai suoi seni... C'era la luce, e Scully era sempre stata timida: ma non con lui, non lì. Mentre le sue labbra scendevano sui suoi seni, per baciarli, leccarli e scoprirli, lui la liberò anche della gonna, del collant e delle mutandine.
La fece distendere sul divano e le aprì le gambe. Scully pensava alla testimonianza di Becky, orrenda, e a questo semplicemente meravigliosa. Ebbe un ultimo avvampare di vergogna quando lui iniziò ad esplorare il suo posto più intimo con mani, bocca, lingua, occhi, naso, ma poi si lasciò andare, come lui le chiedeva dolcemente. Non esisteva più niente, se non le sue labbra che baciavano, la sua lingua che leccava, le sue dita che esploravano e dilatavano, i suoi occhi che adoravano. Diventava sempre più audace, per farle perdere il controllo. E lei perse il controllo, per la prima vera volta in vita sua. Singhiozzando e gemendo venne, mentre Mulder la stringeva a sé, dividendo con lei quel momento.
Si accorse che lui aveva addosso ancora i pantaloni: aveva voluto evitare di avere subito anche il suo piacere, per darlo a lei. Era così bello, come un dio greco: Scully ricordò il turbamento che aveva provato quando l'aveva visto nudo un paio di volte, ma ora era diverso, era sano, ed era il suo amante. Vide il suo pene eretto: normalmente non amava condividere certe cose, ma quel segno le comunicò ancora di più quanto lui la voleva. Per lei il sesso era stato sempre qualcosa di meccanico, di freddo e di fastidioso: ora scopriva che era magico, caldo, tenero, vero. Quando lui la penetrò Scully sentì una fitta. Lui le chiese: "Ti sto facendo male?"
"No", disse lei "ti prego, continua continua!" e dopo un po' capì che lui si stava controllando per darle il massimo del piacere, un'altra volta. Si strinse a lui convulsamente, lo accarezzò e baciò e si mosse per farlo venire più in fretta. Quando anche lui poté godere del suo piacere, lei gli sorrise e capì che a questo punto era tutto fatto: erano insieme per sempre, uno dell'altra per l'eternità, e niente o nessuno avrebbe potuto dividerli. E che dove c'era lui lei ci sarebbe stata per sempre. Erano due parti di una cosa sola che si erano cercati tutta la vita, ma che si erano già riconosciuti la prima volta.
"Ne è valsa la pena Scully aspettare tutti questi anni", sussurrò lui, strusciando la sua fronte sudata contro quella di lei.
"Ti devo anche questo.... Non sei spettrale, sei magico..."
"E tu non sei la regina del ghiaccio...."
"Provino domani a chiedermi qualcosa su di te..." pensò lei, mentre si addormentava, la testa reclinata sul petto di lui con nei capelli le sue labbra, le sue mani sui suoi muscoli delle braccia, mentre lui le teneva una mano sul seno sinistro, vicino al cuore, e l'altra mano tra le gambe, vicino al punto dove lei sentiva più piacere.

Capitolo undicesimo.


"Sicuro che i campioni siano distrutti?", disse Kurtz al suo giovane interlocutore, mentre l'Uomo che Fuma stava in silenzio: quella storia gli piaceva sempre meno, anche se l'idea di usare dei cloni era l'ideale per non sporcarsi le mani.
"Li ho distrutti!", disse Alex Krycek, guardandolo con sfida. Sapeva che la prossima vittima di quel gioco perverso poteva essere lui. Magari lo avrebbero trascinato con la stessa accusa, certo che accusare Fox Mulder di violenza sessuale su minore era una cosa assurda, che non stava né in cielo né in terra. Il processo non era così sfavorevole a lui, e Alex ne era segretamente contento.
"Ci sono stati comunicati dei movimenti sospetti da parte della sorella della vittima, Debbie Russell: avrebbe portato nella sua facoltà dei campioni da analizzare misteriosi".
Avevano occhi dappertutto, tranne che in casa di Krycek.
"Ma non studia veterinaria, quella ragazza?", disse Krycek, "sarà qualcosa di qualche specie animale".
"In ogni caso tienila d'occhio e tieni d'occhio anche l'agente Scully, e se capiscono troppo sai cosa devi fare...", aggiunse Kurtz.
"D'accordo..."
Alex Krycek stava salendo in macchina quando lo raggiunse l'Uomo che Fuma.
"Non mi piace Kurtz, sai?"
"Non sapevo che tra di voi ci fossero valutazioni estetiche!", rispose sarcastico Alex.
"I suoi cloni sono genialmente realizzati, perfette macchine: ma lui forse è meglio sistemarlo diversamente, non pensi?"
"Ho capito. E per la ragazza e l'agente Scully?"
"Lascia in pace la ragazza, sta già soffrendo abbastanza. Tieni d'occhio l'agente Scully... sai, mi sono abituato ad avere lei e Mulder come implacabili avversari, ed è duro rinunciare alle abitudini.... Per ora mi servono vivi e in libertà... Potevano inventarsi un reato meno idiota, ma Kurtz è un maniaco, sai. Va a Bangkog con le bambine... penso che tu abbia capito cosa puoi fare..."
"Senz'altro!" Krycek stette zitto: un giorno, mentre cercava di raccogliere prove per poi al momento giusto incriminare il Consorzio, aveva trovato delle lettere indirizzate all'Uomo che Fuma da una certa Teena Mulder. E lì aveva capito tutto: quei due avevano avuto una relazione da cui era nato un figlio. Un figlio che era il suo rivale che stimava di più. Un figlio che ora doveva difendere.
"E poi, Alex, cerca magari di dare una mano a chi invece non violenta le bambine..."
"Volentieri!"
"Un'ultima cosa: bisogna scoprire dove Kurtz ha il suo laboratorio segreto: confido su di te!"
"D'accordo.." Bene, mi sei alleato, disse tra sé Krycek, non puoi distruggere tuo figlio, vero? Hai usato la faccenda per il tuo tornaconto, ed io in fondo sono come te... divertente vedere come finirà tutto. Ma il problema è sempre l'agente Scully: questa volta dovrà fidarsi di me.

"La difesa chiama a testimoniare l'agente Dana Katharine Scully!"
Dana si sedette sul banco dei testimoni guardando appena Fox Mulder. Il suo compagno più fidato, il suo collega, il suo uomo, il suo amante. Ora lui era tutto per lei, e lei tutto per lui.
"Agente Scully, ci può dire da quanti anni lavora con l'agente Mulder?"
"Da sei anni, ormai".
"Ci può dire qualcosa del vostro rapporto lavorativo?"
"Sono stata assegnata agli X Files per monitorare il suo lavoro e capire se fosse veramente utile alla comunità. In principio ero molto scettica al riguardo, ma il suo entusiasmo e la sua professionalità mi hanno davvero conquistata: è l'uomo migliore che esiste al mondo, buono, scrupoloso, intelligente, in gamba. Quasi sempre le sue teorie si sono dimostrate giuste!"
"Lo considera egoista ed immaturo?"
"Egoista? Non direi, visto che il bene della comunità e degli altri, soprattutto dei più deboli, è al centro della sua vita. Immaturo? Vive da solo, sa arrangiarsi in ogni cosa, è sempre disponibile ad aiutare gli altri..."
"La scomparsa della sorella ha creato problemi alla sua psiche?"
"Deve essere stato un dolore terribile, che però l'ha spinto a cercare la verità, a mettere la sua vita al servizio di tutti, perché nessuno soffrisse più quello che ha sofferto lui".
"Il suo collega è un violento?"
"Assolutamente no. Odia la sopraffazione, più di una volta l'ho sentito condannare aspramente anche le forze dell'ordine quando ricorrono a metodi violenti".
"E' razzista?"
"No."
"E sul fatto che odi le donne, cosa ci può dire?"
Dana chiuse gli occhi un momento: le sue braccia, le sue labbra, il suo corpo che la adoravano le ritornarono in mente. Sulla sua pelle bianca c'erano delle leggere chiazze rosate, dove lui l'aveva baciata con più ardore. Il suo corpo era ancora teso e dilatato per averlo accolto dentro di sé. Odiare le donne? No di certo.
"E' falso. Con noi donne, di qualsiasi età, è corretto, gentile, disponibile. Non ho mai sentito nessuno lamentarsi di lui come di un molestatore. Ho lavorato fianco a fianco con lui per tutti questi anni, e posso solo dire bene di lui".
"Con le minorenni?"
"Ha salvato più di una bambina, nelle sue missioni, e con ciascuna di loro ha instaurato un rapporto di assoluta fiducia e stima. Il caso che l'ha fatto più soffrire è stato quello di un serial killer che uccideva delle ragazzine ed asportava dei pezzi di vestito".
"Non ho altre domande"
Sanderson aveva deciso di giocare un'altra carta:
"Lei cosa prova per l'agente Mulder?"
"Obiezione!", disse Ellen, che fu accolta. Allora Sanderson riformulò la domanda:
"Come sono i vostri rapporti?"
"Ottimi sotto ogni punto di vista: all'inizio avevamo idee divergenti su tutto, ma poi abbiamo subito trovare un equilibrio tra le nostre diverse posizioni a risolvere i casi. Lavoriamo benissimo insieme. Ci stimiamo". Voleva aggiungere: ed ora ci unisce anche un vero amore, che forse però ci ha unito sempre.
"Non lo trova paranoico?"
"All'inizio sì. Poi ho capito che spesso dietro alla sua apparente paranoia si nasconde la verità, e malgrado non condivida tutto quello che dice, ho dovuto poi molto spesso ricredermi. E' un ottimo professionista, una persona magnifica..."
"Che però passa i suoi sabati da solo, legge riviste pornografiche, fa cose strane..."
"Obiezione", disse Ellen, "il tempo libero dell'imputato non è sotto accusa!"
"Ritengo", disse Scully, "che quando uno lavora con la dedizione con cui lavora l'agente Mulder abbia anche diritto a momenti di pausa!"
"Non si sente offesa dal fatto che lui legga riviste pornografiche?"
"No", disse Scully prima che Ellen potesse obiettare.
"Ma ci dica la verità, lei lo conosce davvero? Potrebbe giurare che non è un pervertito?"
"E' la persona migliore che esiste sulla faccia della Terra!"
"E' vero che questa persona è coinvolta personalmente in una sua sparizione e in una sua conseguente malattia?"
"Obiezione!", ripeté Ellen, "sono fatti estranei al reato in questione!"
Il giudice accolse, ma Scully non si scompose e disse:
"Sono un agente federale e il mio lavoro comporta determinati rischi. Quello che mi è successo è stato usato da forze potenti come avvertimento all'agente Mulder!"
"Di cui lei magari è anche l'amante, vero?", incalzò Sanderson, mentre sia Ellen che il giudice intervenivano.
"Se le interessa tanto saperlo, sì!", disse Scully, con aria di sfida, "ma tra noi c'è qualcosa di strano, di particolare e di profondo, non riconducibile a niente e a nessuno... E proprio perché io sono parte di lui in ogni cosa, posso assicurarvi senza ombra di dubbio che Fox Mulder non può avere violentato una ragazzina di 13 anni, non è nella sua natura!"
Sanderson interruppe l'interrogatorio. Ellen disse:
"Come avvocato devo dirti che non so quanto tu abbia fatto bene a rivelare quella cosa. Come amica ti posso solo dire: congratulazioni! E sappi che ti invidio davvero tanto!"

Debbie Russell osservava i campioni: erano completamente impazziti. Doveva parlare a Dana Scully, con urgenza, ora più che mai. Aveva sentito il resoconto del processo, aveva visto gli occhi sinceri di quella donna raccontare tutta la verità, si era commossa per il loro amore. Erano innocenti entrambi, e solo loro potevano aiutarla a trovare chi aveva fatto davvero del male a sua sorella.
Cercò il suo indirizzo: Antipolis, un po' fuori Washington. Compose il numero e lasciò un messaggio con il suo numero di cellulare:
"Sono Debbie Russell, ho urgente bisogno di vederla. A questo punto credo a lei e al suo collega, ed ho bisogno di parlarle".

Capitolo dodicesimo.

Simon Garth, direttore del Washington Herald, scosse la testa e guardò fisso negli occhi Claire Fenning:
"Capisco che tu e quel poliziotto siete molto legati, ma non mi piace come stai trattando la storia di quell'agente federale. Ho ricevuto oggi una telefonata del suo superiore, Skinner, e sono costretto a toglierti il caso".
"Lei non può farmi questo!"
"Posso eccome. Tu hai scritto un sacco di falsità, e di calunnie. Il fatto che quell'uomo sia sospettato di essere uno stupratore non vuol dire che tu sia autorizzata a scrivere che Fox Mulder è un depravato e un violento, se non hai prove certe. E dal processo sta uscendo fuori tutto un altro ritratto di uomo. Guarda, ho per te una bella storia di corruzione legata ad un cantiere edile, dove pare sia coinvolta anche la mafia russa. Occupati di quello, e stai attenta, perché dovrò faticare molto a convincere il vicedirettore Skinner a non denunciarti per calunnia! Ed ora mettiti subito al lavoro, mi serve un pezzo per domani!"
Claire Fenning uscì disgustata dall'ufficio del direttore e trasalì vedendo Anthony Brown, quel pivellino che si interesseva solo di sport ed extraterrestri, entrare.
"Anthony", disse Garth, "siamo in un grosso guaio. Il vicedirettore dell'FBI è incazzato nero con noi per come abbiamo trattato la storia di Fox Mulder. D'ora in poi te ne occuperai tu".
"Che onore! E' sempre stato un mio eroe!"
"Ricordati di cosa è accusato!"
"Certo.. Potrei intervistare la sua collega, che ne dici?"
"E magari anche il vicedirettore... siamo proprio nella merda, credimi! Al lavoro"
Anthony uscì felice dall'ufficio: finalmente un lavoro vero, e avrebbe potuto conoscere un ufologo DOC. Chi poteva avere il numero di Dana Scully? Ma certo, quei suoi collaboratori, i Gunmen.
Quando sentirono la sua proposta, i tre diedero subito molto volentieri il numero di Dana a Anthony:
"Grazie di aiutarci!"
"Di niente", rispose lui, "io faccio solo il mio lavoro" e anche lui lasciò un messaggio nella segreteria telefonica di Scully ad Antipolis.

Dana Scully passò di casa per prendersi un cambio di abiti e per controllare posta, computer e telefono. Poi sarebbe andata da Mulder. Attaccò la segreteria telefonica e sentì i messaggi di Debbie ed Anthony. Richiamò subito tutti e due, per aiutare l'uomo che amava un incontro con quei due ragazzi era fondamentale.
Poco dopo sia Debbie che Anthony si presentarono alla sua porta e lei li fece entrare. Qualcuno, su un'auto poco lontana, osservava tutto: Alex Krycek.
"Mi sa", si disse, "che oggi è la giornata delle visite per l'agente Scully.
Debbie le mostrò i campioni:
"Come mai li ha presi?"
"Studio veterinaria, la chiami deformazione professionale... Hanno niente di umano, mi scusi!"
"Già solo a vista.."
"La prego, e prego anche il suo collega di aiutarmi a capire cosa è successo a mia sorella!"
"Allora tu credi che Fox Mulder sia innocente?"
"Ho avuto dei dubbi fin dall'inizio.. Perché un agente federale deve rovinarsi la carriera in modo così stupido? E poi mi sono accorta che non poteva essere lui dai suoi modi, da cosa dicevate di lui... Anche mia sorella era sempre meno convinta, diceva che non era lui, anche se gli somigliava.. Mia sorella ha visto il sangue verde, capisce?"
"Stai tranquilla, Debbie, ti aiuteremo!"
"Posso dire ancora una cosa: voi due insieme mi piacete proprio tanto, complimenti!"
"Grazie", fece Scully abbassando la testa.
A quel punto intervenne Anthony:
"Posso fare delle foto?"
"Sì, ma non le renda pubbliche finché la storia non è un po' più ufficiale, hai capito?"
"Posso farle alcune domande, vuol fare una dichiarazione, anche su quello che è stato pubblicato sul nostro giornale..."
"Non ce l'ho con il vostro giornale, ma con la persona che ha diffamato e calunniato Mulder così crudelmente. Per la legge americana e la stampa nessuno è colpevole finché non viene dimostrato, e lei ha violato la legge. Lei crede che il mio collega sia innocente?"
"Con tutto il cuore, è un mio mito! Lo conoscevo per il suo lavoro, ma ho avuto modo di conoscerlo grazie a questo processo come persona, ed è straordinario".
"Lo so", disse Scully, sorridendo. Quei due ragazzi erano preziosi alleati.
"Le prometto un grosso aiuto mio e di Mulder per i suoi articoli, d'ora in poi.. Per un'intervista vera e propria, ti chiedo di aspettare un attimo..."
"Ma io devo presentare un articolo... Posso intervistare te, Debbie? Magari al fast food messicano che c'è qui vicino?"
"Volentieri", disse Debbie, "buona serata agente Scully!"
I due ragazzi uscirono, mentre Scully sbrigava le ultime faccende prima di andare da Mulder. In quel momento pensava come sarebbe stato bello vivere sotto lo stesso tetto insieme: il suo alloggio era tanto, troppo grande per lei da sola, immaginava Mulder invaderlo dolcemente con la sua presenza... Voleva andare da lui, presto.

Anthony si stava incamminando con Debbie verso la macchina, quando vide un uomo che sembrava avere dei problemi con la ruota della sua auto.
"Serve una mano?", chiese premurosamente.
"Mi puoi guardare un attimo?", disse l'uomo, "sai, ho un braccio solo e ho qualche problema.."
"Nessun problema..." Anthony si chinò e l'uomo gli sibilò in un orecchio:
"Vuoi vincere il premio Pulitzer, ragazzo? Allora tieni d'occhio gli agenti Mulder e Scully, questa storia nasconde qualcosa di grosso... ma non dire niente al tuo capo, per ora, OK?"
Poi lo congedò con una scusa.
Mentre partivano in macchina, Anthony e Debbie notarono che quell'uomo osservava con fare circospetto la casa di Scully: erano tentati di fermarsi e tornare indietro, ma poi partirono.

Alex Krycek riuscì ad aprire senza problemi la porta d'ingresso di Dana Scully. Dana era in camera sua, che preparava una borsa con dentro un paio di cambi e altre cose di utilità. Voleva stare con Mulder. Rimpianse di non avere biancheria più sexy, sarebbe stato bello fargliela notare, giocare con lui... Era immersa nei suoi pensieri, quando sentì il calcio di una pistola contro la sua testa.
"Girati lentamente...."
Vide Krycek: oddio, cosa le avrebbe fatto? L'avrebbe uccisa, rapita o chissà cosa, magari per pura vendetta.
"Non ti preoccupare", disse lui, "non voglio ucciderti..."
"E come posso fidarti? Hai ucciso mia sorella, hai ucciso il padre di Mulder, mi hai fatta rapire...."
"Purtroppo il passato non si può cambiare.. Ma il futuro sì.. Ho una cosa per te..." e chinò un attimo la pistola per tirare fuori una busta: dentro c'erano i campioni rubati, ancora etichettati, e ridotti in uno stato simile a quelli portati da Debbie.
"In questo modo potrai dimostrare l'innocenza del tuo uomo... Ci sto lavorando anch'io...."
"Perché ci aiuti?"
"Ho ordine di farlo, e poi mi siete utili per dei progetti..."
"E poi ci ammazzerai, vero?"
"Non credo... Sai, ammiro Fox Mulder, forse in un'altra vita avrei anche potuto diventare suo amico... E tu non mi spiaci affatto.."
Con sorpresa di Scully avvicinò le sue labbra a quelle di lei.
Lei si distolse.
"Dai in Russia ci si bacia così... già, ma io non voglio che il tuo uomo mi ammazzi di botte.... Sai, la gelosia... Deve avere degli antenati siculi... Teniamoci in contatto, avrò presto grosse nuove per voi due... Vedi che non ti ho fatto niente... E chi ti tocca, con quella specie di furia della natura che hai dietro.."
Krycek se ne andò e Scully prese i campioni: preparò una provetta per l'FBI e decise di passare subito in laboratorio. Era troppo importante.

Non era umano, non era lui. Anche Max Straight, il tecnico le confermò tutto.
Scully stava per mettersi a piangere, mentre riprendeva i campioni: l'incubo poteva finire..
Si diresse verso casa di Mulder: qualcuno la seguiva, qualcuno aveva capito tutto. Ma questo qualcuno fu freddato da un colpo di pistola mentre cercava di sparare a lei che entrava in casa di Mulder.
Krycek scosse la testa: eccolo ora relegato nel ruolo di angelo custode, da non credere. Perquisì l'uomo, che era senz'altro uno scagnozzo di Kurtz: e trovò un foglio, con un indirizzo. Un vecchio magazzino vuoto fuori Washington. Uno dei tanti, delle centinaia che c'erano. Ecco dov'era il laboratorio di Kurtz. Una cosa da dare agli agenti Mulder e Scully... Ma forse conveniva lasciarli in pace per un paio d'orette...

Mulder era preoccupatissimo, quasi arrabbiato con Scully:
"Dove eri finita? Ero in pena per te!"
Scully gli raccontò tutto: delle visite di Debbie e Anthony, dei campioni e di Krycek. E gli disse che era innocente.
"Voglio prendere chi ha fatto quello a quella bambina!!!", disse lui, mentre cominciava a baciarla, e a spogliarla.
"Ho bisogno di una doccia", fece lei maliziosa.
"E ti chiamano il ghiacciolo!", disse lui, guidandola nel suo bagno, e mettendosi con lei sotto l'acqua. Si insaponarono a vicenda, stimolandosi, finché lui, incapace di trattenersi ancora, la prese in braccio e la penetrò sotto l'acqua. Una cosa che fino a qualche tempo prima Dana Scully giudicava volgare e sconveniente, come avrebbe giudicato allo stesso modo che un uomo lavasse ogni parte di lei, anche le più nascoste, con le sue mani. Sul letto, dopo la doccia, stava fra le sue braccia, con la schiena contro il suo petto, mentre lui continuava ad accarezzarla e stimolarla.
"Non pensavo", disse lui, "che avrei dovuto fidarmi di Krycek... E non mi fido, sai!"
"Dobbiamo considerare ogni cosa", sussurrò lei, "io voglio che tu esca a testa alta da questa storia...." e poi gemette, perché ormai Mulder aveva capito dove amava essere toccata di più...
"Io voglio solo rimanere con te...", fece lui, affondando il dito con decisione nel corpo di Scully. Lei, sforzandosi di rimanere lucida prima di soccombere al piacere, sussurrò:
"Non vedo l'ora di dire al mondo che tu sei innocente!"

Krycek uscì dalla macchina, con in mano il foglio per Mulder e Scully. Passò dalla scala antiincendio e riuscì ad entrare facilmente nell'appartamento. Con calma entrò nella stanza da letto di Mulder.
Sul materasso ad acqua stavano dormendo entrambi, abbracciati e nudi. Lo stato scomposto e la loro espressione non dava dubbi su cosa avevano appena finito di fare. Krycek rimase in silenzio immobile, quasi commosso. Ricordava suo padre, che massacrava di botte sua madre prima di brutalizzarla sul tavolo di cucina sotto i suoi occhi di bambino terrorizzato. Quei due si amavano davvero, non era solo per fare del sesso.
Mulder aprì gli occhi e lo vide: di colpo afferrò la pistola con una mano, mentre con l'altra protesse istintivamente Scully.
"Sono qui per aiutarti: qui troverai altre prove per la tua innocenza...", disse Alex, andandosene.
Mulder si strinse a Scully, che si era svegliata:
"Il giorno che capirò a che gioco gioca..."

Capitolo tredicesimo.
La sala, in silenzio, attendeva le testimonianze di Max Straight e Sam Yamada a proposito dei campioni. Erano state ordinate altre analisi su Mulder e su quei campioni.
Max prima e Sam dopo sciorinarono per dei minuti interminabili terminologie scientifiche che solo Dana Scully e pochi altri riconobbero. Poi conclusero entrambi:
"Possiamo affermare che solo ad una prima analisi i campioni potevano essere attribuibili all'agente Mulder. In realtà, causa le sostanze che abbiamo rilevato, possiamo affermare che non appartengono all'agente Mulder, che pertanto è da ritenersi non colpevole".
Sanderson tentò di controbattere, ma ormai la sua era una causa persa. I giurati si ritirarono in camera di consiglio ed emisero il verdetto: Non colpevole perché il fatto non sussiste.
Ellen strinse la mano al suo assistito:
"Congratulazioni!"
Mulder teneva Scully sotto braccio e le sussurrò in un orecchio:
"Che bello, torno a lavorare con te!"
Debbie Russell si avvicinò a loro due e disse:
"Vi prego, scoprite chi è stato a fare quella cosa a mia sorella, deve pagare!"
"Te lo promettiamo"

"Signore, abbiamo una pista, forse, per indagare...", Fox Mulder, tornato al lavoro, fissava negli occhi il suo vicedirettore.
"Riguardo alla storia di Becky Russell?"
"Sì".
"Di che pista si tratta?"
"E' una pista, non possiamo dirle niente di più!"
"Mi sembra che lei abbia rischiato già abbastanza, ma in ogni caso le do il permesso di indagare..."
"Grazie signore di questo e di tutto!"
Fox Mulder lanciò un'occhiata a Dana Scully e le sorrise con tenerezza. Skinner ormai sapeva e disse:
"Vi ricordo cosa stabilisce il protocollo riguardo alle relazioni private... e mi congratulo con lei!"
In ascensore, di colpo, Fox strinse a sé Dana e la baciò con passione:
"Mulder!", protestò lei, "sai cosa ha detto Skinner!"
"Sì, ma qui siamo soli, e quindi... e preparati che uno di questi giorni ti farò un'improvvisata in ufficio che non ti immagini... voglio benedire le nostre scrivanie con il nostro amore!"
Dana Scully sorrise, mentre una vampata di piacere la prendeva, pensando a come sarebbe stata quella cosa tra di loro: si vedeva riversa sulla scrivania, mezza nuda, con lui tra le sue gambe... Vacillò un attimo e lui la sostenne:
"Calma... dobbiamo lavorare.... Ma stasera..."

Davanti al parcheggio incontrarono Anthony Brown:
"Vorrei venire con voi, posso?"
"Non possiamo mettere a repentaglio la vita di un civile... e si ricordi che lei non può scrivere tutto quello che vediamo..."
Anthony finse di accettare, ma poi si mise dietro di loro in macchina e li seguì.
L'indirizzo del magazzino portava fuori, in un posto isolato. L'edificio risaliva al tempo della guerra, e sembrava abbandonato, ma intorno aveva del filo spinato messo di recente. C'era un cancello, ed era aperto. Con circospezione, Mulder e Scully entrarono dentro. Era tutto calmo, e silenzioso, e sembrava abbandonato. Non c'erano tracce di niente. Ma di colpo, notarono una botola sotto un corridoio:
"Mi calo sotto!", disse Mulder, notando che c'era una scala.
"Io ti seguo!", disse Scully.
Scesero lungo la scala e si trovarono in un corridoio, tutto bianco: lo percorsero ed arrivarono in una stanza, una stanza enorme, dove rimasero senza parole. C'erano vari contenitori trasparenti, e dentro ognuno c'erano esseri umani in vari stadi, da feti a persone adulte. In mezzo alla sala, c'erano provette, microscopi, vasche di azoto congelato.
"Un laboratorio di clonazione...", disse Mulder, guardando con terrore misto a meraviglia tutto. Scully lo seguiva, anche lei intenta, e sentì una mano che la afferrava e le puntava una pistola alla tempia quando ormai era troppo tardi.
"Mulder!" non aveva ancora imparato a chiamare per nome il suo amante.
Un uomo la teneva sotto tiro:
"Guarda chi si vede... chi dovevo screditare... l'agente Fox Mulder che è venuto a trovarmi e ad ammirare la scoperta del secolo... i miei splendidi cloni.. peccato che siano violenti, ma sono perfetti per fare i lavori sporchi, non crede? Ma mi sa che voi due dovrete essere eliminati da me... E non ci saranno testimoni..."
"Si sbaglia!", disse Anthony Brown, spuntando fuori con la macchina fotografica, "io la denuncerò al mondo!"
"Oh un eroe!", fece l'uomo, sparandogli contro e poi ripuntando la pistola contro Scully.
"Sa agente Mulder che la sua collega è davvero carina... credo che prima di ammazzarvi mi divertirò un po' con lei, e le prenderò un po' di tessuto per creare un clone... con lei è stato così facile, mi è bastato rubare del suo sangue da una provetta di un esame..."
"Ma è impossibile clonare un essere umano!", disse Fox Mulder.
"Dopo una vita di ricerche è possibilissimo!", fece l'uomo, strappando con la mano libera la camicetta a Scully. Mulder trasalì: doveva fare qualcosa...
"Tu non sei uno stupratore, vero? Ma ti divertirai, e guai a te se fai scherzi...", fece l'uomo, tirando su la gonna e strappando la biancheria intima sotto. Mulder trattenne le lacrime a stento ed urlò:
"Prova anche solo a sfiorarla e vedi!" e sparò, colpendo la mano che stava offendendo Scully. L'uomo urlò e mollò la presa: lui sparò di nuovo, l'uomo ferito tentò di riafferrare Scully, per un'ultima offesa, ma qualcuno gli fece saltare il cervello. Mulder alzò lo sguardo, mentre si buttava su Scully, la aiutava a ricomporsi. Era Krycek:
"Fatto il 50 per cento del lavoro... Kurtz era da eliminare. Qui finisco io, voi uscite, dovete portare il tipo dal dottore, ha perso sangue..."
Mulder si avvicinò al suo nemico: poteva essere l'occasione buona per arrestarlo, una volta per tutte:
"Ti ho salvato la vita, quel ragazzo sta morendo, io devo finire il mio lavoro, vattene!"
Scully disse:
"Mulder, ti prego, andiamocene..." e compose sul cellulare il numero del Pronto Soccorso per Anthony.
Qualcuno nell'ombra li osservava. Qualcuno che aveva giurato fedeltà a Kurtz. Qualcuno che ora doveva vendicarsi su quei due. Qualcuno che sgattaiolò via prima che Alex Krycek prendesse un paio di provette e desse poi fuoco al laboratorio.

In ospedale i medici, pur non sciogliendo la prognosi, diedero buone speranze di ripresa ad Anthony.
"Agente Mulder", disse il giovane con un filo di voce, "cosa scrivo per il mio giornale?"
"Scrivi che era una manovra per screditarmi, ma non raccontare del laboratorio..."
"D'accordo".

Becky entrò in camera di sua sorella Debbie, che stava studiando.
"Guarda che disegno che ho fatto!"
"E' bellissimo!" Sullo sfondo di un tramonto sul mare, una coppia, girata di schiena, si stringeva. Era il primo disegno che Becky faceva dopo il fatto.
"Voglio regalarlo a Fox e Dana!", disse lei.
"Ottima idea! Andiamo a trovarli, che ne dici? L'agente Scully non sta lontana da qui!"

Dana Scully tirò fuori la scatola del riso alla cantonese ed iniziò la sua preparazione. Fox sarebbe arrivato di lì a poco. Il suo Fox. Insieme da una vita, insieme sempre, sarebbero rimasti insieme. Era una sensazione stupenda, quella che provava. Sentì bussare: era lui. Strano, aveva le chiavi, ma poi pensò che era solo un modo romantico.
Lui entrò. Non la abbracciò, era gentile, ma strano.
"Tutto bene?", chiese lei.
"Sì... Ho sete, mi daresti un bicchiere d'acqua?"
"Va bene!", disse lei andando verso la cucina. Lui era dietro di lei. Voleva l'acqua... come l'aggressore di Becky... Di colpo Dana ebbe paura: si girò, ma lui le fu addosso. Le mise le manette, come a Becky e la sbattè sul tavolo. No, lui non era Fox Mulder, non poteva.
"Cagna!", le urlò in faccia, schiaffeggiandola, "ti odio, mi hai rovinato la carriera, sei cattiva, hai ucciso quello che amavo!"
"Tu non sei il mio Mulder!", disse lei di rimando, cercando di divincolarsi.
"Non sono il tuo Mulder, ma ti piacerò di più!", fece lui, iniziando a strapparle gli abiti. Le pizzicò i seni, le tolse a forza le mutandine, mentre lei cercava di reagire, senza riuscire. Quei cloni era macchine per uccidere, quello era il sopravvissuto, e non poteva sconfiggerlo.
Vide lui che con un sorriso malvagio tirava fuori da una tasca un pene di plastica: come per Becky. Stava per affondarlo in lei, insultandola con tutti gli epiteti possibili, quando da dietro fu bloccato dal vero Mulder.
Dana si alzò sul tavolo, cercando di liberarsi dalle manette: vide i due uomini lottare, il vero Mulder avere la peggio ma colpire l'altro in modo che il suo sangue falso uscisse da lui. Corse in suo aiuto, colpendolo con le manette in testa, ma niente.
"Scully, prendi lo stiletto!", urlò lui mentre veniva quasi soffocato. Lo stiletto era in salotto, Scully tentò di andarlo a prendere ma fu placcata dal clone, che aveva quasi del tutto tramortito Mulder e che ora voleva divertirsi con lei. Li vide sopra di lei, pronto a violarla, a farle male... E poi lo vide collassare per terra... Debbie e Becky Russell erano dietro di lui, con lo stiletto in mano.
Il clone si muoveva ancora, ma l'avevano colpito vicino al punto mortale.
Becky lo ricolpì di nuovo e poi di nuovo e di nuovo ancora, urlando contro di lui, mentre tutta la sua paura svaniva.
"Grazie", sussurrò Scully alle due ragazze, mentre prendeva la mano a Mulder, che piano piano si riprendeva e le sorrideva.
"Avete bisogno di un medico!", disse Debbie, componendo il numero di telefono.

In ospedale furono curati delle contusioni e poi messi nella stessa stanza. Delicatamente si tesero le mani, intrecciandole.
"E' bello lavorare con te, agente Scully!"
"Lo stesso dicasi per me, agente Mulder!"

L'Uomo che Fuma osservò i campioni portati da Krycek:
"I cloni erano imperfetti, vanno modificati... Eccoti l'assegno e sparisci per un po'!"
C'era ancora molto da fare, ma Kurtz non aveva lavorato male. Peccato i dettagli... Ma tanto era stato punito, e tutto ora era a posto.


Fine