Il Fiore del Mio Segreto

Epilogo


Notte.- I moti del mio spirito prendono forma di interrogazioni, di enigmi. Io interrogo continuamente me stessa e non rispondo mai. Non ho avuto il coraggio di guardare proprio in fondo, di conoscere con esattezza il mio stato, di prendere una risoluzione veramente forte e leale…(
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Un rumore alla porta riscosse Meiko da tutti questi pensieri. Bene, era tornato Shinichi, finalmente avrebbe potuto parlargli a quattrocchi. Andò nell’ingresso nel momento stesso in cui la porta si apriva e si trovò faccia a faccia con Pedro.
“Ancora TU? Non è possibile, sei peggio delle piattole, cosa si deve fare per liberarsi di te?”
Si fece avanti Shinichi. “No Meiko, c’è una spiegazione.”
“Sì va be’.” E diede un colpo con il piedi alla porta, chiudendo fuori quei due. Un istante dopo si sentì un violento bussare.
“Meiko apri, non puoi sbattermi fuori in questo modo. Non capisco cosa tu abbia intenzione di fare.”
“Quello che avrei dovuto fare anche sette anni fa: sbatterti fuori di casa, tu e tutti i tuoi fidanzati vari.”
“Meiko, sii ragionevole, possiamo parlarne prima? Non puoi buttarmi fuori di punto in bianco.”
“In effetti non hai tutti i torti.” Disse aprendo la porta, Shinichi e Pedro entrarono. Meiko indicò quest’ultimo.
“E lui?”
“È stato sfrattato di casa, non ha nessun posto dove andare e…”
“Io volevo parlare con te. Da sola.”
“Ma io sto zitto e buono.” Interloquì Pedro.
“Sì con l’etere… Shinichi, vai a chiuderlo in camera da letto.”
Shinichi prese Pedro per le spalle e lo guidò in camera, il ragazzo tentò di opporsi e Namura lo rimbrottò benevolmente. “Su, fai il bravo Pedrito, ti metto la videocassetta di Bambi.”
“Nooo, Bambi no.”
“Allora il Re Leone.”
Dopo qualche istante Shinichi fu di ritorno in cucina.
Meiko era in piedi, al centro della stanza, e sembrava estremamente sicura di se stessa.
“Ho deciso.” Seguì una pausa teatrale “Okay: divorzio concesso, ma…” Meiko alzò il dito indice, Shinichi trattenne il fiato. In quel momento entrò Pedro. Meiko aveva gli occhi fuori dalle orbite.
“Ma insomma basta, sei sempre tra i piedi!”
“Ho fame.” Pedro prese una banana e cominciò a sbucciarla, quindi a mangiarla, molto lentamente. Meiko e Namura sprizzavano scintille dagli occhi. Poi la donna sospirò, scrollò le spalle e annunciò: “Che importanza ha se anche lui ascolta, tanto è completamente scemo.”
“Eh, piano con le offese.”
Meiko si diresse verso la porta della cucina. “Io me ne vado allora. Vado ad uccidere Mary Macias.”
Shinichi strabuzzò gli occhi, mentre Pedro rischiò di strangolarsi con un boccone di banana. Namura afferrò Meiko per una spalla. “Meiko, ma tu sai CHI è Mary Macias?”
La moglie gli rispose con un’occhiata eloquente “Certo che lo so, non sono diventata matta. Mary Macias è il nome che uso per pubblicare i miei romanzi.”
Shinichi trasse un sospiro di sollievo, quindi si allarmò di nuovo “Non avrai intenzione di suicidarti?”
“Ma non mi passa nemmeno per l’anticamera del cervello!” Disse con sdegno, scrollandosi di dosso la mano di Shinichi.
“Scusate, io no entiendo… nada”
“Sai che novità.” Meiko scoccò un occhiata a Shinichi “Avanti spiegagli tutto tu.”
“Ecco Pedrito, quando io e Meiko abbiamo stabilito di comportarci come… Ahem… diciamo… una coppia aperta, Meiko ha anche deciso di cominciare a pubblicare ciò che scriveva. Ha però diviso la sua attività in due: con il suo vero nome pubblicava i romanzi più impegnati e seri, mentre con lo pseudonimo di Mary Macias firmava le opere più leggere e commerciali, per intenderci, quelle di alto consumo…”
“… e quelle che mi hanno dato di più, rendendomi milionaria.” Concluse Meiko.
“Ma señora, no entiendo, la discussione de stamatina… voglio dire: tu odi Mary Macias.”
“Be’, cosa credi, che io provi soddisfazione ad ottenere tanto successo con quelle storie insulse? Una volta mi sostenevano, devo ammetterlo. Erano il mio sano momento di evasione, il luogo in cui realizzavo i grandi amori, i principi azzurri, scatenavo passioni violente, avventure.” Scoccò un’altra occhiata in tralice a Shinichi “Tutto quello che da giovane credevo di aver scovato, e quello che non ho ottenuto dal mio matrimonio.”
Shinichi abbassò lo sguardo “Mi dispiace che sia finita così male.”
Meiko sbuffò “Ti dispiace? Non dirmi che non ti ha fatto comodo, in tutto questi anni, avere una moglie da portare fuori a cena, da presentare ai colleghi, una donna che preparava da mangiare e stirava le camicie.” Il tono di voce di Meiko si andava via via alterando, fino a raggiungere la soglia dell’isteria.
Shinichi tentò di calmarla “Ma io non ti ho mai forzata in alcun modo, ti ho sempre detto che ti avrei concesso il divorzio e ti avrei lasciato tutto: casa, macchina, assegno di mantenimento. Cosa vuoi che ti dica? Possiamo divorziare subito, domani! Non mi fa né caldo, né freddo.”
“Ma come fai ad essere così insensibile, dopo dieci anni di matrimonio non ti dispiace neanche un po’?”
“Certo, io sono affezionato a te.”
“Ecco, adesso mi fai sentire in colpa.”


… Io sono pusillanime, io sono vile; ho paura del dolore, voglio soffrire il meno possibile; voglio ancora ondeggiare, temporeggiare, palliare, salvarmi con sotterfugi, nascondermi, invece di affrontare a viso aperto la battaglia decisiva. (5)


Meiko si guardò le mani: tremavano; e che cos’era quel nodo alla gola, quella sensazione strana agli occhi? No, non doveva piangere, se si metteva a piangere sarebbe stato tutto inutile, sarebbe rimasto tutto come prima. Sollevò lo sguardo, sorrise.
“Allora Nacchan, mi aiuti a preparare la valigia?”

“Parti subito.” Constatò Shinichi, non senza un velo di tristezza. Si trovava nella camera di Meiko, lei stava sistemando le ultime cose nella valigia. “Dove andrai?”
“Tokyo, anche perché devo parlare con il mio editore. Ho intenzione di rompere il contratto. Non voglio più scrivere quegli sciocchi romanzi con il nome di Mary Macias.”
“Il tuo contratto scade tra due anni. Penso che tu sappia cosa comporta: dovrai pagare una penale salatissima.”
“Sono disposta a pagarla.”
“Non so se…”
“Basta Shinichi,” il tono di Meiko non ammetteva repliche “se io non ‘uccido’ Mary Macias, non riuscirò mai a lasciarti. Ma non capisci? Mary Macias è una parte di me, quella piena di sogni romantici, che vuole vivere il grande amore, l’avventura proibita. È l’appendice che devo tagliare se voglio dirmi veramente libera da te.”
Meiko chiuse la valigia e la spinse a terra, ne afferrò il manico. Shinichi allungò la mano per aiutarla a portarla, ma la moglie la scostò gentilmente.
“No, faccio da sola.”
Nell’ingresso c’era Pedro ad aspettarli
“Señora te ne stai andando…”
Meiko baciò il ragazzo sulla guancia “Pedrito! Alla fine mi dispiace lasciare anche te.”
“Hey, cos’è tutta questa confidenza?” Disse Namura in tono geloso.
Meiko sorrise ambiguamente “Se tu sapessi…”
“Meiko, non è meglio che tu te ne vada ora?” il tono era burbero, ma chiaramente ironico. Lei si alzò sulle punte per baciare sulle labbra Shinichi, con la mano sfiorò la guancia del marito e si rese conto che era umida. Lacrime.
Senza dire nient’altro aprì la porta e se ne andò verso la sua nuova vita.


Adesso sono una pioggia spenta
dopo che l’orma del tuo cammino
si è fermata ai miei occhi.
Che ciglio devastante il tuo!
Come mi penetri le ossa!
Se piangessi, tu verresti a riprendermi.
Ma io ho bisogno del mio dolore
Per poterti capire.

Alda Merini Fiore di poesia XIV. Da La volpe e il sipario (1997)



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5)Gabriele D’Annunzio Il piacere