Il Fiore del Mio Segreto


…quantunque la materia della mia seguente novella, innamorate giovani, sia in parte men che onesta, però che diletto può porgervi, ve la pur dirò. E voi, ascoltandola, quello ne fate che usate siete di fare quando ne’ giardini entrate, che, distesa la dilicata mano, cogliete le rose e lasciate le spine stare: il che farete lasciando il cattivo uomo con la mala ventura stare con la sua disonestà, e liete riderete degli amorosi inganni della sua donna, compassione avendo all’altrui sciagure dove bisogna.(
1)

- Non c’è posto al mondo che io ami più della cucin…AAAHH!-
SBAM!
Meiko crollò a terra in un turbinio di sacchetti della spesa, rompendo le uova e riconsiderando lì per lì il suo amore per la cucina. Forse era meglio il salotto, se non altro il pavimento non era così scivoloso.
Ma su cosa era inciampata? Ah sì, il nuovo libro di Mary Macias, l’aveva lanciato lei per terra prima di uscire di casa, o meglio: l’aveva scagliato furiosa.
Mary Macias… baah! Meiko sbuffò e si chiese come mai nel mondo ci fossero tali ingiustizie, guardò la copertina: “Milioni di copie vendute” e “Dodicesima ristampa” capeggiavano a caratteri cubitali vicino al titolo. Lei, Meiko Namura, scrittrice seria, non guadagnava una cicca ed era un miracolo se alla fine non doveva rendere denaro all’editore. L’altra, Mary Macias, scribacchina da quattro soldi, sfornava un libro ogni tre mesi e guadagnava tantissimo.
Percorreva il lungo corridoio della sua immensa casa, pensando a tutto ciò, quando si arrestò davanti alla porta della camera da letto suo marito Shinichi e sentì delle voci, gemiti, rumori… di donna? Spalancò la porta con un calcio ed entrò nella stanza come una furia, si bloccò all’istante e osservò la scena. Sul letto dormiva un ragazzo completamente nudo, la televisione era accesa e trasmetteva un filmato pornografico a volume altissimo. Bloccò la videocassetta e si voltò verso il giovane.
“Pedro!” sbraitò “Alzati, cosa fai ancora qui? Fuori da casa mia!”
Il ragazzo aprì un occhio, poi l’altro, si stiracchiò lentamente, un sorriso sornione apparve sotto lo sguardo assonnato “Buenos dias señora Meiko!”

Pedro era seduto al tavolo della cucina, Meiko avrebbe voluto mandarlo fuori di casa subito, ma poi lo aveva visto arrancare in salotto con i pantaloni messi alla rovescia, tentando di infilare la testa nella manica della maglietta. Si era impietosita e gli aveva preparato la colazione.
Meiko si sedette di fronte a lui e lo guardò fissamente. Ormai Pedro bazzicava casa sua da più di tre mesi e inizialmente lei si era stupita, di solito a suo marito non piacevano quel genere di ragazzi. Shinichi li preferiva alti, biondi, di carnagione chiara, dal fisico scolpito, un po’ in stile nordico. Pedro non era affatto così: non era altissimo, carnagione ambrata, capelli lunghi e neri, fisico asciutto dalla muscolatura poco ostentata. Gli occhi però erano speciali, due gemme blu magnetiche e profondissime; Meiko aveva già visto due occhi del genere in gioventù, su un’altra faccia, in un'altra vita… comunque Namura aveva scelto Pedro per una qualità fondamentale: un sedere perfetto.
Meiko ogni tanto si fermava a fare quattro chiacchiere con Pedro, non che fosse un conversatore brillante, ma almeno, rispetto agli altri ninfetti di Namura, riusciva a costruire qualche frase di senso compiuto.
Il ragazzo era chino sulla sua tazza di cereali, completamente assorbito dalla colazione mattutina, quando il suo cervello elaborò qualcosa.
“Cosa fa quel libro di Mary Macias lì per terra?”
“L’ho buttato io.”
“Porque?”
“Perché Mary Macias mi fa schifo.”
“Aaah” Commentò Pedro annuendo convinto, finché il suo cervello non elaborò qualcosa d’altro.
“Se non te piace, porque lo compri?”
“Be’ veramente non è che io…” Arrossì imbarazzata e tentò di sviare il discorso “E tu Pedro, li leggi i libri di Mary Macias?”
“Io non so leggere in giapponese.”
“Aaah.”
“Però me li racconta la portinaia. Ma porque odi tanto questa Mary Macias? Cosa ti ha fatto?”
“Mary Macias non è una vera scrittrice, è una patetica mercenaria, una che lavora sotto contratto, per denaro. Non ama davvero il suo lavoro e ciò traspare dal suo modo di scrivere. Romanzi erotico sentimentale li chiamano, see… una patetica svendita di sentimentalismo, sesso e avventure. Io in quella accozzaglia di situazioni assurde non trovo né Eros, né Sentimento, per ciò che io intendo con queste due parole. Ma la gente è stupida, non se ne accorge e compra quegli stupidissimi libri. Guarda la trama di quello lì, per esempio.” Con un cenno indicò il romanzo ancora per terra, “Allora, all’inizio siamo nella seconda guerra mondiale e c’è questa cretina americana che si innamora di un prigioniero di guerra giapponese. Finita la guerra lui torna in Giappone, e la donna rimane negli Stati Uniti e le nasce anche una bella bambina. Dopo un po’ di tempo, lei prende e va in Giappone perché vuole vivere accanto all’unico uomo che ama, ma quando arriva là, colpo di scena!, scopre che il suo soldatino fa parte della nobiltà. Quindi non la può sposare perché la famiglia sarebbe contraria, tra l’altro lui è anche già fidanzato con una ragazza, giapponese e cattivissima, della sua classe sociale, quindi la nostra povera eroina ci rimane con un palmo di naso. Tuttavia, chi impedisce loro di frequentarsi in segreto? E così ci scappa anche il secondo pargoletto. Ad un certo punto i due amanti vengono scoperti e la donna deve tornarsene in America con i due figli, e mentre fanno la traversata il bambino che ha circa due anni, cade dalla nave e tutti credono che sia morto, ma… ma tu mi stai ascoltando?!!” inveì Meiko in direzione di Pedro, che se ne stava in piedi, e frugava in tutti gli stipiti e anfratti della cucina alla ricerca di altro cibo.
“Eh?…ah, sì seguro, Mary Macias è una grande scrittrice.”
“Aaah!” si spazientì Meiko, poi borbottò “C’è del gelato in frigorifero.”
Pedro già brandiva un cucchiaio e si fiondava verso il frigorifero, poi si sedette di nuovo, tutto contento e soddisfatto.
Meiko non si arrese e ripartì in quarta con la sua orazione.
“Ma come si fa a definirla ‘grande scrittrice’?”
“Mmmh?” mugolò Pedro con la bocca piena di gelato.
“Andiamo, cosa si sa di lei? Pochissimo: sulla trentina, sposata, niente figli, il marito ‘dicono’ che sia un pezzo grosso dell’imprenditoria o in politica, ma per quanto se ne sa potrebbe anche essere un impiegatucolo. Lei lavora sotto pseudonimo, sono convinta che si vergogni profondamente di quello che scrive, quindi non voglia essere riconosciuta. Ha scelto Mary Macias perché in effetti si dice che non sia giapponese, forse spagnola o sudamericana.”
“Anche cilena?” reagì Pedro.
“Be’ anche boliviana o argentina o…”
“Cossa?!” sibilò Pedro sconvolto, si alzò in piedi, prese il libro e lo scagliò fuori dalla finestra “A muerte los argentinos!”
“Pezzo di cretino! Adesso vai giù e mi riporti il libro.” Dicendo questo guardò fuori dalla finestra “Anzi no, aspetta.” Vide che sulla strada stava correndo un tir, si deliziò alla vista del volume che veniva reso una sottiletta.
“Ahahah! Muori Mary Macias.”
Si girò verso Pedro, che aveva ripreso seraficamente a mangiare il suo gelato.
“Adesso avrei voglia…” si inginocchiò sul pavimento e scivolò sotto il tavolo. Pedro corrugò la fronte sentendo che qualcuno armeggiava con i suoi pantaloni, quindi spalancò gli occhi, sorrise “Señora Meiko, adesso sì che si ragiona.”


“kaki meshi
hie tari
itsumo no saikun”(
2)


Disse Namura alzando il coperchio di una pentola in cucina e sentendosi molto profondo e intelligente. Ma dov’era Meiko?
La sua attenzione venne catturata da qualcosa ammucchiato sotto al tavolo. Vi si avvicinò e sollevò un paio di pantaloni, sorrise compiaciuto: sicuramente uno dei suoi ragazzi gli aveva preparato una sorpresa. Osservò ancora sotto al tavolo e lentamente, molto lentamente, sollevò una camicetta da donna. Namura si irrigidì, sì certo, proprio una bella sorpresa, ma non per lui.

Degno di Paracèlso! È lo studio degli studi. Sente il tabacco, l’inchiostro e la citazione latina. È a tramontana, a terreno; è a volta da cui die’ in fuori l’umidità. Tien le pareti, tutte a scaffali, con su spaventosi volumi in ramatina come il sospiro dei gatti. (
3)


Nello studio, dove Meiko e Pedro si stavano piacevolmente intrattenendo, arrivò il suono smorzato della serratura, e il rumore di passi. Qualcuno era tornato a casa.
“Cielo, mio marito!” Esclamò Meiko abbarbicata al computer di Shinichi.
“Cielo, il mio amante!” disse Pedro a sua volta avvinghiato a Meiko.
“Presto Meiko, nasconditi.”
“Nascondermi io? Ma se sono sua moglie!”
“Ma io sono il suo amante.”
“Mi chiedo come mai sia tornato a casa così presto.”
“Ssh, magari non si accorge di nulla.”
“Come no, abbiamo sparpagliato i nostri vestiti in tutta la casa. Dai Pedro, nasconditi qui sotto.”

Passàrono alcuni momenti.
Trac; la maniglia diede un sobbalzo…
Ne sobbalzò egli
(ella) pure…
Le imposte infatti si aprìvano.
(
3)


Appena in tempo e Namura entrò nella stanza e squadrò la moglie, in piedi in mezzo alla stanza con addosso solamente la biancheria intima.
“Meiko, cosa ci fai nel mio studio? Pensavo che tu fossi in camera tua con… ahem un ospite.”
“Sì in effetti… lui ecco… non è assolutamente qui presente in questa stanza, io ero qui solo perché…”
“Non occorre che mi spieghi nulla, devo solo prendere un cd-rom che ho dimenticato qui stamattina. Lo devo portare adesso ad un mio collega, altrimenti non può andare avanti con il lavoro. Levo subito il disturbo.” Disse Namura dirigendosi verso la scrivania. “Comunque cara, io non ti capisco.” Diceva Namura mentre ispezionava la scrivania “Non serve che tu sia così imbarazzata… (che strano, mi sembrava di averlo lasciato qua)… dopo esserci sposati abbiamo stabilito che ognuno di noi poteva avere le proprie relazioni extraconiugali… (forse è caduto per terra)…e anche se tu finora non ne hai approfittato, io non posso e non devo rimproverarti, anzi sono…” Namura si chinò a cercare sotto la scrivania, mentre Meiko imprecava nella sua mente, “…contento che finalmente… (ah ciao Pedro passami quel cd per favore)… abbia trovato anche tu un…” Namura si rialzò da sotto la scrivania e finalmente realizzò “…un…PEDROOO!!! Cosa ci fai tutto nudo sotto la mia scrivania?” Urlò mentre il ragazzo usciva dal suo nascondiglio.
“Io dovevo solo utilizar el computer.”
“Nudo?”
“Questa casa es muy calida.” Cercò di giustificarsi Pedro.
“Uffa Shinichi,” sbottò Meiko spazientita “devi essere proprio ritardato per non capire. Pedro è il mio amante.” Adesso mi uccide, pensò Meiko, sono stata con il suo ragazzo preferito.
Namura guardò Meiko, poi si voltò verso Pedro, Meiko, Pedro, Meiko, infine di nuovo Pedro. Era un po’ confuso. Con chi doveva prendersela? Con la moglie o con l’amante?
“Pedro, luce dei miei occhi, come hai potuto farmi questo? Lo so che non ci eravamo mai giurati eterna fedeltà, ma io avevo fiducia, mai avrei pensato che il tradimento venisse consumato sotto il tetto di casa mia, e tutto a mia insaputa.”
Meiko nel frattempo era rimasta pietrificata da questa scena, ma… ma… com’era possibile? Finalmente, dopo tanto tempo, dopo tanti anni di matrimonio, la sua pazienza raggiunse il limite.
“YAAAAAAAAAAAHHH!” Si scagliò contro Namura, gli saltò addosso tempestandolo di pugni. “Perché non rimproveri me? Io sono tua moglie, mentecatto, voglio che tu mi picchi perché ti ho tradito. Non è giusto, voglio che tu mi umilii, perché non mi dici che sono una sgualdrina traditrice? Perché? Voglio venire a letto con te ogni notte, senza trovarmi tra i piedi il terzo incomodo, voglio avere da te quattro, anzi no, cinque bambini. Voglio essere tua moglie, dannazione!”
Namura e Pedro la guardavano come se fosse un marziano.
“Ma che ci sto a fare io, con voi due pervertiti?” e se andò sbattendo la porta.
“Cavoli, stavolta si è proprio arrabbiata.”
“Già…” decretò Pedro; Namura lo fulminò con un’occhiataccia.
“Ora, Pedrito, vieni via con me. Non voglio che tu rimanga qua da solo con mia moglie un minuto di più.”
“Ti prego Nacchan, non capiterà mai più…”
“Sei sempre il solito, Pedrito. Ora andiamo da quel mio collega, e poi ti porto a casa tua. Vediamo se riusciamo a parlare un po’ in santa pace.”

Io il presi per marito e diedigli grande e buona dota sappiendo che egli era uomo e credendol vago di quello che sono e deono esser vaghi gli uomini; e se io non avessi creduto ch’e’ fosse stato uomo, io non l’avrei mai preso. Egli che sapeva che io era femina, perché per moglie mi prendeva se le femine contro all’animo gli erano?(
1)


Chiusa in camera sua, distesa sul letto, guardava il soffitto, senza una lacrima, senza alcun espressione sul volto. “Stupida, stupida, stupida.” Recitò pacatamente. Dieci anni di matrimonio. Cosa ci faceva lei lì, sposata con Shinichi Namura?
Una giovinezza sprecata. Dunque, facciamo il punto della situazione: lui non mi ama, e non mi ha mai amata. Non nella maniera in cui si dovrebbe amare la moglie, almeno. Ma perché mi ha sposata allora? Salviamo le apparenze, giochiamoci l’ultima carta, magari la cosa funziona. Se andasse male, pazienza. Un attimo, non hai mai pensato alla poveraccia che dovrebbe diventare tua moglie? Magari avvertirla del fatto che non sei proprio sicuro di essere eterosessuale.
Sei stata tu Meiko.
Così caparbia, insistente al punto che l’avresti inseguito in capo al mondo ad un solo suo cenno. Perché credi che se ne sia andato? Che ti abbia abbandonata la prima volta? Per quello scandalo? Se ti avesse amata veramente, là alla stazione non ti avrebbe detto addio, c’era un altro motivo.
Meiko, perché hai voluto inseguirlo a tutti i costi?
Lui quando ti ha visto ha pensato ‘Mi ama così tanto, forse si potrebbe provare. In fondo mi piace.’
Il suo è stato un atto di eroismo, si è sposato solo per fare un piacere a te.

Oddio Meiko, sei ancora a questi livelli? Cerchi ancora di giustificarlo?
Compromessi, sempre compromessi, erano alla base del suo matrimonio e della sua vita; d’altra parte senza tutti quei patti, dopo sette anni di matrimonio, non sarebbe stata ancora insieme a Shinichi. Se ne sarebbe già andata da un pezzo.


Fine primo tempo


(
1) Giovanni Boccaccio, Decameron
(
2)Haiku di Hekigodo, traduzione:
“Lo stufato di ostriche
s’è raffreddato-
mia moglie è sempre la stessa”
(
3) Carlo Dossi, Vita di Alberto Pisani