Si alzò di scatto dal letto.
Il sudore scendeva silenziosamente lungo il suo viso.
Girò il suo sguardo in quella oscurità così familiare. Sapeva esattamente dove si trovava e cosa c'era attorno a lui, lo sapeva con una tale certezza che lo sbalordiva.
Quella era la sua stanza, nell'appartamento dove da tempo abitava la sua famiglia.
Eppure quella famigliarità, nonostante gli riempisse il cuore, lo faceva sentire a disagio quella notte.
Ora che era tornato a fare una visita a casa, si sentiva così inadeguato in quelle sensazioni così comuni. Dopotutto erano passati tre anni dall'ultima volta che era tornato e ormai era un adulto, la sua vita era lontano da quella stanza, lontano da quella casa e soprattutto lontano da quella città.
Aveva paura ed era da molto che non ne aveva.
Non aveva il coraggio per girare in quelle strade.
Ormai tutti i suoi amici si era allontanati da lui.
Solo Arisu continuava a scrivergli con assiduità, ma ormai non abitava più lì. Si era trasferita con Rin in campagna, come avevano voluto. Anche se lui era giovane, non c'erano stati problemi fra loro.
La loro famiglia era così bella… così stupenda, da essere risplendente e per questo li invidiava, così perfetti… da sembrare puri spiriti, vivevano la loro vita nel delirio della felicità e quando li vide con il loro bambino e i loro animali domestici desiderò con tutto il cuore che durasse per sempre. Perché nonostante sentisse di essere di troppo, nonostante avesse la convinzione che la sua figura stonava in quel quadro, voleva molto bene ai suoi vecchi amici e vederli gioiosi, quasi ingenui, gli aveva fatto ricordare che forse c'era un obbiettivo possibile nella vita.
Ormai aveva ventisette anni. La sua mente non era più piena di dubbi e incertezze, le responsabilità a cui era andato incontro gli avevano fatto dimenticare quello che era e quello che ogni giorno della sua vita si era chiesto quando era adolesciente.
Merito di essere qui?
Le sue illustrazioni gli riempivano la testa alcune volte, talmente tanto, che niente aveva più importanza: qualsiasi domanda e qualsiasi risposta.
E questo l'aveva aiutato a crescere. Tuttavia non aveva potuto dimenticare il passato. O meglio i suoi due passati. Quello di Shyuhkaido sulla base lunare e quello di Haruhiko Kasama adolescente depresso e complessato.
Sembrava che ne fosse uscito, ma in realtà sentiva le sue due personalità alitargli continuamente sul collo.
Cercò di ricordarsi il sogno.
E quando le immagini che gli erano state mostrate si fecero chiare sbiancò.
Aveva visto una ragazza morta accasciata ai piedi di una strada buia e un essere dalle sembianze umane che guardava il suo corpo esanime.
Era stata un immagine talmente viva che l'aveva colpito a fondo, come se avesse sbattuto contro un muro.
E quel muro era ciò che aveva costruito come diga per i suoi pensieri passati.
I suoi poteri ESP e la sua sensibilità erano la dietro.
Svegliati non stai più dormendo!
Si disse combattuto, eppure quell'immagine anche se rievocata per sua volontà rimaneva lì, ferma attaccata alla sue palpebre come chiudeva gli occhi.
C'era qualcosa in quella ragazza e c'era qualcosa in quel mostro.
Cercò di analizzare il suo sogno con razionalità.
La ragazza indossava una divisa scolastica, simile a quella della scuola che Arisu, Jimpachi e Issei avevano frequentato. Il ragazzo era vestito normalmente, casual, come un adolescente di quei giorni… tuttavia non era umano, di questo ne era sicuro, non sapeva perché, ma non era umano.
Non poteva essere un immagine del suo passato.
Eppure… doveva essere un sogno premonitore?
Si accasciò all'indietro, asciugandosi la fronte bagnata.
Nonostante tentasse di pensare in un attimo i suoi sensi si attutirono e iniziò a dormire.

Quando si svegliò il giorno dopo, dalla cucina lo raggiungeva un forte odore di caffe. Si alzò e vi si diresse, trovandovi sua madre intenta a leggere il giornale facendo colazione. Lo sguardo seriamente interessato e l'espressione assorta.
Un ondata di ricordi lo assalì all'improvviso, ma lui li rifiutò alla radice cercando di dimenticarseli, almeno per un attimo, almeno per mostrare a sua madre un viso sereno e sicuro. Non doveva più preoccuparsi per lui, ora che la sua malattia era migliorata non dovevano esserci più problemi.
- roba da matti!- commentò la madre come lui si sedette al tavolo.
- cos'è successo?- chiese lui fingendo interesse.
- una ragazza è stata uccisa da qualcosa l'altra notte… non si sa neanche cosa è accaduto, era una ragazzina delle superiori…-
Haruhiko impallidì improvvisamente, nascondendo attentamente il suo sguardo spaventato.
Era come nel sogno.
- dove è successo?- chiese riacquistando un po' di freddezza.
- in un vicolo buio in centro… mamma mia… ormai non si può più essere sicuri di niente.- continuò.
Il ragazzo si alzò dopo aver bevuto la sua tazza di caffe e si diresse verso il bagno, voleva lavarsi e vestirsi il più presto possibile, per poi uscire all'aria aperta, aveva bisogno di aria fresca, che facesse un po' di ordine in quello che viaggiava nella sua mente.
Appena fu in piedi in mezzo alla strada si rese contò di quello che gli stava succedendo.
Il suo passato stava per saltargli alla gola e allora non avrebbe più avuto molto da fare.
Cosa posso fare? C'è un posto dove posso rifugiarmi? Dove il mio passato non riesca a raggiungermi?
Inconsciamente si diresse verso la spiaggia.
Respira Haru, respira…
E intanto faceva lunghi respiri.
Si ritrovò in pochi minuti seduto sulla spiaggia, accarezzando la sabbia morbida.
Non c'era ancora nessuno.
Poi senti delle presenze dietro di lui e si girò di scatto, inconsciamente angosciato.
Vide delle ragazze in divisa che si stavano dirigendo a scuola.
Spalancò gli occhi appena riconobbe in una di quelle la ragazza che aveva visto nel sogno.
Com'era possibile che fosse stato un sogno premonitore? Non gli era mai successo.
Analizzò le possibilità che aveva davanti, seguirla facendo la figura del pazzo dicendole di stare attenta ad un ragazzo dall'apparenza adolescente, vestito casual, che voleva ucciderla oppure fare finta di niente e vedere la sua visione diventare cruda realtà.
Nessuna delle due possibilità sembrava soddisfarlo.
Perché? Perché proprio adesso che mi sento più sicuro deve succedere una cosa simile che mi ricordava il mio passato? Voglio lasciarlo dietro al mio muro quel maledetto passato!
Si alzò senza neanche rendersene conto e si mise a seguire quel gruppetto. Sapeva bene che stavano andando a scuola, ma tuttavia preso dalle sue supposizioni le pedinò per tutto il tragitto. A debita distanza osservava attentamente la ragazza, dai capelli neri e corti, che le davano una certa aria sbarazzina, lo sguardo perso, non parlava con le compagne, ma sembrava ascoltare in silenzio le chiacchiere giornaliere. Il viso era pallido e dai lineamenti delicati. Intravedeva dei lampi di seria tristezza in quelle espressioni.
Appena sparirono dietro il cancello si sentì osservato e girò lo sguardo verso un ragazzo con la divisa maschile della stessa scuola. Era alto, magro, portava i capelli corti e biondi in un taglio leggermente allungato sulla fronte. Lo sguardo però non si scontrava con quello di lui, bensì osservava il passaggio della ragazza che aveva sognato. La stava squadrando in un modo strano che Haru non riuscì a riconoscere. Si sforzò ancora osservandogli gli occhi scuri, ma niente. Non riusciva a decifrarlo.
Cosa starà pensando?
Passò oltre al cancello facendo finta di niente e trattenendo il respiro passò la figura del ragazzo.
Dopo qualche metro la sua vista si appannò, rendendolo privo di forze. Il suo sguardo si risolse a guardare una grande luce che splendeva attorno a una figura di ragazza, non una qualsiasi, ma proprio quella che aveva visto quella notte e che aveva seguito questa mattina. La luce si dissolse mostrandogli lo stesso sogno di quella notte, la stessa identica immagine che si ripeteva più e più volte nella sua mente.
Il tonfo e il conseguente dolore che lo raggiunse appena il suo corpo toccò l'asfalto lo riportò alla realtà.
Era proprio davanti alla scuola, davanti al cancello, che si era convinto di aver superato da un po'. Aveva gli occhi chiusi e non riusciva a muoversi, cercava di riprendere il contatto con la realtà, tuttavia i suoi sensi sembravano averlo abbandonato.
Alcune persone gli si avvicinavano.
Una ragazza con lo sguardo preoccupato lo soccorse, cercando di parlargli.
- cosa è successo? Si sente bene? È sveglio?- era una voce schietta, sincera e cristallina, tuttavia non mancava di una certa profondità.
Aprì gli occhi titubante, aveva la sensazione che fosse già successa una cosa simile o meglio aveva la certezza di aver già ascoltato quella voce.
Davanti a lui piegata in avanti c'era la ragazza.
- tutto bene signore?- domandò ancora. Per un attimo lo guardò negli occhi trattenendo il respiro, li aveva già visti quegli occhi? Si chiese presa dal panico.
- tutto ben…e…- rispose con la voce impastata. Era da tanto che non si sentiva male in quel modo, e doveva essere sembrato un bel po' ridicolo.
Che cosa mi sta succedendo?
Cercò di alzarsi e la ragazza lo aiuto gentilmente a sorreggersi.
Ci mise qualche secondo a recuperare almeno in parte il suo equilibrio.
- scusatemi…- disse rivolto alle persone attorno che iniziarono a diradarsi, lasciandoli soli in mezzo al cortile.
- cosa le è successo? Un calo di pressione?- chiese lei.
- eh? Oh, non…- poi si bloccò: - può darsi…- concluse.
Non ha senso farla preoccupare per niente… una piccola e innocente bugia non guasta.
- dovrebbe fare un visita… si sarà fatto male… cadendo così di botto.- commentò la stessa voce, era dolcemente preoccupata per la sua salute.
- beh, magari adesso passo dal dottore.- cercò di osservare gli occhi della ragazza abituandosi alla luce… era strano… i suoi occhi facevano fatica, come se fosse stato addormentato fino adesso. Erano azzurri gli occhi di lei, che brillavano di intensità e gentilezza.
Allora perché questa sensazione di terrore?
- dovresti andare… rischi di fare tardi alle lezioni…- le disse, eppure aveva la sensazione di doverla in qualche modo conoscere.
- sì… va bene…-
Dopo un piccolo silenzio, Haru si riprese.
- ecco… vorrei ringraziarti in qualche modo…- disse arrossendo, sapeva bene che impressione avrebbe avuto la ragazza dopo quello che stava per dire.
Mi prenderà per un maniaco, ma qualcosa mi dice che devo rivederla.
- accetteresti, che so? Un caffe dopo la fine delle lezioni, uno di questi giorni.-
Lei lo guardò per un attimo con un espressione indecifrabile, le sembrava di aver capito che non c'era niente di nascosto dietro quelle parole… c'era altro… qualcos'altro che non poteva ancora sapere.
- sì, certo.- rispose sorridendo incerta.
- io mi chiamò Haru.- disse porgendole la mano che lei strinse.
- io sono Yumi… piacere di conoscerti.-
- che ne dici di domani?- domandò ancora, senza perdere tempo.
- va bene… dove?-
- ci possiamo vedere, quando hai finito, al bar che c'è vicino alla spiaggia, non so se lo conosci, si chiama Sebastien.-
- si lo conosco… va bene… ci vediamo lì allora.-
- a domani.- disse allontanandosi titubante.
- a domani.- rispose lei lasciandolo alle spalle e correndo verso la sua classe.
Potrebbe anche non venire… non si potrebbe darle della scema se lo fa.
Ma qualcosa gli diceva che aveva capito chi era… anche se neanche lui lo sapeva.

Passò il resto della giornata vagando per le vie della città. Era in preda alla confusione totale. Cosa volevano dire le sue visioni? Così vaghe e imprecise, praticamente incomprensibili. A chi poteva rivolgersi per avere qualche spiegazione? Pensò ai suoi amici, ma poi scosse la testa al pensiero, se avesse avuto bisogno di qualcosa sul loro passato allora avrebbe potuto contattarli, ma questo riguardava solo i poteri che aveva ereditato dalla sua scorsa vita. Nonostante fosse determinato a sapere cosa gli stava succedendo la sua mente continuava a ripetersi.
Perché? Perché devo affrontare questo da solo senza sapere cosa fare e dove andare?
Cercava di scacciare quei pensieri, ma questo faceva delle lunghe e dolorose crepe sul muro che tratteneva i suoi ricordi del passato.
Se proprio, avrebbe potuto parlare con qualcuno che come lui aveva ereditato poteri ESP.
Ci pensò un po' su. Rin era fuori discussione, non voleva riportare alla vita ricordi dolorosi… Jimpachi sarebbe stata la soluzione più adeguata. Come a rispondere ai suoi pensieri davanti ai suoi occhi lungo la strada passò una cabina telefonica. C'era un elenco telefonico. Cercò il numero e fortunatamente lo trovò. Probabilmente ora il suo amico viveva da solo.
- pronto.- rispose una voce maschile al telefono.
Haruhiko respirò a fondo per farsi coraggio.
- ciao, sono Haruhiko Kasama… sei Jimpachi?- domandò in preda al panico.
- Haru? Non ci posso credere! Sei proprio tu!- disse la voce come svegliatasi da un coma profondo, sembrava arrivare da lontano eppure era diventata così viva come lo aveva riconosciuto.
- sì, sono io.- disse il ragazzo facendosi sfuggire un sorriso.
- come va? Dimmi! Come mai hai chiamato così all'improvviso? Non dirmi che sei in città!-
- sì, sono in città, ti chiamo perché avrei delle domande da farti… sono in una situazione un po' spiacevole e forse potresti darmi qualche delucidazione…- spiegò lentamente, stando attento a sembrare calmo.
- sono a tua disposizione… quando vuoi…-
- non è che verresti subito? Al bar Sebastien… lo conosci? È quello…-
- sì certo che lo conosco… aspettami lì… il tempo di prepararmi e arrivo…- lo interruppe.
- bene… allora ci vediamo… -
- a presto Haru!-
- a presto!-
E mise giù, fece un sospiro di sollievo, era andato tutto bene, l'amico sembrava contento di vederlo. Era strano sentirsi così imbarazzato, ma dopotutto ancora non riusciva a fare i conti con il suo passato seppur lontano e questo lo rendeva nervoso. Incontrarsi con Jimpachi sarebbe stato doloroso forse, ma non poteva fare altro… non poteva commettere l'errore di lasciare morire qualcuno, anche se questo voleva dire affrontare quello che aveva vissuto sulla luna. Aveva già abbastanza sensi di colpa con cui fare i conti.
Si guardò intorno e la sua espressione fu stupita. Aveva camminato un bel po'. doveva prendere la metropolitana se voleva arrivare presto al bar dell'incontro.
Corse alla stazione e si buttò sul primo treno.

Quando fu seduto al bar fece finalmente un sospiro di sollievo.
Jimpachi non era ancora arrivato. Era nervoso e in apprensione.
Mi riconoscerà? Riuscirà a darmi qualche risposta?
Non fece in tempo ad ipotizzare un possibile incontro che davanti a lui si fermò qualcuno.
Alzò il viso di scatto e tra quei lineamenti ormai adulti scorse il viso del suo vecchio amico.
- Jimpachi?- chiese perplesso.
Lui sorrise.
- già… come va Haru?- domandò sedendosi di fronte a lui. Il tavolo era vicino a una vetrina e si poteva vedere il mare ondeggiare lì vicino.
- bene.- rispose titubante, era così strano, gli sembrava di essere entrato in un film in bianco e nero.
Perché questo disagio? Perché questa sensazione?
- e tu?-
- non c'è male… allora cosa mi racconti?-
Haruhiko arrossì, non sapeva cosa dire, la sua personalità di adolescente era saltata fuori all'improvviso, timida e insicura.
- beh, ti ho chiamato perché ho bisogno di un consiglio…- iniziò a dire.
Intanto Jimpachi lo guardava tranquillamente. I suoi occhi era interessati, come quelli di un bambino, ma il suo viso era così serio da far sentire il ragazzo di fronte a lui fuori posto.
- dimmi pure…- lo esortò e intanto prese una sigaretta dal pacchetto che aveva tenuto in mano fino adesso. La accese e ne tirò una grande boccata.
Haru rimase a bocca aperta, non sapeva perché, ma la visione di Jimpachi che fumava l'aveva sconvolto.
Era cambiato molto più di quanto si fosse aspettato, molto di più di quello che faceva apparire.
- fumi?- chiese porgendogli il pacchetto.
- no, grazie.- rispose Haru.
Doveva superare tutti questi piccoli shock che aveva avuto fino adesso e andare al sodo.
- si tratta dei poteri ESP…-
- beh, non so molto… comunque chiedi pure.-
- mi è capitato giusto in questi giorni di avere delle strane visioni… mi è capitato di vedere una ragazza uccisa da un ragazzo, non so se hai sentito, ma è già successo… quei misteriosi omicidi.-
- sì, certo che ho sentito. Ma se è già successo, forse sono semplici sogni…-
- il problema è che io non ho sognato la vittima di ieri o di qualche giorno fa, ho visto stanotte una ragazza che ho incontrato per la prima volta poco fa, l'ho riconosciuta e l'ho seguita e ho avuto un'altra visione…-
Jimpachi ebbe una reazione che il suo interlocutore non si sarebbe mai aspettato dal suo vecchio amico, considerando il tempo che avevano passato insieme. Alzò il sopracciglio e lo guardò scettico.
Shyuhkaido lo osservò deglutendo a fatica, era una cosa incredibile, cosa mai poteva essere successo a Jimpachi per renderlo così privo di fiducia nei suoi confronti?
- non mi credi?- chiese in preda al panico.
Lo sguardo di Haru era tornato quello del depresso adolescente di qualche anno prima e Jimpachi si sentì in colpa guardando in quegli occhi spaventati.
Lui era cresciuto e aveva visto i ricordi della luna diventare da vivide e quasi palpabili visioni a pallidi sogni lontani, era arrivato a dubitare che tutto fosse accaduto, nonostante alcuni ricordi fossero tuttora seriamente dolorosi. Adesso davanti a quella paura così simile a quello che aveva visto negli occhi di Haru gli anni passati tutto quello che aveva sepolto ritornò a girare vorticosamente nella sua testa, tanto che si sentì mancare. Spense la sigaretta e si portò una mano alla fronte.
- ti credo Haru.- disse semplicemente volgendo lo sguardo, non poteva più sopportare quegli occhi così giovani.
- però non so come aiutarti…- pensò un attimo ai tempi del liceo, ai tempi di Arisu e Rin, della base lunare e dei codici, si era perso nella sua testa, quando all'improvviso un'illuminazione.
- ma certo! Una volta Mikuro aveva detto che alcune persone dotate di ESP potevano avere delle premonizioni, simili a sogni o a visioni, certo, però non ha detto altro…-
- Mikuro?-
ma certo! Nessuno può essere più esperto lui, ma da quanto ne so è in America adesso. Che sia tornato?
- non era negli Stati Uniti?-
- dovrebbe essere tornato… ma non te lo giurerei… dovresti chiedere a Tamura… non era un tuo grande amico?-
Tamura.
Tamura in fondo era sempre stato presente con lui, ma in questa situazione non aveva neanche pensato di chiedergli niente, e non voleva neanche farlo, ora che la sua vita cominciava a scorrere normalmente non era il caso di tormentarlo. Sapeva che si era sposato con Ayako e che avevano avuto una bambina, e poi via con gli anni aveva sempre ricevuto una cartolina di auguri a capodanno e qualche telefonata sporadica. E nonostante i contatti non fossero così frequenti si era sempre sentito legato a quell'uomo ed era sicuro che fosse lo stesso per lui.
- beh, ma loro abitano a Kyoto adesso, si sono trasferiti qualche mese fa… non penso di riuscire a contattarli, sono ancora pieni di roba fare…- spiegò.
- l'ultima volta che ho sentito notizie di Miruko le ho sentite da Sakura e Issei…- si ricordò Jimpachi.
- dovresti andare da loro! Penso che sarebbero felici di rivederti…- disse sorridendo e per un attimo ebbe l'impressione di essere tornato indietro nel tempo.
- abitano qui?-

- sì, non è molto lontano, due minuti di metro… si sono anche loro trasferiti in una nuova casa, proprio davanti al liceo…-
- vivono insieme?- domandò.
- sì, da un bel po' ormai.-
- davvero?-
- sì, ma non si sono ancora sposati… dicono che lo faranno quando avranno tempo… Issei è barbiere da un po' e Sakura ha fatto carriera, è una donna manager ormai…-
- non ci posso credere!- commentò Haru sorridendo.
Quanti cambiamenti, quante cose che non so… come posso non pentirmi di non aver mantenuto i contatti con i miei compagni della base lunare. Eravamo molto uniti una volta…
- andrò da loro… ma dimmi un ultima cosa, sai qualcosa di Daisuke?- era l'unico di cui ancora non sapeva niente.
- no, non lo sento da anni ormai, penso che si sia trasferito… voleva partire per l'estero o almeno così aveva detto l'ultima volta che l'ho visto.-
- capisco, speriamo che si stia divertendo!- disse alzandosi.
- ora devo andare… grazie Jimpachi.- disse sorridendo dolcemente.
L'amico lo guardò andarsene, alla fine non gli aveva neanche detto quello che faceva adesso e la stessa cosa valeva per lui. Ma in fondo non aveva importanza. Ognuno di loro aveva la loro vita adesso e si erano divisi l'uno dall'altro. A ripensare tutto quello che avevano passato faceva un po' male la sensazione di essersi persi, ma qualcosa nell'animo di Jimpachi diceva che era giusto così. Anche se erano lontano, qualunque membro della base poteva sapere che dei buoni amici ci sarebbero stati per lui. Potevano anche essere lontani, ma nessuno di loro poteva ignorare di avere due passati in comune con tutti gli altri compagni.
Il telefonino iniziò a squillare nella sua tasca.
Lo tirò fuori e guardò chi lo chiamava. Il cuore iniziò a battere velocemente.
- pronto, Ayako, dimmi… ce l'abbiamo fatta?- chiese veloce.
- sì… fra un po' sarai papà mio caro Jimpachi!- disse la moglie dall'altra parte della cornetta.
Il ragazzo chiuse la comunicazione e si appoggiò al sedile.
Rise a fondo, per un lungo momento suscitando gli sguardi incuriositi dai tavoli più vicini.
- sono un papà!-

Arrivò davanti alla casa di Sakura e Issei e la squadrò un attimo da fuori.
C'era un po' di verde attorno, ma poco curato. Le pareti giallognole erano state ridipinte da poco, si sentiva ancora l'odore della vernice fresca. Si avvicinò alla porta e bussò, sperando di trovare qualcuno in casa. Guardò l'orario, erano quasi le tre, forse non era l'ora giusta.
Si girò verso il vialetto e iniziò ad allontanarsi, quando il rumore della porta che si apriva lo fece voltare.
Un ragazzo, alto dalla capigliatura lunga e ben curata, sembrava avere fretta di uscire e aveva in mano un portafogli e delle chiavi. Si osservarono per un attimo in silenzio.
Poi il viso di Haru si rasserenò e sorrise.
Il ragazzo aprì la bocca stupito, ma non riuscì a parlare.
Gli occhi erano gli stessi, erano identici a quello che conosceva e istintivamente gli venne da ridere.
Rivederlo dopo così tanto tempo è così comico?
- Haru! Non ci posso credere!- urlò Issei abbracciando il compagno di avventure con affetto.
Lui ricambiò un po' perplesso, non si aspettava una reazione così calorosa.
- cosa ci fai qui? Non ci vediamo da anni ormai! Non avevo idea di dove fossi! Non ci sentiamo da secoli! Cavolo! Che emozione!- parlò tutto di un fiato il giovane barbiere. Era così lontano da ogni sua aspettativa di incontro per la giornata, non si sarebbe mai aspettato una cosa simile.
- sono venuto per chiederti un informazione…- spiegò titubante Haru.
- capisco… vieni entra che ti offro un caffe!- disse indicandogli l'interno della casa.
L'altro lo guardò un attimo e sorrise.
- non stavi uscendo?- domandò.
Issei si sentì spiazzato per un momento, poi si ricordò all'improvviso di qualcosa.
- oh mio Dio! È vero! Devo andare ad aprire il negozio, e sono già in ritardo!- disse con foga, chiudendo la porta dietro di se e serrandola con il suo mazzo di chiavi, che scintillava rumoroso nel silenzio che si era creato.
Haru tossì per attirare l'attenzione.
- parliamo in macchina, okay? Sono già in ritardo… sono il proprietario e non mi pare il caso di far aspettare i clienti… ho un bel po' di appuntamenti oggi, sai com'è…-
Haru accettò, era sollevato non voleva trattenersi troppo e la durata di un tragitto in macchina era l'ideale.
In un attimo erano in auto, una berlina grigia, probabilmente comprata da poco. C'era l'odore della plastica appena tolta dai sedili e dell'ambiente aerato per la prima volta.
- ma dimmi, cosa fai?- chiese fingendo di non sapere delle notizie rivelatagli da Jimpachi.
- faccio il barbiere!- disse fiero.
Haruhiko rise, suscitando lo sguardo sorpreso di Issei su di lui.
- no, niente… è che è così strano vederti qui… sei uguale a quando eravamo alle superiori…- svelò senza smettere di sogghignare.
Issei ne venne contagiato e tra le risa ricominciò a parlare. Era strano, era divertente, ma allo stesso tempo quelle risate lasciavano un retrogusto amaro.
- cosa ti è successo Haru? Sei completamente diverso da allora… soprattutto ti vedo molto più sicuro…- spiegò tornando serio, lo sguardo fisso sulla strada che stavano percorrendo in auto.
- non lo so…- ammise lui, aveva paura che quella che aveva avuto il suo amico fosse stata una semplice impressione.
- beh, mi fa piacere comunque! Cosa fai nella vita?-
- illustrazioni per bambini…-
Issei sorrise contento. Apprezzava a pieno la scelta del suo amico, non poteva non ammetterlo.
- beh, allora te la passi bene, ti trovo tranquillo…-
- non mi lamento.-
- io non sono cambiato di una virgola, ma tu invece sei così cresciuto che fai spavento, cos'è sei diventato un uomo maturo?-
- no, direi di no…-
- non hai conosciuto una ragazza che ti ha messo la testa a posto?- chiese lanciandogli ogni tanto qualche sguardo sereno.
- no.- disse secco arrossendo.
- capisco… beh, stai diventando vecchio mio caro… devi darti da fare!-
- beh, è ancora presto per pensarci…- commentò.
- naa, non è mai troppo presto.-
Haru guardò un attimo in silenzio il conducente. Non se ne era accorto prima, ma in effetti era cambiato, il suo modo di parlare e i suoi sguardi erano più diretti, più forti.
In realtà anche lui è cresciuto.
- cosa mi racconti tu invece!-
- niente di particolare…-
- hai una ragazza?- domandò sorridendo tra se e se.
- sì.-
- ah sì? Ed è bella?-
- molto.-
- e non mi racconti nient'altro?-
- Haru non prendermi in giro… scommetto che hai incontrato Jimpachi che ti ha detto tutto di me e di Sakura…- rivelò improvvisamente Issei guardando dritto negli occhi il suo amico e sorridendo.
Lui di risposta scoppiò a ridere.
- hai ragione!-
- allora non fare il finto tonto e chiedimi cosa vuoi sapere!- disse cercando di trattenere le risate e mantenendo una faccia in qualche modo rispettabile.
- sto cercando di rintracciare Mikuro, Jimpachi mi ha detto che forse tu sapevi qualcosa…- spiegò senza riuscire a trattenere un espressione preoccupata subito intercettata dall'autista.
- come mai lo cerchi?-
- ho bisogno di una consulenza, si tratta dei poteri ESP.-
- capisco, beh sicuramente lui è la persona adatta.-
- è per questo che lo cerco.-
- l'ho sentito da poco, ogni tanto ci sentiamo per telefono, è tornato dall'America con una ragazza, mi pare si chiami Mary e adesso abita qui in città… vuoi che ti dia il numero?-
- sì, grazie…-
- prendi quell'agenda sul cruscotto, c'è una rubrica, è sotto Mikuro penso.-
Haru cercò sul cruscotto tastando nel cassettino buio e sentì un copertina di pelle la tirò fuori. Come l'aprì qualcosa cadde, sembrava un foglio. Lo raccolse in silenzio e lo guardò. Era una foto. C'erano Issei e una ragazza dai capelli neri lunghi e alta, dal fisico asciutto, molto asciutto. Abbracciata al suo amico aveva uno sguardo triste, nonostante ci fosse una scintilla di felicità e un dolce sorriso.
- e questa?- disse non riuscendo a staccare gli occhi da quella figura, c'era qualcosa che lo attirava incredibilmente, che gli provocava una sensazione di angoscia e paura nello stesso momento.
Issei guardò la foto e sorrise.
- è mia sorella. È bella vero?-
- sì.- disse Haru sorridendo appena.
Fece una pausa modulando il respiro. Cercava di allontanare quella tristezza che era inondata nel suo cuore alla vista di quella vecchia foto.
- è morta due anni fa…-
- oh…- riuscì a dire semplicemente l'altro ragazzo, che stringeva con forza quel piccolo cartoncino. Sapeva già cosa aveva provocato la morte di quella ragazza, lo sapeva, ma allo stesso tempo non poteva saperlo.
- si è suicidata.- disse in un ultimo sussurro.
Haru smise di respirare. lo sapeva, lo sapeva, era quello che aveva visto in quello sguardo, lo stesso che aveva nello specchio qualche anno prima lui stesso. E questo lo spaventava, lo spaventava a morte. Rimise la foto nell'agenda.
- hai detto che è sotto Mikuro?-
- sì.-
Cercò con le mani che gli tremavano.
Come il fratello di Tamura, come la sorella di Issei anche io sono uno di loro, ma alla fine li ho abbandonati, io sono ancora vivo, devo sentirmi fortunato per questo? Devo sentirmi in colpa o esserne felice?
- eccolo.- disse finalmente trovando il numero di telefono.
- bene, vuoi che ti lasci alla fermata della metro?-
- mi faresti un gran favore.-
Qualche minuto dopo lui era in piedi e salutava Issei che si stava allontanando in auto. Si sentiva angosciato, sarebbe riuscito a continuare nonostante si sentisse già stanco?
Gli occhi caddero su una cabina telefonica.
Mise qualche spicciolo e compose il numero.
- pronto.- disse una voce familiare dall'altro capo del telefono.
- pronto? Sei Mikuro? Ciao sono Haruhiko Kasama. Ti ricordi di me?-
- come potrei dimenticare? Ciao come va?- rispose la voce di Mikuro, mantenendo la sua proverbiale freddezza.
- bene, ascolta ho bisogno di aiuto… ho qualche dubbio sui miei poteri ESP, non ci potremmo vedere?-
Il ragazzo aspettò un po' prima di rispondere, stava pensando.
- quando?- domandò poi.
- il più presto possibile, anche subito se puoi.-
- no, oggi non posso assolutamente, che ne dici se facciamo domani mattina?-
- va bene.-
- abiti dove abitavi prima?-
- sì… cioè no, però sono a casa da mia madre in questi giorni…-
- okay, allora vengo io da te, che so? Verso le dieci?-
- va bene.-
- a domani.-
- a domani.-
E riagganciò, stranamente non si sentiva così teso come quando aveva parlato con Jimpachi o Issei.
Ormai ci ho fatto il callo.
Aveva tanti dubbi nella testa e ancora non poteva credere a quello che aveva fatto, rintracciare tutti i vecchi amici, non era da lui, non era mai stato un tipo simile.
Sospirò guardando il cielo e gli venne in mente quella ragazza.
Chissa cosa vuol dire tutto questo? Centrerà qualcosa con il nostro passato?
Le sue domande erano senza una risposta, senza neanche un ipotesi di risposta, era successo tutto troppo velocemente e lui non aveva neanche un indizio. A parte uno.
Alcune persone dotate di ESP possono avere delle premonizioni.

Si alzò, anche la mattina dopo, sudato e sconvolto, ma i sogni non li ricordava ancora.
Cercò di pensarci, ma niente.
Si alzò nel buio e guardò la radiosveglia. Erano le nove e mezza.
Cavolo per poco non dormivo fino alle dieci, che figura se mi faccio trovare ancora a letto.
Aprì le tapparelle e lasciò che la luce del sole mattutino entrasse nella sua vecchia stanza.
Tutte le volte che faceva qualcosa in quella casa, anche solo sistemare il letto, i ricordi lo assalivano e non riusciva ad arginarli, la sua infanzia, la sua adolescenza, sembravano volerlo tormentare.
Mentre sistemava la stanza e si vestiva, si lasciò andare ad un ricordo di quando aveva otto anni.
Sua madre aveva fatto una torta e avevano aspettato che suo padre tornasse per la cena, ma stranamente lui si faceva attendere più del solito.
Lei gli sorrideva dolcemente, non era per niente preoccupata eppure lui si sentiva abbandonato.
Si ricordava esattamente quella sensazione che il giorno del suo compleanno aveva provato con tanta forza da farlo scoppiare a piangere davanti alla sua figura materna.
Lei lo aveva consolato, ma questo non bastava, era un bambino e non capiva cosa avesse di più importante suo padre da fare piuttosto che festeggiare con suo figlio. Era appena uscito da un attacco di cuore piuttosto forte, ma non si sentiva meglio e non aveva potuto frequentare i suoi compagni di scuola che si erano ormai dimenticati di lui.
Si sentiva così solo… e sapere che anche suo padre era lontano lo faceva sentire perso.
Brancolava nel buio in cerca di un uscita da questa solitudine, si sentiva ferito e quella sensazione era stata talmente forte da essere ricordata fino a quel giorno.
Dopo che aveva pianto per un ora si era addormentato sul tavolo.
Qualcuno lo svegliò poi. Suo papa guardava divertito i suoi occhi rossi, in mano aveva un grande pacchetto regalo.
- tu non puoi immaginare che fatica ho fatto a trovarlo!- diceva porgendogli il pacchetto.
Non si ricordava il regalo, si ricordava solo la carta che lo incartava, gli era sembrata talmente colorata da brillare di luce propria, con i suoi ghirigori dorati e la sua splendida lucentezza.
- ciao Haru!- disse Mikuro apparendo improvvisamente davanti a lui.
Spalancò gli occhi alla vista di quella apparizione facendo istintivamente un passo indietro.
- Mi-Mikuro!- urlò sconcertato.
- beh, cosa ti aspettavi? Che arrivassi dalla porta?- domandò lui sorridendo divertito.
Il ragazzo fece una smorfia di risposta, era tanto che non vedeva un fenomeno del genere e tutto ciò l'aveva spiazzato.
- le persone normali bussano, o suonano il campanello.-
- ah già, ma era da un po' che non provavo il teletrasporto e volevo riprovare quella sensazione.
Già, quella sensazione. La certezza del tuo corpo che si sgretola in mille frammenti che spariscono nel nulla e solo la tua mente viaggia in un lungo tunnel buio che sbuca nel luogo che desideri. In effetti era una sensazione straordinaria, ma l'aveva dimenticata.
- allora di cosa mi volevi parlare?- domandò con il suo sguardo indagatore il giovane ragazzo dai capelli biondi e lo sguardo sicuro.
- vieni, beviamo un caffe mentre te lo spiego, ti va?-
- certo.- rispose seguendo il suo amico in cucina.
Non c'era nessuno in casa oltre a loro due.
- tua madre non c'è?-
- no, di solito a quest'ora va a fare la spesa…-
Mise una caffettiera sul fuoco e si sedette al tavolo davanti a Mikuro.
Spiegò la faccenda sulla ragazza e sulle sue visioni e poi osservò attentamente la reazione di Mikuro.
Era pensoso.
- ho visto Jimpachi, e mi ha detto che una volta ti ha sentito affermare che alcune persone dotate di ESP possono avere delle premonizioni.-
Il ragazzo lo guardò sorpreso.
- no, non è vero… allora ero più giovane e forse l'ho detto, ma in America ho imparato che le persone che hanno premonizioni non hanno poteri ESP… e considerando il fatto che tu ti teletrasporti non puoi avere doti simili…-
- capisco… ma allora cos'è quello che vedo?- domandò dubbioso.
- non lo so… può essere qualsiasi cosa… immagini che ti manda qualcuno o visioni del passato…-
- ma come può essere passato? E di chi poi?-
- non lo so… purtroppo non posso aiutarti… ti posso dire solo di parlare con la ragazza e farti dire quello che sa.-
- va bene…-
- dimmi è da molto che non usi i tuoi poteri?-
- sì… mi ero praticamente dimenticato di averli.-
- ah, come mai?-
Haru rimase in silenzio.
Come mai? Bella domanda. Come mai? Non posso certo dirgli che ho costruito un muro con il mio passato e che non voglio assolutamente guardare indietro.
- ecco io…- cominciò titubante, non aveva nessuna voglia di parlarne.
- non importa… non sono affari miei. Comunque non essere troppo preoccupato per quello che riguarda il tuo passato. È una storia chiusa quella.- disse alzandosi e sparendo come era apparso.
Il ragazzo rimasto in cucina girava lentamente il cucchiaino nella tazza e guardava il muro davanti al quale prima c'era stato Mikuro.
Il mio passato? È una storia chiusa?
no, per lui non era così.
Il passato era un incubo, che ogni volta che si voltava indietro lo assaliva alla gola togliendogli il respiro. Succhiandogli il sangue lo faceva sentire angosciato e in colpa. In colpa per tutto quello che aveva fatto. In colpa per aver costretto Shion a anni di delirio mentale e in colpa per aver tentato il suicidio. In colpa per non essere riuscito a fermare prima tutte le sofferenze che avevano provato i membri della base lunare. In colpa per essere ancora vivo. E non poteva ripensarci adesso perché, per quanto si illudesse, non aveva superato la cosa, che era ancora lì, dietro l'angolo pronta all'attacco, con le sue armi migliori e lui era totalmente, ancora adesso dopo tanto tempo, disarmato.
Bevve il suo caffe inebriandosi del suo forte odore. C'era qualcosa che poteva fare?
Forse era arrivato il momento di affrontare i suoi ricordi.
No, aveva troppa paura. Se ci pensava gli veniva da piangere istintivamente.
Perché? Perché devo farlo?

Entrò nel locale guardingo. La ragazza non c'era ancora.
Per un attimo pensò di scappare via, tornare velocemente alle sue illustrazioni per bambini e lasciare tutta quell'angoscia e quella paura, ma intanto si era già seduto e una cameriera attendeva che lui ordinasse.
- un the freddo.- disse freddamente.
- bene.- rispose la ragazza andandosene indifferente.
Haru non fece in tempo ad alzare lo sguardo che la studentessa delle superiori protagonista delle sue visioni apparve alla porta.
Lo notò e iniziò a camminare verso di lui con un mezzo sorriso sul viso.
Si perse a guardarla per un attimo. Aveva molta paura, ma non sapeva perché. Perché quel viso pallido, quei capelli nerissimi e corti, quegli occhi blu invasi da un'immensa tristezza gli facevano così paura? Tanta paura che sapeva che se si sarebbe alzato in quel momento allora le sue ginocchia non avrebbero retto e sarebbe ricaduto su quella panca.
- ciao.- disse la ragazza sedendosi. I suoi occhi scrutavano quelli del ragazzo che aveva davanti cercando di percepirne il minimo turbamento. Sapeva bene la reazione che aveva sulla gente e sapeva ancora più bene quanta paura doveva provare in quel momento quell'uomo dallo sguardo delicato e i modi gentili. Il suo viso era leggermente scuro, ma manteneva in parte i tratti giapponesi.
Si sedette e lo guardò negli occhi con fierezza.
- sono qui.- disse cercando in un qualche modo di rendersene conto veramente.
Haru la guardò. Cercava disperatamente le parole giuste per spiegare la sua situazione, ma era così difficile, così complicato venire a capo di tutte quelle idee che svolazzavano tormentate nella sua testa.
- ecco… io…- riuscì a dire balbettando.
- penso tu voglia sapere chi sono.-
Lei lo guardò sorpreso, come se avesse detto qualcosa che l'aveva spiazzata completamente.
- io… beh… mi chiamo Haruhiko Kasama…. E… beh…-
Si bloccò non riusciva più a dire niente.
La ragazza sorrise e con uno sguardo rassicurante parlò.
- io so chi sei.-
Haru si sentì morire, non sapeva bene se era per quella sicurezza che quella ragazzina aveva dimostrato nel pronunciare quelle parole o se era per il terrore che aveva provato captando il significato di quelle parole.
io so chi sei?
Aveva appena affermato di sapere tutto di lui, non poteva sbagliarsi, ma come poteva? Come poteva credere ad una cosa così assurda?
- come sai chi sono?- sussurrò cercando di mantenere la calma. Il suo cuore batteva così forte che lo sentiva rimbombare nelle tempie.
- sì.- rispose semplicemente stupendosi dell'incredulità di Haru.
- e chi sono?- domandò. La voce tremava e non poteva farci niente. Era già tanto non essere scoppiato in una crisi isterica. Era già tanto che non gli fosse venuto un attacco di cuore.
- tu sei l'uomo che mi aiuterà.- mormorò convinta.
Il ragazzo la guardò impietrito.
Cosa vuol dire tutto ciò? È un sogno questo? Ti prego Dio se un sogno allora svegliami subito perché se no ho paura che non ne uscirò più, mai più.
- sembri sorpreso… credevo lo sapessi.- continuò semplicemente.
- io non sapevo niente… sono giorni che mi arrovello cercando di trovare un motivo alle mie visioni e un motivo per tutte queste emozioni che mi stanno soffocando…-
La giovane donna lo guardò contrariata.
- pensi che io mi stia divertendo?-
- divertendo a far cosa?- domandò ancora in preda all'angoscia che si sentiva martellare nel profondo del cuore e che sembrava diffondersi fino alla punta delle sue dita. Quest'emozione così forte non gli permetteva di ragionare lucidamente e freddamente.
- tu non hai la minima idea del perché ci siamo incontrati vero?- domandò la ragazza sospirando arrendevole.
- esattamente.- ammise Haru.
Cosa ho fatto di male per meritarmi questo? Beh, ne ho fatte tante e me lo merito. Ma non voglio… non voglio sentirmi così confuso, non ancora una volta… voglio che il mio passato mi abbandoni e non ritorni più indietro. Voglio scappare via, andare a cercare di sopravvivere in un isola deserta… non voglio… non voglio più affrontare quei ricordi… non voglio più quell'angoscia.
La ragazza lo guardò per un momento. Ora se lo ricordava, si chiamava Yumi.
- io ho paura quanto te.- disse con frenesia della voce.
E allora perché? Perché continuiamo a prenderci in giro? Scappiamo via e facciamola finita con questa storia assurda… torniamo alle nostre semplici vite e magari prendiamoci una vacanza per andare al mare. Fuggiamo. Mandiamo tutti a quel paese e riprendiamoci le nostre vite.
- ma non posso rinunciare…-
Stupidaggini! Lo vedo benissimo il terrore nei tuoi occhi. Non so perché, non lo so per niente. Ma so che puoi fuggire via.
- io non posso abbandonare il mio passato.- urlò la ragazza, causando lo sguardo insistente dei clienti seduti intorno a loro. Ma presto il brusio e le chiacchiere del locale avrebbero sommerso anche quello.
Quelle parole raggiunsero Haru come uno schiaffo. Forte, fino al cuore, quelle parole viaggiavano e strinsero la sua mente fino a fargli male.
Perché? Perché è così importante il tuo passato?
Cercò di scuotere la testa, ma rimase fermo, cercò di parlare, ma la sua bocca non si apriva.
- io so del tuo passato… conosco il passato di tutta la gente che c'è in questo locale… ho i ricordi di tutti quelli che incontro…- spiegò la ragazza con improvvisamente le lacrime agli occhi.
- ma io voglio i miei di ricordi! Voglio il mio di passato! Voglio sapere se mi chiamo realmente Yumi! Voglio saperlo!- disse decisa, il suo sguardo puntato in quello del ragazzo che gli stava davanti.
- non posso fare altro… che affidarmi a te…- concluse con un tono malinconico e triste.
- a me? Questa è bella! Io non lo voglio il mio passato! Se vuoi te lo regalo, prendi il mio nome e i miei ricordi, a me basta il mio presente! Io non so cosa posso fare per te… non so chi sei… non so perché mi racconti simili sciocchezze… e non so chi mai sia stato così pazzo da dirti che io ti posso aiutare!- affermò tutto d'un fiato preso da una rabbia irrefrenabile. La ragazza spaventata si ritrasse sullo schienale.
- non sono stata io a scegliere te… non so chi ci ha fatto incontrare, ma so che sei tu colui che mi può aiutare… e non ti lascerò scappare via… devi trovare i miei ricordi e ridarmeli!- spiegò con le mani appoggiate al tavolo.
- ma cosa mi stai raccontando? Non può essere la verità!- cercò di obbiettare Haru, anche se la sua coscienza era già convinta, la sua mente lottava per scappare via.
- sì che è la verità! La tua visione! Tu l'hai visto il mio passato! Tu puoi scoprire tutto! Tu puoi farlo! Solo tu!-
La guardò, davanti ai suoi occhi avevano iniziato a scorrere le immagini della sua visione.
- ma questo vuol dire che…- la voce gli morì in gola.
- che sono morta dici?- domandò la ragazza.
- s-sei morta?- domandò il ragazzo sull'orlo della disperazione. Poteva esserci qualcosa che l'avrebbe sconvolto di più ora?
- sì… o almeno penso.- rispose vagamente.
Gli occhi di Haru erano spalancati e non vedevano più niente, solo la sua paura, il suo terrore, la sua incredulità.
- ma io ti vedo… anche gli altri ti vedono…- obbiettai.
- tutti mi possono vedere a quanto pare… però io mi ritrovo ogni mattina a camminare lungo quella strada che costeggia il mare con le mie compagne di classe… il tutto contro la mia voglia… tutte le volte che mi addormento mi sveglio che sto già camminando con la divisa indosso… in più tutti quelli che mi parlano dopo qualche secondo cambiano idea e se ne vanno… nessuno mi rivolge la parola spontaneamente… non ho un posto dove tornare e tutte le volte mi sono addormentata al parco…-
- nel senso che vivi sempre lo stesso giorno?- domandò ricordandosi la trama di un film che aveva visto tempo addietro. Era strano, nonostante gli tremassero le gambe e volesse scappare via, all'improvviso voleva sapere, era curioso.
- no, il tempo va avanti… però tutte le mattine vado a scuola con le mie compagne… o almeno credo siano le mie compagne, mi siedo al mio banco e faccio il mio lavoro… però c'è sempre qualcosa di strano… non è solo una sensazione… l'hai visto quel ragazzo all'entrata della scuola? Il modo in cui mi guarda? Lui lo sa… ne sono sicura… lui sa che sono un fantasma…-
Haru si ricordò lo sguardo del ragazzo. Se lo ricordava benissimo. Era vero, lui sapeva. Solo adesso poteva comprendere quell'espressione.
- e durante i giorni di vacanza?- domandò poi.
- non lo so… è solo cinque giorni che sono così… non so che giorno è oggi, ma io sono andata a scuola tutti i giorni…-
- oggi è venerdì.- disse Haru.
- capisco.-
E' tutto troppo incredibile per essere vero, ma anche tutto così oscuro e semplice, proprio come la realtà… ma non posso crederci senza combattere.
- io… non posso crederci!- balbettò Haru dopo una piccola pausa.
Yumi lo guardò negli occhi. Poteva vedere il profondo del suo cuore in quegli occhi blu che per un attimo sembrarono inghiottirlo e nuovamente si trovò nella visione.
Di nuovo il sangue, la morte, il dolore, che gli arrivavano ai sensi infiltrandosi nella sua anima e nel suo cuore.
Perché devo provare quest'angoscia? Non sono un supereroe! Non posso affrontare tutto da solo… non posso azzardare ipotesi immaginarie, non ho niente con cui combattere e non ho niente per cui valga la pena combattere! Ho solo quei maledetti sensi di colpa che mi divorano. Cosa posso fare? Come posso, io, che rinnego con tutte le forze il mio passato, aiutare questa ragazza a ritrovare il suo… sembra un crudele gioco del destino.
- io ho bisogno del tuo aiuto.- disse con aria supplicante. Nei suoi occhi c'era il dolore che aveva provato poco prima. In fondo non poteva lasciare che accadesse tutto ciò, non poteva lasciare che quell'angoscia e quel terrore divorassero anche lei. Se l'avesse fatto, un'altra volta i suoi sensi di colpa sarebbero tornati più forti che mai, e lui aveva paura che questa volta non ce l'avrebbe fatta, era terrorizzato dalla possibilità di ritrovarsi a faccia a faccia con la morte come qualche anno prima.
- cosa devo fare?- domandò suscitando uno sguardo incredibile nella ragazza. Come a rallentatore il viso di Yumi si era trasformato da triste e sconsolato a sorpreso ed infine a felice, tanto felice, che le lacrime iniziarono a scenderle dagli occhi. Stava iniziando a disperare sul fatto che Haru la volesse aiutare.
- ehy, non piangere adesso… è così importante il tuo passato?- domandò subito, non poteva assolutamente capire quei suoi sentimenti così forti che la spingevano a rincorrere il suo passato.
Lei si mise le mani al petto.
- è l'unica cosa che mi rimane… non ho niente… non ho forma ne colore senza il mio passato… ho solo un nome che non so se è il mio ed un percorso che non so di conoscere… è tutto troppo strano… non sono… io non sono nulla… perché non ho il mio passato… non ho nessuno a cui importi del mio passato… e io voglio sapere, sapere… sapere cosa sono… cos'ero… è già abbastanza non avere la certezza del futuro, come pensi che ci si possa sentire quando non si ha la certezza neanche del passato e del presente? Tutto quello che per tutti gli altri è scontato io non ce l'ho… io voglio… a tutti i costi… sapere cosa sono… sono morta? Sono un fantasma? Sono viva? Cosa devo fare? Non posso ricominciare da zero perché io sono lo zero, sono il nulla, come si può avere un principio nel nulla? Io sono il nulla che non si vede, nessuno può capire come mi sento perché nessuno sa neanche dove sono… ho provato a parlare con qualcuno a chiedergli dove abito, ma nessuno lo sapeva, nessuno sa neanche il mio cognome… se tu non fossi qui ad ascoltarmi sarei seduta su una panchina del parco a chiedermi se esisto…-
In fondo aveva ragione, lo sapeva.
- e quella storia del passato delle altre persone?-
- ecco un'altra cosa inspiegabile… io non so perché, ma conosco tutti… so il nome e cognome, la via, tutto di tutti… e non solo le cose più semplici, anche i loro ricordi e il loro presente. Come se girando per le strade, vedessi ogni persona come un libro, e se apro quel libro vengo invasa da tutti quei ricordi, che vivo e sento come fossero miei, ma so che non lo sono… lo so con certezza e questo mi angoscia ancora di più… io voglio leggere il mio di libro… voglio sapere perché io non lo vedo il mio libro… chi la preso?-
Haru sospirò.
- ma come pensi che ti possa aiutare io?-
Yumi scosse la testa con sicurezza.
- devi trovare la persona che mi ha preso il passato…- spiegò semplicemente.
- la persona che ti ha preso il passato? Ma… come faccio a sapere chi è?-
- è la persona che ha il libro… il libro della mia vita…-
- e chi è?-
- non lo so… sei tu che lo devi scoprire.-
- ma come posso farlo? Non ho la minima idea di dove iniziare le ricerche…-
- le visioni…-
- cosa?-
- le visioni ti guideranno ha trovare quella persona…-
- ho capito, ma io non posso comandarle, come posso sapere quanto tempo ci vorrà?-
- non so niente.-
- capisco.-
- aiutami ti prego.- sussurrò. Era un ultimo sospiro di voce e dai suoi occhi iniziarono a cadere nuovamente lucide e dolorose lacrime.
Haru la guardò incerto, non voleva che piangesse, ma poteva fare ben poco.
- ti aiuterò. Non ti preoccupare.-
- grazie.- disse Yumi con un tremante sorriso.
Appoggiò il viso al tavolo e pianse per un po' in silenzio.
Il ragazzo la guardava preso da una tempesta di sensazioni contrastanti.
Doveva fare qualcosa.
- cosa farai adesso? Dove dormirai?- domandò gentilmente.
- non importa dove mi addormento, te l'ho detto…-
- già, ma domani è sabato, non si va a scuola… cosa farai?-
- è vero… non lo so…-
- vieni con me… andiamo sulla spiaggia così provo ad addormentarmi, chissa che non mi venga qualche visione… se stai con me penso sia più facile averle… mi aiuterai a cercare il tuo libro così.-
- va bene.-
Lasciarono il locale e iniziarono ad andare verso la spiaggia.
La sabbia bianca risplendeva sotto il sole.
Ad un certo punto Haru si sedette e la stessa cosa fece Yumi dietro di lui. Il mare ondeggiava a qualche metro e si sentiva l'odore delicato della salsedine.
Dopo qualche secondo di silenzio Haru si sdraiò all'indietro.
- io provo ad addormentarmi… tu rimani qui, non andartene…-
- non ho altro da fare.- disse la ragazza sorridendo appena.
Chiuse gli occhi osservando quel sorriso che gli rimase impresso. C'era tanta malinconia e dolore… qualcosa che solo lui poteva capire veramente.
Con calma il sonno lo raggiunse e dormì senza sogni per almeno due ore.
Yumi vegliava su di lui silenziosa.
Si svegliò sotto l'effetto della stessa visione che aveva avuto il giorno prima.
Yumi sdraiata colpita a morte da un ragazzo che sostava accanto a lei. Lo sguardo fisso su qualcosa che aveva tra le mani. Questa volta cercò di avvicinarsi come se fosse stato anche lui nella visione. Riuscì a vederlo, quello che aveva nelle mani. Sembrava un modellino, un piccolo modello di un labirinto.
Si svegliò di soprassalto spaventando la ragazza.
- cos'è successo?-
Haru la guardò confuso, gocce di sudore freddo gli colavano sulla fronte.
- ho visto qualcosa, nelle mani dell'uomo che ti ha ucciso…-
- ucciso? Allora sono morta…- esordì lei.
La guardò stupito, in effetti non gli aveva detto quello che aveva visto nella visione, ma aveva preso per scontato che lo sapesse dato che leggeva il suo passato, o forse il suo non l'aveva letto… aveva capito così, per tutto quello che gli aveva detto, invece erano state solo intuizioni.
- pensavo lo sapessi…- disse semplicemente Haru.
Osservò la ragazza che in un attimo assunse uno sguardo spaventato, si portò le mani al cuore e singhiozzò senza lacrime.
- non ho letto il tuo passato…- disse semplicemente scossa da quei sordi gemiti.
Haru aspettò che la crisi fosse finita e poi parlò.
- vuoi sapere cosa ho visto?- domandò senza distogliere gli occhi dal mare che ondeggiava lentamente davanti a lui.
- sì.- disse lei ricomponendosi e sedendosi composta anche lei guardando il mare.
Un vento fresco soffiava facendo svolazzare lentamente i vestiti.
Sembrava che il tempo si potesse fermare da un momento all'altro.
- c'eri tu, sdraiata per terra e un ragazzo che ti aveva assalita… eri a terra e non ti muovevi… lui guardava un labirinto in miniatura.- raccontò con voce pacata.
Lei si girò e fissò gli occhi scuri su di lui. Allungò la mano.
- lasci che ti legga il passato?- domandò sorridendo leggermente.
Lui sorrise.
- devi chiedermelo?-
Annuì.
- non posso non farlo… almeno per rispetto verso di te…-
- capisco… va bene.-
La guardò a lungo, mentre la sua figura sembrava svanire e continuava a rendersi trasparente a intermittenza. Normalmente Haru avrebbe avuto paura, ma quel giorno, quel determinato pomeriggio sulla spiaggia c'era un'atmosfera particolare.
Yumi spalancò improvvisamente gli occhi e tornò completamente visibile.
- che c'è?- chiese Haru titubante.
Aprì la bocca, ma sembrava non emettere nessun suono. La richiuse e lentamente deglutì, il cuore le batteva come un tamburo nel petto.
- io quel ragazzo l'ho già visto.- disse respirando a fatica.
- cosa? Questa settimana?- domandò lui alzandosi di scatto.
Scosse la testa.
- no, prima che mi aggredisse…-
- cioè… hai recuperato la memoria?-
- no…- disse tristemente alzandosi anche lei.
- ho visto un immagine… il ragazzo si avvicinava e con voce sibila mi chiedeva qualcosa… mi pare fosse: "ti piace il tuo passato?" e io mi ero girata arrabbiata e gli avevo urlato di no… ero in una libreria del centro…-
- sapresti riconoscerla?- domandò Haru frettolosamente, la sua avventura adesso, stava diventando realmente viva.
- penso di sì.-
- andiamo allora…- disse porgendole una mano. Lei la prese e iniziarono a correre verso la metropolitana.

Erano le cinque del pomeriggio ed il centro era pieno di gente. Le voci allegre degli studenti appena usciti da scuola si confondevano con i rombi dei motori.
- è quella?- domandò Haru sospirando e guardandola distrattamente.
- no…-
- ma non ti ricordi dov'era? Il nome almeno…- mormorò improvvisamente seccato, era da un bel po' che giravano a vuoto.
- mi dispiace non mi ricordo…- disse lei alzando le spalle e arrossendo.
Meno male che è un fantasma! Riesce addirittura ad arrossire…
Alzò la testa e vide una grande insegna. Una libreria gremita di persone si estendeva su due piani, probabilmente era la più frequentata dagli studenti, poteva vedere tante divise muoversi tra quelle vetrine.
Tutti i morti sono studenti
Si voltò verso Yumi.
- è quella?- chiese indicando l'edificio imponente.
La ragazza alzò lo sguardo e impallidì spettralmente, adesso sembrava realmente uno spirito.
- forza, muoviamoci!- disse iniziando a puntare verso la libreria.
Yumi non si mosse di un millimetro come impietrita.
- ti spiace se aspetto qui?- domandò incontrando lo sguardo spazientito di Haru. Lui annuì e iniziò a correre.
L'interno era spettacolare, grandi librerie in legno ospitavano numerosi volumi delle categorie più disparate, non pensava che ci fosse una libreria tanto bella, se l'avesse saputo prima sarebbe venuto a comprare qualcosa, pensò ingenuamente lasciando da parte la sua preoccupazione. Poi iniziò a girare tra gli scaffali, osservando ogni persona presente.
Arrivò nel reparto illustrazioni per bambini.
Aveva girato in lungo e in largo, ma dell'assassino nemmeno l'ombra.
Qualcosa sullo scaffale attirò la sua attenzione.
Un libro sul quale era stampato il suo nome: Haruhiko Kasama. Sorrise febbrilmente, era una strana sensazione vedere qualcosa scritto da te, venduto in un posto simile, il paradiso di ogni lettore… si immaginava di vedere una mamma e un bambino raggiungere questa sezione e sfogliare il suo libro, magari avrebbero deciso di non comprarlo, ma avrebbero comunque dato un occhiata al frutto del suo lavoro e questo gli bastava.
La sua pancia gemette, aveva fame.
Anche gli eroi hanno fame, si disse sarcasticamente.
Poi la sentì, quella voce, la sentì stridula tagliare l'aria fino alle sue orecchie. Si girò di scatto sentendo il pavimento sotto di lui incrinarsi.
- ti piace il tuo passato?- disse un ragazzo dai capelli neri e corti e gli occhi azzurri. Lo sguardo gelido rivolto ad una ragazzina con il completo alla marinaretta, i capelli biondi e due buffi codini. Lo guardò storto e sorrise imbarazzata.
Haru lo raggiunse a grandi falcate.
- perché non provi a chiederlo a me?- domandò improvvisamente infuriato, sentiva il viso andargli in fiamme e pensava di avere del fumo che gli usciva dalle orecchie.
L'altro si girò e come se l'avesse riconosciuto lo fulminò freddo e assunse una smorfia di disgusto.
- cosa vuoi da me?- domandò.
Lo sguardo di Haru si fermò fiero negli occhi di lui. Non aveva più paura, aveva deciso e la sua forza era quella, non poteva dimenticare di dovere qualcosa verso il suo passato e sapeva bene che non avrebbe potuto tirarsi indietro. Inoltre una strana sensazione si inoltrava tra le sue membra. In fondo nel suo cuore pensava realmente che c'è l'avrebbe fatta, ne aveva la certezza, come cosciente di una potenza che non conosceva, potenza che i suoi due passati avrebbero mostrato una volta abbattuto quel doloroso muro.
- voglio la memoria di Yumi!- urlò.
Si accorse subito dopo che non erano più nel corridoio della libreria. Intorno a loro non c'era più nessuno, il centro era sparito, ma dove si trovavano?
Erano in un vicolo buio, lo stesso della visione.
- sembra che tu sia affezionato a questo posto.- commentò sarcastico.
L'essere sorrise sprezzante. La sua espressione, i suoi occhi, in quel momento, aveva tutto fuorché qualcosa di umano.
- idiota! Sapevo che saresti arrivato… ma pensi davvero di riuscire a fermarmi? Stupido! Pensi di essere un eroe?-
Haru rise freddamente.
- gli eroi sono delle brave persone… io nel mio passato ho qualcosa di cui vergognarmi… ho fatto soffrire tanta gente e non voglio vivere ancora nel rimpianto e nel rimorso… voglio aiutare Yumi e se è possibile anche tutte le altre ragazze che hai ucciso…-
- tu non sai neanche chi sono…- commentò.
- e chi sei?-
- io sono Nai, un angelo mandato da Dio!- urlò aprendo le braccia con enfasi. Il suo corpo emanava una strana luce, che però non si poteva certo dire celestiale.
- andiamo… adesso sei tu l'idiota!- lo schernì Haru. Una sicurezza nuova si era fatta strada nel suo animo, la sicurezza di sapere qualcosa in più di quel… uomo forse?
Ora Nai era realmente infuriato e sulla mente razionale di Haru iniziò ad affacciarsi la paura.
- cosa vuoi dire?- tuonò.
- che se mai Dio esiste, non si sarebbe mai disturbato per mandare sulla terra un angelo per rubare il passato delle persone… io penso che tu non sappia neanche cos'è Dio.-
Nai si calmò un po'.
- già, hai ragione…- disse scuotendo la testa, poi rialzò lo sguardo verso il ragazzo, gli occhi erano di fuoco.
Haru sorrise.
- dammi il passato di Yumi!- urlò.
- se lo vuoi vallo a prendere!- disse porgendo il labirinto che aveva finora stretto nella sua mano. Una luce accecante si avvolse attorno ai presenti.
- ma sappi che non riuscirai ad uscirne ne tantomeno troverai il passato che cerchi.- affermò. E come a suo comandò un vortice blu risucchiò Haru all'interno del modellino.
Era successo tutto troppo in fretta perché avesse la benché minima possibilità di reagire. Si ritrovò in un attimo in un luogo sconosciuto.
Alte mura, delle quali non vedeva il termine, si stagliavano, coperte di edera rampicante, attorno a lui.
Non aveva la sensazione di un luogo ostile e come seguendo una voce invisibile e un improbabile filo d'Arianna iniziò a camminare per i larghi corridoi.
Aveva la netta sensazione che si stesse avvicinando al centro, ma non credeva sarebbe stato un tragitto corto.
Ad un tratto, dove il corridoio si restringeva scorse qualcosa che brillava di luce propria in quella semioscurità.
Si avvicinò con prudenza e vide che sul pavimento di terra battuta c'era un libro.
Si inginocchiò prendendolo in mano e iniziò a spolverarlo.
- l'ho trovato!- esultò notando il nome sulla copertina: Yumi Matsura.
Si alzò in piedi guardandosi attorno, se c'era quello di Yumi doveva esserci anche quello delle altre ragazze assalite.
Iniziò a girare alla cieca e nel giro di pochi minuti aveva recuperato cinque libri.
Sorridendo soddisfatto si aggirava tranquillamente per il labirinto.
Sentendo un lungo brivido salirgli lungo la schiena si girò di scatto. Davanti a lui una porta. Dietro doveva esserci una stanza e da quel luogo proveniva una luce sinistra, spettrale forse. Si avvicinò e aprì la porta.
Davanti a lui un grande libro, intarsiato nella copertina, emanava un flash abbacinante.
Ci volle un po' perché i suoi occhi scuri si abituassero al cambiamento.
Come se fosse attirato dal libro si avvicinò e aprì la prima pagina.
Nai Tsuki. I caratteri cubitali sembravano ricamati.
Senza che potesse opporsi il libro iniziò a girare automaticamente le pagine e Haru fu inondato di immagini, ricordi, odori e sentimenti. Il passato di Nai prendeva forma nella sua testa.
Rimase stupito. Una vita perfetta. Era stato dotato della fortuna fino al giorno della sua morte, quando un camion lo investì su un strada frequentata, stava andando a incontrare la sua ragazza, indossava degli abiti eleganti e aveva in mano un mazzo di fiori.
Haru chiuse con forza il libro.
Cosa vuol dire tutto ciò? Perché se ha vissuto così felicemente ora è uno spirito inquieto?
Si guardò attorno, doveva trovare il modo di uscire.
Forse se usassi il teletrasporto…
Si concentrò, era da tanto che non lo faceva e poteva essere pericoloso.
Spero non mi venga un attacco di cuore…
Con un sospiro alzò tramite telecinesi i libri e iniziò a smaterializzarsi.
Sentiva il suo corpo dividersi in mille pezzi e in un attimo si ritrovò nel vicolo buio. Davanti a lui c'era Nai.
Lo guardò con forza.
- per quale motivo fai tutto questo?- gli urlò.
Lui lo guardo, in parte stupito perché era riuscito a uscire dal suo labirinto, in parte furioso perché aveva trovato il passato di quelle ragazze.
- stupido! Cosa hai riportato a fare quei passati alla realtà? Ormai le mie vittime sono morte e non ci faranno niente! Dovevi lasciarli lì nel labirinto che ho costruito…-
- perché lo fai? Perché hai ucciso tutte quelle ragazze? Cosa ti hanno fatto di male? Avevi una vita felice… perché ora sei così?-
- non puoi capire quello che provo… ridammi quei libri!-
- Haru!- urlò una voce a fianco dei due. Il ragazzo si girò. Yumi era lì, sconvolta.
- Yumi! Ho trovato il tuo passato!- esordì con un sorriso.
Lei ricambiò con un sorriso tirato, era preoccupata per Haru.
- non sapevo avessi dei poteri ESP, ragazzo… ma non pensare che non mi prenderò anche il tuo di passato, dopo aver recuperato quello delle ragazze ovviamente.- fece Nai.
- io ho qualcosa in più… mio caro.- rispose.
Nai fece una smorfia disgustata.
- ah sì?-
- già…-
- e cosa sarebbe?-
- io ho due passati… entrambi miei… sono vivi entrambi dentro di me…-
- e pensi che questo possa cambiare le cose?-
- già, conosco cose che non immagini neanche… la mia coscienza ha sviluppato dei poteri ESP e riuscirò in qualche modo a impedirti di fare del male.-
- non illuderti!- mormorò Nai avvicinandosi minaccioso.
- stai lontano da me! Mostro!- urlò Haru liberando una onda energetica che scaglio l'essere contro il muro. Si rialzò titubante, completamente rosso dalla rabbia.
- tu! Come osi chiamarmi mostro? Non sai chi sono!-
- invece lo so! Sei un mostro! Chiunque si comporti in quel modo è un mostro! Non solo hai ucciso sei ragazze! Hai anche rubato i loro ricordi rendendole spiriti irrequieti!-
- io devo sapere!- urlò cercando di tirare un pugno ad Haru. Era lento, ma il ragazzo non era mai stato un bravo pugile e non riuscì a schivare il colpo.
Cadde a terra sanguinante, l'aveva colpito in pieno viso e il labbro iniziò a pulsare dolorosamente.
Yumi si avvicinò preoccupata.
- stai bene?- chiese. I suoi occhi erano dolci… avevano un che di malinconico e preoccupato. Erano gli stessi occhi che aveva visto il giorno prima, ma oggi sembravano più angosciati…
E' ovvio che scoprire che è morta non è una cosa bella… devo fare in modo che il suo passato ritorni da lei… dove ho messo i libri? Ah, eccoli…
Prese quello di Yumi e glielo porse.
- tieni!-
lei sorrise.
- grazie Haru!-
- non ti preoccupare ora e allontanati…-
Lei scosse la testa.
- devo aiutarti.-
Nai si avvicinò nuovamente.
Yumi si parò davanti al ragazzo che si alzò velocemente.
- dovrai passare sul mio corpo…- disse la ragazza decisa.
- dimentichi che sei morta!- obbiettò Nai.
- lascia stare Yumi! Questo mostro non può farmi nulla, mi ha preso solo alla sprovvista, solo per questo è riuscito a colpirmi…-
E' strano, dentro di me ho una sicurezza che non avevo mai provato, come se i miei due passati congiunti mi abbiano reso più forte… se penso a come ero spaventato, ma di certo avevo ragione, il mio corpo aveva capito fin dall'inizio che sarebbe stato pericoloso, ma ora… ora che sto affrontando tutto ciò, nonostante la paura non mi abbia abbandonato neanche per un secondo, sento che sono deciso, sento che vincerò, che riuscirò a fermare Nai, non ha nessuna possibilità, lo so con certezza, ma non so perché…
- non sono un mostro! Sto solo cercando la verità!-
- la verità? Su cosa? E la cerchi uccidendo le persone?-
- la verità… voglio sapere la verità!- urlò e come sorpreso da una fitta improvvisa si accasciò a terra tenendosi la testa tra le mani…
- cosa ti è successo?- domandò Haru avvicinandosi. Non si aspettava una simile reazione. Il corpo di Nai era come scosso da una scarica elettrica.
- voglio… la… verità…- disse tra i gemiti.
- quale verità?-
- voglio sapere perché…- disse riprendendosi appena.
- …voglio sapere cosa nella mia vita era sbagliato! Voglio sapere perché sono dovuto morire così!- urlò alzando uno sguardo di fuoco verso Haru che fece un passo indietro.
Non posso crederci, non posso credere che per un motivo simile sia riuscito a uccidere le persone… non ci voglio credere, non voglio sapere cosa lo ha reso così pazzo… il rimpianto forse? Il rimpianto per non aver potuto fare tante cose, ma tante persone non avevano avuto neanche la possibilità di fare quello che aveva fatto lui… cosa poteva chiedere? Già, cosa poteva chiedere? Anch'io ho chiesto di più di quello che avevo, tempo fa… sulla riva di quel fiume, anch'io pensavo di non avere scelta e di meritare di più… forse è per questo che sono qui, perché ho qualcosa in comune con Nai… ma sono davvero uguale a lui?
- non hai sbagliato niente…- sussurrò il ragazzo.
L'essere alzò lo sguardo fissandolo negli occhi e provocandogli un lungo brivido.
- cosa?- balbettò confuso.
- non hai sbagliato niente! Non importa quanto tu sia stato buono, quanto tu sia stato perfetto, quanto tu abbia sofferto o quanto tu sia stato fortunato, non centra niente!! Tutti muoiono, ogni minuto, forse anche ogni secondo ed è crudele per tutti! Per quello che si perde e per quello che ci si lascia dietro…- urlò furioso, fece un lungo sospiro.
- …tu ti sei arrogato il diritto di fermare la vita delle persone e questo non è giusto… come pensavi di scoprire il motivo della tua morte?-
- volevo vedere il passato delle persone per sapere dov'era il mio sbaglio…-
- … e hai ucciso per questo?- domandò Haru sconcertato.
- non volevano la loro vita loro!- urlò come per giustificarsi.
Lo sento, è pentito…
- chi ha il diritto di decidere questo? Tu forse? Non credo proprio, sai? Pensi davvero che solo perché il tuo rimorso ti sta divorando tu possa decidere della vita di qualcun altro? Non ti sembra un po' megalomane come pensiero, diciamo anche un po' egocentrico…- commentò Haru alzando le spalle sarcastico.
- io sono morto! Avevo una splendida vita davanti! Chi! Chi ha scelto che io dovevo morire? Perché dovevo morire? Cosa ho fatto di male per meritarmi questo?-
Haru sorrise.
- pensi di meritare la vita più di tutti gli altri su questa terra?-
- sì.- disse lui fieramente, ma negli occhi si leggeva che non ne era convinto.
- ah sì? Beh, allora non dirlo a me… non consumare la tua vendetta su persone che non centrano niente, vai da Dio e diglielo! Non stare qui ad arrovellarti nei tuoi pensieri perché non ti serve a niente! Perdi solo tempo e rovini ingiustamente tante altre vite innocenti! Nessun essere umano conosce il motivo per cui siamo qua, ne tantomeno il motivo per cui ce ne andiamo… non pensare che questa tua pazzia possa portare a qualcosa… non tornerai in vita, ormai la tua vita non c'è più… il tuo corpo è stato probabilmente cremato e non potrei mai tornare… capito? Tutto questo è inutile!- urlò infine.
- non è vero! Tutto questo non è inutile!- tuonò alzandosi in piedi e liberando una luce gialla che colpì Haru facendolo volare di qualche metro.
- Haru!- urlò Yumi accorrendo.
- mostro! Continui a fare del male! Cosa pensi di meritare? Pensi che qualcuno ti possa portare in vita? C'è gente molto più innocente di te che è morta, ma non è resuscitata… non pensare che sia tutto così facile, non sai nulla!- gridò la ragazza lacrimando.
- cosa ne vuoi sapere tu!-
- a quanto pare più di te… stai sprecando il tuo tempo… segui la via verso l'aldilà… li potrai sapere qualcosa in più. Non considerarti uno spirito tormentato perché non hai il diritto di avere rimpianti! La tua vita era perfetta e tante persone ti volevano bene… avevi tutto! Cosa pretendi da me? Io ero orfana e mi mantenevo agli studi lavorando… pensi che mi sia divertita ad essere triste? Beh ti sbagli.-
- no, non me ne vado!- urlò di nuovo. Un'altra volta piccole scosse elettriche iniziarono a percorrergli il corpo.
- cosa mi succede?- si chiese guardandosi attorno, non vedeva più nulla.
- è il mondo degli spiriti che ti chiama! Non puoi più restare qui!- urlò Yumi aiutando Haru ad alzarsi.
- non cercare di resistere.- gli intimò Haru.
- sono stufo! Sono stufo dei vostri consigli! Io voglio la mia vendetta!- urlò liberando la sua energia, ma di rimando le scosse diventarono più forti e lo coprirono del tutto.
Il pavimento iniziò a tremare e Nai scomparve nel nulla.
I due ragazzi guardarono a lungo il vicolo rimasto vuoto.
- Yumi?- balbetto Haru perplesso.
Perché hanno aspettato fino adesso prima di chiamarlo nell'aldilà? Perché non hanno impedito che uccidesse quelle ragazze? È tutto così crudele, non posso pensare che tutto ciò fosse stato scritto fin dall'inizio…
La ragazza si girò e sorrise.
- stai bene?- chiese preoccupata.
- sì.- fece lui annuendo.
- bene…-
La guardò. Stava iniziando a svanire.
- Yumi?- disse ancora preso alla sprovvista.
- mi stanno chiamando… sento un canto che mi chiama…- il suo viso rivolto al cielo era pallido e sembrava stesse ascoltando qualcosa che non esisteva su questa terra.
- aspetta! Non ci salutiamo neanc…- ma prima che potesse finire di parlare, la ragazza sparì.
Era rimasto solo nel vicolo. Sospirando iniziò ad allontanarsi.
Tutto questo… è finito?

Il sole era nato da poco, il suo riflesso si perdeva nella città che stava facendo i suoi primi passi mattutini.
Nelle strade gli studenti nelle loro divise linde si dirigevano con fretta a scuola.
Entravano nel cancello chiacchierando coi compagni.
Nel cortile c'era un grande albero. I suoi rami si prostravano forti al cielo e i fiori di inizio stagione sbocciavano pigri.
Le studentesse entravano nelle classi allegramente.
Un leggero brusio si allontanava dal cortile e raggiungeva le orecchie di Haru appollaiato su un ramo.
È il mio ultimo giorno qui…
La campanella suonò per tutti gli studenti.
Devo lasciare questa città… la città dei miei ricordi…
Tutti si dirigevano rumorosamente verso le classi.
Ormai fanno parte di me, non li posso lasciare qui… verranno con me e mi accompagneranno per sempre…
Il gruppo delle amiche di Yumi rideva seduto in classe.
Sembra che tu non sia mai esistita, nessuno si ricorda di te
Il professore entrò in classe chiedendo il silenzio.
È crudele…
Ogni alunno si sedette composto al proprio banco.
È patetico…
Calò il silenzio in tutta la classe.
Ma forse è giusto così…
Gli alunni più ritardatari entrarono frettolosamente nelle rispettive classi.
- scusi! Lei! Sull'albero!-
Haru abbassò lo sguardo. Un ragazzo, che aveva l'impressione di aver già visto allungava la mano verso di lui cercando di farsi notare.
- sì?- fece perplesso.
- lei sa dov'è Yumi, vero? Sta bene?-
ora ricordo! È lo stesso ragazzo che la guardava in modo strano! L'unico che aveva capito che era un fantasma…
Haru sorrise dolcemente.
- sì, sta bene.- disse in un sussurro.
Lo studente ricambiò il sorriso e si allontanò.
Credo di aver capito solo ora da cosa stessi scappando…
Credo di aver capito solo ora che non ne avevo motivo…
Credo che in fondo avevo ragione ad avere paura…
Ma credo di aver sbagliato a tirarmi indietro…
Credo di non aver capito molto di quello che mi è successo…
Non dovevo far molto per capire quello che avevo dentro…
Non serviva tanta volontà, ne tanta forza…
Forse mi serviva solo il tempo…
O forse questa esperienza magica…
Forse mi serviva rincontrare gli amici…
O forse tornare in questa città…
Fatto sta che so solo adesso quello che dovevo fare…
Non era difficile…
Era umano…
E io mi rifiutavo di esserlo forse…
Dovevo fare qualcosa di semplice…
Dovevo perdonare me stesso…
Dovevo perdonare il mio passato…
Perché facesse parte di me…
Perché è mio, perché entrambi sono miei…
Senza di loro non esisto…
Non ha senso rinnegarlo…
Devo solo perdonarlo…
Perdonare il mio passato…

 


FINE