BETWEEN
THE LIGHT AND THE DARKNESS
In questo momento mi trovo in una gran brutta situazione.
Non riesco più a muovere le gambe, temo di avere la
spina dorsale rotta. Mi è caduta addosso una parete di
cemento. Devo avere qualcos’altro di rotto, non
posso più alzare il braccio destro, mi fa male
dappertutto e perdo anche sangue.
Ma scusatemi se non mi sono ancora presentato.
Mi chiamo Shinji Ikari, ho quattordici anni.
Sono un pilota di una speciale agenzia militare chiamata
Nerv.
Cosa piloto? Piloto dei giganteschi esseri umanoidi
chiamati Eva.
Cosa faccio a bordo di questi Eva? Combatto delle
misteriose creature chiamate Angeli. Creature molto
diverse da quello che la gente pensa comunemente sugli
Angeli. Hanno infatti un aspetto mostruoso in alcuni
casi, un po’ buffo in altri, ma in ogni caso sono
giganteschi e hanno forme inumane. Le battaglie che
affronto contro di loro sono terribili, anche se non sono
solo: infatti ho due “colleghe”. Una si chiama
Asuka Soryu Langley, una ragazza di origini tedesche con
un caratterino niente male, ma anche molto bella, ed è
la ragazza che amo. Pure lei mi ama, ma è troppo
orgogliosa per ammetterlo.
L’altra è Rei Ayanami, anch’essa bellissima,
una ragazza in apparenza insensibile come il ghiaccio, in
realtà dolce e bisognosa di affetto. La mia migliore
amica, come una sorella.
In questo momento sono qui con me, anch’esse per
terra, ferite. Non sembrano morte, mi pare di vederle
respirare, ma non si muovono: Rei è stata colpita da una
specie di lampo, i suoi vestiti sono bruciacchiati,
mentre Asuka è stata lanciata contro una parete, che per
l’urto le è caduta sopra. Come è successo a me.
Vorrei andare ad aiutarle, ma come ho già detto non mi
sento più le gambe
Vi prego di scusarmi ancora (Asuka mi rimprovera spesso
dicendo che chiedo troppe volte scusa), non vi ho detto
come io e le mie amiche siamo finiti cosi: è stato un
Angelo.
Uno di quegli Angeli mostruosi di cui ho detto prima
penserete.
Ma sbagliate: l’Angelo responsabile della nostra
situazione ha un aspetto tutt’altro che mostruoso.
E’ una donna bellissima, possiede lunghi capelli
castani che sembrano scintillare, occhi di un azzurro
profondo, un fisico stupendo come armonia delle forme e
insieme robusto, forgiato da mille e più battaglie.
Questa donna indossa anche un armatura che sembra d’oro,
forse lo è (molto succinta direi) e come arma utilizza
una specie di lancia e dei nastri, nastri finemente
ricamati, che sembrano dotati di vita propria e sono
molto pericolosi.
Infatti sono stati questi nastri ad afferrare me ed Asuka
e a scagliarci con violenza incredibile contro le pareti
di questo edificio abbandonato, facendocele cadere
addosso.
Il lampo che ha colpito Rei è arrivato invece da quella
lancia.
Dopo averci steso la donna si è avvicinata a noi e ha
detto con calma: “Mi dispiace ragazzi, non c’è
niente di personale, credetemi, ma siete troppo
pericolosi. In qualità di Angelo, devo eliminarvi”.
Ha alzato la lancia contro di noi, stava per trafiggerci.
Finché non arrivò… lui!
Ma forse sono andato troppo di fretta, e voi volete
sapere com’è successo tutto questo dall’inizio.
Vi chiedo ancora scusa, la mia mente sta diventando
sempre più leggera, come il mio corpo, forse a causa del
sangue che ho perso finora.
Iniziamo dal principio: sembrava una mattinata come le
altre, la sveglia presto, la signorina Misato, tutrice
mia e di Asuka, forse non vi ho detto che Asuka vive nel
mio stesso appartamento, che dalla cucina ci chiama
dicendo che è tardi.
Asuka, come al solito, è già pronta da tempo, mi
aspetta davanti all’ingresso e mi sgrida per il
ritardo.
Io le do ragione, la bacio, poi ci avviamo verso la
scuola.
La giornata a scuola passa molto lentamente, abbiamo un
professore molto anziano che non fa altro che ripetere
sempre lo stesso argomento: il Second Impact, una strana
catastrofe avvenuta quindici anni prima che ha sconvolto
il pianeta.
Durante l’ora del pranzo ho parlato con due miei
amici, Toji Suzuhara e Kensuke Aida, molto simpatici,
anche se un po’ impulsivi.
Asuka si è messa a parlare con la capoclasse Hikari
Horaki, l’unica ragazza della classe con cui sia
riuscita a stringere un amicizia vera.
Ayanami invece non ha nessuno con cui parlare, passa
tutto il tempo a guardare fuori dalla finestra come se
cercasse qualcosa. Forse qualcuno che parli con lei,
pensai, per questo mi sono alzato e le sono andato vicino.
“Ayanami” iniziai “c’è qualcosa che
non va?”
Ayanami mi guarda, nei suoi occhi c’è qualcosa di
strano, sembra che voglia dirmi qualcosa, ma non parla.
Vorrei sapere cos’ha, ma arriva Asuka che esclama:
“Voi due, cosa state combinando eh? Complottate alle
mie spalle?”
L’intervento di Asuka, e il suo tono di voce,
sembrano nascondere una certa gelosia, Asuka non è
cattiva, però a volte è molto possessiva, tiene a me, e
se mi vede parlare con un’altra ragazza, qualcosa in
lei scatta.
Quando la lezione è finita, io e Asuka stiamo per
avviarci a casa, però mi fermo a osservare di nuovo
Ayanami: sembra davvero esserci qualcosa che non va, se
ne sta ferma davanti all’ingresso, si guarda
intorno, come se sentisse qualcosa, ma la sua espressione
è imperturbabile, quindi non so se fosse preoccupata.
Ma io lo sono, per lei, perciò mi avvicino e le chiedo:
“Ayanami, cosa c’è?”
“Il tuo fidanzato è in ritardo?” prova a
scherzare Asuka, che io ignoro.
Ayanami finalmente parla: “Non… non lo so Ikari.
Sento qualcosa… come…”
“Come che cosa?” domando.
“Una… una voce…” rispose Ayanami,
mentre la sua espressione si fa strana, sembra che stia
davvero ascoltando qualcosa.
“Questa qui comincia a sentire le voci, dobbiamo
preoccuparci” commenta Asuka, che ancora una volta
ignoro.
Non fraintendete, io amo Asuka, ma certe sue
indelicatezze non le digerisco.
Ayanami all’improvviso dice: “Si… vengo a
te”.
Ma sta parlando da sola, e il suo sguardo sembra
incantato.
A quel punto comincio a preoccuparmi, ma prima che possa
chiederle qualcosa, Ayanami si mette a correre.
Grido: “Ayanami, aspetta!”
“Quella comincia a dare di matto, meglio seguirla
prima che si metta nei guai” propone Asuka, che
mostrava preoccupazione per Ayanami.
Ve l’ho detto che non è cattiva.
Corriamo io e Asuka, dietro ad Ayanami, che guarda
davanti a se con la testa rivolta verso l’alto, come…
come se seguisse una specie di richiamo che sentiva solo
lei.
Dopo venti minuti di corsa che ha fatto venire a me e ad
Asuka un fiatone tremendo, Ayanami si infila dentro un
vecchio quartiere abbandonato che stanno demolendo.
Sapete, la città in cui viviamo, Neo-Tokyo 3, è piena
in periferia di luoghi come questi.
Ayanami si infila dentro un vecchio palazzo.
Le grido: “Ferma Ayanami, non entrare li. E’
pericoloso!”
Ma non mi ascolta.
Io e Asuka entriamo, nonostante l’istinto ci dica di
non farlo siamo troppo preoccupati per Ayanami.
Abbiamo perso le tracce di Ayanami, questo palazzo è
davvero grande.
Decidiamo di dividerci, Asuka cercherà ai piani
superiori, io in quelli in basso.
Comincio ad aggirarmi in mezzo a vecchi corridoi con l’intonaco
che è caduto a pezzi. La luce, debole, arriva da qualche
finestra.
Guardo dentro le stanza, deserte, ce solo qualche vecchio
mobile arrugginito.
D’un tratto sento un rumore provenire da una stanza
a due metri di distanza da me, l’unica stanza che ha
ancora la porta.
Chiedo un po’ titubante: “A-Ayanami, sei tu?”
Nessuno mi risponde, allora mi faccio coraggio e giro la
maniglia, sperando che non mi rimanga in mano.
La maniglia non cade, ma cade la porta.
Indietreggio per lo spavento, e non mi muovo finché la
polvere non si è diradata.
Quando ciò avviene, mi avventuro dentro la stanza.
Mi dico che forse il rumore che ho sentito era solo un
cigolio della vecchia porta, ma qualcosa mi spinge ad
entrare.
Dentro è buio pesto, non riesco a vedere nulla.
Sembra non esserci nessuno, ma ho comunque un
presentimento, mi sento le gambe formicolare.
Però c’è qualcosa di strano: ho detto che mi sento
le gambe formicolare, invece più che un formicolio
sembra uno strisciare.
Qualcosa di viscido sta strisciando sulle mie gambe.
Pensando che fosse una reazione del mio corpo alla
tensione, mi metto la mano su una gamba per massaggiarla.
Ma la mia mano entra davvero in contatto con qualcosa di
viscido.
Non so cosa sia, ma è molliccio e si muove come se fosse
vivo.
Preso dal panico, esco dalla stanza e mi guardo la gamba:
era coperta da vermi!
Piccolo vermi di colore marrone chiaro, a centinaia,
sulla mia gamba destra, qualche decina sull’altra.
Disgustato, grido e comincio a togliermeli con le mani,
fino a ripulirmene, poi alzo anche le gambe dei pantaloni
per vedere se ce ne sono anche sulla mia pelle. Niente
per fortuna.
Mi allontano da quella stanza guardandomi bene dal
mettermi le mani sulla faccia, dopo che hanno toccato
quello schifo. Penso che quando tornerò a casa, mi dovrò
lavare le mani per almeno dieci minuti.
Mentre ricomincio la ricerca di Ayanami, mi chiedo cosa
ci facessero li tutti quei vermi, che sicuramente stavano
sul pavimento di quella stanza: c’era forse il corpo
decomposto di qualche animale?
Non lo so, ma rabbrividisco lo stesso al pensiero. Mi
sento ancora quei piccoli esseri muoversi sulle mie gambe.
E sento anche che mi hanno come contaminato, non so
spiegare il perché, ma lo sento. Spero che non mi
abbiano trasmesso qualche malattia infettiva. Forse il
vestito che indosso adesso dovrò buttarlo.
Cerco di non pensare più ai vermi e mi concentro su
Ayanami.
Comincio a chiamarla: “Ayanami, dove sei?”
Nessuno mi risponde.
Allora provo con Asuka: “Asuka? Mi senti?”
Di nuovo nessuna risposta.
Spero che adesso non sia sparita anche Asuka.
Poi sento una voce chiamarmi: “Stupido Shinji?”
La voce di Asuka, mi sta chiamando nel suo solito modo,
ma c’è una specie di maliziosità nel tono di voce,
come se si prendesse gioco di me. Per questo rispondo:
“Asuka, se sei tu ed è uno scherzo, non è
divertente”.
Asuka risponde: “Non è uno scherzo stupido Shinji.
Vieni”.
Io mi giro attorno, nel corridoio non c’è nessuno,
io sento la voce di Asuka, ma non la vedo.
Penso che si stia prendendo gioco di me, ma qualcosa mi
fa sentire teso.
“Ikari, vieni”.
Trasalisco, questa era la voce di Ayanami, ma quello che
mi colpisce è il fatto che anche la voce di Ayanami ha
la stessa maliziosità di quella Asuka.
Chiedo: “Dove siete?”
“Vieni Ikari” risponde Ayanami.
“Dai, stupido Shinji, vieni da noi” dice Asuka.
“Da voi dove?” chiedo con maggiore inquietudine.
“Qui sopra” mi dicono Asuka e Ayanami insieme
“qui sopra”.
Io non capisco, ma armandomi di tutto il mio coraggio,
seguo le voci, che continuano a ripetere “qui sopra,
qui sopra”.
Trovo una scala, salgo, e sempre seguendo le voci, arrivo
tre piani più in alto rispetto a dov’ero prima, e
mi ritrovo in un altro corridoio.
Grido: “Asuka, Ayanami, insomma…”
“Davanti a te” dicono sempre insieme le due
ragazze.
Davanti a me, sulla sinistra, c’è infatti una porta.
Titubante, e sperando che non cada anche questa, la apro.
Ma quello che vedo… fa sparire in me ogni timore.
Mi sento pervaso da una calma interiore incredibile, mai
in tutta quanta la mia vita mi sono sentito cosi felice.
Sembrava di essere avvolti dalla gioia.
Dentro la stanza c’è una donna, una donna
bellissima, che emana una luce rassicurante e calda. Ma
la luce è cosi forte che non riesco a distinguere bene i
suoi tratti. Non importa, sto cosi bene che non me ne
curo.
Ai piedi di quella donna ci sono, inginocchiate, Ayanami
e Asuka.
La fissano con un espressione ricolma di gioia.
La stessa mia espressione.
Senza timore mi avvicino e cado in ginocchio anch’io
davanti a quella figura.
La donna parla con voce serena e rassicurante: “Miei
cari ragazzi, finalmente sta per arrivare per voi la pace.
La meritate dopo tutte le vostre sofferenze”.
Io, Ayanami e Asuka stiamo fermi come statue, la
guardiamo felicissimi.
Vedo che alza una mano su di noi, come se volesse
benedirci.
Ayanami e Asuka chiudono gli occhi, in attesa del dono
finale.
Anche io sto per chiuderli.
Quando vedo qualcosa, sulla mia spalla.
Qualcosa di piccolo, di colore marrone.
Un verme.
Un piccolo verme.
Un piccolo verme non può certo impressionarmi in una
situazione simile, invece mi fa venire in mente quel
disgusto che provai quando li vidi sulle mie gambe.
Comincio a tremare, l’orrore si impadronisce di me,
mi immagino coperto da milioni di vermi e urlo, urlo con
quanta voce ho in corpo.
E in un istante l’incantesimo si rompe, scuoto la
testa come se mi svegliassi, lo stesso fanno Ayanami e
Asuka.
“Ma dove… dove sono?” si chiede Ayanami.
“Non lo so… ti stavo cercando quando…
quando ho visto la luce…” risponde una
perplessa Asuka.
Io guardo la donna che abbiamo di fronte: il mio urlo ha
fatto sparire la luce che l’avvolgeva.
Davanti a noi si erige una donna guerriera, bellissima,
indossa un armatura scintillante con sopra dei nastri che
si muovono come serpenti, ma dall’aspetto poco
rassicurante.
Vedo che nella mano con cui sembrava volerci benedire, ha
invece una lancia, e la stava puntando alle nostre gole.
Afferro le mie compagne per una spalla ciascuno e le
traggo indietro.
“Coraggio, non fatevi pregare” dice con calma
la donna, la cui voce non è più tranquillizzante.
“Col cavolo” rispondo con una strana
determinazione “tu… tu ci hai ipnotizzato tutti
e tre e stavi per ucciderci”.
Capisco che quella donna con una specie di richiamo aveva
attirato Ayanami li affinchè portasse anche noi. Come
Ulisse con le sirene.
“Non posso negarlo. Ma credetemi, è per il bene di
tutti, anche il vostro, se vi uccido” dice sempre
con calma quella donna.
“Bastarda!” ringhia Asuka.
“Scappiamo” propone Rei, e sia io che Asuka
siamo d’accordo.
Ma quella donna fa un’espressione irritata, punta la
sua lancia contro Ayanami e contemporaneamente i nastri
scattano contro me e Asuka, afferrandoci saldamente.
Dalla lancia parte una scarica di energia, come un lampo,
che colpisce in pieno Ayanami, la quale grida per qualche
attimo e cade a terra con l’abito fumante.
Io e Asuka non possiamo fare niente non solo perché
immobilizzati dai nastri, ma anche perché gli stessi
nastri ci scagliano contro due pareti, la violenza dell’urto
è tale che le pareti ci cadono addosso.
Se non sbaglio eravamo arrivati a questo punto. Dunque,
la donna si avvicina a noi, dice: “Mi dispiace
ragazzi, non c’è niente di personale, credetemi, ma
siete troppo pericolosi. In qualità di Angelo, devo
eliminarvi”.
Alza la lancia contro di noi, un altro colpo ed è finita
per tutti e tre.
Poi arriva lui!
Non so chi sia, so solo che da un angolo della stanza,
immerso nell’oscurità, parte una catena, una catena
color acciaio dalla superficie ruvida.
Si avvinghia al braccio della donna-Angelo che regge la
lancia e l’allontana da noi.
Prontamente la donna prende la sua lancia con il braccio
libero e colpisce la catena, che si ritira di scatto come
un serpente.
“Fatti vedere, feccia dell’inferno!”
ringhia l’Angelo.
E dal angolo oscuro esce fuori un essere enorme, troppo
grande per poter essere stato nascosto tutto il tempo in
quel angolino.
Sarà stato alto almeno due metri e mezzo, il suo corpo
è avvolto in un mantello colore rosso sangue, che si
agita come se fosse vivo. Anche le catene, due non una,
si agitano come se fossero vive ed emettono un sinistro
tintinnio.
La sua testa è avvolta da una specie di cappuccio nero,
ma quello che mi colpisce sono gli occhi, di colore verde
fosforescente. Inquietanti, morti e nello stesso tempo
vivi.
C’è un'altra cosa che mi colpisce: i vermi. Ai
piedi della figura ci sono milioni e milioni di vermi
ammassati uno sopra l’altro, dello stesso tipo che
avevo visto io.
E’ stato lui, lui ha mandato quei vermi da me, ma
non per spaventarmi.
L’ha fatto per salvarmi, quei vermi dovevano essere
speciali, mi avevano davvero trasmesso qualcosa: la forza
per sottrarmi a quella specie di ipnosi.
“Stanne fuori Hellspawn” grida l’Angelo.
Lo ha chiamato Hellspawn, se non sbaglio in inglese
significa “progenie dell’inferno” e anche
il suo aspetto sembra indicare un origine infernale.
Forse è un demone. Ma resta il fatto che questo demone
ci aveva salvato, mentre quell’Angelo, nonostante la
sua bellezza, aveva cercato di ucciderci senza farsi
troppi scrupoli.
“Tu dici a me di starne fuori?” risponde con
una voce di timbro maschile l’Hellspawn. Ma non
chiedetemi altro, non so aggiungere altri particolari su
quella voce.
L’Hellspawn prosegue: “Tu devi starne fuori.
Gli eventi in questo universo devono seguire il loro
corso naturale. Come non permetto più nel nostro
universo che voi Angeli, o i demoni, modifichiate per i
vostri scopi il destino dell’umanità, cosi non
permetterò che modifichiate la storia di altri mondi”.
L’Angelo risponde sprezzante: “Ma cosa credi?
In questo mondo si sta attentando all’unicità di
Dio. Gli Angeli di questo universo non sono all’altezza,
ma solo perché questi uomini hanno a disposizione degli
abomini chiamati Evangelion. Questi ragazzi sono i piloti.
Se li uccido quel sacrilego piano fallirà”.
“Ma tu” risponde il demone senza lasciarsi
intimorire “non sei qui per ordine di Dio. Si tratta
di una tua iniziativa personale. Credi di poter risolvere
tutto in questo modo?”
“Non dare lezioni a me, feccia demoniaca. Tu sei
solo da compatire, ti sei messo in proprio, non stai più
nemmeno dalla parte dell’inferno. Saboti anche le
azioni dei demoni. Sei solo un animale braccato” l’Angelo
si sta innervosendo.
“Voglio che l’umanità segua la propria strada.
Dio ha lasciato agli uomini la libera scelta, perché sa
che l’uomo tende al bene e può fare la scelta
giusta. Ma i demoni, perché tali, e alcuni di voi
Angeli, per arroganza e presunzione, non fate altro che
interferire. E peggiorate la situazione”.
“Zitto!” ringhia l’Angelo.
“Entrambi ostacolate l’opera di salvezza di Dio
nei confronti dell’uomo”.
“Sta zitto!” esplode l’Angelo in uno
scatto di collera. La collera di chi viene messo di
fronte ad una verità per lui spiacevole.
Io ho ascoltato i loro discorsi, ma non ci ho capito
molto. La testa continua a diventarmi leggera, devo aver
perso un sacco di sangue, mi sembra di scorgere una
grossa macchia rossa sotto di me.
Anche Asuka è messa male, e Ayanami non si muove ancora.
In questa situazione posso solo ascoltare e vedere.
L’Angelo si scaglia contro l’Hellspawn e tenta
di trafiggerlo con la lancia, ma il demone evita
abilmente tutti i colpi. Come faccia, grosso com’è,
ad essere cosi veloce non lo so.
Continua a parlare con calma all’Angelo: “Se tu
avessi veramente fede in Dio e nell’uomo, non
avresti attaccato quei tre ragazzi. Dio non permetterà
che quel progetto si realizzi, e sa che alla fine gli
uomini faranno la scelta giusta”.
“Ti mangerò il cuore. Ti succhierò l’essenza
demoniaca con la mia lancia!” esclama l’Angelo
fremente di rabbia.
Con la lancia riesce a sfiorargli il volto e gli strappa
la maschera: rabbrividisco quando vedo il suo volto.
E’ orrendamente sfigurato, non ha le labbra, i denti
sono scoperti, e la sua carne è decomposta e ustionata.
Dentro la bocca si agitano dei vermi.
“Muori mostro!” grida l’Angelo
infilzandolo al petto e facendo uscire da quel corpo
orribile una specie di liquido verde fosforescente come i
suoi occhi. Più denso del sangue.
L’Angelo sembra aver vinto, e temo che ora si
accanisca di nuovo contro me, Asuka e Ayanami.
I secondi passano e sembra non succedere nulla. Io penso
non che il demone cada, ma che quella specie di lancia
assorba la sua vita. Almeno questo ho capito.
Ma deve per forza esserci qualcosa che non va, perché ad
un certo punto l’Angelo esclama: “No, non può
essere. La lancia dovrebbe assorbire la tua forza vitale
col semplice contatto, e invece…”
“Non ti sei informata bene su di me” risponde l’Hellspawn,
la cui voce non cambia mai di una virgola “io non
sono come i miei predecessori. Io ho scoperto il segreto
di voi Angeli, che è anche quello dei demoni. Certi
trucchetti con me non funzionano più”.
L’Hellspawn da velocissimo un pugno in pieno volto
alla donna-Angelo, noto subito come il braccio del demone
è circondato da una specie di bracciolo. Molto spesso,
anch’esso di colore rosso sangue e pieno di punte
acuminate. che copre l’intero avambraccio. E le mani
dell’essere infernale sono artigliate.
L’Angelo è catapultato all’indietro di qualche
decina di meri, abbattendo molte pareti, le catene dell’Hellspawn
scattano in avanti, la prendono e la riportano davanti a
lui.
“Ti… ti ucciderò…” sbraita l’Angelo.
Ma il suo nemico con calma alza una mano davanti a lei,
la apre e dell’energia comincia a formarsi davanti
ad essa. Anche questa energia è verde fosforescente,
forma intorno alla mano una piccola sfera.
L’Angelo furente si dimena, ma le catene l’hanno
immobilizzata.
La sfera verde intorno alla mano dell’Hellspawn
aumenta d’intensità.
“Vu-vuoi usare la Dispersione Nera?” chiede con
un misto di rabbia e paura l’Angelo.
L’Hellspawn non risponde, ma dalla mano parte una
piccola raffica che colpisce in pieno l’Angelo,
consumandola e facendone restare un mucchietto di ossa.
Il silenzio arriva nella stanza, poi l’Hellspawn
ordina apparentemente a nessuno: “Andate”.
Sta dicendo a noi? Certo che no, ridotti come siamo.
All’improvviso il suo mantello si apre, al suo
interno è tutto scuro e da quella oscurità esce una
torma di giganteschi pipistrelli neri, che piombano sui
resti dell’Angelo e nel giro di una ventina di
secondi li divorano.
Poi tornano dentro il mantello, che riprende la posizione
originaria.
Adesso che è tutto finito, cosa ne sarebbe stato di noi?
Si, i discorsi dell’Hellspawn fanno intendere che
non vuole farci del male, ma il suo aspetto incute
comunque timore.
Mi si avvicina e si inginocchia, mentre la maschera
precedentemente strappata si rigenera dal nulla e ricopre
il volto orribilmente sfigurato, facendone restare
visibili solo quelli strani occhi morti e insieme vivi.
Cerco di parlare: “C-cosa vuoi f-fare…?”
mi esce un filo di voce.
“Voglio aiutarvi. Guarirò il vostro corpo, ma nello
stesso tempo dovrò cancellare dalle vostre menti ogni
ricordo di quello che è successo oggi. Continuare a
ricordarlo, potrebbe alterare il corso degli eventi”.
Non ho il coraggio di rispondere nulla. Forse è meglio
cosi. E’ meglio non ricordare nulla.
Il mantello dell’Hellspawn si muove in direzione di
me, Ayanami e Asuka e ci avvolge. Sembra di essere dentro
una coperta.
Poi l’oscurità totale.
Dopo un’altra, noiosa giornata di scuola, eccoci
finalmente di ritorno a casa. Ayanami se ne è andata
verso casa sua da sola, e io penso di chiedere alla
signorina Misato se Ayanami può venire a stare da noi.
Troppe volte l’ho vista avviarsi da sola verso quel
suo appartamento e mi dispiace.
Quando siamo davanti alla porta, Asuka inizia a
lamentarsi: “Oh no! Oggi tocca a Misato cucinare.
Credo che non toccherò nulla”.
Cerco di confortarla: “Se vuoi posso cucinare io al
posto suo”.
“Ma sei stupido?!” mi risponde con quello che
è ormai il suo marchio di fabbrica “se quella si
offende, è capace di pretendere di essere lei a cucinare
per tutta la settimana. Dovremmo solo andare in un
ristorante”.
Sorrido sconsolato: con Asuka non c’è niente da
fare.
Apro la porta, e mentre sto per richiuderla sento in
lontananza una specie di tintinnio molto sinistro, come
se ci fossero delle catene.
Mi volto, quel rumore mi ha fatto venire in mente…
Nulla, non mi ricorda nulla. Però ho una strana
sensazione, come di deja-vu.
Ma non credo che sia importante, perciò richiudo la
porta.
Sta per concludersi un’altra giornata.
FINE
|