Aspettando Natale...
- ULTIMA PARTE


Mancavano appena due settimane alla nascita del loro bambino: un grande avvenimento per iniziare l'anno nuovo. Durante gli ultimi mesi, Sarah aveva dovuto starsene a riposo, in via precauzionale, a causa di alcune contrazioni premature che l'avevano allarmata. Le mancava il Jag, ma era un sacrificio che faceva volentieri per la salute del loro piccolo.
"Non vedo l'ora che tu nasca" disse accarezzandosi. In quel momento sentì girare la chiave nella serratura e Harm entrò in casa. Gli andò incontro e, prima ancora che si levasse il soprabito, lo abbracciò e gli diede un bacio.
"Uh, tesoro! Hai il viso gelato!"
"Lo so! - le disse tenendola ancora stretta - La temperatura là fuori è polare! Per fortuna ora sono qui". La sollevò e la fece girare per alcuni secondi.
"Harm, avanti mettimi giù! Ma che stai facendo?" chiese divertita.
"Ho soltanto preso in braccio la mia famiglia! - rispose ridendo - Mi siete mancati."
La guardò mettendo la sua mano sul suo grembo. Il bambino si fece sentire con un calcio. "Come vedi ci sei mancato anche tu." Era come se, ogni volta che Harm poggiava il palmo, il piccolo distinguesse il tocco del padre: ne era già tanto fiero.
"Rimarrà per sempre la piccina di papà" disse a Mac.
"Oppure il cocco di mamma! - gli rispose lei - Che cosa ti fa credere che sia femmina?"
"Il mio istinto! E sarà bella quanto te."
Poi aggiunse: "Bene, faccio una doccia e ci mettiamo comodi. Ho tante cose da raccontarti e ho voglia di rilassarmi con te." La baciò sulla fronte e si diresse verso la stanza da bagno. Mac amava la loro vita insieme: da quando era rimasta incinta Harm non faceva che ricoprirla di premure. Ma la cosa che adorava di più era quando la sera trascorrevano il tempo sul divano, distesi l'uno accanto all'altra, a raccontarsi reciprocamente la giornata. Era una bella abitudine che avevano preso subito dopo il matrimonio.
Si stese sul divano ad aspettare Harm, ma si addormentò.
Lui la svegliò con un bacio: "Buongiorno, principessa. Posso farle compagnia?"
Gli fece spazio e si raggomitolò abbracciata a lui, sprofondando il viso nel suo petto, anche se la lana del pullover le pizzicava il naso. Iniziò a raccontarle del lavoro, dei festeggiamenti in ufficio e di come tutti avessero chiesto di lei. "Ci manchi al Jag, ma io sono felice perché la sera ritorno a casa e ti ho tutta per me" le disse posandole la guancia sulla testa. Lei lo ascoltava ad occhi chiusi, respirando il suo profumo: com'era avvolgente!
"Ti va una cioccolata calda?" gli chiese sollevando il viso.
"Certo! Tu resta qui. Ci penso io."
"Come stanno Harriet e Bud?"
"Benissimo. - rispose dalla cucina - Hanno una gran voglia di vederti. Ah, - continuò ritornando sul divano con due tazze fumanti - hanno rinnovato l'invito a pranzo per domani, e io ho detto di sì, sempre che tu te la senta."
"Eccome! Avrei accettato anch'io al tuo posto. Ho bisogno di uscire un po' e Natale sarebbe l'occasione giusta."
"Allora è deciso: quest'anno Natale a casa Roberts! Per fortuna mi hai ricordato di comprare il regalo ad AJ. Non sarebbe stato carino raccontargli che Babbo Natale aveva scordato di lasciargli qualcosa proprio sotto l'albero dei suoi padrini."
"Eh già! Poi saremmo stati costretti a processare quel simpatico vecchietto per inadempienza al dovere!" aggiunse Mac ridendo. "Oh, oh..." si bloccò all'improvviso, fissando il vuoto dritta avanti a sé. Si mise una mano dietro la schiena : "Mi si sono rotte le acque!"
Harm fu sul punto di soffocarsi: la cioccolata gli era andata di traverso per la sorpresa: "Accidenti! E adesso? - domandò spaesato, cercando di riprendersi - Sei un po' in anticipo..."
Lo guardò con occhi spalancati: "Di' un po', mi stai prendendo in giro?" gli chiese.
"No, è che ...- tentò di parlare, ma era in preda all'agitazione -...mi hai preso alla sprovvista."
"Alla sprovvista? - gli ripeté lei - Stammi a sentire, Capitano, o ci decidiamo ad andare in ospedale, o rischio di partorire qui in salotto. Perciò, prendi la borsa dall'armadio, le mie scarpe, i nostri soprabiti e partiamo immediatamente, è un ordine!" gli disse con tono minaccioso e divertito allo stesso tempo. Non si aspettava una reazione simile da suo marito. Lo aveva colto il panico! Gli accarezzò il viso: "Stai tranquillo. Andrà tutto bene. Da quando ci conosciamo la nostra vita è un continuo imprevisto."
Le sorrise e la aiutò a prepararsi.
"E dovrei essere io quella coccolata in questo momento..." commentò ad alta voce mentre uscivano di casa.

25 dicembre 2001


Ospedale civile di Washington, nel cuore della notte
.


La piccolina stava dormendo nella culla accanto al letto della mamma. Harm non faceva altro che guardarla; pianse di gioia quando gliela misero in braccio, in sala parto: era una bellissima bambina, di quasi quattro chili, con gli occhi grandi e blu.
"Ah! Diventeranno sicuramente come gli occhi di Mac!" aveva pensato.
"Marinaio! Stai ancora sperando che si svegli e magari ti faccia il saluto militare?" Sarah si era appena svegliata: il parto era stato faticoso, ma lei era stata bravissima.
"Ehi amore! Ciao. - le parlò sottovoce, avvicinandosi al suo viso e accarezzandole la guancia - Buon Natale, signora Rabb!"
"Buon Natale, caro." gli rispose, ricambiando il gesto con un sorriso.
"Grazie per questo regalo." le disse indicando la culla con la testa.
"Grazie a te." sussurrò lei.
"Ho telefonato a mezzo mondo per dare la notizia. Frank e mamma prenderanno il primo volo disponibile per essere qui nel pomeriggio. E indovina: porteranno nonna Sarah!"
"Ne sono felice! Non la vediamo dalle nostre nozze. E hai..."
"Sì, stai tranquilla - la interruppe - è in arrivo anche zio Matt. In mattinata, passeranno Harriet, Bud e l'ammiraglio."
"Sai Harm, sei stato eccezionale."
"Io? Ho fatto ben poco. Il merito è tuo, della tua forza."
"Sul serio. Sei stato eccezionale perché in quest'ultimo anno mi hai cambiato la vita: l'hai resa meravigliosa. Grazie." lo disse piangendo sommessamente.
Lui, sedutosi vicino, le asciugò le lacrime: "Ti amo Sarah", le rispose commosso e la baciò.
Vennero interrotti dalla bambina che si mise a piangere. Si calmò solo nel momento in cui il papà la prese con sé. Lo guardò attenta con gli occhioni spalancati: "Buongiorno tesoro! Buon Natale!"
Si avvicinò a Mac e gliela mise in braccio.
"Ciao piccola! Oh Harm, non è bellissima?"
"Sì. E' identica a te." Si era seduto accanto a lei sul letto: le cingeva le spalle con un braccio e con l'altra mano si era fatto agganciare l'indice dalla manina della figlia.
"Allora, come la chiamiamo?" chiese Mac.
"Che ne dici di Elizabeth?" propose Harm.
"Libby! Sì, mi piace! Benvenuta Libby! Oggi è un giorno speciale, sai. Hai reso mamma e papà tanto felici!"
"Pare che ultimamente il Natale ci riservi sempre delle belle sorprese, vero Mac?"
"Hai ragione. Chissà quali saranno il prossimo anno."
"Chissà! Ti va di aspettarle con noi due?" chiese Harm amorevolmente.
"Certo. Non desidero altro." rispose Mac, guardandolo negli occhi.
E anche Libby sembrava pensarla così.

Fine