IL PAPA' DI APRIL

18 gennaio, ore 8, 12, ospedale di San Laurence, Virginia.
"Ci spiace, signora, ma la crisi di stanotte di suo marito gli è stata fatale:purtroppo non siamo riusciti a salvarlo".
Juliet Sanders, una donna sui 45 anni, con i capelli biondo cenere, strinse a sé convulsamente sua figlia April, che singhiozzava in silenzio: era morto, era morto, il loro papà e marito non c'era più. Il dottor Carl Smith sorrise con tenerezza ad April: gli piaceva quella quindicenne da un lato ancora molto bambina e dall'altro così matura, che aveva assistito il papà, senza trascurare il suo impegno scolastico, i suoi molteplici interessi e l'aiuto alla mamma in negozio.
"Posso dire una cosa, anche se sembrerà retorica: vostro marito e padre è stato molto fortunato ad avere una moglie e una figlia come voi", aggiunse il dottor Smith, disponibile comunque a dare una mano a quelle due persone che aveva imparato, nel lungo periodo trascorso da loro in ospedale, ad amare e stimare.
"Dobbiamo chiamare nonna Emma", disse singhiozzando Juliet Sanders.
"Ci penso io", singhiozzò April e si avvicinò al telefono tirando fuori tremando la carta telefonica.
Il telefono suonò in una casetta ad un piano ed una donna sui settant'anni andò a rispondere:
"Nonna Emma, sono April", singhiozzò la ragazza, "papà è morto, papà è morto!"
Dall'altra parte del telefono, la donna anziana lasciò le lacrime rigarle le guance e sussurrò impercettibilmente:
"Tu mi hai raccontato quelle due cose, nonna: credi che possano essere vere, ti prego, ti prego, voglio tentare..."
"April", le rispose la nonna, "lascia perdere, ti prego, tu non sai cosa potrebbe succedere..."
"Nonna, era il mio papà e tuo figlio... Come fai a dire così?"
"Tesoro, è pericoloso... Ascolta, adesso vi raggiungo in ospedale..."
Il resto della giornata più triste per Juliet ed April Sanders passò tra visite di parenti ed amici, contatti con l'impresa di pompe funebri e telefonate.
Alla sera, Emma Sanders si accomiatò dalla nuora e dalla nipote, e prese da parte April:
"April, lascia perdere. Non sai cosa potrà succedere..."
"Nonna, non voglio ascoltare i tuoi consigli..."
Appena la nonna se ne fu andata, April andò in camera sua, dove scoppiò in lacrime sul letto, mentre Siam, il suo gatto siamese le si avvicina per consolarla.
19 gennaio ore 02,30: una figura entrò di soppiatto nello studio di casa e prese alcuni oggetti: sapeva di doversi sbrigare, sapeva che era pericoloso, sapeva tante cose ma sapeva che doveva provarci. Fuori l'aria era gelida, e la figura, imbacuccata sulla bici, pedalò più in fretta per scaldarsi. Il posto non era lontano, e nella notte scura era ancora più cupo e pauroso. La figura depositò a terra le cose che aveva preso nello studio e poi si rimise in bicicletta e tornò rapidamente a casa. Voleva dormire, anche solo qualche ora.
21 gennaio, ore 10, cimitero San Laurence.
La funzione del funerale di Frank Sanders fu molto bella e commovente: c'erano molti suoi colleghi di lavoro della ditta di informatica, i proprietari di altri negozi del centro commerciale dove Juliet aveva il suo negozio, i compagni di scuola e gli amici di April, i medici dell'ospedale in cui Frank era stato curato per tanti anni per i suoi problemi di cuore. April piangeva, ma ogni tanto pensava a che forse tutto non era perduto, anche se la razionalità la invitava a lasciar perdere.
Ad un tratto le si avvicinò nonna Emma:
"Hai lasciato perdere quello che volevi fare?"
"Quello che doveva essere fatto ormai è stato fatto.." disse lei con le lacrime che le rigavano le guance.


21 gennaio, ore 19, 30: casa della famiglia Sanders, a San Laurence, Virginia.
April Sanders, 15 anni, si morse le labbra e cercò di andare avanti con il lavoro che stava facendo, la realizzazione del sito Internet del club di racconto della sua classe: il suo papà non c'era più, era morto due giorni prima per una crisi cardiaca ed oggi c'era stato il funerale. Siam, il suo gatto siamese, era accocolato ai piedi della sua sedia: ma la sua presenza non bastava a confortarla. Sua madre non era ovviamente al lavoro, nel negozio di articoli da regalo che gestiva al centro commerciale The Mall, ed era al telefono con sua sorella, che abitava vicino a Phoenix, in Arizona, e che non ce l'aveva fatta a venire al funerale.
April trattenne le lacrime, con una speranza segreta ma anche con tanta paura dentro di sé: sentiva dei passi che si avvicinavano alla casa, dei passi che salivano i quattro gradini del patio della villetta. Passi familiari. April si alzò, scese giù verso la porta: qualcuno stava aprendo la porta, in modo tanto, troppo familiare: la porta si aprì: suo padre era lì davanti a lei, e non era uno zombie. April sentì un urlo: dietro di lei c'era sua madre, terrorizzata.

"Senti Mulder", disse Scully, "tra quanto saremo là?"
"Tra una mezz'ora: dobbiamo trovare il motel Lake Placid, dove c'è Frank Sanders, diciamo il protagonista di questa incredibile storia..."
"Frank Sanders il finto morto? Per me questa storia puzza, Mulder!"
"Beh, non è comunque una storia chiara: due giorni prima Sanders muore d'infarto, dopo mesi per non dire anni di malattia e moglie e figlia lo seppelliscono, e poi la sera stessa torna a casa vivo e vegeto: ammetterai che è come minimo insolito!"
"Che lavoro faceva Sanders, quello morto?!
"Sviluppatore software e consulente di informatica: da tempo soffriva di cuore, sin da quando era molto giovane, si è aggravato negli ultimi due anni; la moglie ha un negozio di articoli da regalo, la figlia April studia al liceo e dà una mano alla madre. Una famiglia normale, a parte questa tragedia. Una famiglia modello, Scully, malgrado le avversità".
"Un vero X- Files, vero Mulder? O una storia più prosaica di truffa?"
"Ti ricordo i metodi: dobbiamo prima di tutto vedere cosa ci raccontano! Eccoci arrivati!"
Il motel Lake Placid era in mezzo al verde: Mulder e Scully trovarono subito il loro uomo, tranquillo davanti alla sua camera, all'apparenza in buona salute malgrado l'aria stanca e preoccupata:
"Grazie di essere venuti: mi sembra di essere in un incubo, e già che non avevo bisogno di questo! E vi assicuro che non voglio truffare nessuno!"
" Signor Sanders", disse Scully, "ci vuole raccontare per incominciare i suoi ultimi giorni?"
"Sono andato a Kansas city per un affare importante, dovevo vendere un prodotto ad un'azienda che cura la contabilità delle farmacie. Finito lì, sono tornato a casa venerdì sera, e lì ho scoperto che ero morto! "
"Ovvio che non è vero", disse Scully, con un sorriso.
Mulder allora intervenne:
"Ti devo parlare un attimo."
Poco lontano le disse:
"Scully, Sanders risulta morto. Qui c'è qualcosa oltre la realtà."
"Sì", disse lei, "magari qualche truffa assicurativa!"
Tornarono da Sanders:
"Allora continuiamo! ", disse Scully, con un sorriso di circostanza.
"Non ho altro da dirvi, tranne che non sono morto."
"Lei soffre di cuore?", chiese Mulder.
"Mai sofferto in vita mia! "
Scully rimase in silenzio ma guardò il suo collega come per dirgli: Ma non vedi che è un truffatore?
"E la sua famiglia come è composta?", continuò Fox Mulder, ignorando le occhiate eloquenti che gli lanciava Scully.
"Da mia moglie Juliet e mia figlia April. Poi c'è il gatto Siam."
"Sua moglie cosa fa?", continuò Fox Mulder.
Ci fu un attimo di silenzio:
" Lei aveva un negozio di articoli da regalo, ma ora non l'ha più. "
"Perché?"
"Per via di April... ci ha creato tanti problemi! "
"Che tipo di problemi?", Mulder si morse un attimo le labbra, c'era qualcosa che non andava, si contraddicevano cose che lui sapeva per certe.
"Sta con un ragazzo, Jeremy Stuart, fanatico di estrema destra, va in giro a fare atti teppistici: ha già avuto parecchie denunce... Ma io... c'è qualcosa che non mi convince! "
"Cosa?"
"Juliet e April sono Juliet ed April... E anche Siam: ma sono diversi! Non sono quelli che ricordo io, sono diversi! "
"In che senso? "
"Non lo so, ma lo sento! "
"Beh", disse Mulder a Scully, "credo che sia il caso di andare a parlare con Juliet ed April, no?"

Poco dopo erano davanti alla casa delle due donne.
Juliet era disperata:
"
Mio marito è morto, lo vuole capire? Erano anni che era malato, da sempre forse, ma la sua morte è stata terribile lo stesso!"
"Signora", disse Mulder, "lei ha un negozio di articoli da regalo?"
"Sì, ora il lavoro ed April sono la mia unica ragione di vita! La prego: per me quella persona è un impostore! Vi do il permesso di riesumare il cadavere, fate quello che volete, prendete le impronte ch ancora ci sono in casa... Non è vero non può essere vero!"
"Parliamo un attimo di sua figlia: cosa fa? Studia? "
"E'... bravissima. Dirige il giornalino della scuola, è socia attiva del club di scrittura, fa volontariato al canile e per i bambini orfani,ha un sacco di interessi, gioca anche a pallavolo... Una figlia ideale, insomma!"
"Sua figlia ha idee politiche di destra?", incalzò Mulder.
"No, ma come le può venire in mente una domanda del genere! A parte il fatto che proprio non mi pare che dovrebbe avere quel tipo di idee! La politica non la interessa! Ma perché fa questa domanda? Come le viene in mente?"
"Niente... E ha un ragazzo?"
"Beh, c'è un suo amico, suo coredattore... con cui direi che c'è una certa simpatia... E nemmeno lui è politicizzato! Ha tanti amici ed amiche, in ogni caso!"
"Posso parlarle? Solo due parole!"
"La prego agente Mulder, è... sconvolta! "
"Non si preoccupi: io non traumatizzo le teen ager! Non me l'hanno mai insegnato! Anzi in generale vado d'accordo con gli adolescenti."
Scully si sentì in dovere di tranquilizzare anche lei la signora Sanders:
"Guardi, il mio collega sa trattare davvero bene con i ragazzi. Ho assistito ad una sua lezione sull'FBI tenuta in un liceo, ed era... semplicemente adorabile! Li capisce, entra nella loro mente: forse perché dietro la sua professionalità è rimasto un po' bambino... Sa comunicare con loro subito... "
"
Come mio marito... E' un marito ideale, vero il suo collega?"
Scully finse di ignorare quella timida illazione: non riusciva a pensare a Mulder in quel modo, eppure era convintissima che tutti o quasi coloro che li vedessero li pensavano come ad una coppia perfetta. Ma lei... non ci voleva pensare. Chissà cosa ne pensava Mulder... Preferiva non chiederglielo, e vederlo solo come un collega...
Sviò prima di tutto il discorso cercando di far emergere ancora di più il lato umano di Mulder:
"Sa, anche lui ha perso delle persone care: sua sorella sparì misteriosamente oltre vent'anni fa e non ha mai saputo che fine ha fatto!"
"E' terribile, terribile davvero!"
C'era una cosa che voleva chiedere alla signora Sanders:
"Suo marito aveva qualche assicurazione? "
"Con la malattia che aveva nessuno gliela aveva fatta..."
"A questo punto, signora, per fugare ogni dubbio, chiedo di poter riesumare la salma!"
"Permesso accordato, vuole che le firmi qualcosa?"


Fox Mulder salì al piano superiore ed entrò nella camera di April: una camera con una bella collezione di Barbie, ma anche con un poster dell'Unicef; con animaletti di peluche, ma anche attestati di adozione di diversi animali selvatici; con tanti libri e riviste, un computer.
"April", disse Mulder, "raccontami qualcosa di te!"
April Sanders aveva un nodo al cuore: non poteva dirgl tutto, non le avrebbe mai creduto. Per contro quell'agente gentile l'aveva conquistata: era carino, pulito e con un qualcosa che le piaceva davvero. Molte sue compagne di classe avrebbero storto il naso di fronte a lui, preferendogli tipi più stravaganti o più giovincelli: ma per lei lui aveva tutta una serie di doti e le era istintivamente simpatico. Ma non avrebbe mai saputo se poteva dirgli tutto. Decise di tentare una strada classica, per sviare le attenzioni. Ma lei stessa non era convinta di tutto.
"Quel signore non è il mio papà, anche se gli somiglia tanto! "
"Perché no?"
"Papà è morto! "
"Tu sei una ragazza in gamba, vero? Mi faresti leggere qualcuno dei tuoi articoli? "
"Sì. "
Mulder sfogliò e lesse un pezzo sui bambini vittime della guerra in Jugoslavia, un pezzo di denuncia delle donne segregate dai talebani in Afghanistan, un pezzo contro la caccia alle balene ed un'analisi della saga di Guerre stellari.
"Scrivi anche dei racconti?"
"Sì, anche quelli".
"Di che tipo?"
"Sono fiabe, racconti fantasy."
"Belli! Chissà che tu non diventi una scrittrice! Tuo padre ne sarebbe fiero! "
Nel frattempo Dana Scully raccolse alcune impronte digitali dallo studio e da altre stanze di Frank Sanders:
"Allora signora con il suo permesso, procederemo all'esumazione!"
"Non c'è problema, anzi!"
Andando via dalla casa, Mulder disse a Scully:
"Tu che ne dici? "
"Secondo me", rispose lei, "il tizio è un impostore! "
"Einstein non ti ha insegnato niente? Possono esistere realtà infinite e possibili... "
"Vorresti dire che quel signor Sanders è arrivato da un'altra linea temporale... sì, dove April è una fanatica e la moglie una donna disperata... "
" Ma non hai sentito cosa ha detto sulla figlia? Quella ragazzina è completamente diversa! E poi comunque April era... strana, mentre le parlavo... C'è qualcosa Scully, qualcosa!"
"Sì, e come ha fatto? Mulder, ma possibile che cerchi sempre spiegazioni strane?"
"Proviamo a scoprirlo! E comunque questa è una situazione strana, molto strana!"

Scully fece riesumare il cadavere di Sanders: confrontò le impronte digitali che corrispondevano, e recuperò inoltre dagli esami di laboratorio per ricostruire il DNA. Guardò Mulder e disse:
"Non ci sono dubbi, è Sanders. Vedo anche le tracce dei problemi di cuore che l'hanno ucciso..."
"Ma io Scully non ho mai messo in dubbio questo! Torniamo dall'altro signor Sanders!"

Mulder e Scully tornarono a parlare con il signor Sanders, o chiunque fosse:
"Ci racconti con attenzione e precisione cosa ha fatto prima di ritornare a casa."
"Ve l'ho già detto: avevo una trasferta... Sono partito, ho preso l'aereo, sono andato a Kansas City, poi ho ripreso l'aereo, sono sceso, ho preso la mia auto che era rimasta nel parcheggio e sono andato a casa.."
"Notato cose strane?"
"No... Era tutto come al solito... C'era un po' di nebbia sulla vecchia strada... Le cose strane le ho viste quando sono arrivato davanti a casa, tutti quei vasi dei fiori... Mia moglie non ha più niente, è disperata per nostra figlia... E il gatto, grassoccio qui e magro nell'altra casa..."
"Signor Sanders", disse Mulder, "ha detto altra casa..."
"Sì, quella non è la mia casa... Ma io vorrei rimanere lì, perché quelle sono la moglie e la figlia che vorrei avere..."
"Le dispiacerebbe se le prendessimo le impronte digitali?"
"Fate pure..."
Scully alzò un dito:
"Mulder, vorrei parlarti."
In un angolo gli disse:
"Ma non hai capito? Quest'uomo somiglia molto a quell'altro, e vuole approfittarsene per porre rimedio ad una vita triste... Ma si chiama truffa, questa! Prendigli pure le impronte digitali, ma per me la storia è fatta e finita: siamo buoni a non arrestarlo subito!"
Mulder stette zitto un attimo, poi si illuminò, si girò verso Sanders e gli disse:
"Una domanda: lei ha fratelli... gemelli?"
"Non in vita. Mia madre mi raccontò che con me era nato un altro bambino, ma nato morto."
"Mi spiace... certo che è interessante... Sua madre dove vive?"
"E' morta, un anno fa. Prima di morire mi disse una cosa strana, mi chiese perdono per qualcosa che aveva fatto, una scelta... Non ho mai capito cosa volesse dire..."
"Mi spiace di nuovo...."

Quando uscirono Scully scuoteva la testa:
"Ma cosa ti è saltato in mente di chiedere? Facciamo quest'analisi delle impronte ma per me il caso è chiuso!"
Vide Mulder che componeva un numero su un cellulare, il numero di casa Sanders:
"Pronto, signora? Potrei chiederle se suo marito era figlio unico? Come? Sì, perché suo fratello gemello nacque morto... E sua suocera dove vive, mi scusi ma è per aiutarla... Ah, sta qui vicino... Un problema se la vado a trovare?"
"Vedi Mulder la prova?", disse Scully appena finì la telefonata, "è un truffatore!"
"No, Scully, questo non prova niente... Senti, ti spiace se andiamo a trovare la madre di Sanders?"
"Io non vorrei veramente infierire su questa famiglia!"
"Ma hanno bisogno del nostro aiuto..."
"Lo so... Ma io so quanto si soffre quando si perde una persona cara... e si ha bisogno di non essere tormentati..."
"Anch'io capisco il tuo discorso..."
Scully si morse le labbra: entrambi avevano sofferto lutti e sparizioni: Fox Mulder non sapeva che fine avesse fatto sua sorella Samantha, lei aveva visto morire suo padre inaspettatamente e sua sorella Melissa tragicamente. Mulder le prese il braccio amichevolmente:
" Su chiamiamo questa signora e se non la disturbiamo la andiamo a trovare!"
Juliet Sanders si girò verso sua figlia:
"Vogliono andare da nonna Emma, non so perché..."
April spalancò gli occhi: cosa avrebbe detto loro la nonna?"

La signora Sanders anziana viveva in una villetta piena di fiori e di libri: era un'ex libraia, e accolse bene Mulder e Scully. Era triste anche lei, ma irrequieta e strana.
"E' al corrente di quello che è successo a sua nuora e a sua nipote?"
"Sì. Ma io sapevo che sarebbe successo qualcosa del genere... Vi sembrerà strano ma..."
"Ma cosa?"
"Io... quando ero incinta di mio figlio e dell'altro bimbo un giorno vidi nello specchio me stessa... con un bambino in braccio... E una voce mi diceva che potevo avere solo un bambino, un bambino per luogo dove mi trovavo... E che dovevo scegliere... tra un figlio con una vita lunga ma triste ed un figlio con una vita corta e felice.... E io scelsi il secondo.... E uno dei due morì, ma in realtà non morì, ne sono sicura, andò nell'altro luogo, dove l'altra me stessa scelse l'altra cosa... Come me sperava che si potesse cambiare il destino.... Ma purtroppo non è così, non può essere così, ed April non l'ha capito, purtroppo..."
"Signora, lei ha mai raccontato questa storia a qualcuno?"
"Sì. A mia nipote April."
"E sua nipote cosa le ha risposto?"
"Che lei per avere il suo papà sempre avrebbe tentato di fare qualsiasi cosa.... Mia nipote è una ragazza d'oro, ma ha molta fantasia... Non vorrei avesse fatto qualcosa... Mi sa che ha fatto qualcosa, e ha scatenato qualcosa di irreparabile..."
"Cosa può aver fatto?", chiese fermamente Mulder.
"Sa...", disse la donna, "qui vicino c'è un bosco che dicono sia magico. E' una leggenda che risale agli Indiani... Dicono che basti portare un qualche oggetto appartenuto alla persona morta e questa torna..."
"April non mi pare la ragazza che fa queste cose", disse Scully, scuotendo la testa.
"April adorava suo padre... solo che in questo caso c'è stata un'ulteriore complicazione... quella dell'altro mio figlio, nell'altro posto."
"Dov'è questo posto?", chiese Mulder.
"Prendete la provinciale, superate il centro commerciale e il fast food, girate poi in una strada secondaria, in mezzo agli alberi, lasciate la macchina e fate duecento metri a piedi. April ci deve essere andata in bicicletta...."
"Grazie signora", disse Mulder.
Uscirono dalla casa e Mulder disse:
" Voglio andare a vedere il bosco!"
"Ma le credi?", rispose Scully.
"Voglio andare fino in fondo!"
In quel momento suonò il telefono di Scully: era dal laboratorio, le impronte dei due Sanders erano identiche, come se fosse la stessa persona.
"Mulder è tutto assurdo!"
"Non se consideriamo tutte le possibilità..."

Seguirono le indicazioni della signora Sanders e arrivarono al sentiero: per terra c'erano delle tracce recenti di una bicicletta. La radura del bosco era qualcosa di davvero suggestivo, piena di alberi secolari, con uno strano cerchio d'erba al centro. In mezzo al cerchio c'erano... delle cose: un ombrello scozzese, un'agenda e alcuni dischetti. Fox Mulder si chinò a raccogliere quelle cose, e guardò subito a chi apparteneva l'agenda: a Frank Sanders.
"April è stata qui... Ha provocato qualcosa, qualcosa che non riesce a controllare..."
I due agenti federali si diressero verso l'auto, quando di colpo qualcuno buttò loro addosso delle pietre: un ragazzo con la testa rasata, stava venendo verso di loro urlando:
"Cosa avete fatto ad April, sporchi sbirri ebrei! L'avete rapita! Cani schifosi, ora vi ammazzo!"
Per fortuna Mulder e Scully erano addestrati e riuscirono ad avere la meglio: il ragazzo sputò in faccia a Mulder:
"Tu con quello sporco naso da ebreo, cosa pensi di farmi? Dovevamo ammazzarvi tutti, state rovinando il nostro Paese!"
Fox Mulder finse di ignorare la provocazione: tutti ragazzi viziati, quelli... Ma aveva bisogno di sapere una cosa:
"Ti arresto, intanto! Come ti chiami!"
"Jeremy Stuart, sporco ebreo!"
"Se mi chiami ancora una volta sporco ebreo, credo che starai un bel po' al fresco! Cosa vuoi da April?"
"Voi piedipiatti sporchi l'avete arrestata fuori dal centro commerciale, dopo che aveva giustamente rotto la vetrina di quello sporco ristorante negro!"
"Ma guarda! Direi che abbiamo fatto bene!" Poi si avvicinò a Scully e sussurrò:
"Sempre che sia la vera April!"

Alla stazione di polizia, i poliziotti scossero la testa; conoscevano Jeremy, era un mezzo delinquente, costantemente sospeso dalla scuola. Ma tutti si stupirono su April, a nessuno risultava un fatto come quello.
Mulder sussurrò a Scully:
" Per fortuna siamo ancora nella dimensione giusta!"
Ma poco dopo arrivò Tessa King una donna di colore, proprietaria di una tavola calda presso il centro commerciale:
"Oddio non posso credere! E' venuta April Sanders, così gentile di solito... ma non sembrava lei, non sembrava lei!!! Mi ha detto che ero una negra di merda, e ha iniziato a spaccare tutto, a cominciare dalle vetrine... Poi è scappata, è strano non era in bici ma in moto!!!!"
"Scully", disse Mulder, "andiamo da April! Se tanto mi da tanto, ho paura che presto riceverà una visita dal suo alter ego... Sei convinta ora?"
"Mulder, dimostramelo!"
April ovviamente non si era mossa di casa per tutto il tempo: doveva studiare spagnolo e terminare un racconto. Mulder le si sedette di fronte, con calma e le disse:
"April, so cosa hai fatto. Hai scatenato qualcosa, c'è un'altra te in giro..."
"La mia parte cattiva", disse lei, "ho sempre saputo che da qualche parte c'era lei... Ogni tanto mi guardavo nello specchio e la vedevo... Io rivolevo il mio papà, lei signor agente non ha mai perso qualcuno di caro? Solo che ho combinato un bel casino, mi arresterete?"
Mulder la abbracciò, con tenerezza: "Ho paura che lei verrà qui!"
Aveva appena finito di dire queste parole, quando sentirono la porta sotto sbattere: qualcuno corse su per le scale ed aprì la porta della camera: era April, ma una April diversa, molto diversa:
"Dove cavolo sono finita? E tu chi sei? E 'sti due sbirri di merda chi sono?"
"April", disse la April di quel mondo, "vattene via, tu non sei me, tu hai la fortuna di avere il tuo papà vivo, e ti comporti male..."
"Senti la santarellina!!!! Quel rompipalle di mio padre.... Vattene da qui, che è casa mia..."
Ma l'altra April non riuscì a terminare il discorso che April le saltò addosso ed iniziò a schiaffeggiarla. Purtroppo l'altra era allenata e riuscì ad avere la meglio: Mulder e Scully cercarono di dividerle ed April l'altra fuggì via e prese la moto fuori: doveva scappare di lì, lì non c'era niente per lei. Corse corse corse, finché non giunse vicino al fast food sulla provinciale, dove un autotreno stava rientrando nella strada....
Nella casa dei Sanders era giunto il signor Sanders, l'altro: April gli corse incontro, dicendogli:
"Ho fatto io tutto questo guaio, perdonami, ma io ti voglio bene, e non volevo perderti!"
"Non importa, non importa", disse Sanders accarezzando i capelli di quella che avrebbe voluto fosse sua figlia. Ma sapeva che tutto sarebbe finito per sempre, presto. Fece un gesto di saluto a Mulder e Scully ed uscì dalla casa. Fu la questione di un attimo: si girò e la sua casa era diventata quella solita, che conosceva bene: sua moglie gli venne incontro in lacrime, dicendogli:
"Oh, caro, in cosa abbiamo sbagliato! April è morta, è finita sotto un autotreno, dopo aver devastato un locale..."
Sanders si strinse a sua moglie, pensando all'altra sua figlia, ed augurandosi che da qualche parte lui l'avrebbe ancora vista, magari in un riflesso, mentre cresceva ed aveva una vita che per lui era finita. Ricordò le parole di sua madre in punto di morte: "Perdonami non potevo scegliere che tu vivessi poco, perdonami..." e forse capì il perché, forse.

La polizia rimase sorpresa dalla scomparsa di Jeremy dalla prigione: tanto lo riarrestarono quella sera stessa, perché aveva attaccato briga con il figlio dei proprietari del ristorante cinese. Sosteneva di non ricordarsi niente di essere già stato arrestato al mattino e non ricordava le parole poco gentili che aveva rivolto a due agenti federali.

Fox Mulder e Dana Scully dovevano tornare a Washington: andarono a salutare madre e figlia Sanders. La madre disse:
"Come vi spiegate quello che è successo?"
"Era un uomo infelice, signora", disse Mulder, "ma ora è tutto a posto. Deve essere orgogliosa di una figlia come April! Quell'uomo... ha capito che questo non era il suo posto!"
"Lo so!"
April guardò Mulder e gli sussurrò in un orecchio:
"Mi spiace per quello che è successo, farete rapporto?"
"Non credo. Vedi, Scully non ci crede, sai come è..."
"Mi mandereste qualcosa per i miei articoli sui vostri casi? Anzi... tra poco arriva un mio amico e vorremmo intervistarvi!"
"Molto volentieri!"
Poco dopo arrivò un ragazzo occhialuto:
" Lui è Richard, scriviamo insieme sul giornale", disse April, non guardando di colpo più Mulder.
I due agenti federali risposero con simpatia alle domande, dimostrandosi molto collaborativi, anche se entrambi sulle loro posizioni ben distinte...
Scully si girò, partendo a guardare i due ragazzi e poi guardò ancora Mulder:
"Ma mica crederai a questa storia?"
"Tu che ne dici? Carini quei due ragazzi... mi ricordano come ero alla loro età!"
"Cosa scriverai sul rapporto?"
"Qualcosa sulle problematiche adolescenziali, che ne pensi?"
"Fai tu", rispose Scully.
"Li invidio sai quei due ragazzi? Bello essere adolescenti, quando credi di poter cambiare il mondo... Ma forse non bisognerebbe mai dimenticare questo..."
"Anche tu vuoi sempre cambiare il mondo Mulder. E io ti stimo per la tua giovinezza interiore..."


Fine