Tutti i personaggi sono proprietà di Tsukasa Hojo e degli aventi diritto; City Hunter©Tsukasa Hojo, Sunrise, Jump Comics etc…Takeshi Izumoto, Meg, Seth, Mohamed Alì, il sig. e la signora Mitsumoto, Sakata, Masahito Sozu, Yoshimitsu Kurabai, Tokai Urameshi e Akira Moroboshi sono frutto della mia mente malata, quindi non utilizzabili per nessun motivo, in quanto di mia proprietà.

Questa ff è il continuo di “Ryo e Kaori genitori perfetti”; se non l’avete letta dovreste farlo perché contiene elementi importanti per la comprensione della ff qui di seguito. Vorrei inoltre precisare che questa storia contiene riferimenti soprattutto al rapporto fisico tra Ryo e Kaori, a volte lasciando un pochino da parte i sentimenti; ho scritto un continuo alla mia prima ff proprio per questo, perché desideravo concentrarmi sul rapporto che tra Ryo e Kaori non c’è mai stato e vendicarmi (almeno in parte ^_-) della sofferenza che ci ha causato Hojo-sensei. Detto questo vorrei mandare un grosso bacio a tutti coloro che mi hanno pazientemente sopportato durante la stesura di questa storia e che se la sono pure letta^^; Grazie veramente di cuore a tutti voi^.^

Aeris 19.12.2000

La mia socia è un’assassina?

Kaori aprì gli occhi, stiracchiandosi alla dorata luce del sole che salutava un nuovo giorno. Era già passata una settimana da quando Mohamed Alì era stato arrestato e condannato per molteplici reati. Per le ragazze del suo harem era stato fatto il possibile, ma non tutte avevano ancora una famiglia da cui tornare…le guardie avevano affrontato la situazione con coraggio e tranquillità, collaborando con la polizia, mentre quelle che erano in combutta con lo sceicco erano state arrestate. Megan, Seth e Takeshi erano andati a vivere ad Osaka, dove quest’ultimo si era fatto trasferire…erano felici insieme e Kaori ne aveva la riprova leggendo le lettere che gli scrivevano spesso. Presto sarebbe stato il compleanno di Meg, il 22… Le sarebbe piaciuto molto incontrarla, anzi l’avrebbe raggiunta sicuramente là. Un movimento la distrasse dal filo dei suoi pensieri; voltandosi incontrò lo sguardo penetrante di Ryo:

- Hai dormito bene? – gli chiese con un sorriso felice. La stava guardando intensamente, con il braccio piegato a sostegno della testa. Ryo sorrise maliziosamente:
- Per quel che ho dormito…- rispose – …mi hai tenuto molto occupato ultimamente… - concluse sogghignando. Kaori avvampò ma invece di punirlo come meritava si ritrovò a pensare al cambiamento repentino avvenuto tra loro dopo anni di convivenza. Ancora non riusciva a capacitarsi di trovare ogni mattina l’uomo che amava al suo fianco…era una sensazione meravigliosa sentirlo sempre accanto a sé. Tutta quella felicità però la turbava, perché nel suo profondo temeva che non sarebbe durata a lungo…
- Ehi!! – Ryo la richiamò alla realtà – Cos’è questa faccia scura? – le chiese semiserio. Kaori scosse la testa, accantonando i propri pensieri:
- Nulla, è solo che mi ritengo troppo fortunata ad averti vicino! - disse con un tono forzatamente scherzoso. Ryo le prese il mento tra le dita, costringendola a guardarlo:
- Durerà – la rassicurò - Qualsiasi cosa dovesse accadere la supereremo, hai capito? Insieme -
Insieme. Quella parola le scaldava il cuore, la riempiva di coraggio. Si avvicinò al suo viso:
- Si, insieme. – gli sussurrò sulle labbra, prima di trascinarlo in un lungo bacio.


Solo nel primo pomeriggio Kaori riuscì a sfuggire dalle grinfie di Ryo, che la teneva costantemente inchiodata a letto. Stava preparando il pranzo quando il socio fece la sua comparsa sulla porta della cucina. Si sedette, rivolgendole uno sguardo infuocato.
- E’ inutile, mio caro che tu mi guardi a quel modo, tanto non ci casco!! – Ryo stava per ribattere, deciso a farle rimangiare ogni parola, ma venne fermato da un gesto della socia – Inoltre ho intenzione di andare ad Osaka – si fermò, intenta a valutare la reazione di Ryo.
- OSAKA? – ripeté lui sgranando gli occhi.


Capitolo I: “Un altro viaggio”

- NON VORRAI VERAMENTE TRASCINARMI AD OSAKA, VERO? – sbottò Ryo – MA PERCHE’ DIAVOLO NON TI HO LASCIATO IN ARABIA, DICO??? – appena si fu accorto del suo errore, Ryo desiderò essere murato vivo. L’aveva offesa. La donna sgranò impercettibilmente gli occhi, come se le avessero appena dato un pugno, ma non obiettò. Il suo silenzio era per Ryo la punizione più terribile:
- Dai Kaori…picchiami, me lo sono meritato…- le disse mettendole un martellone in mano e sorridendo scanzonato, ma lei non si mosse. Ryo continuò imperterrito a metterle in mano tatami, kompeito, martelli dai vari tonnellaggi… Era disperato, non sapeva più come rimediare all’errore, quando ad un tratto l’espressione di Kaori mutò. La ragazza emise un lungo sospiro, poi lo guardò con tenerezza:

- So che era solo una battuta, non preoccuparti – poi dopo un po’ aggiunse – Però ti perdono solo ad una condizione – gli intimò. Ryo, dapprima contento per la reazione della socia si mise subito sul chi vive, avvertendo odore di guai. Kaori sogghignò soddisfatta; aveva l’aria di un gatto che aveva appena inghiottito un topolino:
- Be’…TU, vieni ad Osaka con ME – Ryo rimase immobile accusando il colpo; stava per replicare, quando un’idea gli lampeggiò in testa. Sfoggiò l’espressione al tempo più contrita e rassegnata che conosceva, poi disse:
- D’accordo…se proprio lo desideri…ti accompagnerò…- e dopo una pausa ad effetto - …Se è per farti piacere… - poi stando attento a mascherare la sua espressione meschina fece per andarsene in camera, ma Kaori lo fermò:
- No…aspetta…Ryo…se non vuoi venire… - cominciò dispiaciuta.
- SIIII??? – la incoraggiò Ryo
- Be’…non ti obbligo… -

“SIIIIIII!!!!” esultò silenziosamente Ryo “YESS!!! T’HO FREGATA!!!”, ma non si accorse di stare eseguendo una sorta di danza della vittoria che tolse a Kaori ogni scrupolo:

- RYO??! – lo chiamò con voce minacciosa
- …hi…hi..hi….sì Kaori-chan?? -
- VA’ ALL’INFERNO!!!! – con questo “augurio” lo scaraventò dentro il muro, servendosi del fedele martellone – Ti insegno io ad ingannare una fanciulla innocente come me!!! – aggiunse poi.
- TSE’, innocente tu???? Un mezzo uomo che brandisce martelloni e che… -*STONK* un altro martellone lo zittì definitivamente, permettendogli di attraversare il muro.
- CRETINO!! – gli urlò dietro la socia, poi aggiunse – E non provare a svignartela, perché te ne pentiresti amaramente, CAPITO??? – gli intimò infine, dopodiché si avviò di gran carriera a preparare i bagagli, sorridendo intimamente tra sé.

Ryo sorrise (è ancora fra le macerie del muro^^; N.d.Aeris); gli erano mancate le martellate e, ne era certo, erano mancate anche a Kaori.


-
Pronto? Miki, ciao, sono Kaori. Si, volevo dirti che io e Ryo saremo fuori per un paio di giorni…si penso che non staremo via più di una settimana. No, no, che cosa vai a pensare, andiamo a trovare Meg e Seth ad Osaka… Si, lo so che è passato poco tempo dalla loro partenza, ma mi mancano terribilmente! Per il lavoro…. Eh? Davvero lo faresti??? Sì grazie, dovresti segnarteli e cercare di posticipare l’incarico…be’, so che quando una persona è in pericolo non può aspettare, ma… Oddio, non so, riuscirai davvero a convincere Umi a rimpiazzarci?? Be’, se lo dici tu…aha, sì, ci proverò… E non mi caccerò nei guai, promesso!!^^; Bene, allora ti richiamo quando torno e….grazie!! …a presto -

*CLICK*

- Fiuu, e anche questa è fatta. Questa volta voglio organizzare tutto alla perfezione! Mm, avrò dimenticato qualcosa?? – si chiese contando sulla punta delle dita le cose di cui si era già occupata.
- Che fai, adesso parli anche da sola?? – chiese una voce familiare alle sue spalle. Kaori lo fulminò con un’occhiataccia:
- Idiota, mi stavo solo chiedendo se ho dimenticato qualcosa – gli rispose alterata.
- Si, hai dimenticato di preparare la mia valigia – la rimbeccò lui.
- CHE COSA HAI DETTO? – gli domandò furibonda. Ryo, pur sapendo di rischiare troppo, rincarò la dose:
- Hai sentito. Inoltre devi includere la mia collezione super - esclusiva di biancheria intima, il mio prezioso poster grandezza naturale di Selen, il libro del kamasutra indiano e quello del trantra, poi i super attrezz…*KABOOM* - Kaori lo zittì con un kompeito +200 (cioè con duecento spunzoni in più del normale), poi gli voltò le spalle, livida in volto per la rabbia.
- E non dimenticare le mie riviste porno! -

TARADADAN! Una Kaori versione sonoiltuopeggiorincubo si scagliò contro il malcapitato, trascinandolo verso la camera da letto, dopodiché, senza tanti complimenti lo scaraventò all’interno della sua valigia, chiudendolo ermeticamente all’interno. Infine prese uno di quegli elastici da free-climbing (non chiedetemi dove l’ha preso^^; n.d.Aeris) fissandone un capo alla finestra e l’altro ad un paio di manette che si andarono a chiudere sul manico della valigia (Capito qualcosa? Manco io^^; n.d.Aeris):

- Spero che questo ti serva da lezione! – gli urlò contro prima di scaraventarlo nel vuoto. Non sapremo mai se Ryo si schiantò a terra a causa dell’elastico, perché ogni rumore fu coperto dal grido agghiacciante proveniente dalla valigia.


Il mattino seguente Kaori si svegliò di buonumore. Aveva dormito divinamente e si sentiva così clemente perfino da perdonare Ryo. Appena si fu abituata al tiepido sole di ottobre poté accorgersi si un’ombra non identificata esterna, dirigersi verso la finestra. Riuscì a malapena a mettere a fuoco un Ryo versione sonotarzanilredellagiungla che lui le piombò addosso, insieme ad una certa valigia aperta che però venne subito ritrascinata via dall’elastico.

- Idiota, che diavolo credevi di fare?- lo apostrofò subito Kaori, il cui buonumore era improvvisamente svanito.
- E me lo chiedi? – la rimbeccò Ryo – Sbaglio o sei tu quella che mi ha lasciato tutta la notte a penzolare giù per la finestra? -
- Non sbagli, ma questo non toglie che… -
- Per tua informazione IO stavo cercando un modo per rientrare in casa DOPO essere uscito da QUELLA valigia, mentre TU dormivi beatamente -
- Ecco, bravo, adesso tienimi il broncio! E togliti da qui, mi stai schiacciando! -
Ryo sembrò rendersi conto solo allora di dove si trovasse, ovvero sopra la povera Kaori; all’improvviso la sua espressione mutò:
- Kaori, hai mai pensato di indossare una guêpiere?? – le chiese maliziosamente. La ragazza avvampo’ all’istante e cercò di divincolarsi dalla sua stretta.
- Non così in fretta dolcezza, questa notte mi hai lasciato al freddo ed ora…be’…non mi sembra carino da parte tua piantarmi in asso così – le disse in tono mieloso.
- Non parlarmi con quel tono sai? Io non sono una delle tue donnacce! – dopodiché fece per assestargli una ginocchiata là dove non batte il sole, ma fu prontamente fermata. “Ok, aveva esagerato. Lui aveva inteso scherzare, ma evidentemente Kaori non l’aveva interpretato come uno scherzo, come un modo malizioso per sedurla. Ora doveva rimediare, ed il modo migliore per farlo era parlarle sinceramente”
- Certo che non lo sei! Lo sai benissimo che per me tu sei speciale, che sei l’unica della mia vita! – si era fatto improvvisamente serio. Kaori, con le lacrime agli occhi replicò:
- Si, certo, una delle tante…-
Ryo allora le prese il volto tra le mani e la costrinse a guardarlo:
- Tu, e solo Tu sei la donna della mia vita, ok? L’unica che amo così intensamente da star male, la cosa più meravigliosa che la vita mi abbia dato. E per quando riguarda le altre, lo sai come sono fatto, ma…Dio mi è testimone, non sono niente per me… e il pensiero di portarmele a letto non mi sfiora neanche lontanamente! Credi che ora che stiamo insieme potrei farlo? Credi che ne sarei capace? – aveva parlato con tanto trasporto che Kaori non poté che buttargli le braccia al collo, baciandolo con tutto l’amore di cui era capace.

CAPITOLO II: “La quiete prima…”

 

Aeroporto di Osaka, il giorno dopo.

- WAA, che bello – esclamò una raggiante Kaori ammirando il cielo limpido; alle sue spalle un Ryo con faccia tendente al verde.
- Papà, guarda!! Kaori e Ryo sono venuti!! – esclamò una vocina squillante da non molto lontano. Entro pochi secondi la proprietaria di quella vocina, la piccola Megan, si fiondò addosso a Kaori come se non la vedesse da anni:
- Kaaaooorriichhhaan!!! Allora sei venuta!! -
- Era preoccupata perché non pensava saresti venuta apposta per festeggiare il suo compleanno – si intromise un’altra voce. Il volto di Kaori si illuminò ulteriormente:
- Seth!!! Ciao!! – lo salutò affettuosamente –Vieni ad abbracciarmi! – gli disse stringendoselo al petto, ma si bloccò di botto:
- DETTO?? OGGI E’ IL COMPLEANNO DI MEGAN??? – realizzando che la bimba ci sarebbe rimasta male sapendo che se n’era COS’HAI dimenticata fece buon viso a cattivo gioco:
- Maccerto, sisisisi, lo sapevo auguroni dolcezza!! – esclamò stritolandola in un abbraccione.
Intanto il povero Ryo se ne stava in disparte ad osservare la scena:
- Sig. Saeba, salve – lo salutò cordialmente la calda voce di Takeshi Izumoto (ve lo ricordate? N.d.Aeris). Ryo sorrise:
- Sig. Saeba? Cos’è tutta questa formalità? Chiamami Ryo – l’uomo ricambiò il sorriso, annuendo. Entrambi si voltarono verso il resto della compagnia e Takeshi riuscì a staccare i due bambini da Kaori solo con la promessa di un gelato.

Un’ora dopo il gruppetto giunse finalmente a destinazione. Takeshi, da grande scienziato quale era, viveva in una splendida villetta non troppo lontano dal centro, ma in un posto poco trafficato. La villa rivelava lo splendido gusto del proprietario, soprattutto l’interno, che ricordava le quattro stagioni. Essendoci posto per tutti i due ospiti non ebbero la necessitò di alloggiare in un albergo; Kaori fu sistemata nella camera in stile primavera, mentre Ryo in quella stile autunno. Queste due camere erano rispettivamente comunicanti con due camere più minute, la camera floreale, presidiata da Megan e la camera della quercia, presidiata da Seth. Takeshi invece occupava la camera padronale, ovvero quella che riassumeva le quattro stagioni, situata tra le camere primavera e autunno. Opposte a queste due camere si trovavano, le restanti, estate ed inverno, con naturalmente anch’esse due camere adiacenti a tema. Nella camera estate, riposavano la governante e suo marito, un valido aiuto per il mantenimento della villa.
Kaori rimase estasiata dalla bellezza della sua stanza, un trionfo di colore; sulle pareti si alternavano fiori di ogni tipo, come in una serra. Salivano morbidi sulla parete, per poi confondersi con l’azzurro del cielo e la vivacità delle farfalle. Si stese sul morbido letto anch’esso tempestato di minuscoli fiorellini di pizzo, per rimanere ancora più affascinata dallo splendido affresco sul soffitto. Il dipinto simulava una specie di cupola aperta, completata da un intelaiatura in ferro ove una miriade di piccole rose canine si arrampicavano, un vero spettacolo per gli occhi. Era meraviglioso curiosare tra quelle rose e seguire il percorso di un rametto…così deciso a possedere il suo pezzettino di ferro…
Lo scorrere dei suoi pensieri fu interrotto da qualcuno che bussava alla porta. Si alzò a malincuore e aprì la porta finemente intagliata; c’era Takeshi in compagnia di Ryo che parve molto colpito dalla camera della socia, ma ben presto, troppo presto pensò Kaori, il suo sguardo divenne imperscrutabile.

- Allora, è di tuo gradimento la camera? – le chiese da perfetto padrone di casa.
- Oh, si, è meravigliosa! Non avrei desiderato di meglio! La adoro!! – esclamò entusiasta. Takeshi sorrise compiaciuto:
- Sarai stanca, ma prima vorrei farvi vedere la casa, così potrete orientarvi meglio ed essere completamente autosufficienti – con queste parole si avviò lungo il corridoio facendo loro cenno di seguirli. Aprì la porta situata dopo la stanza di Kaori:
- Questo è uno dei bagni per gli ospiti; il secondo si trova proprio di fronte a questo – disse indicando una porta dal lato opposto del corridoio – ..ma l’ho lasciato a disposizione della signora e del signor Mitsumoto, i miei collaboratori – spostò la mano indicando una porta in fondo al corridoio – ..il terzo invece l’ho modificato in modo di lasciarlo a completa disposizione dei bambini; è perciò in versione ridotta – disse un po’ imbarazzato – rimane solo il bagno privato…ma… - continuò un po’ imbarazzato - ..ecco…in pratica dovreste usare lo stesso bagno… anche se per te Ryo sarebbe piuttosto scomodo…dovresti percorrere tutto il corridoio…senza contare… - stava disperatamente cercando di scusarsi, ma Ryo lo interruppe:

- Cioè, in pratica, IO dovrei usare lo stesso bagno di quel trav…*KABOOM* Kaori lo martellò poderosamente, ma lo prese al volo, altrimenti avrebbe rovinato la tappezzeria (ahem^^; N.d.Aeris)
- Senti cocco, benché io non ami affatto avere a che fare con te (seee^^ n.d.Aeris) noi qui siamo ospiti, ed in quanto tali, accettiamo le regole, vista la gentilezza di Takeshi!! CHIARO?? – lo fulminò Kaori gettandolo a terra. Takeshi sorrise imbarazzato (aggiungerei il gocciolone sulla testa^^; n.d.Aeris)
- Ehm…dai…non litigate! In fondo…sì…ecco…io e Saeba potremmo dividere il bagno privato…ecco… - cercò di accomodare - …ma credevo che non ti dispiacesse affatto dividere il bagno con una così bella donna – disse ammiccando in direzione di Ryo. Kaori avvampò, ma Ryo avvicinandosi gli disse, con fare cospiratore:
- Devi sapere che lei è l’unica donna al mondo che non me lo fa diventare duro! – *GOCCIOLONE*
- Ah, sì?? Allora vogliamo raccontare a Takeshi, l’altra notte, il modo in cui… - Ryo prontamente le tappò la bocca. Eh, sì, ammise questa volta hai vinto tu, anche se il solo pensiero di quello che lui e Kaori avrebbero potuto fare lì dentro lo mandava in corto circuito.
- E va bene, okkei, accetto!! Ma se prova anche solo a … - fu subito zittito da un’occhiata eloquente della socia, del tipo se dici una parola di più ti spezzo le braccine, o meglio, qualcos’altro e te lo faccio mangiare.

Verso le sette la governante passò ad avvisare ognuno che la cena sarebbe stata pronta per le otto; Kaori voleva assolutamente riparare alla gaffe, perciò si vestì e si truccò con cura, completando l’opera con un pupazzetto che per fortuna aveva pensato di portarle come regalo da Tokyo. Alle otto in punto scese; erano tutti riuniti nella grande sala da pranzo. I suoi occhi corsero di riflesso a Ryo, come sempre, tra l’altro splendido nel suo smoking (mi sa che gliel’ha prestato Take, eh?^^; N.d.Aeris); l’uomo la guardò con uno sguardo di fuoco, spogliandola con gli occhi del suo romantico vestitino, ricoperto da un velo di pizzo con tante minuscole roselline applicate sopra (che fantasia ho oggi^^; N.d.Aeris). Si sedettero e consumarono in allegria la deliziosa cena preparata dalla signora Mitsumoto, complimentandosi con questa per l’eccellente lavoro svolto. Finalmente venne il momento della torta…le luci vennero abbassate e apparve una splendida torta, con sei graziose candeline rosa sopra; l’ormai famosa canzone venne intonata e Meg spense le candeline tutto d’un fiato esprimendo uno di quei meravigliosi desideri che solo i bambini possono esprimere. Megan fu entusiasta del peluche di Kaori (e Ryo^^;), raffigurante la stessa donna a cavallo di un corvo con un martellino in mano e gratificò entrambi con un bacione. Kaori sorrise tenera nel vedere Ryo arrossire, poi prese in disparte Seth e consegnò anche a lui un peluche, raffigurante però un Ryo spaventatissimo (evitiamo la faccia da maniaco, dai^^; N.d.Aeris) a cavalcioni di un altro corvo.

La serata passò tranquilla e, scoccata la mezzanotte, ognuno si recò nella propria camera.

Kaori si sentiva veramente bene dopo quella doccia tonificante, prima di andare a letto era proprio l’ideale, la aiutava a rilassarsi. Si avvolse in un morbido telo di spugna assaporando quel caldo tepore; ad un tratto la porta si aprì e sulla soglia comparve Ryo. L’uomo la squadrò sorpreso che avessero avuto la stessa idea poi, valutando la situazione, la sua espressione mutò in un ghigno malizioso:

- Ehehe, Kaori-chan, a quanto pare siamo soli… - disse sfregandosi le mani. Kaori d’istinto si strinse meglio il telo addosso, tenendolo saldamente:
- Nooo, dolcezza, non serve che tu tenga quel telo, tanto tra poco finirà in terra insieme ai miei vestiti! – a sentirsi chiamare a quel modo Kaori si riprese all’istante, infuriata:
- Prima di tutto potevi almeno bussare, secondo tu ora te ne vai – disse con occhi fiammeggianti.
- Ma perché mi cacci? Non sarai ancora arrabbiata per quello che ho detto a Takeshi oggi, vero? – buttò là scherzosamente Ryo. Kaori si rabbuiò ancora di più:
- Non avevi il diritto di umiliarmi!! FUORI!! – accompagnando le parole ai fatti lo prese per il bavero della maglietta e lo scaraventò fuori dalla porta, fermandola poi con un pesante mobile, dato che era sprovvista di chiave.

Il tiepido solo invernale si fece strada tra le frizzanti tende della camera primavera, illuminando il viso della splendida donna addormentata fra le coperte.

Kaori, dolcemente, si destò dal suo sonno leggero; era venuto il momento di scusarsi con Ryo per la reazione esagerata della sera prima; sapeva perfettamente come era fatto Ryo e non avrebbe dovuto arrabbiarsi, si disse…anzi…forse il suo era stato un tentativo per scusarsi, dimostrandole che la gradiva un gran bel po’. Convinta si alzò dal letto, si vestì in fretta e fece una rapida fermata nel bagno, dopodiché si diresse verso la camera di Ryo; provò a bussare, senza alcuna risposta. Allora entrò: aprì appena la porta e quello che vide la lasciò sbalordita; la stanza era inondata di luce, perfettamente in ordine, persino il letto era fatto…ma quel che la colpì dritto al cuore fu la stanza stessa. La stanza autunno era interamente concentrata sui toni caldi e passionali del bronzo e del marrone scuro, con qualche intarsio in oro. Si sedette sul grande letto in mogano stile impero; quella stanza sembrava fatta ad immagine di Ryo…quell’uomo così duro e forte non era affatto freddo e calcolatore, ma caldo e appassionato…oh, se lo era! La sua mascolinità la avvolgeva completamente facendola bruciare di passione e allo stesso tempo proteggendola…era così che si sentiva in quella stanza…al sicuro, come se si fosse trovata nel cuore di Ryo...dentro di lui, con lui. Era tutto così perfetto in quel chiarore appena accennato che si sentì quasi inadeguata…come un raggio di sole che spezza l’armonia di un luogo…non c’era posto per lei.

Un’altra giornata passò allegramente, e giunse nuovamente la sera, riportando alla memoria paure sopraffatte dai colori dell’arcobaleno.
Kaori si sentiva malissimo; aveva un nodo in gola che non riusciva a sciogliersi…era terrorizzata, non ne sapeva nemmeno il motivo. Si sentiva in ogni caso un peso per Ryo, un intralcio, una nota stonata che minacciava la sua armoniosa melodia. Una cosa però era certa, aveva bisogno di lui.
Corse a piedi nudi attraverso il freddo corridoio e cercando di fare il minor rumore possibile socchiuse la porta sbirciandovi all’interno, poi, rapidamente, entrò. La stanza era immersa nella penombra; la figura atletica e forte di Ryo si adattava perfettamente all’ambiente, quasi ne facesse parte. Lo guardò: ora il nodo che si sentiva in gola minacciava di sciogliersi, ma lei non gliel’avrebbe permesso; continuò ad osservare l’uomo che amava, la vista annebbiata dalle lacrime. Ad un tratto lui si mosse, mettendosi a sedere sul letto; la stava guardando.



Si mise a sedere sul letto, convinto di sognare. E invece no, quella era proprio Kaori. Aveva l’aspetto di un gattino impaurito, il corpo incollato alla porta, come a chiederne il sostegno: sorrise.
- C’è qualcosa che non va? – chiese dolcemente, mantenendo la voce bassa. Lei non rispose:
- Su, tesoro, vieni qui – continuò con un tono dolce e rassicurante. Lei scosse la testa.
Ryo si accorse di un luccichìo nei suoi occhi; stava piangendo. Allora si alzò, infischiandosene della propria nudità e lentamente le si avvicinò:
- Kaori, per favore, parlami – le sussurrò ancora, poi le tese una mano. Kaori sgranò gli occhi, una lacrima sfuggì al suo controllo; Ryo gliela asciugò con un bacio. Kaori subito rispose, spostando il viso in modo che le loro bocche si incontrassero e lo baciò, con foga, quasi con disperazione.


Ryo le aveva teso una mano. Non capiva perché un così semplice gesto l’avesse sconvolta a tal punto; forse perché lei l’aveva interpretato come un invito a far parte di lui, della sua vita. Sapeva che era sciocco farsi tutti quei problemi, visto che lui l’amava, ma non poteva che sentirsi inadeguata per un tipo come Ryo. Così alla prima occasione lo aveva baciato; ora non desiderava parlare…ora voleva solamente far l’amore con lui, sentirsi un tutt’uno con l’uomo che amava, sperando di cancellare quella fastidiosa sensazione di inadeguatezza che la tormentava.

Ryo ebbe un attimo di esitazione, poi rispose al suo bacio, dapprima dolcemente, poi con maggior esigenza, rovesciandole la testa indietro per avere maggior accesso alle sue labbra. La accarezzò con la lingua affondando nella sua bocca, poi cercò la sua, stuzzicandola sapientemente e rendendo quel bacio un gesto sempre più erotico. Tolse le mani dal suo viso e le spostò sul seno accarezzandola come solo lui sapeva fare, poi le spostò sul fondoschiena sollevandola da terra. Kaori gli attorcigliò le gambe sui fianchi, lasciandosi trasportare sul pesante letto. Ryo le stava sopra, ma la donna invertì subito la posizione con un rapido colpo di reni (ammazza! E’ forte la ragazza^^; N.d.Aeris). Gli accarezzò il torace nudo e disegnò una linea immaginaria con le dita, dalla bocca fino giù all’ombelico… seguite a breve distanza dalle labbra e dalla lingua:
- Dio, Kaori, uno di questi giorni mi farai impazzire – sospirò compiaciuto Ryo, con un gemito di soddisfazione.


Kaori fu svegliata da un bacio del socio, a cui rispose automaticamente, accendendosi subito di passione. Ryo sorrise e la fermò:

- Ehi, ehi, aspetta! – sghignazzò – Non ancora, prima ti devo far vedere una cosa! -


Ryo quella notte, dopo il loro amplesso, aveva riflettuto a lungo. Finalmente era riuscito a capire il motivo per il quale Kaori fosse così turbata; ci era arrivato perché anche lui aveva provato le stesse sensazioni giorni prima. L’aveva vista uscire dalla sua stanza, la mattina precedente…era molto triste…anche lui quando aveva visto la stanza della socia, così simile a lei, si era sentito inadeguato, ma poi, comprendendo che avevano bisogno l’uno dell’altro, come a completarsi, si era tranquillizzato. Poi, il fatto che lei provasse le stesse cose lo calmava ulteriormente; ed ora avrebbe rassicurato anche lei.


Ryo scese da letto e si diresse verso la finestra:

- Guarda questa stanza – disse a Kaori. La stanza era avvolta nello stesso debole chiarore della sera prima. Ryo allora aprì completamente le tende:
- Osservala ora – le disse dolcemente.
Kaori si guardò intorno. Era incredibile, i raggi del sole avevano dato come nuova vita alla stanza, trasformandola completamente. Ora sembrava rinata, più allegra, vivace…sì, migliore.
- E’ questo l’effetto che hai su di me – le sussurrò piano. Kaori si voltò di scatto a guardarlo; lui aveva capito!!
- Sì – le confermò – Mi rendi una persona migliore, mi completi – aggiunse. Il nodo in gola le si sciolse come per magia, lacrime, di gioia, le inumidivano il viso.
- Ti amo terribilmente Ryo – dichiarò con trasporto, poi lo trascinò nuovamente verso il letto, senza dargli il tempo di replicare, tanto era sicura del suo amore.


Quando scesero al piano sottostante trovarono la tavola apparecchiata solo per loro.

- Il signore mi ha chiesto di tenervi il pranzo in caldo, perché immaginava saresti scesi più tardi del solito, prego, servitevi – li invitò la signora Mitsumoto che intanto era sbucata dalla cucina. Kaori, un po’ imbarazzata, si chinò un poco ringraziandola, poi lei e Ryo si sedettero e consumarono il loro pasto in silenzio e si annoiarono terribilmente per tutto il giorno, senza sapere cosa fare. Infatti Takeshi era al lavoro e sia Megan che Seth a scuola…dopotutto era lunedì e la pacchia era finita:
- Ryo io non riesco a stare senza far niente tutto il giorno! – disse Kaori girando in tondo per il salotto; l’uomo la seguiva attentamente con lo sguardo:
- Be’ ma non c’è niente che possiamo fare…in cucina c’è già la signora Mitsumoto, non ci sono cattivi da sterminare e di uscire non se ne parla visto che non conosciamo la città! – Ryo divenne pensieroso, poi sul suo volto si accese un ghigno:
- A meno che… -
Avvertendo il suo tono Kaori si fermò di fronte a lui e gli puntò un dito in faccia:
- Senti, ma non pensi ad altro? Ci sono un milione di possibilità e tu non fai altro che cercare una scusa per…- si zittì ricordandosi della presenza della governante in cucina; Ryo ne approfittò per replicare:
- Guarda che io sono giovane e ho i miei bisogni…lo sai che i giovani hanno più voglie…ed io ho appena 20 anni!! Eppoi dovresti ringraziarmi…perché non sembra che ti dispiaccia così tanto passare del tempo con me ed il mio amic…. – Kaori lo zittì tappandogli la bocca, ma lui, non accorgendosi della governante che stava attraversando il salotto per andare al piano superiore, cominciò a divincolarsi; la donna allora lo bloccò con la sua mossa carpiata dell’elefante, bloccandolo sul divano e con la testa gli indicò la governante. Si appiattirono sul divano e quando se ne fu andata Kaori si mosse:
- Per fortuna che non si è accorta di noi! Avremmo fatto una figuraccia!! Chissà cosa avrebbe potuto pensare vedendoci così! – disse sospirando.
- Kaori… - riuscì a dire Ryo con la mano della donna che ancora gli tappava la bocca - …ti prego, smetti di muoverti… - articolò con voce roca. La socia non capì subito il suo “problema”, così lo guardò con aria interrogativa. Ryo sorrise dell’innocenza della socia, poi cominciò a mordicchiarle il palmo della mano provocandole brividi in tutto il corpo, finché le sfuggì un gemito di piacere che aumentò ulteriormente la reazione prepotente del suo corpo. Kaori capì il significato delle parole di Ryo quando si sentì sollevare in aria; avvampò e balzò in piedi correndo su per le scale. Ryo la imitò correndo piegato in due…
- Sig. Saeba, si sente bene? – lo interrogò la voce della signora Mitsumoto; Ryo avrebbe voluto sprofondare ma riuscì ugualmente a balbettare una risposta con un sorriso imbarazzato sulle labbra:
- Ah…sissisisi…eh..n-non si preoccupi…è…è che stavamo facendo la…sì, la corsa delle papere…ehehe, ci scusi, o-ora la smettiamo! – poi corse trafelato in camera gettando una rapida occhiata alla porta socchiusa della camera primavera dove una divertita Kaori lo osservava.

Scesero per la cena; evitarono di guardarsi per tutta la durata di questa, dopodiché Kaori chiese a Takeshi se poteva parlargli e lui accettò di buon grado:
- Takeshi, scusami, faccio in un minuto – si scusò.
- Ma no, figurati… e poi ai bambini ci pensa Ryo! – rispose l’uomo. Kaori sorrise imbarazzata: - Eh…s-sì, certo – Takeshi rise:
- Non so cosa abbiate combinato oggi, ma per la signora Mitsumoto deve essere stato un trauma! – Kaori arrossì ulteriormente:
- Si…be’…comunque vorrei chiederti se puoi trovarci qualcosa da fare… - Takeshi la osservò sbattendo le palpebre:
- Prego? – (questo è un omaggio alla mia prof. di Italiano^^;n.d.Aeris)
- Si, cioè…noi ci annoiamo terribilmente qui a casa… -
- Ah, ho capito!! Certo che sì!! – esclamò entusiasta Takeshi. Kaori si illuminò:
- Sul serio? – disse battendo le mani
- Certo…al lavoro la segretaria si è ammalata…ce ne serve giusto una… -
- E Ryo? -
- Be’…lui potrebbe sempre fare il tuo assistente!! -
- Perfetto! – disse la donna annuendo. Il sorriso di Takeshi si allargò ulteriormente:
- Splendido! Domani mattina vi faccio fare un giro poi, dopo pranzo, potrete incominciare!! E…tranquilla, non è nulla di faticoso, ma vi terrà occupati! – Kaori lo ringraziò sentitamente, poi verso le nove salirono tutti al piano superiore, domani sarebbe stata una giornata faticosa!



-
Ahh… – Kaori si rilassò nella vasca piena di schiuma…l’idromassaggio era fantastico. Appoggiò la testa al bordo e chiuse gli occhi, poi, apparentemente senza un motivo cominciò a ridere.


Appena Ryo entrò venne accolto dalla risata cristallina della socia. Subito si insospettì: Che ci fosse Takeshi con lei? Furioso aprì di scatto la porta che divideva l’anticamera del bagno dal resto e rimase lì impalato ad ammirare la sua splendida donna con la testa rovesciata all’indietro ridere di gusto in un mare di schiuma.

- Perché stai ridendo? – le chiese infuriato con se stesso per la sua sfiducia verso Kaori, che si bloccò di colpo, vedendolo:
- Ripensavo alla corsa delle papere, eri così…- non riuscì a terminare la frase che ricominciò a ridere di gusto. Ryo mise il broncio:
- D’accordo, ora io levo le tende, fai un fischio quando hai fatto – disse sistemandosi meglio l’asciugamano intorno alla vita. Kaori smise di ridere: ora doveva riscattarsi, non poteva respingerlo sempre…d’altra parte anche a lei piaceva non poco dedicarsi a certe attività, realizzò imbarazzata.
- Ehi! – lo fermò, trattenendolo per un braccio, poi lo fece voltare e lo guardò maliziosa:
- Ti ho forse detto di andartene? – Ryo la guardò sorpresissimo; Kaori che prendeva l’iniziativa?
- Kaori sono molto stanco… - provò a tirare la corda.
- Oh, no, io non credo…- sorrise – ma vedrai come lo sarai quando avrò finito con te – aggiunse. Voleva giocare? Bene avrebbe trovato pane per il suoi denti!

L’amico di Ryo cominciò a dare segni di vita; Oh, no, maledizione, non adesso! Imprecò tra i denti. Kaori gli prese una mano e lo trascinò sopra di sé nella vasca, poi con le dita insaponate gli accarezzò il torace e la schiena possenti, le gambe sode e muscolose…Ryo non ce la faceva più, stava letteralmente per esplodere… Poi la donna si bloccò e con un gesto rapido gli tolse l’asciugamano dalla vita, gettandolo a terra; Ryo rimase senza parole, non poteva più contenersi. Lei sorrise compiaciuta, poi gli cinse i fianchi con le gambe e lo trascinò definitivamente in acqua:

- Sei pronto, sweeper? –

 



CAPITOLO III: “…della tempesta”

Corse a perdifiato attraverso il corridoio: lui l’avrebbe raggiunto. Era terrorizzato, ma doveva correre, ne andava della sua vita. Un vicolo cieco, era in trappola; si guardò rapidamente intorno: la toilette! Si infilò all’interno della piccola stanza e fece per girare la chiave ma… era incastrata, maledizione!! Le mani gli tremavano troppo, era un bagno di sudore…*click* finalmente riuscì a chiudere. Ormai era la fine, lo sapeva, sentiva i suoi passi per il corridoio, sembrava un incubo…ma non sarebbe morto senza fare niente! In fretta e furia estrasse dal camice un foglio e una biro ed appoggiandosi al lavandino si apprestò a scrivere…no…non poteva scrivere il suo nome, lo avrebbe perquisito e lo avrebbe facendolo sparire…ecco! Poteva scrivere…Trasalì al suono della maniglia che veniva abbassata e alzata velocemente, poi…il silenzio…doveva sbrigarsi…cominciò a scrivere…

Uno sparo soffocato, la serratura era saltata; fece appena in tempo ad infilare il foglietto nei pantaloni.
Il suo inseguitore piombò su di lui… ed il nulla lo avvolse.



- Dai Ryo, non fare il difficile! Ti ho trovato qualcosa da fare, no? – esclamò una ben nota voce femminile.
- Eh, no, Kaori! Io non intendevo un lavoro, siamo in vacanza te lo sei dimenticato? – replicò lo sweeper – Eppoi potevi almeno interpellarmi!! – aggiunse. Kaori lo fulminò con lo sguardo:
- Muoviti o faremo tardi – ordinò brusca.
Takeshi era precedentemente entrato per preparare un po’ il terreno ed ora stava uscendo, lo sguardo cupo. Ryo si fece subito attento e si informò:
- Takeshi, è successo qualcosa? – l’uomo ebbe un leggero tremito:
- Hanno assassinato un uomo -

Kaori si portò una mano alla bocca, mentre Ryo rimase impassibile:
- Come è successo? -
- Non lo so…l’ha trovato uno dei nostri dipendenti pochi minuti fa -
- Conoscete la sua identità? -
- Sì. Il suo nome era Yoshimitsu Kurabai, uno scienziato veramente valido -
- E cosa ci faceva nell’edificio di notte? – chiese sospettoso Ryo
- Be’…in questo centro noi svolgiamo ricerche di ogni tipo e abbiamo bisogno di molti collaboratori. La maggior parte di questi ha scelto di dedicare la propria vita alla scienza, abbandonando tutto il resto; per questo motivo al di sopra del centro si trovano dei piccoli appartamenti, circa una novantina, dove i ricercatori e i dipendenti possono sostare o anche abitare – spiegò Takeshi. Ryo lo guardò:
- E tu come fai a sapere tutte queste cose? - chiese
- Io sono il capo, qui – lo informò.
Ryo sorrise senza allegria:
- Immagino che tu abbia chiamato la polizia -
- Certo -

Takeshi chiese a Kaori e Ryo di rimanere al di fuori dell’edificio ad una certa distanza, in modo da non rimanere immischiati nella faccenda; più tardi li avrebbe informati su tutto.

Un paio d’ore dopo

Quando Takeshi li raggiunse Kaori e Ryo erano seduti su una panchina, ognuno immerso nei propri pensieri:
- Ragazzi, devo dirvi una cosa – annunciò mesto. I due concentrarono la loro attenzione su di lui, Ryo sembrava turbato.
- Il sig. Kurabai era un uomo molto acuto ed ha avuto il tempo di darci un indizio sull’assassino – cominciò cauto – Su un foglietto che la polizia ha trovato nei pantaloni c’erano scritte una K ed una M

Kaori impallidì sentendosi male. Ryo, anche lui rimasto di sasso, se ne accorse e la sostenne per la vita:

- Kaori…questo non vuol dire che sia stata tu – cercò di rassicurarla Ryo. Takeshi annuì vigorosamente:
- Certo! Noi sappiamo perfettamente che non puoi essere stata tu! –
- E non dimenticare che hai una pessima mira! Non centreresti nemmeno un branco di elefanti dentro una stanza! – la schernì. Kaori riprese subito colore, si accese di rabbia e lo colpì col suo martellone in ferro, mandandolo dentro un bel cespuglio di rose qualche chilometro più in là:
- Razza di idiota! – gli urlò dietro. Takeshi ringraziò mentalmente Ryo per aver fatto sì, seppur con i suoi discutibili metodi, che si riprendesse:
- Noi siamo certissimi della tua innocenza, ma se si venisse a sapere che le tue iniziali sono K e M come quelle dell’assassino, potresti finire nei guai – la avvertì - per questo è meglio che tu e Ryo, finché le acque non si saranno calmate, ve ne restiate buoni a casa – concluse convincente. Kaori incrociò le braccia davanti al petto:
- Non se ne parla neanche! – contestò subito – Io voglio dimostrare la mia innocenza trovando quel bastardo e facendolo pentire di avere le iniziali in comune a Kaori Makimura! – la donna era decisamente sul piede di guerra; Ryo, che intanto era miracolosamente rispuntato con qualche cerotto qua e là, si fece serio ed espresse la sua opinione al riguardo:
- Io non sono d’accordo – si oppose come al solito – E’ una cosa troppo rischiosa. Se la polizia indagasse su di te e scoprisse il tuo nome finiresti in galera per il resto dei tuoi giorni – la avvertì. Kaori si girò verso di lui, ancora più decisa:
- E questo ti sembra un buon motivo per nascondermi come una ladra? – lo rimbeccò - O come un’assassina? – aggiunse un po’ turbata – Visto che io sono innocente non ho nessun motivo per nascondermi e, al contrario, ne ho un centinaio per smascherare il colpevole! – come ragionamento non faceva una piega e benché Ryo non fosse d’accordo dovette cucirsi la bocca.
- Forza – esordì di nuovo Kaori dopo un attimo di pausa – Torniamo a casa e studiamoci un piano! – propose o meglio, ordinò perentoria.



Kaori stese una piantina sul grande tavolo della sala da pranzo, dopodiché diede un morso alla mela che aveva in bocca:
- Allora, questa è la pianta dell’edificio – cominciò, la bocca ancora piena – Il delitto è stato commesso qui, nella toilette numero quattro al secondo piano – disse indicando una piccola stanza, poi vi disegnò una croce – Ora, dal luogo del delitto possiamo risalire ai possibili assassini – continuò.
Ryo la guardò stupitissimo: Da quando in qua Kaori era diventata così abile? Corrugò la fronte, rendendosi conto di non conoscere ancora molte delle sue capacità.
- Il piccolo corridoio dov’è situata è un vicolo cieco, quindi… - proseguì tracciando una lunga linea - …possiamo concludere che si può giungere in questo corridoio solo passando attraverso i piccoli appartamenti del suddetto piano! – dedusse soddisfatta.
- Ma brava! – la prese in giro Ryo – Con la lentezza di una lumacona sei arrivata alla conclusione alla quale ero arrivato io dopo pochi secondi che guardavo la piantina –
- Complimenti signor so tutto io!! Adesso continua il tuo fulmineo ragionamento fuori dalla finestra! – gli urlò contro buttandolo di sotto avvolto nel futon.
- Scusami Takeshi, dove eravamo rimasti? Ah, si…dunque…prima ci hai detto che nel laboratorio di ricerca quella sera il sig. Kurabai non è stato visto da nessuno…quindi il nostro campo ricerche si limita al secondo piano – continuò Kaori pensierosa – Di conseguenza l’assassino è una delle persone che utilizzano gli appartamenti! – esclamò Kaori battendo un pugno sul palmo della mano.
- Ehmm, Kaori…ci sono una settantina di stanze in quell’edificio…intendi controllarle tutte? – le fece notare Takeshi. Una libbellulina passò dietro alla nostra Kaori:
- Ehehehehe….non ci avevo pensato! – ammise. *SBONK* (Take cade per terra^^; N.d.Aeris).
- Ecco, lo sapevo io che eri una frana! – la rimproverò un Ryo misteriosamente apparso alle sue spalle – Come al solito adesso dovrò fare tutto io, vero? – la rimbeccò ancora. Kaori gli piantò un dito davanti alla faccia:
- Non ti preoccupare, io ce l’ ho già una soluzione! – gli disse.
Ryo gli rise sguaiatamente in faccia:
- Seee, see…come no! Tu… -
- Io mi infiltrerò tra di loro – decretò con un sorriso vittorioso sulle labbra. Ryo aprì smisuratamente la bocca:
- Tu cosa? No, non se ne parla –
- Ohhh, certo che si! – sogghignò Kaori – Io accetterò quel lavoro da segretaria sotto mentite spoglie e tu verrai con me! –
- Assolutamente no! – si rifiutò ancora.
- Peccato… perché ti perderai la visione di tante belle scienziate in minigonna e camice bianco… - disse con nonchalance – Per non parlare delle segretarie tuttofare – lo stuzzicò.
- SEGRETARIE TUTTOFARE?? EHI, ACCETTO!! ASPETTATEMI RAGAZZEEEE!! – gridò con la sua solita faccia da maniaco. La signora Mitsumoto sopraggiunse dalla cucina con aria preoccupata:
- Sig. Saeba, è forse successo qualcosa? Deve essere un’ulcera se la fa gridare in questo modo osceno! – suggerì. Kaori lo martellò poderosamente:
- Noo, signora, non si preoccupi, dopo la mia speciale cura tornerà pressoché normale – la rassicurò con un sorriso. La signora Mitsumoto annuì e ritornò alle sue faccende.
- Allora è deciso, Ryo! Takeshi, domani andremo a fare compere, d’accordo? –
Takeshi era entusiasta:
- Benissimo, e non baderò a spese! – dichiarò – Quando cattureremo l’assassino i contribuenti mi daranno un bel contentino e finalmente potrò ampliare le mie ricerche! – esclamò tutto preso, gli occhi scintillanti. Ryo lo guardò in tralice: Certo che per fidarsi così ciecamente di una come Kaori… poi sorrise e la guardò; non poteva fare a meno di quella donna un po’ pasticciona, ma piena di vita e idee…ed era anche la persona di cui si fidava di più al mondo (ma Ryo! Sei tutta una contraddizione! :P N.d.Aeris)


CAPITOLO IV: “Il ritorno di Maša”


- Pronto…Miki? –
- Si? –
- Sono Kaori…-
- Ah, Kaori, ciao!! Tutto ok laggiù, vero? Se chiami per gli incarichi… -
- No, no…è che sono successe un po’ di cose qui... -
- Dai, racconta! – la incalzò Miki.


-
E così adesso vuoi trovare il vero assassino! – concluse per lei Miki un po’ di tempo dopo.
- Si…ho già un piano, ma…ho bisogno di te! –
- Che bello, non vedo l’ora! Che cosa hai intenzione di fare? –
- Be’…ecco…mi devo infiltrare tra loro come segretaria…e ovviamente devo celare la mia identità… -
- Sì!! Ho capito!! Oh, Kaori, non sai come vorrei essere laggiù! Devi essere sexy, vero? –
- Sì.. –
- Waa, che meraviglia!! Finalmente hai deciso di trasformarti in una femme fatale! –
- Ma è solo una finzione… -
- Non importa, è comunque un grande passo! Vedrai che Ryo resterà di sasso quando ti vedrà così sexy!! Purtroppo non posso raggiungerti, qui c’è molto lavoro in questo periodo, ma ti mando i miei migliori cataloghi e depliant dove ti segnalerò ciò che vale la pena di prendere…poi sarà tutto in mano al tuo gusto… -
- Miki…mi raccomando, non esagerare! –
- Oh, non ti preoccupare!! Quando mai ho esagerato? Ho giusto giusto il nuovo catalogo della Cotton Club fra le mani, e ti assicuro che è una bomba!! – concluse la donna soddisfatta.
- Miki… - provò a rimproverarla Kaori.
- Su, su, niente storie! Ormai è tutto in mano mia! Stai tranquilla, ci pensa la tua Miki! – poi gli mandò un bacio per telefono e riattaccò.
Kaori sospirò, poi sorrise tra sé…Miki era un po’ esagerata a volte, ma le voleva bene…E Ryo? La domanda le giunse spontanea, ma la donna scosse la testa rimproverandosi. Doveva essere sicura del suo amore, sempre.
In quel momento arrivarono Meg e Seth:
- Ciao Kaori! – la salutarono.
- Ciao, bambini! Com’è andata oggi a scuola? -



La mattina dopo, puntualissimo, arrivò il pacco con tutto il materiale preparatole da Miki, insieme ad alcune dritte… Quel pomeriggio, Kaori riuscì a trascinare anche Ryo per negozi: voleva la sua approvazione, ad ogni costo!
Entrarono per prima cosa in un negozio di vestiti…l’ambiente era sofisticato e aleggiava una leggera musica di sottofondo.
- Salve, signora…siamo qui per acquistare… - spiegò Takeshi alla commessa che poi, insieme a Kaori e ai depliant di Miki sparì all’interno del negozio. Ryo si era seduto su una poltrona: da quando erano partiti non aveva mai smesso di sbuffare.
- Ryo, non sei ansioso di vedere Kaori in versione segretaria? – gli chiese pacifico.
- Certo che no!! Conoscendola è capace di mettersi una tuta mimetica e convincere le altre dipendenti che fa moda! – sbuffò ulteriormente – Ed io mi perderò tutto il ben di Dio che…- Ryo si interruppe, sentendo un rumore: istintivamente si voltò verso la sua sorgente, attento. Dalla tendina che separava il camerino dal resto della stanza, Ryo vide spuntare due gambe lunghe e ben tornite, fasciate da un paio di calze velatissime nere terminanti con una giarrettiera dello stesso colore.. il sangue cominciò a riscaldarsi nelle vene. Pochi centimetri sopra la giarrettiera vi era un’attillatissima gonna scura, che fasciava meravigliosamente i fianchi della donna che la portava…il tutto completato da una camicetta per gran parte sbottonata, che lasciava intravedere le sue grazie. Ryo sentiva il sangue galoppare a ritmo frenetico dentro di lui e quando vide il viso della donna rischiò di esplodere: Kaori!
Per natura la socia era una ragazza semplice, che vestiva sportivo e non si truccava…come poteva la sua Kaori essersi trasformata sotto i suoi occhi in una fatalona? Lei lo guardò, esitante: era evidente che era a disagio.
- Kaori, i travestiti di solito girano di notte! – la schernì per non dare a vedere la sua inquietudine. Kaori abbassò gli occhi, ferita:
- Signora…temo che questo tipo di abbigliamento non vada bene… - stava per mettersi a piangere…
- Ma che dici Kaori? – la interruppe Takeshi entusiasta – Sei splendida!! Guarda… - poi indicò con un ampio gesto della mano il locale – Nessun uomo nel raggio di un chilometro ti ha staccato gli occhi di dosso da quando sei uscita da quel camerino! – le disse. Kaori posò lo sguardo su Ryo, che fissava un manichino, interessatissimo alle curve femminili di questo: Non tutti…
Takeshi capì al volo il corso dei suoi pensieri. Le si fece più vicino e sussurrò:
- Non devi essere triste…appena Ryo ti ha visto ci è rimasto di sasso – fece una pausa – Sembrava che da un momento all’altro ti avrebbe caricata su una spalla e portata in un luogo dove saresti potuta essere vista solo da lui… - continuò compiacendosi della sorpresa di Kaori, che non si era accorta di nulla – E’ turbato perché non è preparato a vederti in questo modo e ha paura che qualcun altro possa accorgersi del tuo immenso valore e portarti via da lui – concluse saggiamente. Kaori sgranò gli occhi:
- Ma lo sa che non è possibile … - sussurrò appena –Per me esiste solo lui… -
Takeshi le prese una mano
- Allora non ti resta che dimostrarglielo… - le suggerì sorridendo prima di tornare a sedersi. Negli occhi di Kaori balenò un’idea. Sorrise, seduttrice:
- Non ho più bisogno di voi, ragazzi. – esordì – Da qui in poi farò da sola e sono certa che troverò qualcuno che mi saprà apprezzare e consigliare – concluse magistralmente. Gliel’avrebbe dimostrato, sì, ma allo stesso tempo gliel’avrebbe fatta pagare per aver dubitato di lei.


-
Uff! – Kaori, dopo l’intera mattinata e gran parte del pomeriggio passati a fare compere di ogni genere si gettò sul letto, esausta. In quel momento qualcuno bussò alla porta:
- Signora, possiamo entrare? – chiese una voce maschile.
- Si, certo – rispose Kaori stanca. Quattro fattorini pieni di pacchetti e pacchettini entrarono.
- Mettete tutto laggiù, per favore – li istruì indicando un angolo della stanza. I ragazzi eseguirono, poi chinarono brevemente la testa e all’unisono dissero:
- Grazie per aver scelto i nostri negozi, buona giornata – dopodiché se ne andarono.
Kaori si tolse le scarpe e le gettò lontano, poi cadde in un sonno profondo.

-
Kaori? – la donna si sentì chiamare da molto lontano.
- Mm…lasciami dormire ancora un po’… - supplicò con la voce impastata dal sonno.
- Kaori, mi dispiace, ma è ora di cena…se vuoi ti mando su Ryo, ma sono venuto io perché pensavo che lo avresti cacciato… -
Kaori aprì gli occhi; dovette sbattere ripetutamente le palpebre per mettere a fuoco la figura che la sovrastava.
- Hai ragione Takeshi, appena mi capiterà a tiro credo che lo strangolerò – disse mesta, poi si mise seduta sul letto - Posso chiederti un favore? – gli chiese ad un tratto. Takeshi non resistette ai suoi bellissimi occhi:
- Tutto quello che vuoi – Kaori sorrise:
- Una settimana fa ho trovato questa boccetta nella camera di Ryo… -


La cena si svolse in tranquillità, ma Kaori non degnò nemmeno di uno sguardo il socio e si dedicò completamente ai bambini: da domani li avrebbe visti molto più di rado, si sarebbe trasferita nel centro ricerche di Takeshi.

Ryo scese le scale, assonnato. Kaori lo stava deliberatamente ignorando e questo non gli piaceva affatto; parlava sempre sottovoce con Takeshi e lui era perfino stato da solo con lei in camera per più di un’ora… non era geloso (nooooo n.d.Aeris), solo non gli piaceva essere messo in disparte, ecco tutto.
Arrivato in fondo alle scale dal salotto sentì delle voci. Takeshi stava parlando con una donna tutta curve… la osservò meglio: il lunghi capelli scuri erano raccolti dietro la nuca e qualche ciuffo sciolto le scendeva sensualmente sul collo…portava un tailleur blu dal taglio provocante e…
La donna lentamente si voltò verso di lui.
Ryo sbiancò. Gli si sbarrarono gli occhi e le pupille gli si restrinsero a dismisura. Due occhi azzurrissimi lo osservavano con dolcezza rievocando il suo passato: Maša

CAPITOLO V: “Si comincia!”

- Ciao, Ryo – lo salutò con voce sensuale.
No, non poteva essere! Kaori era scomparsa di nuovo? L’aveva abbandonato? No, si rifiutava di crederci… la disperazione a poco a poco si fece strada nel suo cuore: non voleva perderla un’altra volta! Era troppo importante per lui…troppo…
Kaori pensava che Ryo sarebbe saltato addosso alla sua Maša, contento di veder sparire la vecchia Kaori, ma non fu così. Ryo era abbattuto, le spalle incurvate in un gesto di impotenza e rassegnazione. Kaori gli si avvicinò lentamente e gli posò un leggero bacio sulle labbra, ma lui si ritrasse di scatto, come se si fosse scottato.
Maša l’aveva baciato, come aveva potuto? E perché lui si era sentito come quando era Kaori a baciarlo? Digrignò i denti e la prese per un polso:
- Ridammi Kaori! – sibilò. La donna si sottrasse con forza alla sua stretta, poi estrasse dalla borsetta una boccetta piena di pasticche azzurrine e la agitò davanti ai sui occhi. Ryo lì sgranò : non capiva.
A quel punto intervenne Takeshi, che fino a quel momento era rimasto in silenzio:
- Una settimana fa Kaori, riordinando la tua camera, ha trovato questa boccetta – spiegò- Intuendo qualcosa ha pensato di prenderla e portarla da me perché le fornissi una spiegazione – continuò.
- Ma perché non… - provò a interromperlo Ryo, ma l’uomo lo zittì:
- Non te l’ha chiesto perché sapeva che tu, come al solito, non le avresti fornito alcuna spiegazione – fece una pausa – Io le ho spiegato a cosa serve ad in quali circostanza te l’ho data –
- Ed io ho pensato di utilizzarlo per fare le nostre indagini, così non sarei stata riconoscibile- concluse per lui Kaori.
Ryo mise freneticamente insieme i pezzi di quel puzzle. Tempo prima Takeshi gli aveva detto che il farmaco faceva semplicemente allungare i capelli e schiarire gli occhi…quindi…la personalità…allora…allora…Kaori…
- Sì – la donna rispose dolcemente alla sua tacita domanda.
Ryo la strinse con foga, cullandola tra le sue braccia:
- Meno male! Mi hai fatto terribilmente spaventare, Kaori – le baciò ogni parte del viso e lei si commosse:
- Lo sai che non me ne sarei mai andata… - le redarguì dolcemente – Non ti lascerei per nulla al mondo, sei troppo importante per me – gli sussurrò. Ryo la strinse ancora di più affondando il viso dei suoi capelli:
- Kaori, non farmi mai più uno scherzo del genere! – era troppo felice per essere arrabbiato, però – Ti amo troppo e credo che ne morirei – gemette.

Takeshi scivolò via dalla stanza lentamente, lasciandoli in quell’abbraccio felice che durò parecchi minuti.




L’entrata di Kaori calamitò l’attenzione di ogni individuo di sesso maschile presente nella stanza. Ryo stava dietro di lei, infuriato per quelle occhiate di apprezzamento. Se in quel momento avesse visto qualcuno a meno di due metri dalla sua donna gli avrebbe sparato.
- Signori! – annunciò Takeshi ad alta voce – La graziosa signorina al mio fianco sostituirà la segretaria che si è assentata recentemente, e l’uomo dietro di lei le farà da assistente – disse- La signorina Maša Izumoto è una mia parente, mentre il signor Ryo Saeba è un mio carissimo amico – spiegò ancora – Spero che li tratterete con riguardo e che sarete così gentili da aiutarli qualora avessero bisogno di aiuto – precisò. Il personale annuì convinto
– Mi assenterò per questa settimana e mi auguro che voi continuiate a comportarvi in modo ligio e responsabile – disse ancora - Buon lavoro, allora! – augurò infine il capo.

Ryo era furioso. Ogni scienziato aveva dato il suo benvenuto personale a Kaori profondendosi in complimenti e spiegazioni dettagliatissime sull’uso del telefono e della fotocopiatrice. Pensavano che la sua donna fosse stupida? No, non lo era affatto. In quel momento come per tutta la mattinata, del resto, Kaori aveva mantenuto un perfetto sangue freddo e un portamento da vera signora…teneva la voce bassa e parlava in modo sexy, movendosi con lentezza e calcolata disinvoltura. Emanava sensualità da tutti i pori e lui non era l’unico ad essersene accorto.


Chissà se sono convincente? Si chiese Kaori. Si stava impegnando tantissimo, ma era difficilissimo mantenere quello sguardo da mangiatrice di uomini.
- Scusi… - una voce interruppe il filo dei suoi pensieri. Era un bell’uomo sulla quarantina che la guardava come se non mangiasse da giorni…e lei fosse il suo pranzo. Gli rivolse un sorriso accattivante:
- Ha bisogno di qualcosa? – chiese sottolineando con la voce il doppio senso. Gli occhi dell’uomo brillarono:
- Sì – sorrise spudoratamente – Vorrei che lei… -
- Non vede che la signorina è occupata? – intervenne Ryo con gli occhi fiammeggianti – Può chiedere a me signor… -
- Sakata – rispose freddamente l’uomo – Ed ho bisogno necessariamente di Maša –
Maša? Come si permetteva di dare a Kaori tanta confidenza? Ryo gli strinse saldamente un braccio:
- Lei adesso chiederà a me ciò di cui ha tanto bisogno – il suo sguardo avrebbe pietrificato chiunque.
- Ma…insomma! Chi si crede di essere? Per caso avete una relazione voi due? – Ryo fu in procinto di spaccargli un braccio. Certo che avevano una relazione! Lei era sua, e nessuno aveva il diritto nemmeno di guardarla.
Un deciso colpo di tosse lo fermò.
- Sig. Saeba, potrei parlarle un momento? – Kaori indirizzò a Ryo uno sguardo raggelante, poi si rivolse all’altro uomo – In quanto a lei, sig. Sakata, sarò lieta di aiutarla appena avrò parlato con il mio assistente – sorrise, ma Ryo scorse in quel sorriso una minaccia.

Kaori si alzò e con passo deciso, ma sempre facendo ondeggiare i fianchi, si diresse verso il corridoio; Ryo la seguì a ruota. Arrivati in un angolo appartato lei si bloccò di scatto, si voltò e gli puntò un dito contro:
- Sei pazzo? Potevi far saltare tutta la copertura!! – lo aggredì – Se mi scoprissero io potrei finire in galera, te ne rendi conto? Mi spieghi cosa ti è preso? –
Ryo sospirò. Era vero, aveva esagerato…ma Kaori non poteva capire come si fosse sentito per tutta la mattina…e vederla flirtare con quel tipo gli aveva fatto perdere il lume della ragione.
- Perché lo guardavi in quel modo? – la assalì invece a sua volta.
Kaori lo guardò sconcertata:
- Deve averti seriamente dato di volta il cervello! In che modo lo avrei guardato, quel manichino con la puzza sotto al naso? –
- Lo guardavi come se… - provò a dire Ryo.
- Come se fossi sotto copertura, forse? – lo interrupe la donna. Ryo si sentì uno stupido:
- …come se lo desiderassi – le rivelò.
L’espressione di Kaori si raddolcì moltissimo:
- Sciocco… - sussurrò, poi gli accarezzò una guancia – Siamo sotto copertura ed io sto solo recitando un ruolo… un ruolo che non mi si addice affatto. – disse ancora.
Dannazione! Lui questo lo sapeva benissimo, ma non era riuscito ugualmente a controllarsi… da quando si era innamorato di Kaori aveva scoperto di essere tremendamente possessivo e geloso…
- Ryo? – lo chiamò la donna dopo pochi secondi di silenzio.
- Mm? – rispose lo sweeper accantonando per il momento i propri pensieri.
- Sai…un po’ sono felice che tu abbia reagito a quel modo… - gli confidò un po’ imbarazzata Kaori – Perché…sì, perché…significa che mi vuoi bene – concluse senza avere il coraggio di guardarlo. Ryo sorrise dolcemente, poi le prese il mento tra le dita e la costrinse a guardarlo negli occhi:
- Certo che ti voglio bene… - la rassicurò – Come puoi dubitarne? –
Kaori si illuminò tutta, poi lo abbracciò con foga, affondando la testa nell’incavo della sua spalla:
- Oh, Ryo, ti amo tantissimo! –
Ryo la strinse ulteriormente a sé; quelle parole lo rendevano felice…
- Anche io, Kaori, immensamente – anche lui doveva imparare a manifestare alla socia i propri sentimenti, altrimenti avrebbe causato in lei dubbi e insicurezze… e lui la voleva felice.



Ritornarono dopo poco.

- Scusi se l’ho fatta aspettare sig. Sakata! Ora sono a sua completa disposizione! – cinguettò astuta Kaori. Ogni traccia di cipiglio scomparve dal volto dell’uomo che le si rivolse con un sorriso amabile:
- Grazie mille…vede, dovrebbe battermi al computer questa lettera e poi farne delle copie…- cominciò a spiegarle.


Alle sei e mezza del pomeriggio Kaori aveva pressantemente insistito perché salissero al piano di sopra. Ma che aveva quella ragazza? Sembrava che il diavolo in persona le stesse alle calcagna
- Ryo!! Dobbiamo sbrigarci!! Ma dov’è quella maledetta chiave? – urlò Kaori di fronte alla porta della sua camera.
- Shht! Stai calma, qualcuno potrebbe sentirci! – la ammonì – Eccola, la chiave ce l’ho io – le disse poi porgendogliela. Kaori gliela strappò di mano, poi con gesti convulsi fece scattare la serratura della loro stanza, la 25, ed entrò. Mentre si dirigeva a grandi passi verso il letto prese una storta e sarebbe caduta se Ryo non l’avesse sostenuta.
- Ehi…stai calma… - la ammonì dolcemente. Kaori si voltò verso di lui: le sue iridi saettavano. Ora erano blu, ora nocciola…ora nuovamente blu…
Ryo con un balzo la depose sul letto:
- Kaori, che diavolo sta succedendo? – le chiese allarmato.


CAPITOLO VI: “Sospetti”

 

Kaori non rispose, non poteva. L’effetto della pillola stava svanendo…aveva completamente dimenticato che dopo dodici ore sarebbe ritornata normale…come aveva potuto? Eppure Takeshi l’aveva avvertita…
- Kaori? – la voce di Ryo era quasi isterica.
Finalmente l’effetto finì del tutto:
- Non preoccuparti Ryo, è tutto ok! – lo rassicurò rimettendosi in piedi da sola.
- Non c’è niente che vada bene, invece! – sbottò lui – Di quante cose mi terrai all’oscuro ancora? – chiese furibondo. Kaori era molto dispiaciuta di non averglielo detto…
- Be ’…ecco…è una cosa da niente e non volevo che ti preoccupassi…inoltre… - sapeva che Ryo si sarebbe arrabbiato ancora di più ed il suo sguardo non prometteva niente di buono - …me ne sono dimenticata io stessa – chiuse gli occhi, preparandosi a ricevere la lavata di capo che si meritava.
- Kaori, tu… - cominciò ad aggredirla Ryo, ma poi si bloccò – Oh, al diavolo! Lo sai cosa ne penso e sai anche di aver sbagliato e di avermi spaventato a morte per l’ennesima volta, perciò… - si interruppe ancora una volta notando che Kaori sembrava aspettarsi che lui la condannasse alla pena capitale – Kaori, dannazione! Smetti di fare quella faccia! – le gridò contro.
Kaori aprì un occhio, sorpresa. Ryo sbuffò, poi con falsa crudeltà la gettò sul letto:
- Pensi davvero che ti punirei? – sorrise appena – Non sono mica l’orco cattivo! –
Kaori ricambiò debolmente il sorriso, poi si inumidì le labbra secche; aveva avuto veramente paura… (Ryo sa fingere bene quando vuole^^; N.d.Aeris)
Ryo si irrigidì sopra di lei:
- Fallo ancora – ordinò perentorio. Kaori ubbidì, calamitata dal suo sguardo. Ryo le prese il viso tra le mani, poi le baciò il labbro inferiore, mordicchiandoglielo appena.
- Sei un diavolo di donna… – la sgridò con tenerezza – Non riesco proprio a rimanere arrabbiato con te… - Kaori sorrise, sotto di lui, poi alzò la testa ad incontrare le labbra dell’uomo che amava.





Kaori prese stancamente l’orologio dal comodino accanto al letto: le otto di sera. Ecco perché aveva così tanta fame! Il suo stomaco brontolò rumorosamente. Ryo le poggiò una mano sul ventre:
- Ehi, abbiamo fame? – le sorrise l’uomo, sornione. Le piaceva quando Ryo la guardava così, con lo sguardo appena velato e carico di dolcezza…
- Sì, ho una fame da lupi! – confermò la donna con il cuore traboccante di felicità. Ryo le regalò un sorriso sincero:
- D’accordo…vorrà dire che il piccolo Ryo andrà a prendere qualcosa alla mensa qui sotto– le concesse.
- Grazie… - lo gratificò Kaori con un tono così dolce che lo fece sciogliere.
Mentre Ryo si rivestiva la donna si voltò dall’altra parte. Tutt’ora provava imbarazzo nel vederlo nudo…ad un tratto le arrivò un reggiseno addosso:
- Credo che questo sia tuo – scherzò Ryo – Sai com’è, l’ho trovato tra le mie cose… e non vorrei che diventasse tutto rosso nel caso dovesse vedermi nudo – bang, colpita e affondata. Kaori si voltò di scatto:- Brutto insensibile che non sei altro! – poi gli fece la linguaccia.
Ryo rise di gusto, poi le schioccò un bacio sulla fronte ed uscì.
Kaori si alzò con il sorriso sulle labbra, si fece un bel bagno e, infine, si tagliò i capelli.
Sì, perché se voleva sentirsi completamente se stessa doveva farlo…
Poi se non li tagliava, man mano che assumeva quelle pasticche i suoi capelli si sarebbero allungati sempre di più e non sarebbe stato normale per gli altri dipendenti…
Infilò un paio di comodi jeans e una felpa ampia: si sentiva meravigliosamente bene.
Quando Ryo tornò, lei gli corse incontro:
- Ahh, potrei mangiare un bue! – esclamò scanzonata, dopodiché prese in consegna il cibo e si diresse verso l’interno della stanza. Ryo richiuse la porta alle sue spalle e la seguì.
- Allora, Ryo – cominciò Kaori con la bocca ancora piena – Le stanze sono in totale 72, di cui 65 sono occupate…siccome sono davvero troppe le persone di questo edificio, non ci resta che concentrarci sulle persone il cui nome o cognome comincia per K o per M… -
- Mm…ti risulta che ci sia qualcuno magari con cognome incominciante per M e nome per K o viceversa? Questo renderebbe le nostre indagini molto più semplici… - chiese Ryo. Kaori scosse la testa:
- No…ed è questa la cosa strana…che razza di indizio è quello lasciato da Kurabai? –
- Potrebbero essere implicate due persone nel delitto… - propose Ryo.
- Comunque questa traccia così chiara e lampante… - cominciò a dire Kaori - …non mi convince – concluse per lei Ryo.
- Già – convenne la donna.



Il giorno dopo Kaori scese in mensa per fare colazione verso le sette. Ryo la stava aspettando.
- Scusami Ryo, è che tra prendere quella pasticca e il resto… - si giustificò, poi si sedette. Nei dieci minuti successivi Ryo non proferì parola, limitandosi a mangiare con discrezione. C’era qualcosa di strano… Kaori cominciò a guardarsi attorno e finalmente notò che tutti gli sguardi erano fissi su di loro; c’erano anche persone che parlavano sottovoce indicandoli. Finalmente uno degli scienziati che aveva avuto modo di conoscere il giorno prima, Masahito Sozu (che era anche uno dei sospettati) le si avvicinò le chiese di poterle parlare in privato.
- Ha bisogno di qualcosa? – gli chiese Kaori affabilmente. L’uomo sembrava alquanto imbarazzato:
- Be ’…ecco, vede…c’è qualcuno che ha visto… - esitò un attimo – Cioè, non per farmi i fatti suoi, s’intende…però… - esitò ancora, spostando a disagio il peso del corpo da una gamba all’altra.- Su, vada avanti! Non si preoccupi non mi offendo di certo! – lo rassicurò la donna un po’ allarmata
- Ecco…qualcuno ha visto lei ed il sig. Saeba nella stessa stanza ieri sera…ed ecco…come dire…ora tutti sanno che voi avete una relazione e a molti la cosa non piace, se devo essere sincero – riuscì infine a dire.

CAPITOLO VII: “Piccoli grandi equivoci”

 

Kaori sgranò gli occhi: beccati in pieno!
- Ehm…chi può aver detto una sciocchezza simile? – chiese con finta noncuranza.
- Be ’…Sakata, nel momento in cui il sig. Saeba stava rientrando nella sua stanza con delle cose in mano, passava di lì per caso e l’ha vista corrergli incontro – fece una pausa – Poi…si sa…le voci corrono… -
Nella mente di Kaori si susseguirono fiumi di pensieri in pochi secondi, finché un’idea non le balenò in testa:
- Ahh, ho capito! – sbatté le mani – Certo che io ed il sig. Saeba abitiamo nella stessa stanza! – esclamò come se se ne fosse ricordata solo in quel momento. Si bloccò un attimo, vedendo l’espressione scioccata di Sozu – Deve sapere che il sig. Saeba è gay! – rivelò, rendendo l’uomo ancor più sbalordito:
- Signorina…lei deve capire che noi non possiamo basarci solo sulla sua parola…noi vogliamo i fatti! – s’intromise la forte voce di Sakata.
- Capisco…ma voi non dovete fraintendere … - Kaori si sforzò di pensare il più in fretta possibile – Eh…ecco…sì! La persona che era con il sig. Saeba e che sta insieme a lui era mio fratello…Kaoru! –
I due scienziati la guardarono non molto convinti.
- Se ricorda, sig. Sakata, la persona che lei ha visto indossava vestiti da uomo ed inoltre aveva i capelli corti e gli occhi nocciola – tentò di fargli ricordare Kaori, sperando di confonderlo. Sakata ci pensò su una manciata di secondi:
- Be ’…in effetti ricordo chiaramente che indossava abiti maschili e aveva i capelli corti…ma non mi può assolutamente chiedere di che colore aveva gli occhi! –
La donna sospirò di sollievo:
- Be ’… - cominciò poi con voce suadente – Vi pare che io ami indossare abiti maschili? – e con un gesto inequivocabile mise in risalto le sue forme. Sozu non era più in grado né di intendere né di volere, mentre Sakata aveva ancora qualche, seppur debole, obiezione:
- Ma noi non possiamo saperlo per certo, non le pare? Lei ha sempre i capelli raccolti e per quello che ne sappiamo potrebbe portarli benissimo corti – sogghignò. Il seducente sorriso di Kaori si fece ancora più aperto mentre con gesti calcolati si toglieva una ad una le forcine dai capelli, rivelando una folta chioma lunga fino sotto le spalle – Cosa ne dice? – chiese poi. Sakata rimase a bocca aperta e si arrese definitivamente:
- D’accordo, mi arrendo, ma noi questa sera pretendiamo di vedere suo fratello e di sapere che diavolo ci fa qui dentro – l’ammonì però.
- Ehm…mio fratello è disponibile solo la sera…ma non questa sera…sapete, deve fare gli straordinari al lavoro! – temporeggiò la donna, sapendo che prima avrebbe dovuto fare i conti con il socio.



Le sei e mezza giunsero con inaspettata velocità e Kaori venne presa dal panico: come avrebbe spiegato a Ryo la bugia che si era inventata? Si richiuse la porta della camera alle spalle e si gettò sul letto. Fece in tempo anche a tagliarsi i capelli prima che sopraggiungesse Ryo: si fissarono per un lungo istante.
- Sputa il rospo – andò subito al sodo lui – Dalla tua faccia vedo che non hai combinato nulla di buono… e questo spiega le occhiate che mi hanno rivolto tutti per tutto il giorno – disse, poi incrociò le braccia, in attesa.
Kaori deglutì a fatica:
- Prometti di non arrabbiarti? – chiese debolmente. Ryo annuì e lei poté finalmente ricominciare a respirare.
- L’altra sera ci hanno visti – l’uomo sgranò appena gli occhi, ma rimase impassibile – Avevano capito come stavano le cose…così ho detto la prima cosa che mi è venuta in mente- Ryo inarcò un sopracciglio. Se la conosceva come credeva non era nulla di buono – Ho detto che la persona che era con te era mio fratello Kaoru e … - esitò.
- E…? – le fece eco Ryo. Kaori cominciò a fissare un punto imprecisato del pavimento:
- …ho detto che lui sta con te –
Ci fu un silenzio di tomba per un minuto buono: evidentemente Ryo aveva bisogno di tempo per accusare il colpo. Kaori non osava alzare gli occhi su di lui.
- TU hai detto che IO, lo STALLONE di Shinjuku, il più AMATO tra le donne, quello che ce l’ha più GROSSO di tutti gli uomini dell’intero pianeta è GAY??? – Ryo si sentiva ferito nell’orgoglio, evidentemente.
- Dai, Ryo…ti prego…è solo una copertura dopotutto… - provò a sdrammatizzare la donna - …poi siamo ad Osaka…qui non ti conosce nessuno… -
- E tutte le bellissime segretarie che mi sarei potuto fare? Tutti i miei meravigliosi piani sono andati in fumo!!! – gridò. Kaori decise di lasciar correre per quella volta…dopotutto si trattava di salvaguardare il mostruoso orgoglio di Ryo.
Gli sorrise con estrema sensualità:
- Shh, non urlare… - gli intimò prima, poi si alzò e lo attirò a sé per il bavero della camicia – C’è ancora una segretaria disponibile… - gli ricordò a voce bassissima. Lo gettò a sedere su una sedia lì accanto e gli appoggiò la gamba sinistra, piegata, addosso, tirando leggermente su la già cortissima gonna. Ryo gemette appena e le appoggiò una mano poco sopra il ginocchio, risalendo lentamente fino all’estremità della calza autoreggente e poi sulla pelle nuda visibile attraverso lo spacco della sottana. Kaori si sentì bruciare viva, ma trovò ugualmente la forza di staccarsi da lui e allontanarsi di qualche passo. L’uomo la guardò in modo interrogativo: in risposta lei sorrise maliziosamente e fece scorrere verso il basso la zip della gonna, facendola scivolare ai suoi piedi. Con un gesto rapido la gettò poi via. Si sentiva un’idiota a fare quel genere di cose, ma era l’unico modo per rattoppare in fretta l’orgoglio di Ryo e la sola cosa che la rassicurava era l’espressione incantata che aveva il socio stampata in faccia. Sbottonò anche la giacca e la gettò via; le uniche cose che adesso indossava erano le autoreggenti ed il modello Pluto nero della Cotton Club. Era quasi interamente tutto di pizzo trasparente, un modello veramente raffinato e sexy. Respirò a fondo, si fece coraggio e si voltò dando le spalle a Ryo, che gemette forte.


Ryo rimase a bocca aperta. Non bastava quel body? Oddio, quel tanga lo eccitava terribilmente, ancora di più di quanto non lo fosse in precedenza… Oltretutto Kaori stava facendo tutto ciò solo per gratificare il suo orgoglio maschile. Dio solo sapeva cosa non avrebbe fatto pur di avere quella donna straordinaria a fianco per tutta la vita, a costo di far credere a tutti quelli che conosceva di essere gay!
Si alzò, nell’impossibilità di attendere un minuto di più: le sfiorò la schiena con dita leggere, compiaciuto di sentirla trattenere il respiro, poi scese fino ai minuscoli bottoncini che chiudevano il body e glieli slacciò uno per uno, poi le abbassò il corpetto dell’indumento e la fece voltare verso di sé.
- Vuoi che ti dimostri se sono gay o no?




CAPITOLO VIII: “Trovare il bandolo della matassa…”

Next day h 20.00

- Allora Kaori, sei pronta? – le chiese Ryo per l’ennesima volta. La giornata si era svolta normalmente e lei aveva cercato il più possibile di socializzare con i dipendenti sospettati, in modo da capire chi potesse avere un movente. Uno di loro, Kojii Dakatsu gli aveva detto di essere felice della morte di Kurabai, così lui e molti altri avrebbero avuto campo libero nelle ricerche…il movente c’era…
- Kaori!! Smetti di fantasticare, siamo in ritardo! – la riscosse la voce di Ryo. La donna finì velocemente di stringersi la fascia sul seno: quella sera avrebbe impersonato Kaoru.
Scesero insieme dalle scale presentandosi fianco a fianco in sala mensa. Tutti gli occhi erano puntati su di loro e li osservavano:
- Salve – provò a salutare Kaori. La tensione si sciolse appena e molte persone ricambiarono il saluto; dopo poco le si avvicinò Sakata:
- Ma bene! Ecco il famoso Kaoru!! – esordì ad alta voce, in modo che tutti sentissero – Tua sorella ci ha molto parlato di te… - continuò – E a quanto pare sei proprio come ti aveva descritto, ragazzo mio! Ma dicci di più! – lo invitò – Come mai te ne stavi nascosto? –
Kaori avrebbe voluto dargli un pugno in faccia:
- Vede, signore…io lavoro tutto il giorno e alla sera non ho un posto dove andare, così di solito mi ospita sempre mia sorella ed ora che si è trasferita qui… - spiegò, ma Sakata non lo lasciò finire:
- Sì, certo, abbiamo capito – lo interruppe con condiscendenza – Ma…quello che non ci è chiaro è il perché tu abbia nascosto la tua presenza a tutti! – l’uomo sembrava soddisfatto ogni volta mettesse in difficoltà qualcuno.
- Sapete…la gente ha molti pregiudizi, non trovate? – chiese Kaori con sentimento. Molti degli scienziati assentirono – Semplicemente ho pensato che potesse turbarvi il fatto che io preferisca gli uomini…e non volendo creare imbarazzo né a voi – prese la mano dello sweeper che le stava accanto immobile, ma lei sapeva che stava facendo uno sforzo immane – né a Ryo – dopodiché lo guardò con dolcezza. Alcune persone sorrisero, commosse, ma Sakata tornò all’attacco:
- Ma una donna dalla spiccata sensualità come Maša, non è minimamente disturbata dal vostro comportamento? –
Kaori rafforzò la stretta sulla mano di Ryo:
- Oh, no, affatto! Ryo è sempre stato l’assistente di mia sorella ed è molto che stiamo insieme! Inoltre io e Maša dormiamo nel letto, mentre lui dorme sul divano, quindi non credo ci sia nessun problema… - si giustificò.
- Ma tu quanti anni hai, ragazzo? Non mi sembra corretto che un uomo maturo come il sig. Saeba… - ma non poté continuare perché fu interrotto da un ragazzo che avrà avuto più o meno l’età di Kaori:
- Adesso basta, Sakata! Sai benissimo che tra noi ci sono altre persone nella stessa situazione e non mi sembra quindi il caso di dire certe cose! – lo ammonì, poi continuò, rivolgendosi a Kaori e Ryo – Non preoccupatevi, quasi tutti abbiamo una mentalità molto aperta e accettiamo tranquillamente le diversità, anche perché fa parte di ciò che studiamo, a cui abbiamo dedicato la vita…e ammiriamo voi due e la signorina Izumoto per come avete coraggiosamente affrontato la situazione… - stava per aggiungere altro, ma un altro uomo, sui trentacinque anni lo trascinò via.
- Ha ragione Urameshi! – concordò qualcuno, poi un’altra persona chiese:
- Ma perché la signorina Izumoto non c’è questa sera? –
Kaori si trovò per un attimo in difficoltà, poi guardò Ryo e nei suoi occhi trovò la risposta da dare:
- Oh, certamente capirete che una ragazza come mia sorella è molto attenta al suo aspetto, quindi credo che sia praticamente impossibile vederla scendere per la cena, credetemi, a quest’ora sarà sommersa da migliaia di barattoli e creme!! – scoppiò una ristata generale, durante la quale la donna gettò un’occhiata di sfuggita a Ryo, il cui sguardo lampeggiava divertito: gli sorrise con tutto l’amore di cui era capace.



Passò l’intera settimana e arrivò finalmente domenica. I due sweeper rimasero comunque all’interno dell’edificio: quel giorno avrebbero discusso sugli indizi trovati e avrebbero eventualmente potuto indagare indisturbati, o quasi.
- Allora, Ryo… - Kaori si sedette sul letto con le lenzuola avvolte attorno al corpo, poi prese un taccuino e cominciò a studiarselo.
- Oh, no!! Fammi dormire ancora un po’, ti prego! – la implorò Ryo assonnato. Kaori lo guardò: adorava quell’uomo.
- Su, oggi dobbiamo tirare le conclusioni, domani tornerà Takeshi…cosa gli racconteremo altrimenti? Che abbiamo passato tutto il tempo a letto? –
Ryo sorrise, sornione:
- Non sarebbe una cattiva idea… -
Kaori rise e lo colpì con un cuscino, costringendolo a mettersi seduto:
- Ok, ok, hai vinto! – si arrese l’uomo.
- Bene, Ryo, perché ho una cosa importante da dirti… - lo sweeper si fece attento – Ognuno dei sospettati aveva un motivo valido per uccidere Kurabai - Ryo si mise le mani nei capelli:
- Noo…- era sconfortato.
- Sì…ho scoperto che tutti loro lo odiavano, sia come persona sia per le sue scoperte… e probabilmente la maggior parte degli scienziati condivide questa tesi – disse.
- Quindi siamo di nuovo da capo? – chiese Ryo.
- Non te lo so dire…ma forse vedere con i nostri occhi l’indizio lasciato dalla vittima potrà aiutarci – propose la donna.
- Stavo per dirtelo io – sorrise Ryo – Quindi oggi non ci resta che perlustrare un po’ le varie stanze in cerca di indizi…e domani ci faremo mostrare da Takeshi la prova – concluse.
- Al lavoro! – esclamò carica Kaori.

CAPITOLO IX: “…non è poi cosi’ difficile”

 

Il giorno dopo alle sette in punto Ryo e Kaori si presentarono puntuali nell’ufficio del capo.
- Oh, ragazzi! Che piacere vedervi! – li salutò Takeshi – Scoperto qualcosa? – chiese poi.
- Oh, be ’…ecco…noi avremmo bisogno del tuo aiuto… - rispose Kaori, attorcigliandosi nervosamente una ciocca di capelli intorno ad un dito. L’uomo corrugò la fronte:
- Che tipo di aiuto? – chiese.
- In pratica noi pensiamo che vedendo il foglietto sul quale Kurabai ha scritto, potremmo avere qualche delucidazione - s’intromise Ryo. Takeshi ci pensò su qualche secondo:
- Le prove sono in mano alla polizia…ma ho un amico alla centrale che potrebbe farcele avere tramite internet, credo – disse – Quando avrò notizie vi farò chiamare – concluse.
Kaori gli sorrise e Ryo gli fece un cenno di ringraziamento con la testa, poi se ne andarono.

Scesero in mensa per fare una veloce colazione e si sedettero allo stesso tavolo di quel tipo che giorni prima li aveva difesi:
- Possiamo? – chiese Kaori. Il ragazzo le sorrise:
- Certo – poi le porse la mano – Noi non ci conosciamo signorina..io sono Urameshi Tokai – - Come sarebbe non ci… - obiettò Kaori, ma Ryo le diede una gomitata:
- Maša, ricordi, lui è quel ragazzo di cui ti ho parlato, che l’altra sera ha sostenuto le mie idee e quelle di Kaoru – le ricordò in un tono significativo.
- Ah, ma sì, certo! Che piacere conoscerla! – si riprese Kaori stringendo la mano ad giovane scienziato. Il ragazzo sorrise ancora, poi rivolse lo sguardo all’uomo che era seduto al suo fianco:
- Lui invece è Kuma (orso^^ N.d.Aeris) ahem…cioè…Akira Moroboshi… -
L’uomo guardò malissimo entrambi gli sweeper, poi si concentrò nuovamente su ciò che stava mangiando. L’aveva già visto da qualche parte…notò Kaori. Ma certo! Lui era l’uomo che quel giorno aveva trascinato via Tokai mentre li stava difendendo! Guardò Ryo e dal suo sguardo capì che avevano pensato la stessa cosa. Sorrise.
- Dovete scusarlo…ma non è molto socievole, vero Kuma-chan? – Urameshi interrupe i suoi pensieri.
- Piantala di chiamarmi a quel modo! – lo sgridò aspramente Moroboshi. Lo sguardo di Akira si intristì per un istante, ma subito si riprese.
- Io vado in laboratorio – annunciò con la solita affabilità. Dopo pochi secondi anche l’altro uomo se ne andò sbattendo rumorosamente il piatto sul tavolo.


Takeshi li fece chiamare verso le quattro del pomeriggio. Mentre percorrevano il breve tratto dai laboratori al suo ufficio Ryo e Kaori ebbero occasione di parlare:
- Hai parlato con qualcun altro? – le chiese Ryo. Kaori scosse la testa:
- Niente di nuovo…tutti lo odiavano e lo consideravano anche un po’ fuori di testa… - disse salendo le scale – Mi hanno addirittura detto che sembrava pensasse in numeri invece che in lettere… E tu? Nulla? – chiese a sua volta la donna.
- No…le donne non mi danno molta confidenza in questo posto… forse per un CERTO motivo, cosa ne dici? – la punzecchiò Ryo.
- O forse perché ti infili sotto le sottane di tutte! – esclamò di rimando lei. L’uomo non ebbe il tempo di replicare, né la socia di martellarlo, perché si trovarono di fronte alla porta dell’ufficio di Takeshi.
- Ragazzi, ho una splendida notizia! – annunciò questo appena furono entrati – Il mio amico è riuscito a fare una copia del biglietto con lo scanner e sta arrivando proprio adesso per internet! – esclamò. Poco dopo aprirono il file e, lentamente, nel computer si delinearono le caratteristiche dell’immagine: nel biglietto, a mano, era stata scritta una K e non troppo distante da questa una M…la cosa strana era che la M sembrava non essere terminata…finiva con uno scarabocchio irregolare e convulso.
- Mm…molto strano – disse Ryo. Kaori annuì, dello stesso avviso.
- Potresti stamparcene una copia? – gli chiese Ryo. Takeshi eseguì ed in breve tempo i due sweeper camminavano nuovamente per i corridoi osservando perplessi quel foglio di carta.
- Credi che riusciremo a capire cosa significa? – chiese Kaori. Ryo scosse la testa:
- E’ molto strano…anche rigirandolo da qualsiasi parte non assume nessun nuovo significato… - disse guardandolo da diverse angolazioni – Potremmo andare in giro per i laboratori per cercare altri indizi – propose poi – Staremo via solo pochi minuti e nessuno si accorgerà della nostra assenza perché penseranno che siamo ancora nell’ufficio di Takeshi… - aggiunse.
- Perché no? - accettò Kaori di buon grado.



-
Questo che laboratorio è? – chiese Kaori entrando nel locale non troppo illuminato.
- Credo che sia il laboratorio di chimica… - rispose Ryo a voce bassissima.
- E’ inutile…questo è il terzo laboratorio nel quale entriamo…sarà meglio ritornare al lavoro… - sussurrò Kaori. Ryo si fermò al centro della sala:
- Forse hai ragione… - assentì, poi si voltò verso di lei – Però potremmo fermarci cinque minuti… -
La stava guardando con gli occhi scintillanti di malizia. A Ryo piaceva il pericolo…non trovava nulla di più eccitante del rischio di essere scoperti…
- Ryo…io non penso che… - provò a protestare Kaori, ma l’uomo la sollevò per la vita e l’appoggiò sopra un tavolo poco distante – Ryo! Dobbiamo tornare, lo sai… - si oppose ancora. Ryo le posò un bacio nella scollatura dell’abito; subito la donna gli tirò su la testa:
- Piantala… - lo ammonì ancora una volta, debolmente. Ryo non le rispose e si chinò nuovamente per posarle un altro lieve bacio, questa volta sull’ombelico…
- Ryo… - quello di Kaori non era che un flebile sussurro; l’uomo la stava spingendo verso il basso, in modo da farle appoggiare la schiena al tavolo… Con gli occhi un poco velati dalla passione Kaori vide scorrerle davanti agli occhi un cartellone… tutti quei numeri, quelle lettere e quelle formule la confondevano ulteriormente, impedendole di farlo smettere.
Ryo si sollevò e andò ad incontrare la sua bocca, famelico…
Sembra che quell’uomo pensi in numeri invece che in lettere!
Tutti quei numeri, quelle formule…quelle lettere!!!
- AAAAHHHH!!!!!! – gridò spalancando gli occhi e spaventando a morte il povero sweeper – RYOOOO!!!! – urlò. L’uomo le tappò la bocca:
- Sei impazzita? Se urli così accorrerà mezzo edificio! – la ammonì. Lei si calmò un poco, poi si tolse con violenza la sua mano dalla bocca. Agitò convulsamente le braccia verso il cartellone che si trovava di fronte a lei; Ryo le poggiò le mani sulle spalle:
- Calma. Dimmi tutto, senza agitarti – le sussurrò. Kaori annuì:
- Ho capito cosa significa quel biglietto – disse, con il respiro affannoso.
- Tu cosa? – chiese Ryo, incredulo.
- L’ho capito guardando quel cartellone – disse indicandolo.
- E come? –
- Ecco vedi…Kurabai era un uomo strano…e se ricordi qualcuno mi aveva anche detto che sembrava ragionasse in modo strano…in numeri…e quindi, vedendo quel cartellone ho pensato alle formule… - cominciò a spiegare – K è il simbolo del potassio che tra le altre cose corrisponde al numero 19… -
- La stanza diciannove? – buttò là Ryo.
- E’ una possibilità – concordò Kaori, poi cominciò a guardare il cartellone, rappresentante la tavola periodica degli elementi – La M…può corrispondere a manganese, mendelevio o magnesio…rispettivamente Mn, Md ed Mg… -
- E questo spiega il perché dello scarabocchio alla fine della M!! Kurabai non ha avuto il tempo di finire di scrivere! – dedusse Ryo. Kaori assentì anche questa volta:
- Quindi se la tua ipotesi è esatta abbiamo tre possibilità…o la stanza 25, o la 101 o la 12…-
- La 25 è la nostra stanza… - disse Ryo
- La 101 non esiste… - continuò Kaori.
- La 12!! – esclamarono all’unisono i due.
Cominciarono a ridere sguaiatamente e poi si abbandonarono ad un abbraccio trionfale.

CAPITOLO X: “Prove…”

 

- Non è possibile… - disse una sconfortata Kaori.
- Ancora lavoro… - continuò un mesto Ryo. Entrambi ricordavano chiaramente le parole di Takeshi: “Prove, ragazzi, mi servono prove!! Io vi credo, ma senza prove non possiamo fare niente!!”
Sospirarono. Non era ancora finita. Guardando nell’elenco delle camere, poco prima, avevano scoperto che la camera diciannove era occupata da Tokai Urameshi, mentre la 12 da Akira Moroboshi… Peccato, perché Urameshi le era sembrato così carino e gentile! Pensò Kaori…il problema adesso era in che modo potessero essere collegati con Kurabai…gelosia? Sospirò. Quella sera sarebbe andata a parlare con Urameshi.
- Ryo… - provò ancora una volta Kaori.
- No, Kaori, ho detto di NO!!! – le rispose di rimando Ryo – Tu non ci vai a parlare con quello lì! Tu sei matta a rimanere con un pazzo omicida sola, e per giunta senza un’arma! – la sgridò. Kaori sbuffò:
- Dai, Ryo…lui non è proprio il tipo da omicidio…sono convinta che sia una persona onesta e ragionevole! –
- Mi pare che i fatti dimostrino il contrario…-
- Ryo…il mio istinto mi dice… -
- Non mi importa un fico secco di cosa dice il tuo istinto! Tu non ci vai! – urlò, poi se ne andò dalla camera, furibondo. Era comprensibile che lo fosse…pensò la donna…dopotutto era più di mezz’ora che insisteva… (^^;;; N.d.Aeris)

Ci sarebbe andata lo stesso! Decise infine. Decise di presentarsi come Kaoru… forse per Urameshi sarebbe stato più facile confidarsi con un ragazzo.


*Toc toc!*

Dopo pochi secondi Urameshi, in boxer e maglietta, gli aprì la porta. Entrambi arrossirono.
- Ahem…mi dispiace...forse è meglio che torni più tardi… - si scusò Kaori.
- Ma no, figurati! Tanto siamo tra uomini, no? – disse invece Tokai.
Ma allora, perché era arrossito?
Kaori entrò, cercando di far finta di niente.
- Allora, a cosa devo la tua visita? – le chiese. Kaori si trovò impreparata; a quello non aveva proprio pensato!
- Ehm…ecco…è che ho litigato con Ryo e siccome tu l’altra volta mi hai difeso…be ’… pensavo di poter parlarne con una persona amica – buttò là.
- E Maša? – chiese il ragazzo. *zac* Colpita!
- Eh… sai com’è…lei è mia sorella ed io mi vergogno di parlarle di certe cose! – l’improvvisazione era il suo forte. Urameshi sorrise:
- Sì, ti capisco –
- Vedi…la cosa che mi preoccupa è la grande differenza di età ed esperienza che c’è tra di noi… - disse Kaori – Lui pretende sempre di sapere tutto e mi impedisce di fare qualsiasi cosa ritenga pericolosa… - non era del tutto falso…
Il ragazzo rise senz’allegria.
- Ti dirò una cosa – esordì – Anche io ho questo problema con il mio compagno – Compagno?
– Sì – confermò Tokai vedendo la sua perplessità – Compagno. Io sto con Kuma – rivelò. Lui era il compagno di Akira Moroboshi? Ma allora…
- Posso farti una domanda? – gli chiese in tono grave.
- Certo – rispose lui perplesso. Ci fu qualche secondo di silenzio:
- Perché tu e Akira avete ucciso Yoshimitsu Kurabai? – chiese con calcolata lentezza.


CAPITOLO XI: “Tutto chiaro”

La prima reazione del ragazzo fu di panico assoluto, poi pensò di aggredire la donna, ma alla fine cedette:
- Perché non c’era altro da fare – disse semplicemente. Kaori ricominciò a respirare; non si era accorta di aver trattenuto il fiato. Gli accarezzò la testa con dolcezza:
- Te la senti di raccontarmelo? – gli chiese. Lui sgranò gli occhi, impaurito:
- No…io…Akira… - balbettò confuso.
- Ehi…se lo racconti a me non lo saprà nessuno…se non vai tu a confessare alla polizia l’accaduto nessuno saprà. – lo tranquillizzò.
- Ecco…io… - esitò – D’accordo. Akira stava con Kurabai prima di incontrarmi… - cominciò – Poi io sono venuto in questo centro, maledetto quel giorno! – imprecò – Se io non fossi venuto Kurabai non sarebbe…Akira non avrebbe… - singhiozzò.
- Su…calmati…non è stata colpa tua… vai avanti… - lo tranquillizzò ancora Kaori.
- Kurabai non accettò mai il fatto che Akira lo avesse lasciato per me…così gli disse che se non sarebbe tornato da lui con le buone sarebbe tornato con le cattive, perché lui mi avrebbe…- singhiozzò ancora – mi avrebbe… -
- Ucciso – concluse per lui Kaori, scioccata dalla cattiveria di Kurabai. Urameshi rimase in silenzio per una manciata di minuti, poi continuò:
- Akira non diede peso a quelle minacce, però per sicurezza comprò una pistola…- disse torcendosi le mani – Un giorno Akira lo sorprese in camera mia mentre cercava di iniettarmi una sostanza scura: veleno… – Kaori si portò le mani alla bocca – Kurabai scappò, ma lui, accecato dalla rabbia lo seguì… - esitò per una manciata di secondi - E gli sparò –
L’orologio scandì chiaramente il silenzio dei minuti che seguirono.
- Mio Dio, Tokai, devi fare qualcosa – disse infine Kaori.
- E cosa? – gridò il ragazzo – So che Akira ha bisogno di costituirsi, anche se non lo sa! E’ diventato molto più violento e intrattabile da quella volta…anche con me – si toccò una spalla, avvertendo il dolore ancora pulsante di un ematoma.
- Quando si uccide qualcuno si cambia radicalmente, perché si è profondamente turbati… - sussurrò Kaori, pensando anche a Ryo – Lo puoi fare anche per il più nobile degli ideali, ma decidere della vita di qualcuno non è mai uno scherzo – concluse con gli occhi bassi. Akira rimase colpito da quella frase:
- Farei qualunque cosa per il suo bene… - disse semplicemente.
- Allora devi denunciarlo –
- Ma come posso farlo? Lui l’ha fatto per colpa mia, te ne rendi conto? Preferirei andare io stesso in commissariato e dire di essere stato io… -
- Così non fai il suo bene… se davvero Akira ti vuole bene ne soffrirebbe tantissimo… - gli fece notare Kaori.
- Pensi che dovrei veramente andarci? – le chiese ad un tratto Akira, dopo aver soppesato le varie possibilità.
La porta si spalancò di botto, facendoli sussultare entrambi
- Tu non andrai da nessuna parte, hai capito??? – gridò quasi con voce immonda Moroboshi.
- Akira… - lo chiamò flebilmente Urameshi.
- Stai zitto! – gli urlò contro l’uomo – Tu mi hai tradito!! Ti sei fatto conquistare da questo lattante e adesso vuoi denunciarmi, ho sentito, sai?? – gridò, se possibile, ancora più forte.
- Ma io… - provò a protestare, però ammutolì non appena vide che Moroboshi aveva tirato fuori la pistola – Non vorrai… - sbarrò gli occhi.
- Presto, Tokai, cercati un riparo! – gli ordinò a bassa voce Kaori.
- Ma… - provò a protestare ancora.
- Non vedi che è fuori di senno? Ha bisogno di cure… - gli rispose la donna
– Muoviti, adesso! – disse perentoria; nel frattempo lei avrebbe cercato di attirare l’attenzione dell’uomo su di sé.
- Cosa speri di concludere uccidendoci? Il mio omicidio servirà unicamente ad aumentare il rimorso della tua coscienza, mentre quello di Tokai… be ’… - fece una pausa ad effetto
– Credo che quello ti getterebbe nella disperazione più buia e completa, non è forse così? – lo provocò.
Mentre parlava aveva cercato di spostarsi verso un piccolo tavolino di legno, sopra cui era appoggiato un piattino con all’interno un coltello da cucina e i resti di una mela. Non aveva altro con cui difendersi, purtroppo; aveva stupidamente lasciato la sua pistola a Tokyo in occasione di un viaggio che si profilava così piacevole…in quanto a Ryo…non lo sapeva proprio. Adesso era inutile pensare al passato, ora doveva vivere il presente e cercare di trovare una soluzione.
- Lui mi ha tradito! – obiettò feroce Moroboshi.
- Non ti ha tradito! Sai benissimo che non ti abbandonerebbe mai e che morirebbe per te! – gridò – Sei molto fortunato – concluse a voce più bassa, sincera. L’uomo ebbe un attimo di esitazione, così lei ne approfittò prendere il coltello; stava per tentare una mossa disperata quando Akira Moroboshi cadde pesantemente al suolo.
- Kaori! – gridò la voce che lei adorava di più al mondo.
- Ryo!!!!! – urlò di rimando lei, al culmine della felicità. Anche Ryo cadde però a terra, trascinato per i piedi da Moroboshi che alzò poi il braccio impugnando la pistola, nell’intenzione di colpirlo alla testa con questa. Un colpo violentissimo fece però volare via l’arma dalle sua mani, gettandola lontano: era stata Kaori, con un poderoso calcio. Akira gridò per il dolore e Ryo ne approfittò per colpirlo con un energico pugno alla mascella. L’uomo svenne.
Ryo se lo tolse di dosso e si alzò strofinandosi i calzoni con le mani; Kaori gli gettò le braccia al collo, senza dire una parola.
- Ragazza, tu sei completamente matta, soprattutto se speri che ti perdonerò anche dopo avermi fatto una cosa del genere – disse in tono abbastanza duro, ma la dolcezza dei gesti con cui accarezzava i capelli di Kaori rivelavano il contrario. Quando era rientrato in camera e non l’aveva trovata si era spaventato a morte e si era anche maledetto più volte per non aver previsto che Kaori, ancora una volta, avrebbe fatto di testa sua. Sorrise fra sé. Forse era proprio questo che gli piaceva della socia…difficile dirlo, visto che adorava tutto di lei.
Si accorse di avere la camicia bagnata: Kaori stava piangendo. Diavolo, si era ripromesso di non farla soffrire più!
- Shh…non piangere…lo sai che ti ho già perdonata…- le bisbigliò teneramente all’orecchio – Non è per questo che piango, Ryo…questa volta ho pensato veramente di non farcela… - disse tra i singhiozzi – Ho realizzato di non essere all’altezza per essere la tua socia…e poi…- s’interruppe un attimo - …non ti avevo detto che ti amo più della mia stessa vita…da sempre, Ryo – pianse, scossa ancora una volta dai singhiozzi. Lo sweeper le prese il volto tra le mani fissando gli occhi nei suoi:
- Ascolta… - le sussurrò – Chi è che ha risolto questo caso? – sorrise – E’ stata la migliore socia che uno sweeper possa desiderare…- le posò un bacio sulla fronte – Inoltre io so che mi ami e se provi per me almeno la metà dell’amore che provo io per te, allora devi amarmi proprio all’infinito – la baciò sulle labbra, salate di lacrime – Però – la redarguì – Se vogliamo evitare spiacevoli inconvenienti come questi, o peggio, che mi venga un infarto, devi promettermi che non farai più nulla senza dirmi niente – disse con un tono piuttosto arrabbiato. Kaori lo illuminò con il suo sorriso più bello:
- Lo prometto –
Anche lui le sorrise, di rimando, poi la baciò sul naso.
- Posso uscire? – chiese la debole voce di Urameshi. I nostri si affrettarono a dividersi, rispettando l’angoscia che stava sicuramente vivendo il povero ragazzo.
- E’…è…è morto? – chiese una volta uscito dal suo nascondiglio, mentre gli occhi gli si colmavano di lacrime. Kaori gli appoggiò una mano sulla spalla:
- No, stai tranquillo. E’ solo svenuto –
Il ragazzo sorrise, felice. Nonostante il compagno avesse voluto ucciderlo lui non lo avrebbe abbandonato, ne era sicuro.
- Testimonierò. Lo farò per lui – dichiarò deciso alla ragazza, prima di sedersi a fianco del corpo inerte di Akira Moroboshi.

Epilogo

Ryo stava amorevolmente pulendo la sua pistola. Akira aveva mantenuto la parola data, confessando. A confermare la sua tesi c’era stata anche l’arma di Moroboshi, confermata ufficialmente come l’oggetto da cui era partito il colpo che aveva ucciso Yoshimitsu Kurabai. L’unico problema era che lo scienziato, prima di morire, aveva inserito nel suo bigliettino anche il “nominativo” di Urameshi, come a compimento della sua vendetta, cosicché anche lui era incappato in qualche procedimento penale. Ryo era comunque sicuro che non gli sarebbe importato: lui avrebbe fatto di tutto pur di aiutare e sostenere la persona a cui aveva donato il cuore… e lo stesso valeva per lui.
- Ryooo! Sono tornata!! – la squillante voce di Kaori lo distolse dai suoi pensieri e si accorse di averla davanti agli occhi.
- A che cosa stavi pensando? – gli chiese, curiosa. L’uomo sorrise, continuando a pulire la sua pistola:
- Pensavo a Tokai e Akira – le disse – Al loro rapporto –
- Sì – confermò la socia sedendosi di fronte a lui – Lo trovo molto bello – disse - Credi che abbia capito che sono una donna quando mi hai chiamato? – gli chiese poi all’improvviso.
- No… era troppo scosso. Inoltre penso che sia meglio così, altrimenti si sarebbe potuto sentire ingannato e solo… -
- Io gli ho sempre parlato con sincerità – obiettò Kaori.
- Lo so, lo so… - le confermò dolcemente Ryo.
– Ahh, la mia pistola ha proprio bisogno di essere utilizzata, il soggiorno ad Osaka ha arrugginito sia me che lei! – esclamò poi cambiando discorso.
- Benissimo, Ryo, perché Miki ha proprio racimolato un paio di incarichi per noi! – esclamò la donna, allegra, poi si fece maliziosa:
– Ma prima… - disse baciandolo – Hai un incarico più urgente da svolgere… –
Ryo fece quel sorrisetto sornione che lei adorava tanto e i suoi occhi si incupirono per il desiderio:
- Non vedo l’ora – bisbigliò con voce roca chinandosi su di lei.

 

FINE

Well, guys! Un’altra ff è terminata! Mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate ad aeris_@libero.it ; arrivederci alla prossima!! (nooo, i pomodori nooo…)