AMNESIA

DISCLAIMER : Tutti i protagonisti menzionati sono di proprietà di Tsukasa Hoojo, della Sunrise. Non lo sono la famiglia Aoigawa, la coppietta di fidanzati, Hiroshi Mijika, il dottore, la Yakuza e il signor Maesa. Il personaggio di Hikari Hikiju ha una certa affinità con Hikari Densetsu, la conoscete tutti Hilari, no? Mi serviva una bella ragazza sportiva, mi è venuta in mente Hilari.

-Come al solito se non vi piacciono le storie romantiche non leggete.

-Ringrazio la mia amica Tina, che mi aiuta a finire le storie , a lei non piace vedere la parola continua nelle fanfic.

-Nelle parentesi (^_^) trovate i miei commenti

-Questa è la mia seconda fanfic su City Hunter, siate magnianimi. Se volete mandare commenti, o critiche costruttive, sono sempre ben accette.

Summary: Ryo si prende una clavettata un po' più forte delle altre e non si rialza più. Quando si risveglia ha perso completamente la memoria.

-Questa storia è lunga, spero non vi annoierete.

E ora si iniiiziaaaa!





 

AMNESIA

 

Era un'afosa serata di Luglio, al bar Cat's Eye i clienti erano numerosi. I titolari erano sempre molto gentili e premurosi, l'aria condizionata del locale era invitante. Nonostante fossero già le 21.00 di sera erano rimasti ancora 7 clienti nel bar.

Una coppia di fidanzati, che continuava a parlare sotto voce mano nella mano. Sul loro tavolo c'erano una tazzina di porcellana bianca vuota, un bicchiere d'acqua del tutto pieno, un bicchiere di gazzosa con una fetta di limone dentro e del ghiaccio. Erano accanto alla vetrata, fuori era buio, lungo la strada le luci delle macchine e i suoni dei clacson riempivano la città di suoni e colori.

Seduti al tavolo più interno, verso il bancone, una famiglia composta da genitori e bimbo di due anni stavano aspettando che il padrone del locale portasse i due caffè e la fetta di torta da poco ordinata. Ai due genitori quel locale piaceva molto, non erano per niente preoccupati dalla presenza mastodontica del titolare. Ormai lo conoscevano bene e non ne erano più intimoriti. La prima volta che erano entrati nel locale si erano accorti che improvvisamente tutt'intorno era calata l'ombra, era Umibozu che non avendo nulla da fare era andato a fare la spesa ed entrando si era avvicinato ai due nuovi clienti. Quando i due si erano girati avevano fatto un balzo indietro per lo spavento, ma poi vedendo la gentilezza del gigante, si erano subito ripresi. C'era un'altra ragione per cui continuavano ad andare al Cat's Eye, il loro bimbo si era letteralmente innamorato di Umibozu. Ancora non sapeva parlare bene, ma si faceva capire benissimo. Quando iniziava a dire "Umi, Umi, Umi" i genitori capivano che era l'ora di andarsi a prendere un caffè. Era anche un bel modo per passare qualche ora insieme, tutti e tre.

"Ecco i due caffè e la torta per il piccolo Keichan." Disse Umibozu servendo il tutto ai clienti. Il bimbo gli sorrideva, allungando le manine. (Ryo la prima volta che vide la scena, diventò un unico blocco di ghiaccio, in piena estate!) Umibozu guardò i genitori che gli sorrisero e poi prese in braccio il bimbo, lanciandolo in alto. I gridolini del bimbo fecero voltare tutti i clienti. Miki dal bancone guardava felice il suo uomo. Un uomo davvero grande, ma dai sentimenti puri e gentili. Gli sorrise, quando se ne accorse, il gigante rimise nel seggiolone il bimbo, arrossendo un po' e disse: "Keichan  mangia la torta, così diventi grande." La madre del bimbo disse, "Io spero proprio che Kei diventi buono e gentile come lei e mio marito." A queste parole la zucca pelata gli diventò di un bel color rosso intenso, si scusò e tornò dietro al bancone.

Seduti al bancone gli altri due clienti, stavano prendendo un caffè. Un uomo e una donna. L'uomo stava prendendo in giro il titolare per il bello spettacolo che aveva dato poco prima. "Allora ti piacciono i bambini, perché non ne fai uno?" Umibozu non si prese nemmeno la briga di arrossire, erano mesi che quell'impertinente continuava con quella storia. Erano fatti suoi e di sua moglie, non di quell'impiccione.

"Miki. Tesooorooo, se lui non vuole fare un bimbo con te, lo faccio iooo." Miki si girò dall'altra parte per prendere un coltello da carne spesso e affilato. Si stava per girare quando con la coda dell'occhio vide Kaori.

Accanto a Ryo la donna continuava a sorseggiare il suo caffè, senza dire una parola. Si vedeva che il suo autocontrollo stava per sbriciolarsi. Depose la tazzina sul piattino. Si scusò con i due amici e in una mossa fulminea prese per il colletto della giacca il suo collega e lo trascinò fuori dal locale.

"Scusate Miki e Umibozu. Scusatemi ancora ma è meglio se togliamo subito il disturbo. Meglio tornarsene subito a casa, se no va a finire che faccio scappare tutti i clienti e vi distruggo il locale di nuovo." Disse Kaori che ormai trascinava a forza Ryo fuori dal Cafè.

Fuori finalmente esplose in tutta la sua rabbia. Urlandogli che doveva finirla di comportarsi in maniera così immatura, che Umibozu e Miki erano sposati e se non avevano figli erano semplicemente fatti loro. Ryo per tutta risposta le disse che doveva piantarla di rompere. Lui si divertiva a stuzzicare Umibozu, gli piaceva vedere la sua reazione. "Lui è un mio carissimo amico, non potrei mai rubargli la donna che ama. Sei proprio una stupida se lo pensi veramente. E poi non devo spiegarti nulla. Fatti i fatti tuoi"

Detto questo Ryo le voltò le spalle e se ne andò. "Ryo aspetta dove vai?" Nessuna risposta. Kaori se ne tornò a casa sconsolata, sapeva che per quella notte era inutile aspettarlo alzata.

 

Stazione di Shinjuku ore 08.50

 

"Ecco lo sapevo, altro incarico, altra donna….. Che jella, Ahhhh! Va bene per la gioia di Ryo accetterò l'incarico. Le bollette le devo pur pagare. Allora, appuntamento alle 14.00 all'hotel Emperor. Hikari." Kaori rimise a posto il block notes nella borsetta, quel giorno aveva indossato calzoncini blu e cannottiera bianca, ai piedi dei sandali col tacco. Già alle 9.30 faceva un caldo soffocante, non c'era un soffio di vento. La gente in giro per la città si muoveva a fatica. Gli uomini d'affari, camminavano veloci verso i loro uffici, si erano tolti la giacca. Le casalinghe indaffarate correvano a fare la spesa. L'unico refrigerio lo si poteva trovare nei negozi, nei bar, lì l'aria condizionata andava a tutto spiano.

Kaori pensò bene prima di andare a svegliare quel fannullone di Ryo e dargli la bella notizia di andare a fare la spesa per preparare la colazione.

Uscì dalla stazione, girò verso destra e continuò sempre dritta verso il Neko market. Un super mercato ben fornito, con prezzi convenienti. Quando entrò la sensazione di fresco la fece rabbrividire. Lo sbalzo di temperatura era stato fulmineo, dopo pochi minuti si ambientò, ora si sentiva meglio. Prese il carrello, le uova, il pane, l'insalata, le pere, le birre per Ryo, la carta igienica. Stava per prendere il bagnoschiuma quando si accorse che accanto a lei c'era una presenza famigliare. "Ciao Umibozu, sei venuto a fare la spesa?" Umibozu arrossì, era uscito dal locale con il grembiule, stava facendo la spesa al posto di Miki, vista la giornata così calda, sapendo che soffriva di pressione bassa, aveva paura che si sentisse male. Ma questo certo non lo disse a Kaori, l'avrebbe messo ancora di più in imbarazzo. "Si, Miki è rimasta in negozio, io sto facendo provviste per il locale." "Ah, per ieri sera, volevo scusarmi. Ryo non si sta comportando bene ultimamente con voi." "Lascia stare, a me non importa quello che dice quel depravato." Disse Umibozu serio, continuando, aggiunse "Tu non preoccuparti, qualsiasi cosa dica sarai sempre la benvenuta al Cat's Eye." Kaori gli sorrise, uno dei suoi sorrisi più dolci. Anche se Umibozu era grande e grosso in fondo sapeva che aveva un gran cuore. Detto questo Umibozu la salutò e se ne andò velocemente, prima che lo vedesse arrossire. "Salutami Miki." Gli urlò Kaori vedendolo scappare. Continuò a fare il suo giro. Quando ebbe finito, pagò e uscì dal super mercato. La investì un'ondata di caldo. Per poco tutti i pacchetti non le scivolarono di mano. Questo caldo non le faceva per niente bene. Come a tutti del resto. Lentamente si avviò verso casa. Spero che Ryo sia già alzato, se no riceverà una punizione con i fiocchi, quello sfaticato. Io fatico e lui è a dormire. Pensò la ragazza sempre più arrabbiata.

 

Hotel Emperor ore 14.00

 

Hikari Hikiju era una splendida 22 enne, studentessa universitaria. Aveva un fisico snello e sodo, ben modellato dagli anni di ginnastica ritmica, fatta alle medie e alle superiori. Ora che si era iscritta all'università voleva specializzarsi in medicina sportiva per poter aprire una palestra di ginnastica ed insegnare a tanti giovani la bellezza di questo sport. Aveva bisogno di una guardia del corpo perché da un po' di tempo aveva ricevuto delle minacce da un suo compagno di università. Forse era geloso perché era molto brava in tutte le materie ed eccelleva in tutti gli sport. Non la lasciava in pace, la seguiva ovunque. Se andava a correre al parco, la seguiva, se andava in palestra ad allenarsi, si sentiva spiata. In giro per la città si sentiva sempre con gli occhi puntati addosso..

"Non è che il tuo corteggiatore, somiglia a questo bell'imbusto che è seduto accanto a me?" Disse Kaori con il martello già pronto. Guardava Ryo, con il suo solito sguardo da "Cosahaifattobruttoporco,sempreaseguirelebelleragazze." Ryo questa volta non aveva fatto nulla, non era la sua preda, almeno per questa volta.

"Quindi noi dobbiamo trovare questo suo collega di Università e fargli capire che deve lasciarla in pace." Disse Kaori. "Si è proprio così, per carità non fategli del male, fategli solo capire che sta sbagliando, che mi deve lasciare in pace." "Accettiamo il caso." Disse sempre Kaori, sono 20000 Yen al giorno." Come prezzo mi sembra buono." Sorrise Hikari. Ryo stranamente se ne stava zitto. Non voleva dare a Kaori l'occasione per tirare fuori uno dei suoi soliti martelli. La ragazza non era il suo tipo, troppo muscolosa, poco in carne ma era carina. Visto che Kaori aveva accettato, c'era sempre tempo per spassarsela. Prima il dovere e poi il piacere. In fondo come diceva sempre lei, dovevano pur vivere.

Come al solito la ragazza si trasferì a casa Saeba e come al solito per il povero Ryo non furono giorni, facili, dal punto di vista delle visite notturne. Kaori gli aveva preparato le sue solite trappole. Era riuscita a farle proprio bene, ormai Ryo era prevedibile, lo conosceva come un libro aperto. Alla cliente Kaori spiegò che il suo collega soffriva di una strana malattia, la sera si trasformava in una sorta di lupo mannaro e doveva saltare addosso alle donne che dormivano nella sua camera. Le trappole messe da Kaori sortirono l'effetto desiderato, ormai Ryo aveva capito che poteva fare ben poco. Visto che la cliente aveva orari impossibili per lui, alle 7.30 era già fuori, per seguirla decise che sarebbe stato meglio saltarle addosso a caso risolto.

Per i primi tre giorni si limitò a seguire Hikari, senza essere visto. Effettivamente c'era un uomo di corporatura media che la seguiva. Non la lasciava nemmeno un momento. Quando quella sera descrisse alla ragazza l'uomo Hikari disse: "Si è lui, si chiama Hiroshi Mijika, frequenta il corso di medicina sportiva con me. All'inizio eravamo sempre in contatto per passarci gli appunti, i compiti. Poi ha visto che andavo meglio ed ha iniziato a perseguitarmi." "Domani agirò di conseguenza, lo spaventerò solo un po', gli passerà la voglia di seguirti." Le sorrise Ryo, notando la preoccupazione sul suo viso aggiunse. "Non preoccuparti, con l'aiuto di Kaori non gli succederà niente."

Il piano di Ryo era chiaro, mettere in ridicolo pubblicamente l'inseguitore, metterlo alle strette e obbligarlo a smettere di seguire Hikari.

Il mattino dopo Hikari andò all'Università, rimanendovi per tutta la mattinata. A mezzogiorno andò a mangiare un panino in un bar vicino alla Palestra "Oggi Sport" dove si sarebbe recata per fare il suo solito allenamento, con le clavette o forse si sarebbe allenata con il nastro. Non aveva visto né Ryo né Kaori. Era tesa come una corda di violino.

Entrò in palestra, si cambiò indossando il suo body blu, raccolse i lunghi capelli castani in una coda. Stava iniziando il suo esercizio con il nastro, l'attrezzo che preferiva. Quando si sentì osservata. Era lui. Si fermò nel mezzo della pista, non riusciva a muovere un solo muscolo. Aveva paura, era la prima volta che usciva allo scoperto. Poi tutto accadde molto in fretta, vide Kaori vicino al registratore, schiacciò il pulsante play, la musica iniziò. Hikari si concentrò sulla musica, iniziò il suo esercizio. Kaori sorrise, si avvicinò a Hiroshi dicendogli "E' brava non è vero?" Poi senza aspettare la risposta se ne andò. Hiroshi non la degnò di uno sguardo, fece male. Kaori gli aveva attaccato sul giubbotto un foglio con scritto "Sono un maniaco sessuale, mi piace spiare le belle ragazze che fanno ginnastica e importunarle." Non si accorse di niente, da dietro una colonna continuava a guardare Hikari con odio. Era davvero brava maledizione, in tutto quello che faceva era perfetta. Si accorse che qualcosa non andava quando sentì il primo grido. Una ginnasta aveva letto il messaggio. Poi tutto accadde molto in fretta, senza spiegazione i suoi calzoni si aprirono e rimase in mutande davanti a tutti. Ryo aveva fatto di nuovo centro. Ci fu il finimondo, le ragazze cominciarono prima a urlare, poi a tirargli dietro cose. Il poveretto dovette uscire il più in fretta possibile dalla palestra, cosa complicata correre con le brache calate. Anche fuori la gente continuava a guardarlo in maniera strana. Sentendosi osservato corse verso un vicolo. Lì lo aspettava Ryo, non visto tirò fuori la pistola e lo ferì di striscio a una guancia. Spaventato Hiroshi si guardò in torno, non capiva più niente. Ryo si era divertito abbastanza con lui. Finalmente uscì fuori dal suo nascondiglio e gli disse: "Lascia in pace la mia cliente. Hikari è una brava ragazza, lasciala in pace o farai i conti con me. Non ti darò tregua, ti perseguiterò per il resto dei tuoi giorni." Vedendo quello che era stato capace di fare, Hiroshi promise che avrebbe lasciato in pace la ragazza, non l'avrebbe più perseguitata, decise perfino di cambiare facoltà. (Era meglio se si dava all'ippica)

Chiarito finalmente il malinteso, Ryo tornò in palestra. Hikari si stava ancora allenando. Era davvero bravissima. Agile, sinuosa, sexy. I suoi movimenti erano precisi, quando spostava il suo corpo saltando minuscole goccioline di sudore rimanevano sospese per pochi secondi in aria. Il nastro rosso le si attorcigliava attorno come un serpente, le cadeva attorno come una cascata, ora creava cerchi, ora zigzagava. Ryo ammise che era molto sexy e come tutte le donne sexy non poteva certo resistere al suo fascino. Prima di riuscire a dire sto arrivando amore miooooo, prima ancora di essersi spogliato dei suoi abiti, prima ancora di arrivare addosso a Hikari, Kaori con una clavetta da ginnasta lo aveva raggiunto colpendolo perfettamente alla nuca. Ryo cadde e non si rialzò per parecchi minuti.

Kaori inizialmente pensò che stesse facendo apposta, poi quando vide che non si alzava, iniziò a preoccuparsi. Corse accanto a Ryo, sentì il polso, il cuore batteva ancora. Come mai non si alzava? Non lo aveva colpito più forte del solito? Non le sembrava. Provò a scuoterlo, niente. Era veramente preoccupata. Tra le lacrime grido, "Chiamate un'ambulanza, presto."

Hikari e Kaori stavano aspettando fuori dalla porta, il dottore stava facendo una Tac, presto si sarebbe scoperto, perché Ryo non si svegliava. Kaori era pallida preoccupata. Hikari non sapeva cosa fare, ormai il caso era stato risolto, voleva ringraziare Ryo perché finalmente l'aveva liberata dal suo incubo, inoltre non se la sentiva di lasciare Kaori da sola, era così pallida. Hikari mise una mano sulla spalla di Kaori, "Non preoccuparti, non sarà nulla di grave, vedrai che Ryo si sveglierà e tutto tornerà come prima." "Non capisco, gli tiro sempre martelli, konpeito, ma niente Ryo si alza sempre, mal ridotto ma si riprende quasi subito." Disse Kaori con le lacrime agli occhi. In quel momento uscì il medico si presentò e disse: "Il paziente presenta una commozione celebrale di terzo grado, in apparenza sta bene, ha solo un lieve mal di testa, ma dice di non ricordare nulla. Chi sia, dove abiti, che lavoro faccia, non ricorda assolutamente niente. Per oggi lo terremo in ospedale, per accertamenti. Se questa notte passerà tranquilla non ci saranno problemi e potrà tornare a casa.

Kaori ringraziò il medico, chiedendogli prima di tornare a casa per prendere a Ryo l'occorrente per passare una notte in ospedale se poteva rimanere accanto a lui. Il medico disse che non c'erano problemi, visto che lei era la persona più vicina poteva rimanere. Forse aveva pensato che fosse la sua ragazza, Kaori non fece nulla per contraddirlo, questa volta.

Hikari vedendo Kaori così preoccupata le chiese se poteva fare qualcosa per lei, se poteva aiutarla in qualche modo. "No, grazie Hikari, sei molto gentile. Puoi andare, grazie. Visto che il caso è stato risolto non c'è più ragione che tu rimanga a casa nostra. Poi domani non hai un esame importante? Ti conviene prepararti, in bocca al lupo!" Kaori trovò il coraggio di sorriderle. Hikari le tese la mano, la ringraziò e cercò di rassicurarla sulle condizioni di Ryo. "Ryo non ha ricevuto un colpo molto forte, il trauma non è gravissimo, l'amnesia sarà solo momentanea." "Grazie, Hikari." Kaori le prese la mano, gli e la strinse, poi corse fuori dall'ospedale, doveva andare a casa per prendere le cose per Ryo.

 

Ospedale San Rafael ore 22.00

 

Kaori era nella camera 223, Ryo dormiva profondamente a causa dei calmanti che gli avevano somministrato. Il mal di testa era diventato più fastidioso. Kaori era arrivata da un' oretta circa e non si era ancora svegliato. Si sentiva stanca, per la tensione non aveva toccato cibo, il caldo, la risoluzione del caso. Non era stato un caso complicato, molto facile, ma Kaori si sentiva stanca soprattutto mentalmente, si sentiva in colpa per aver fatto del male a Ryo, anche se non era certo sua intenzione colpirlo così forte. Un altro pensiero la sorprese. Non aveva fatto in tempo ad avvertire gli altri. Né Saeko, né Miki, Umibozu, Mick. Le era passato di mente. Ci avrebbe pensato l'indomani quando sarebbe tornata a casa con Ryo.

"Ahhh, mi fa male la testa." Disse Ryo svegliandosi. Kaori seduta accanto al letto si sporse verso di lui.

"Ciao Ryo, come va la testa?" disse preoccupata.

"Mi fa male, ma tu chi sei, ti conosco?" disse Ryo sinceramente stupito nel vedere Kaory.

Kaori si mise la mano sinistra sulla bocca, gli occhi sbarrati, non sapeva cosa fare, cosa dire. Gli occhi le diventarono lucidi.

Ryo si alzò su un gomito per sedersi, Kaori lo aiutò a mettersi dritto. Notando che sulla guancia della ragazza stava rotolando una lacrima, glie la tolse con l'indice. "Perché piangi? E' a causa mia che stai piangendo? Allora ci conosciamo…..Se ti ho fatto qualcosa devi dirmelo. Sai ho l'impressione che tu per me sia importante." Kaori era esterrefatta, non aveva mai visto un Ryo così gentile, preoccupato, schietto. Era la prima volta che Ryo le asciugava una lacrima, (l'ho ha fatto nel cartone prima di baciarla, ma Kaori non se ne ricorda perché era stata ipnotizzata, sigh!) usava un tono di voce così dolce. Kaori gli prese la mano, considerò per un attimo l'idea di raccontargli una bugia, di dirgli che erano sposati, che vivevano e lavoravano assieme. Ma poi capì che in quel momento Ryo era indifeso come un bambino appena nato. Gli prese la mano, gli sorrise e gli disse tutta la verità. "Sono Kaori Makimura, tua patner. Insieme formiamo City Hunter. Tu sei uno sweeper, il killer più temuto in tutta la città. Io lavoro con te perché mio fratello lavorava con te. Poi è morto e io sono subentrata al suo posto. Ci occupiamo di casi diversi. Aiutiamo la gente che ha bisogno di protezione, ma di solito aiutiamo solo belle donne, tu preferisci così."

"Davvero io so fare tutto questo. So sparare e proteggere la gente o ammazzarla?" Ryo guardò negli occhi Kaori, I suoi occhi erano vuoti, le dicevano che aveva paura, paura di non riuscire a ricordare più nulla del suo passato.

"Adesso calmati, Ryo, cerca di dormire, domani quando torneremo a casa ti sarà più facile ricordare." Gli disse Kaori rimboccandogli le coperte.

"Starai qui con me?" "Certo non preoccuparti, ora dormi." Kaori era davvero stupita, Ryo sembrava un bambino spaventato, si fidava ciecamente di lei.

 

Kaori sospirò, le continuava a venire in mente a rallentatore la scena del pomeriggio. Ryo che correva verso Hikari, lei che prendeva la clavetta, la clavetta faceva quattro giri su se stessa, colpiva in pieno la nuca di Ryo. Interminabili minuti d'attesa e lui non si rialzava. Poi il tempo riprendeva a scorrere, Kaori correva verso Ryo, dopo urlava di chiamare l'ambulanza. Kaori riaprì gli occhi di soprassalto, si era assopita e aveva rivissuto ciò che era successo. Guardò Ryo, accanto il corpo era immobile, il respiro regolare. Stava dormendo. Guardò l'orologio, le 5.00, ancora poche ore e sarebbero tornate a casa. Fortunatamente Ryo non sembrava lamentarsi. Sarebbe andato tutto bene. Con questa convinzione si addormentò   sulla sedia accanto a Ryo.

 

Ryo continuava a guardarsi in giro, per lui era tutto nuovo. Andò in cucina, nei due bagni*, in camera di Kaory, quando entrò nella sua esclamò "Ma è la camera di un maniaco! Ci sono donne nude e riviste erotiche ovunque…" "Se è per questo le riviste e le videocassette sono sparse per tutta la casa, anche in soggiorno sotto il divano, oltre che nella biblioteca, hai una collezione molto ben fornita." Aggiunse Kaori, entrando nella stanza Ryo sembrava sorpreso, le chiese "Visto che sono un maniaco, non hai paura che ti salti addosso?" Kaori si mise a ridere, una risata veramente allegra, "Oh, no. Io per te non sono una donna, sono il tuo collega, la sorella del tuo migliore amico. Tu preferisci donne molto più prosperose, alte e….bionde, anche se non ti spiacciono le rosse le more e le brune." Mentre diceva questo Kaori pensava, quanto sono stupida potevo dirgli che ero la sua ragazza. Ryo si era seduto sul suo letto, era largo e duro, due persone ci avrebbero dormito comodamente. "Ho mai portato a casa delle donne?" Chiese Ryo senza alcuna malizia. "No perché vedi, ogni volta che provi a fare il cascamorto con le clienti, io reagisco in modo molto violento, lanciandoti martelli molto pesanti e….." Kaori non riuscì a proseguire, aveva un nodo in gola, deglutì e disse "Davvero non ricordi nulla di ciò che è successo ieri?" Ryo scosse la testa. "Ieri stavi per saltare addosso a una cliente, io per fermarti ti ho lanciato addosso una clavetta, ti ho colpito in pieno e ora tu sei così." Aveva cominciato a singhiozzare, si sentiva terribilmente in colpa. "Perdonami non era mia intenzione farti del male, farti questo." Continuava a singhiozzare, la tensione della notte si faceva sentire aveva dormito ben poco, si era svegliata spesso per controllare il sonno di Ryo. "Stai tranquilla, il medico ha detto che si tratta di un'amnesia temporanea, poi visto che la notte è passata bene, non ho avuto nausee e il mal di testa mi sta passando, guarirò in fretta. Non c'è ragione perché tu ti preoccupi così tanto." Ryo si alzò dal letto e mise una mano sulla spalla di Kaori. Il tocco caldo rassicurò la ragazza, che smise subito di piangere. Vedendo il sorriso di Ryo, riuscì a convincersi che le cose prima o poi sarebbero andate a posto, con il tempo. "Vieni, andiamo nei sotterranei , ti faccio vedere il poligono di tiro e le armi." Ryo si guardava intorno incuriosito, non si ricordava di possedere tutte quelle armi, anche i bazooka, "Mamma, qui c'è un arsenale per far scoppiare la terza guerra mondiale…"disse ad alta voce. "Te la senti di sparare?" gli chiese Kaori, porgendogli la sua Magnum. Ryo guardò l'arma, la prese in mano, ne sentì il peso, il freddo metallo tra le sue dita. Guardò Kaori intensamente, poi controllò se era carica, lo era, c'erano sei proiettili. Si girò, prese la mira, sparò. Bang, Bang, Bang, tre centri perfetti. Non si era dimenticato. "Davvero io ho fatto questo?" Si chiese guardando Kaori, lei gli sorrise "Non hai perso la tua mira, la tua classe, sei sempre il migliore." Ryo guardava la magnum nella sua mano. Continuò a sparare gli ultimi colpi. Sparare gli piaceva molto, lo rilassava, lo faceva sentire calmo, riusciva a concentrarsi. "Di solito quando sei teso o c'è qualcosa che ti preoccupa vieni qui a scaricarti. Gli disse Kaori aggiungendo "Io vado di sopra a preparare la colazione, se vuoi rimanere qui ancora un po' fai pure." "Grazie Kaori." Ricaricò la pistola prese la mira, incredibile ancora centro; era la cosa più naturale del mondo per lui, come se il suo corpo fosse un tutt'uno con l'arma.

Quando entrò in cucina, Kaori iniziò a preparare la colazione, voleva cucinare le cose che piacevano a Ryo. Cibi occidentali e orientali, uova strapazzate, insalata, pane in cassetta, riso bollito, tramezzini, sushi…Si mise di impegno, se Ryo si scaricava sparando, lei lo faceva con il suo pupazzo antistress o cucinando. Per mezzogiorno preparò un vero pranzo, poteva benissimo invitare i suoi amici, aveva cucinato per un reggimento. Aveva quasi finito, quando si accorse che dietro di lei c'era una presenza, si girò e vide Ryo che la guardava e annusava il buon odore di cibo che si stava diffondendo in tutta la casa. "Hai bisogno di aiuto?" le chiese piegando il corpo verso destra per vedere cosa stava cucinando, "Si sente un buon odore, ho una fame." Kaori sorridendo gli disse "Bene, buon segno, anche il vecchio Ryo era una buona forchetta. Siediti al tavolo arrivo con i piatti."

 

Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte, era affamato. Mangiarono tutto, Kaori a causa della stanchezza e del caldo non mangiò granchè, scivolò ma Ryo fece onore al pranzo. "MMMmm, che buono, sei una cuoca fantastica, Kaori." "Grazie, Ryo" così dicendo si alzò per sparecchiare e lavare i piatti. "No che fai, tu hai cucinato io lavo i piatti, ti vedo stanca, vai un po' a riposarti, non hai dormito molto l'altra notte." "Maa, Ryoo…." "Niente ma, quando ti sarai un po' riposata mi farai vedere come ci contattano i nostri clienti." Il tono di Ryo non ammetteva repliche, Kaori era davvero sorpresa per la gentilezza di Ryo, di solito era lei che faceva sempre tutto, preparava il caffè, sparecchiava, lavava i piatti. Questa volta però si sentiva davvero stanca, si alzò lo guardò mentre sparecchiava, andò a buttarsi sul divano. Mentre sentiva il rumore dei piatti che venivano messi nel lavandino, lo scroscio dell'acqua, farsi sempre più lontano, sentì Ryo canticchiare. Con questa dolce ninna nanna Kaori in un sonno ristoratore, privo di incubi.

 

Erano le sei del pomeriggio quando Kaori si svegliò, aveva dormito davvero bene, le poche ore di sonno l'avevano rimessa a nuovo. Si stiracchiò, ora andava decisamente meglio. "Ben svegliata." Guardò Ryo che era seduto su una sedia, le braccia incrociate su petto, le lunghe gambe distese. L'aveva guardata dormire per così tanto tempo? Non poteva crederci. "Mi hai guardato mentre dormivo?" "Si, se non sbaglio anche tu lo hai fatto ieri notte." Le rispose facendole l'occhiolino. Kaori arrossì. Questo Ryo era proprio strano, completamente diverso da quello vecchio. Squillò il telefono, Kaori rispose, "Casa Saeba, ciao Saeko…. " Era la prima volta che si sentiva contenta di sentire la sua voce. La poliziotta le chiese se poteva parlare con Ryo, ma Kaori le spiegò a grandi linee la situazione. "Coooosa ? Ha perso la memoria? Non è possibile, ma come sta, fisicamente intendo." "Sta bene, fisicamente è il solito Ryo, ma…." Saeko capì subito che Ryo era nella stessa stanza, Kaori voleva dirle di più, ma non se la sentiva di continuare di fronte a Ryo. "Kaori, facciamo così, questa sera incontriamoci al Cat's Eye così mi renderò conto di come sta Ryo e ti sottoporrò il caso. " "Va bene Saeko allora ci vediamo alle 20.00." Kaori depose la cornetta e guardò Ryo dicendogli, "Usciamo, andiamo a Shinjuku e poi a prenderci un Caffè, ti farò incontrare i nostri amici." Si alzarono e si avviarono verso la porta.

Al Cat's Eye c'erano proprio tutti, Saeko si era data da fare, con tre telefonate aveva sparso la notizia dell'amnesia di Ryo. Si erano trovati tutti alle otto in punto. Il professore, Reika, Saeko, Mick, Kazue e i due proprietari. Mancavano all'appello Ryo e Kaori. "Allora quando arrivano." Chiese Mick spazientito. "Kaori mi ha detto di incontrarci qui alle otto, magari sono andati a fare un giro a Shinjuku, staranno arrivando. Sta calmo" Disse Kazue, mettendo una mano sul braccio del marito. Mick era sconvolto, sapeva cosa voleva dire perdere la memoria, non ricordarsi più la propria identità. Era come vivere in un limbo, era tutto annebbiato, si vedevano volti conosciuti, diventati improvvisamente estranei, senza nome.

"Cosa faremo quando ce lo vedremo davanti, come ci comporteremo?" Chiese Reika.

"Nel modo più naturale possibile." Disse serio Umibozu, "Scommetto che a quel porco non è passata la voglia di alzare le sottane. Se prova a toccarti, Miki, si ritroverà la faccia stampata sul vassoio." Miki emise un basso risolino. Suo marito era molto geloso, non sopportava quando il suo amico faceva il cascamorto con lei, ma sapeva che era preoccupato.

"Che dite se gli facciamo prendere uno spavento, o gli diamo una botta in testa, magari gli torna la memoria." Disse il professore, ma si pentì subito di averlo detto perché tutti lo guardarono male. "Scherzavo ragazzi, è per sdrammatizzare un po'. Allora Umichan è pronto il caffè?" Cercò di salvarsi cambiando discorso.

"Ding, dong!" Il campanello d'entrata suonò, Ryo e Kaori erano arrivati. Tutti si voltarono a guardarli. "Scusate il ritardo, siamo passati a Shinjuku per vedere se c'era qualche altro incarico." Disse Kaori. Ryo la seguiva guardandosi attorno. Quel locale era carino, accogliente, moderno, pulito, gli piaceva. Poi si soffermò sulle persone. Dietro al bancone c'erano un gigante pelato con gli occhiali da sole, il papion e il grembiule stridevano con la sua mole. In lui c'era qualcosa di famigliare, pensò Ryo. Accanto al gigante c'era una bella ragazza con i capelli lunghi e lo stesso grembiule del gigante, erano i padroni del locale. Pensò. Seduto al bancone c'era un signore anziano, piccolo con tante rughe in faccia. Aveva lo sguardo furbo e intelligente, un vecchietto arzillo. Al tavolo accanto al bancone c'erano uno straniero biondo, di bell'aspetto, una ragazza molto bella, gli teneva la mano, forse erano fidanzati. Davanti a loro, voltate verso di lui, erano sedute due ragazze, belle anche loro. (è difficile che Hojoo crei protagoniste racchie.) Una era molto prosperosa, con i capelli a caschetto, inno alla femminilità. L'altra le somigliava, aveva capelli lunghi e occhi marroni, intensi.

"Ryo, questi sono nostri amici, non ti ricordi di loro?" Ryo guardò Kaori, negando con la testa. Entrando nel locale si era sentito sottoposto a radiografia da sette paia di occhi. "Ciao a tutti" Salutò Ryo. Il suo sguardo era vuoto, privo del solito calore. Nei suoi occhi non c'era il solito sguardo da pervertito. Guardando Miki, Saeko, Reika, era rimasto serio. Non mostrava i soliti occhietti da maniaco, che innescavano in Kaori la solita reazione martello da 100 t pronto all'attacco. Per lui tutte le persone presenti nel locale erano degli estranei. Tranne Kaori. Si sentiva bene solo con Kaori. Quella ragazza, gli dava sicurezza. Aveva molta pazienza, gli spiegava tutto, senza imbarazzo. In realtà un po' di imbarazzo c'era, lo sentiva. Vivevano assieme, ma lei era stata chiara, gli aveva detto che erano solo colleghi, che tra loro non c'era nessun rapporto sentimentale. Eppure quando stava con lei, si sentiva meglio. Sentiva una certa elettricità attraversargli il corpo quando un braccio o una gamba di Kaori lo sfioravano.

"Dai Ryo, vieni a sederti qui, ti offro un caffè" Disse il professore. Il ragazzo si avvicinò al banco, ringraziò il vecchietto e gli chiese se lo conosceva da tanto. "Uhhh, figliolo si può dire che ti cambiavo i pannolini, ti conosco da almeno 10 anni." Gli sorrise il professore e continuando "Tu non ti ricordi di me, vero? Beh devi solo avere pazienza, piano piano i tuoi ricordi riaffioreranno. La mente è una meravigilosa macchina….ma a volte fa i capricci. Non preoccuparti, andrà tutto bene." A Ryo quel vecchietto piaceva. Guardandosi attorno, vide che i suoi così detti amici erano molto preoccupati per lui.

"Tieni Ryo, questa volta offre le casa." Miki gli porse la tazzina colma di caffè. Nel prenderla a Ryo venne in mente una strana immagine. Lui prendeva entrambe le mani della donna, poi l'attirava a sé, provava a baciarla, ma l'uomo accanto alla donna lo prendeva per il colletto della giacca e lo lanciava lontano, verso Kaori che con un martellone gigante da 100 t. usato come una mazza da baseball, lo faceva rimbalzare addosso alla parete vicino al bancone. Per un istante Ryo guardò intensamente Umibozu, poi iniziò a ridere, gli era venuta in mente un'altra scena. Lui cercava di fare il cascamorto con la ragazza, l'omone lo riprendeva per il colletto della giacca, ma Ryo gli sussurrava il più vicino possibile un "Niyaaaaaaaaaoooo", a questo punto la reazione del gigante era di puro panico, lo lasciò andare immediatamente e si mise a urlare "Un gatto, aiuto un gatto, buttatelo fuoriiii!" Fu Ryo questa volta a parlare "Tu hai paura dei gatti." Umibozu impallidì e pensò, maledetto, l'unica cosa che si ricorda di me dopo le innumerevoli volte che l'ho tolto dagli impicci, è che ho paura dei gatti. "Già" fu la risposta, "Non ricordi altro?" "Si che hai dei soprannomi, aspetta…." Il viso di Ryo era concentrato, Umi e qualcosa….. mmhhh si, Umibozu, io ti chiamo Umichan. E' evidente che ti conosco da tanto tempo, allora." Pensò ancora qualche minuto, toccandosi il mento. "Si, ti arrabbi se ti chiamo Taco (polipo)" Forse hai un altro soprannome ma in questo momento non mi viene in mente." Guardando Miki scosse la testa, "Io sono Miki, sono sua moglie." "L'avevo notato portate le fedi." Le sorrise Ryo. Sorseggiò il caffè, l'aroma era intenso, proprio un buon caffè, pensò. Quando si girò vide che tutti gli altri gli si erano avvicinati. Si sentiva in trappola. "Hei Ryo ti ricordi di me?" Chiese Mick, "e di me?" chiesero in coro Saeko e Reika, "e di me?" chiese per ultima Kazue. Ryo sospirò e negò con la testa. "Dai ragazzi, non fate quella faccia, Ryo ha perso la memoria solo ieri, non potete pretendere che si ricordi di tutti voi in un botto. Non si ricorda neanche di me." A quelle parole si voltarono tutti quanti verso Kaori. "Scheeerziiii?" Chiese Saeko stupita, erano tutti a bocca aperta. Pensavano che almeno di Kaori, Ryo avesse qualche ricordo. Invece le parole di Ryo stupirono tutti "Sento che fa parte della mia vita, c'è qualcosa che mi dice che ci conosciamo da tempo. Ma non mi ricordo neanche di lei e me ne dispiace." Disse Ryo, mettendosi le mani tra i capelli, "Non mi ricordo chi sono, come mi chiamo, cosa faccio. Aiutatemi, Vi prego." Kaori gli si avvicinò, il volto pallido. "No Ryo non fare così, vedrai come ha detto il professore, lentamente. Ti verrà in mente tutto." La ragazza si sentiva maledettamente in colpa, se solo non gli avesse lanciato la clavetta, pensò. Saeko si accorse subito della tensione che si era creata. "Allora City Hunter, ti ho fatto venire qui perché mi devi aiutare a ritrovare un bimbo di due anni." Disse Saeko guardando prima Ryo e poi Kaori. "Chi è il bimbo e perchè non può pensarci la polizia?" Chiese Kaori diffidente. Saeko tirò fuori dalla borsetta i documenti e le foto del caso. "Questa è la famiglia Aoigawa, il signor Yusuke Aoigawa è un famoso antiquario, vende oggetti risalenti al 18° secolo, sia orientali che occidentali. Suo figlio è stato rapito dalla Yakuza due giorni fa. Sua moglie Kyoko è una mia amica d'infanzia. I rapitori come al solito li hanno minacciati, se avessero raccontato tutto alla polizia avrebbero ucciso il figlio." "Cosa vogliono dal signor Aoigawa?" Chiese Ryo. "Il capo della famiglia Maesa è un noto trafficante di armi e droga. La polizia sa che i suoi affari sono illeciti, ma non siamo mai riusciti a coglierlo sul fatto. Recentemente il signor Aoigawa ha ricevuto dall'estero delle partite di armi antiche. Purtroppo c'è stato un errore, invece delle armi ci ha trovato la droga. Non abbiamo ancora capito come si siano scambiate le casse." "Hanno rapito il bambino perché vogliono fare uno scambio con la droga, ma una volta consegnata, come fanno sempre queste persone, finiranno per ammazzare tutta la famiglia." Disse Kaori. "Ora capisci perché ho bisogno del vostro aiuto? Questa mia amica si è rivolta a me, pur sapendo il lavoro che faccio. E' proprio disperata. Queste sono le foto della mia amica, di suo marito e suo figlio." Saeko mostrò le foto al gruppo di amici radunato intorno al bar. "No non è possibile." Disse Umibozu impallidendo. "E' il piccolo Keichan." "Oh no, povero piccolo, è un bimbo così dolce." Gli fece eco Miki. "Allora li conoscete." Saeko era davvero sorpresa, non avrebbe mai immaginato che la sua mica frequentasse il Cat's Eye. "Vengono sempre il Martedì e il Venerdì sera, a Kei piace tanto la torta e trova Umibozu molto simpatico." Disse Miki aggiungendo "Te lo ricordi vero Kaori il bimbo che sorrideva a Umibozu." "Certo che me lo ricordo proprio un bel bimbo." Assentì Kaori. Ryo stava zitto, le sopraciglia corrucciate "Non capisco come un bimbo così carino, non si spaventi vedendo uno scimmione come te." Un altro flash, a Ryo era venuto in mente un altro particolare. "Mi ricordo del bimbo. Voglio aiutarlo. Accettiamo il caso Kaori." Disse Ryo deciso. "Ma ne sei sicuro Ryo?" Lo guardò Mick con gli occhi sbarrati, "Dov'è finito il tuo motto, aiuto solo belle donne, per ritirare il premio in natura!" "Questa volta non voglio ricevere nessun premio…." Lo squadrò Ryo con aria di indifferenza, braccia incrociate sul petto. Per un attimo sembrava essere tornato lo stesso Ryo, strafottente, pronto alla battuta. "Certo che le botte in testa gli fanno proprio bene, è cambiato completamente. In meglio." Disse Kazue. "Già stento a credere ai miei occhi e alle mie orecchie." Disse sottovoce Reika. "Va bene, se Ryo è d'accordo accettiamo il caso." Disse una Kaori non molto convinta, come sempre non si fidava dei casi che Saeko le passava, ma questa volta era diverso. In primo luogo un bimbo era nelle mani di delinquenti senza scrupoli; Ryo non aveva fatto menzione alcuna delle sue solite bottarelle che Saeko gli doveva. Infine lavorare avrebbe forse fatto ritornare a Ryo la memoria. Sarebbe stato rischioso, ma doveva farlo. "Vi aiuterò anche io." Disse Umibozu, "Quel bambino mi è molto simpatico, e poi perderei dei bravi clienti." Aggiunse subito arrossendo. "Allora posso dire a Kyoko che suo figlio non correrà alcun pericolo, è in buone mani." Saeko sorrise ai suoi amici, riconoscente. Era preoccupata per Ryo, non era il Ryo di sempre. Troppo serio, freddo. Non era una bella situazione, ma di sicuro ne sarebbe uscito fuori. Lui era City Hunter era uscito dall'inferno della guerriglia, questo incidente momentaneo sarebbe passato in fretta.

"Ryo cosa c'è, non ti senti bene?" Chiese Kaori avvicinandosi al ragazzo, si teneva la testa tra le mani.

 

"Kaori, torniamo a casa, mi sta ritornando il mal di testa." Ryo si era alzato "Piacere di avervi rivisto, so che prima o poi mi ritornerà la memoria e mi ricorderò di tutti voi." Aggiunse sorridendo, ma il sorriso ben presto svanì seguito da una smorfia di dolore. La cefalea era pulsante e insistente. Anche Kaori salutò tutti e trascinò Ryo fuori dal locale, un po' d'aria gli avrebbe fatto di sicuro bene. La serata era afosa, ma ogni tanto qualche zaffata di aria rendeva meno insopportabile il caldo, anche se era aria calda, dava un po' di sollievo. In macchina Ryo si era appoggiato al poggia testa la vena sulla tempia destra gli pulsava, in macchina l'aria condizionata dava una sensazione di benessere. "Come va Ryo?" Chiese Kaori preoccupata. "Ora va meglio, qui si sta bene, non fa così caldo." Le rispose Ryo, gli occhi sempre chiusi, la testa sempre appoggiata. "Tra dieci minuti saremo a casa, un bagno e una buona dormita ti rimetteranno in sesto." "Grazie, Kaori." Le disse questa volta guardandola, uno sguardo intenso, Kaori fece uno sforzo per non guardarlo, cercò di concentrarsi sul traffico. Non mi guardare così, ti prego, mi metti in imbarazzo, pensò. Ryo distolse lo sguardo prima di incontrare quello di Kaori. A casa pensò, a casa dopo un buon sonno starò meglio

Casa Saeba, notte

 

"No, Nooooo!" Ryo aveva gridato, nel silenzio della notte il suo grido sembrava un richiamo d'aiuto. Seduto nel suo letto, il corpo madito di sudore, il respiro affannoso. Guardò l'ora, le 3.00 in punto. Aveva sognato di essere nella giungla. Attorno a lui c'erano corpi di uomini morti, pezzi di membra, gambe e braccia tagliate, sangue tanto sangue. Lui era in mezzo a tutto questo. Coperto di sangue. "Ho ammazzato degli innocenti" La sua voce era spaventata.

"Ryo, ti ho sentito urlare." Kaori era entrata di corsa nella stanza, lo aveva visto stravolto, gli occhi sbarrati. Lo vide asciugarsi gli occhi, quasi vergognarsi del gesto. "Un uomo non può piangere, non può far vedere i suoi sentimenti." Pensò Kaori. "Sono un assassino, sono un assassino." Continuava a ripetere. "Ryo, no, tu non sei un assassino. Ti ho già spiegato che tu uccidi solo se necessario, se lo fai è solo per difenderti." Cercò di spiegargli, sedendosi sul letto. "No, no, non capisci. Ero circondato di corpi, coperti di sangue e anche le mie mani lo erano, gli ho uccisi io." Le urlò "Devi andartene via da me, potrei farti del male. Non voglio farti del male." Aveva chiuso gli occhi, non voleva guardarla. "Non me ne farai, tu non potresti mai farmene. Sono sette anni che lavoriamo insieme, tu ti sei sempre preso cura di me. Mi hai difeso, anzi sono io un pericolo per te. Più di una volta ti sei preso una pallottola per difendermi. Non hai mai voluto che imparassi a sparare, per evitare che uccidessi qualcuno, perché sai il rimorso che provoca. Se in passato hai ucciso, sappi che non eri in te. Ti avevano drogato con la polvere degli angeli. Questa droga ti ha fatto diventare come un Dio, ti faceva fare qualsiasi cosa ti veniva ordinato. Non eri in te quando hai ucciso quegli uomini. Non ti sentire in colpa." Kaori si era seduta vicino a lui, gli aveva appoggiato una mano sulla spalla sinistra. Ryo sospirò, si sentiva a pezzi. La sua nuova coscienza lo faceva vivere in un incubo. "Dimmi la verità, chi preferisci?" "Chi preferisci chi?" La ragazza lo guardava stupita, non riusciva a capire il senso della domanda. "Preferisci il Ryo prima della botta in testa o dopo la botta?" Kaori era rimasta senza parole, per lei era difficile rispondere. "Non lo so Ryo, a me piace questo tuo modo di fare così schietto. Vedi…. Al Ryo vecchio non sarebbe mai venuto in mente di farmi questa domanda o di farsi consolare. Mi avresti di sicuro detto "IO, IO Non ho avuto nessun incubo, se tu che ti sogni strane cose, ti dovresti lavare meglio le orecchie. Vai a dormire e non scocciare." Kaori era riuscita ad imitare la voce di Ryo che la guardava sorpreso. "Davvero ti avrei detto così?" "Siii! Ma la cosa più strana è che non ho ancora usato un martello in 24 ore, è un evento eccezionale." "Il famigerato martello" Le fece eco Ryo. Kaori continuò "Nel quartiere di Shinjuku hai una gran bella fama. Tutti ti conoscono come lo stallone di Shinjuku." Avevano completato insieme la fine della frase. Si misero a ridere. "Questo me lo ricordo" le sorrise Ryo. "Ecco appunto, ci sono tanti tipi di Ryo, il Ryo maniaco, il Ryo strafottente, il Ryo fannullone. Questo Ryo lo legherei in un futon e lo lascerei appeso fuori in pieno inverno a - 10 ° sotto zero." "Qualche volta lo hai fatto" Si ricordò Ryo serio. "Vedo che te le ricordi le mie punizioni." Questa volta a sorridere era stata Kaori. Ryo aveva appoggiato la testa al cuscino. Kaori era seduta sul letto davanti a lui, le ginocchia al petto. La camera era in penombra, la luce filtrava dal corridoio.

"Poi c'è il Ryo preciso nel suo lavoro, il Ryo galante (ma siamo sicuri che sia stato galante qualche volta con Kaori?), il Ryo protettivo e generoso. Io amo questo Ryo, ma amo anche il Ryo maniaco. Io voglio che tu ritorni ad essere quello che eri." Kaori fece una pausa, ora era in ginocchio davanti a lui, lo aveva afferrato per le braccia. "Anche se mi fai soffrire quando fai il cretino con le altre, io rivoglio il vecchio Ryo. Ti ho conosciuto così la prima volta, depravato e generoso con una bambina di sei anni. Ti rivoglio così con tutti i tuoi pregi e i tuoi difetti." Il viso di Kaori era rigato di lacrime. Tra i singhiozzi continuò. "Ecco vedi? al Ryo vecchio non sarebbe mai venuto in mente di asciugarmi le lacrime, come invece stai facendo tu." Ryo le sorrise "Voglio essere gentile con te, perché tu mi stai aiutando molto. Se prima ero una persona fredda e insensibile, beh preferisco rimanere così e non ricordare più nulla del mio passato." Ryo prese Kaori tra le braccia, lei provò a fare resistenza ma lui era troppo forte. "Non preoccuparti tanto non ti tocco, chi vuol dormire con un travestito." Kaori fu davvero colpita dalla sua battuta. "Scuuusaaa, non so come mi sia venuta." Ryo sembrava davvero dispiaciuto, aveva assunto la posizione in ginocchio, mani giunte sopra la testa. Kaori si mise a ridere, la risata contagiò anche Ryo. "Ti sta ritornando la memoria." Kaori fece per rialzarsi, ma Ryo le bloccò il braccio. "Ti prego rimani con me, forse il vecchio Ryo non te lo avrebbe mai detto, ma io ho bisogno di te." Kaori si arrese. "Va bene, ma se provi ad allungare i tuoi tentacoli…" In quel preciso istante dalle mani di Kaori si materializzò un martellone da 100 t. "No,no il piccolo Ryo farà il bravo te lo prometto." Kaori gli sorrise, si sdraiò sotto il lenzuolo. Ryo si girò verso di lei, "Grazie, non farò più incubi ora." Dopo una decina di minuti si addormentò, Kaori rimase ancora sveglia a guardarlo. Cercando di non svegliarlo lo abbracciò. Lentamente ritornerà ad essere il mio vecchio Ryo, pensò Kaori. Si addormentarono, un sonno tranquillo, senza incubi, per entrambi.

 

Il signor Maesa

 

"Uuaaaaaahhhhh! Snif, sniff. Uuaaaaaaahhhh!" Il piccolo Keichan, continuava a piangere a squarcia gola, gli mancava tanto la sua mamma e non gli piaceva il posto in cui l'avevano portato. Era una casa grande tutta in legno, il pavimento di paglia era duro. Intorno a lui c'erano uomini grossi, vestiti di nero, alcuni erano sfregiati, altri tatuati dalla testa ai piedi. La cosa che più faceva paura al bimbo, era che non sorridevano mai, avevano sempre sul viso un'espressione accigliata, erano brutti e cattivi. Kei aveva paura e lo manifestava nell'unico modo che aveva, visto che ancora non sapeva parlare bene, piangendo e urlando.

"Fatelo smettere! Non ne posso più." Gridò un uomo grosso e tarchiato, con una cicatrice sulla guancia destra. Stava per prendere Kei in braccio, con l'intenzione di scuoterlo per calmarlo, ma una voce profonda lo fermò. "Non azzardarti a far del male al bambino, è l'unica merce di scambio che mi rimane per riavere la roba." Ordinò il signor Maesa. L'uomo tarchiato, rimise subito giù il bambino. Ora il piccolo aveva il viso paonazzo, il respiro affannoso, era solo una tregua, tra pochi minuti avrebbe iniziato a piangere a più non posso. Il signor Maesa era un uomo sulla sessantina, aveva capelli bianchi ancora folti, un uomo molto legato alle tradizioni. La sua splendida villa in legno, e il giardino tipicamente giapponese, con le carpe dorate, le piante di bonsai, le querce antiche lo dimostravano. La casa e il giardino risalivano al 17° secolo, era appartenuta da generazioni alla sua famiglia, una famiglia antica di samurai. I samurai con la restaurazione Meiji [1] avevano perso tutto il loro potere, ma per non perdere la loro ricchezza e il loro onore il capostipite della famiglia aveva deciso di iniziare traffici illegali, diventando una delle più potenti famiglie della malavita organizzata. Il signor Maesa era l'unico rimasto. I suoi fratelli erano morti da giovani, a causa di conti in sospeso con altre bande rivali, o di malattie. Non aveva avuto eredi, sua moglie era morta giovane e non si era più risposato. Avvolto nello Yukata [2], messo dopo il bagno caldo, stava seduto fuori, nel giardino, cercando di godersi lo spettacolo delle lucciole nella notte, quando le urla del bambino, gli fecero perdere la pazienza. I suoi uomini non lo avevano sentito arrivare. Il piccolo continuava a piangere, gli uomini non sapevano più cosa fare, stavano per perdere la pazienza. Il signor Maesa si inginocchiò davanti al bimbo, lo prese in braccio e uscì dalla stanza. Il bambino, avendo paura, stava ben dritto sulla schiena, non appoggiava le braccine sulle spalle dell'estraneo, aveva paura di lui non si fidava. Il signor Maesa uscì in giardino, depose il bimbo sul prato, vicino alla sua sdraio. Keichan iniziò a calmarsi, per lui era tutto nuovo. Il giardino non gli faceva paura, perché si era illuminato improvvisamente, l'unica nota di moderno in una casa antica. Si alzò in piedi, incerto, iniziò a guardarsi intorno. La cosa più interessante per lui, fu sentire rumore nello stagno. le carpe attratte dalla luce, si erano risvegliate, si muovevano in cerchio nervose. Alcune uscivano dall'acqua aprendo ritmicamente la bocca in cerca di cibo. Erano carpe grosse, colorate in argento, oro, rosso. Il signor Maesa teneva a loro come dei figli. Il bimbo si avvicinò incuriosito, quando le vide, la bocca si spalancò, le sopracciglia si alzarono, guardò il signore grande accanto a lui, poi rise, un gridolino di gioia, puntando il dito verso le carpe. "Bene, vedo che anche tu come me ami gli animali" disse sorridendo il vecchio, finalmente era riuscito a calmarlo. I suoi uomini stupiti dalla veranda guardavano la scena, non riuscivano proprio a capire come un uomo burbero e scontroso, fosse riuscito a calmare quella piccola peste. "Avete dato da mangiare a questo povero bimbo?" disse il capo, rivolto agli uomini sulla veranda. "Se non l'avete ancora fatto, sbrigatevi e dategli anche una fetta di torta, i bambini amano i dolci. Dobbiamo trattarlo bene. Se qualcuno di voi proverà a torcergli un capello se la vedrà con me. Sono stato chiaro?" Urlò più forte per farsi sentire meglio. "Si signore." Dissero tre uomini, facendo un mezzo inchino. Keichan era più tranquillo, continuava a guardare incuriosito le carpe, non si accorse che l'anziano signore se n'era andato, dietro di lui si avvicinò ancora l'uomo tarchiato. Kei  si accorse della presenza, si girò, fece un respiro profondo….. le sue labbra si incurvarono verso il basso, iniziò a tirare su col naso. Due lacrimoni gli scesero giù per le guance. Il tarchiato fece un passo indietro, no decisamente non va, gli sto proprio antipatico, pensò. Accanto a lui un uomo alto e magro, detto lo smilzo, si avvicinò al bimbo, provando a farlo ridere, vedendolo il bimbo sembrò calmarsi, con questo andava un po' meglio. Lo smilzo lo prese in braccio e lo portò dentro. Era ora di mangiare, poi a nanna; un bambino deve dormire, sperando che questa piccola peste, faccia dormire anche noi, pensò.

Il giorno dopo il signor Maesa mandò una lettera al signor Aoigawa. C'erano i dettagli dello scambio, l'ora dell'incontro, il luogo. Su una cosa sola era stato chiaro, la polizia non doveva entrare assolutamente in questa storia.

 

Saeko avvolta nel suo tailleur (grazie Françoise) azzurro, salì sull'ascensore fino all'ultimo piano del palazzo. Bussò alla porta, ma non avendo risposta, pensò che forse Ryo e Kaori erano usciti. Poi si ricordò… riprese l'ascensore questa volta giù nei sotterranei. Sentì gli spari. Ryo si stava allenando. Cercò di non far rumore entrando, ma l'udito attento di Ryo la scoprì subito. "C'è qualcuno?" chiese Ryo, la pistola nella mano destra, i bussolotti sparsi per terra.

"Ciao Ryo, come va, tornata la memoria?" fu la risposta di Saeko. "No, ma va e viene, il mal di testa sta diminuendo, però." Le sorrise. "Scommetto che sei venuta a portare altri dettagli del caso." Le si avvicinò chinandosi un po', avvicinando il viso al suo, le sorrise. "Proprio così" gli strizzò l'occhio, Saeko pensò per un attimo che quello era il vecchio Ryo che flirtava con lei. "E Kaori? A proposito, come mai non hai chiamato Kaori quando sono entrata?" gli chiese. Ryo si voltò verso il poligono, bang, bang, centro perfetto. "Non era il suo passo." Grande Ryo, pensò Saeko, la memoria non gli ha tolto il suo istinto, per fortuna. "Kaori è andata a fare la spesa, tornerà tra poco, visto che è uscita un'ora fa." "Ottimo allora, se non ti dispiace, rimarrò anch'io ad aspettarla." Bang, bang, bang. Saeko si era seduta dietro a Ryo, guardandolo sparare. La schiena muscolosa, il bacino stretto, le braccia scolpite. Ryo era sempre lo stesso in apparenza, eppure era così cambiato….Non era più lo stesso, se ne rendeva conto. Con lei era più freddo quasi un estraneo, con Kaori invece…. Era un po' gelosa, si era gelosa perché amava Ryo, ma c'era Kaori, non se la sentiva di fare la carogna e rubarglielo. Avrebbe potuto benissimo raccontargli una bugia, dirgli che erano stati amanti…Sono troppo sicura di me, pensò, Ryo è fin troppo legato a Kaori. Sorrise tra se, un sorriso amaro. "Perché sorridi?" la voce di Ryo la fece tornare alla realtà. Saeko non si era accorta che Ryo le si era avvicinato, aveva avvicinato il suo viso a quello di lei, erano vicinissimi. Avrebbe voluto baciarlo, erano così vicini. Poi lei si ritrasse. Ryo ritornò verso il poligono di tiro stava facendo tornare verso di se il tira segno pieno di buchi. Sei centri perfetti, pensò Ryo prendendolo in mano, quella donna gli faceva uno strano effetto. "Non riesco ancora a capire come ci riesca" parlò guardando Saeko. "Mi viene naturale, eppure sparare non dovrebbe essere la cosa più naturale del mondo." "Per te lo è." Ammise la donna. Saeko gli si avvicinò gli mise un braccio sulla spalla, Ryo le sorrise, "Di te mi ricordo che con il tuo bellissimo corpo riesci a incastrarmi a meraviglia, ma poi non paghi mai i tuoi debiti, come mai?" La prese tra le braccia, "Ryo, cosa stai facendo? E se arriva Kaori?" Proprio in quel momento la porta si aprì, prima caddero tutti i pacchetti della spesa, Kaori aveva un'espressione attonita stampata sul volto. Non fece nulla, guardò i due, disse con un filo di voce: "Scusate se vi ho interrotto" Corse via verso l'appartamento, se si fosse trovata in un'altra situazione avrebbe spiattellato Ryo a terra come una sottiletta, ma ora, aveva paura di ferirlo. Corse in camera sua, si buttò sul letto. Perché devo essere sempre così sfortunata, cos'ho che non hanno le altre donne. Poi ripensò alla quinta misura di Saeko, a parte quello. Sentì bussare alla porta. Giù nello scantinato Saeko era rimasta da sola se l'era aspettata, appena Kaori era uscita dal poligono, Ryo le era corso dietro, il vecchio Ryo non lo avrebbe mai fatto, aveva perso…. Ryo amava Kaori. Ora ne era certa. "Kaori per favore aprimi" disse Ryo, tentando di aprire la porta chiusa dall'interno.

Kaori era proprio arrabbiata, stava prendendo a pugni e calci il pupazzo antistress. Era inutile buttarsi sul letto e piangere. Ce l'aveva con se stessa, non con Ryo o Saeko. Si malediceva perché era troppo gelosa, forse non si rendeva conto di essere così innamorata di lui, o forse si. Lo amava da tanto tempo, ma il suo brutto carattere, la gelosia non le dava tregua. Sentì bussare Ryo, ma non gli aprì. Lasciò passare un po' di tempo, se gli avesse aperto subito gli avrebbe tirato addosso un konpeito gigantesco, causandogli un'altra commozione celebrale. Passati dieci minuti buoni a prendere a calci il pupazzo, si calmò un po'. Ora doveva parlare con Ryo e ritornare da Saeko. Ancora una volta aveva fatto una figura pessima davanti alla poliziotta, ma era più forte di lei. Saeko era troppo bella e lei non si sentiva mai all'altezza. Finalmente si era calmata, riprese il pupazzo, lo abbracciò e si scusò con lui per il maltrattamento subito, lo rimise dietro alla porta.

Aprì la porta. Ryo era fuori con le braccia incrociate sul petto. "Kaori, io non ho fatto niente con Saeko, stavamo solo parlando." Ryo tentava di giustificarsi e questa volta era sincero. "Si Ryo ti credo, al Ryo vecchio non avrei mai creduto, ma a te si." Kaori gli sorrise, dicendogli. "Torniamo da Saeko, abbiamo del lavoro da sbrigare."

 

 

Casa Aoigawa

La villetta degli Aoigawa era situata in un tranquillo quartiere di Tokyo, la casa aveva due piani, non era grandissima, ma accogliente, un misto di arredamento orientale e occidentale. Al piano terra c'erano l'entrata, la stanza da bagno a destra e la toilette subito accanto[3]. La sala da pranzo e la cucina comunicavano direttamente.

La signora Kyoko aveva accolto i suoi tre ospiti con del the d'orzo ghiacciato. Lei e il marito erano seduti al tavolo di cucina, i visi preoccupati e le occhiaie facevano capire che non avevano dormito molto negli ultimi giorni. Saeko fu la prima a parlare.

"Dalla lettera che vi hanno spedito, non abbiamo rilevato impronte digitali, gli ideogrammi sono stati scritti con dei giornali. Quindi anche in questo caso non abbiamo prove per incastrarli." Guardando Ryo e Kaori disse: "Questi sono due investigatori privati, si occuperanno loro del caso, visto che la polizia non può. Kyoko stai tranquilla, il tuo bimbo è in buone mani. Te lo garantisco." Ryo chiese al signor Aoigawa i termini dello scambio. "Nella lettera dicevano che la merce, verrà trasportata dopo domani notte in una casa abbandonata alle porte di Tokyo, la zona è a Rokuyama." "La conosco, è un posto vicino al lago Biwa, a poche ore da qui." Disse Ryo.  
Il signor Aoigawa continuò, asciugandosi una lacrima. " Lo scambio dovrà avvenire a mezzanotte in punto. O uccideranno il piccolo Kei." Abbassò gli occhi, la moglie gli teneva la manica della camicia, lui gli coprì la mano con la sua. "Ci saremo. Non preoccupatevi per il bimbo, Kaori è bravissima con i bambini" Mentì Ryo. Lei arrossì, una risatina imbarazzata gli salì alla gola, ma che cosa stava dicendo….. certo come tutte le donne aveva un forte istinto materno, ma di solito i bambini appena la vedevano si mettevano a frignare. Ryo continuò, "Domani mattina, verrò a prendere la cassa con dentro l'eroina e le armi. Non preoccupatevi, entro mercoledì sarà tutto finito."

Kyoko guardò Saeko, era riconoscente alla sua amica di Liceo per quello che faceva, i due investigatori, anche se erano così giovani, le avevano fatto una buona impressione. Se Saeko gli e li aveva indicati dovevano essere davvero bravi nel loro mestiere. Saeko non aveva detto all'amica che Ryo era uno Sweeper, se no sarebbe stata male ancora di più e già stava passando un brutto periodo. "Appena avremo Keiji ve lo riporteremo a casa." Promise Kaori. Ora che il piano era stato deciso, la coppia sembrò un po' meno tesa. Quando Saeko e i due investigatori uscirono dalla casa, era già buio. Saeko ringraziò ancora Ryo e Kaori per l'aiuto e se ne andò. "Ora cosa facciamo Ryo?" chiese Kaori, Ryo prendendola sotto braccio "Andiamo a vedere dov'è questa casa abbandonata, così tu potrai mettere le tue trappole. Non mi fido della Yakuza, di sicuro ci staranno preparando una bella accoglienza. Beh, gli e la voglio fare anche io. Il piano vero e proprio inizia ora, cara socia."

"Cos'hai in mente Ryo?" Chiese Kaori una volta arrivati a destinazione. La costruzione era completamente in legno. Una casa a due piani, vicina al lago Biwa. Doveva essere appartenuta alla famiglia Maesa, ma erano anni che non veniva più utilizzata. Lo si vedeva dal tetto di paglia rotto, dalle finestre senza vetri. La costruzione sembrava solida, il posto era stato adibito a magazzino, forse la usavano solo in casi di emergenza.

"Vieni avviciniamoci alla casa, se incontriamo qualcuno faremo finta di essere una coppietta in luna di miele" disse Ryo serio, prendendo per mano Kaori. Oddio, ma come gli vengono in mente certe idee, pensò Kaori.

Fortunatamente vicino alla casa e dietro non c'erano parcheggiate macchine, ma Ryo non si sentiva sicuro.Provarono ad entrare nella casa. Sul pavimento c'erano tracce di impronte. Erano già stati lì. Ryo andò verso destra, Kaori verso sinistra. La ragazza vide una porta, l'aprì, c'erano delle scale, molto probabilmente era la cantina. Scese, quindici gradini, arrivò in un ambiente fresco e umido, quando gli occhi si abituarono alla penombra vide delle casse di legno. In mezzo alla stanza c'era una gabbia di ferro. Kaori provò ad aprire una cassa. Non ci riuscì. Sentì dei passi per le scale, si irrigidì pensando che fossero arrivati, ma la voce di Ryo la tranquillizzò. "Kaori, hai trovato qualcosa?" Si Ryo, ma non riesco ad aprire la cassa. Sentì il suo corpo accanto al suo. Vicino a una cassa c'era una spranga di ferro, Ryo la usò per far leva. In poco tempo la aprì. Ciò che videro gli impetrì. Sentirono il rumore dei pneumatici, stavano arrivando. Ryo non perse tempo, richiuse alla meglio la cassa, trascinò Kaori di corsa di sopra, prendendola in braccio per far prima. Arrivati al piano superiore, Ryo chiese scusa a Kaori, chiedendole di non fargli troppo male dopo. L'abracciò, e iniziò a baciarla con sempre più trasporto. La depose a terra, le aprì la camicetta, baciandole la bocca, gli occhi, il collo, scendendo giù verso il seno. Sentì aprire la porta, ma continuò a baciarla, si fermò solo quando sentì dire: "Ehi voi due, che cavolo ci fate qui? Andate a scopare da un'altra parte." Ryo si alzò facendo alzare anche Kaori, rossa in volto, si copriva il seno come meglio poteva. "Scuusate, ma sapete siamo in luna di miele e… Non riusciamo proprio a resistere alla passione." Ryo prese Kaori in braccio, e fece bene perché le sue ginocchia non la reggevano, uscì dalla casa tranquillo. Gli uomini di Maesa non sospettarono niente.

Ryo dopo essere uscito dalla visuale degli Yakuza, si nascose dietro a un cespuglio, Kaori gli era seduta in grembo. Gli occhi lucidi, il viso arrossato. Non riusciva a parlare. Lo guardò, una lacrima le scese giù per la guancia. "Non farlo mai più, non prenderti più gioco di me in questo modo." Stava tremando di rabbia, ma non voleva usare un martello, non ancora. Aveva troppa paura di fargli male. "Non potrei mai, non mi sono preso gioco di te." Ryo le diede un lieve bacio sulla bocca. "Scusami, ma era l'unico modo per non farci ammazzare. Hai visto anche tu che non potremo usare le armi per salvare quel bambino. "Già" gli fece eco Kaori, appoggiandosi al suo petto. "Quando lo saprà Umibozu che quei bastardi lo metteranno lì il bambino non sarà molto contento." Fu la sua risposta.

Cat's Eye ore 18.00

 

"Coosaa. Maledetti, come si fa a combattere senza armi?" Umibozu era davvero arrabbiato. "Per fortuna che avete fatto quel sopralluogo, vi immaginate che bel botto avremo fatto?" disse Miki. Il signor Maesa era un uomo molto furbo. Da anni non usava quella casa sul lago, ma l'aveva adibita a suo magazzino personale per i fuochi artificiali, sua grande passione. Ce ne erano di tutti i tipi, da quelli piccoli che i bambini nelle sere d'estate si divertivano a tenere in mano a quelli spettacolari che si vedevano nelle feste di paese. Erano un bella fortuna, lì dentro c'erano miglioni di Yen in fuochi.

"Il piano cambia, completamente" disse Ryo. Sfrutteremo la tua capacità di creare trappole disse Ryo rivolto a Umibozu. E Umi, questa volta senza arrossire, disse rivolto a Kaori "Ti rubo la tua assistente, per una volta sarà lei ad aiutarmi." Ryo sorrise, sapeva che di Umi si poteva fidare.

Ryo, Kaori e Umibozu aspettarono il momento buono per partire. Verso le due di notte, la Jeep di Umi fu parcheggiata a due km di distanza dalla casa. Fortunatamente non c'era nessuno. Kaori iniziò a fare trappole intorno alla casa. Umibozu all'interno, stando bene attento a lasciare meno impronte possibili.

All'alba finirono il lavoro, tornarono a casa stanchi, ma contenti del lavoro fatto.

 

Residenza estiva Maesa ore 23:58 giorno dopo

 

"Ehi, senti che calma che ce in questo posto, il capo ha fatto bene a portare il marmocchio qui. Dopo che saranno arrivati a fare lo scambio, faremo un bel falò di questo posto. Nessuno verrà a cercarli." Lo smilzo parlava a un uomo tatuato dalla testa ai piedi, alto e massiccio. Stavano davanti alla casa, aspettavano l'arrivo delle casse con la droga.

Un rumore di pneumatici attirò la loro attenzione. Un furgoncino bianco, con una scritta ad entrambi i lati "Neko Speed" e la figura di un gatto in corsa, illuminò la casa a giorno.

L'orologio di Kaori segnava le 24:00, era ora di entrare in azione.

"Eccoli, sono puntuali." Disse lo smilzo, il suo compagno stava zitto, limitandosi a guardare i due uomini che scendevano dal furgone e si avvicinavano. Erano vestiti con una tuta da lavoro rossa, sulla schiena avevano la stessa scritta del furgone, ma bianca.

"Abbiamo portato la cassa. Dovreste firmare questa ricevuta." Vedendo che il tizio alto non sembrava intenzionato a firmare, il ragazzo tornò verso il furgoncino e rimise all'interno la bolla. Era il segnale, Kaori spense i fari, il buio calò tutt'intorno. Ryo e Umibozu attaccarono, veloci. Umi con la sua arma preferita, biglie di piombo. Mirò nei punti vitali, colpendo alla gola, all'inguine, alle ginocchia. Il bestione tatuato si accasciò a terra, gemendo. Umi lo stese definitivamente con un colpo alla nuca. Ryo pensò allo smilzo, un calcio allo stomaco e si piegò in due, una ginocchiata in faccia, gli fece perdere i sensi. Ryo se lo caricò sulla schiena; lo portò vicino a un albero, accanto al suo compagno. Anche l'altro Yakuza fu preso, imbavagliato e legato. Vennero issati su un albero, era una trappola preparata da Kaori. Questi due non faranno più male a nessuno per un bel po', pensò Kaori che si era goduta lo spettacolo sul furgoncino.

Entrarono in casa, tutti e tre. Si sentiva piangere il bimbo, era in cantina. "Che crudeltà, metterlo in una gabbia di ferro" Disse Kaori ad alta voce. I sensi di Ryo e Umibozu erano all'erta. C'era qualcosa di strano, non c'erano altri uomini, a meno che non si fossero nascosti fuori. Come mai non c'era nessuno in casa? Kaori si avvicinò alla porta della cantina, la aprì. Ryo le fu subito accanto, la prese in braccio e iniziò a correre verso l'uscita, lo stesso fece Umibozu. Kaori non riuscì a rendersi conto di quello che era successo, nel buio aveva visto soltanto due occhi rossi che la fissavano. Erano otto paia di occhi rossi, quattro dobermann. Splendidi cani, nel pieno delle loro forze e della loro ferocia. Erano stati messi a guardia del piccolo Kei. Al bambino non potevano certo far male, visto che era al sicuro dentro la gabbia; ma erano stati addestrati per sbranare chiunque si fosse avvicinato al bimbo. I due uomini uscirono di corsa fuori dalla casa, verso il parco. Umibozu stava correndo il più velocemente possibile, sentiva il ringhio dell'animale dietro di se. Un altro abbaiava, correva a destra, un altro ancora a sinistra. Il cane di destra stava per raggiungere il polpaccio di Umibozu; ma lui saltò e il dobermann finì in una trappola, infilzato da dei bastoni appuntiti. Ryo davanti a lui, cercava di correre veloce, ma il peso di Kaori lo rallentava. La ragazza cercò di chiedergli di lasciarla correre da sola ma un solo sguardo di Ryo la zittì.

Umibozu si voltò correndo verso il cane dietro di lui, gli lanciò una biglia, lo colpì sul muso. Il cane rallentò la corsa, lui ebbe il modo di arrampicarsi su un albero. Ryo disse a Kaori di abbracciarlo stretto, tenendole la vita con il braccio sinistro, estrasse la sua Magnum, sparò un colpo al cane che stava per attaccarlo da sinistra. Un lampo infranse il buio del parco, il cane cadde a terra. Aveva la gabbia toracica sfondata. Rallentò un po' la corsa, non sentiva nessuna presenza dietro di sé , si fermò. I cani erano quattro, ne avevano fatti fuori tre, uno era rimasto di sicuro a sorvegliare il bimbo. Ryo fece scendere Kaori, ritornarono verso Umibozu che gli aspettava vicino all'albero. "Ora che si fa?" Chiese Umi. "Dentro la casa c'è ancora un cane, dobbiamo farlo uscire o non prenderemo mai il piccolo" Ryo assentì con la testa; fu Kaori a parlare "Io entrerò in casa, farò uscire il cane…" "No, Kaori è troppo pericoloso." La interruppe Ryo. "Fammi finire,Ryo." Gli disse guardandolo. "Se tu starai fuori dalla casa, aspettando che esca con il cane, potrai usare la tua pistola; mentre io lo tengo occupato, Umibozu potrà entrare nella casa e liberare il bimbo. Ma se non facciamo così, non so proprio come potremo liberarlo, ricordati che non possiamo usare armi all'interno della casa." Il piano di Kaori convinse pienamente Umibozu, mentre Ryo non era molto convinto. Kaori entrò in casa, si diresse verso la cantina. Si tolse il giubbotto di Jeans, le ci volle poco per attirare l'attenzione del cane e farlo imbestialire. Gli lanciò il giubbotto sul muso. Il cane inferocito, iniziò a farlo a brandelli; Kaori ebbe il tempo di salire i quindici gradini e correre verso l'uscita, il cane le era già dietro. Poteva sentire tutta la sua rabbia. Se non voglio essere ridotta a brandelli, è meglio che mi sbrighi. Correva veloce verso gli alberi, sapeva che Ryo era lì ad aspettarla. Correva veloce, ma a causa del buio non vide una radice, inciampò. Si rannicchiò su se stessa in posizione fetale, una mossa istintiva per cercare di difendersi. Chiuse gli occhi, aspettava di sentire il dolore dei denti nella sua carne. Sentì lo sparo e aspettò. Non successe niente. Aprì gli occhi e vide a pochi metri l'animale morto in una pozza di sangue. Ryo le era accanto. Le sorrideva. Lei si alzò. Insieme si diressero verso il furgone. Umibozu aveva in braccio il piccolo Keichan che rideva contento di vedere una persona amica.

Il furgoncino lasciò il lago Biwa. Era ora di far visita al signor Maesa, di disturbare il suo tranquillo sonno.

Il Signor Maesa fu svegliato da un gran baccano, i suoi uomini stavano urlando. Si alzò dal futon accigliato. Stava per uscire dalla camera, ma fu preceduto da un uomo alto e robusto con i capelli neri e un sorriso beffardo. Dietro di lui c'era un gigante pelato con degli occhiali da sole. La terza persona ad entrare fu una ragazza con in braccio il bambino. Il Signor Maesa si era inginocchiato sul tatami. Aveva capito di aver perso. Di solito era un uomo sicuro di sé, non si arrendeva mai. Ma questa volta le cose non erano andate come avrebbe voluto. Aveva provato a chiamare i suoi uomini, ma non era venuto nessuno. Ciò significava che quei due erano riusciti a mettere a tacere i suoi cinquanta uomini. (Quello che non sapeva il vecchietto, era che anche Kaori con le sue martellate aveva contribuito a mettere a nanna un bel po' di Yakuza. ^__^)

"Cosa volete?" Chiese il vecchio. "Che restituisci al Signor Aoigawa la sua cassa di oggetti d'antiquariato e li lasci in pace per sempre…. Oh troverai sempre sulla tua strada City Hunter." Disse Ryo. Il Signor Maesa si girò verso di lui, arrabbiato "Ragazzino, mi stai minacciando?" "Affatto, cerco di chiudere questo caso nel migliore dei modi. Tu lasci in pace quella simpatica famigliola, che ti restituisce la tua cassa di armi e droga, io lascio in pace te e i tuoi uomini." Il Signor Maesa sembrò convinto dalle parole di Ryo, ormai stava arrivando al termine della sua vita. Se quello era davvero il temibile City Hunter era meglio fare ciò che voleva, visto che aveva riavuto ciò che era suo. "Va bene, lascerò in pace i signori Aoigawa. Nessuno farà del male a quel bimbo." Ryo gli sorrise e uscì dalla stanza seguito da Umibozu e Kaori.

Ora che le cose erano andate a posto i tre riportarono subito Keiji a casa.

Il piccolo in braccio a Kaori si era addormentato, era un bimbo dolcissimo, molto bravo. Non si era messo a piangere quando lei lo aveva preso in braccio, anzi le aveva fatto anche un gran sorriso. Mentre Ryo guidava verso casa Aoigawa si era accorto che Kaori aveva dato un bacio al piccolo che dormiva tranquillo tra le sue braccia.

 

 

Arrivati davanti alla casa, videro sulla soglia i genitori preoccupati. La mamma e il papà di Keiji corsero a prendersi il loro bimbo. Con le lacrime agli occhi ringraziarono le tre persone che lo avevano salvato.

Era quasi l'alba, Ryo e Kaori accompagnarono Umibozu al Cat's Eye, Miki era rimasta in piedi ad aspettarlo. Poi fecero ritorno a casa. Ryo cominciava ad essere stanco, ma era contento. Non si ricordava molte cose del suo passato, ma era rimasto soddisfatto di quello che era riuscito a fare. Guardò Kaori sul sedile accanto, si era addormentata. Si distrasse per un momento, non notò subito il cane che gli aveva attraversato la strada. Sterzò verso destra, le ruote stridettero sull'asfalto; il furgoncino finì sul marciapiede, continuò la sua corsa verso un palo della luce. Ryo prese Kaori tra le braccia, cercando di proteggerla con il suo corpo. Sbattè la testa contro il vetro. Non sentì più nulla.

Kaori si svegliò in ospedale. Guardando fuori dalla finestra vide che il sole stava calando. Aveva passato tutta la giornata in ospedale. Aveva dormito molto, non si ricordava niente. Si ricordava che Ryo l'abbracciava e nient'altro. Le faceva male il braccio destro, forse se lo era rotto o slogato. Vide entrare un'infermiera nella sua camera, chiese di Ryo.

"Non si preoccupi, quel ragazzo ha la testa dura. Ha preso una brutta botta alla testa, ma è già in giro per l'ospedale ad importunare le infermiere." Si sentì un urlo. "Tesooorooooo, vieni qui che ti faccio un massaggino."

Kaori si appoggiò al cuscino, si guardò il braccio fasciato, con questo braccio come farò a tirargli le martellate, pensò. Vide Ryo comparire sulla soglia. Aveva la solita faccia birichina di sempre. Era tornato il suo Ryo normale. Si sentiva contenta e triste. Contenta perché era tornato normale (sé normale, quel porco depravato.) ma non sarebbe stato più il Ryo gentile e tenero che era stato. "Ciao Kaori, come va il braccio?" Chiese Ryo entrando nella camera, vide l'anziana infermiera allontanarsi, guardarlo male e uscire. "Mi fa un po' male ma non penso sia rotto. Siamo stati fortunati, poteva andarci peggio." "Ho parlato con il dottore, il braccio è solo slogato, non dovrai muoverlo per una decina di giorni. Dai ora, preparati che torniamo a casa." "Si, ma dovresti aiutarmi a vestirmi." Kaori lo disse senza alcuna malizia. Ryo rimase a bocca aperta. Kaori indossava reggiseno e mutandine. Aveva una voglia matta di saltarle addosso, ma si trattenne (per evitare martellate in testa?). L'aiutò a mettersi la maglietta rossa e i Jeans. Uscirono insieme dall'ospedale. Arrivati a casa Ryo preparò la cena, Kaori andò in camera a riposare un po'. Dopo mangiato andarono al Cat's Eye. Ad aspettarli c'erano anche Keichan e i suoi genitori. Appena fu entrato Ryo si buttò su Miki. "Amoree, quand'è che divorzi da questo polipo e ti risposi con me?" La risposta fu una vassoiata in faccia da parte di Miki. La ragazza guardò Kaori, aveva capito che Ryo era ritornato quello di sempre. Kaori sospirò, poi raccontò come Ryo aveva recuperato la memoria. "Kaori ti fa tanto male il braccio?" chiese Miki preoccupata per l'amica. "No, non tantissimo." Kaori sospirò, si volse guardando l'allegra famigliola alle sue spalle. Il piccolo Kei mangiava una fetta di torta contento, i genitori lo guardavano felici sorseggiando il loro caffè. Ryo, Ryo come al solito faceva il cascamorto con le clienti nel locale. Kaori si mise la mano sinistra sul braccio destro, le faceva male. Finì di bere il suo caffè, poi salutò e ringraziò Umibozu e Miki. Uscì dal locale, senza dire niente a Ryo. Non aveva voglia di spiattellarlo a terra con una martellata, era stanca del suo comportamento. Si avviò a piedi verso casa. Nel cielo la luna quasi piena era circondata da due nuvole nere, il vento fresco le aveva mosso i capelli. Il braccio le faceva male, ma aveva voglia di camminare. Dopo dieci minuti di solitudine, vide la mini rossa di Ryo accostarsi al marciapiede. "Dai Kaori, sali. Torniamo a casa." "Cosa c'è Ryo, non hai voglia di correre dietro a qualche bella ragazza? La notte è ancora lunga." Kaori lo guardava, gli occhi tristi, gli sorrise mesta. "Io me ne ritorno a casa, vado a dormire." Ryo la guardò serio "Devo fermare la macchina, scendere, portarti di peso dentro e accompagnarti a casa?" chiese stizzito. "No Ryo, sei libero di andare nei tuoi locali e divertirti tutta la notte. Non preoccuparti per me." Kaori era decisa, non aveva più voglia di arrabbiarsi con lui, visto che era ritornato quello di sempre preferiva mantenere il loro rapporto di sempre, anche se le costava. Avrebbe voluto entrare in macchina, abbracciarlo. Ma non lo fece. Ryo guardò la strada davanti a se, accellerò, corse via. Kaori vide la Mini allontanarsi. Camminava tranquilla, non aveva fretta, fuori faceva fresco si stava bene. Ogni tanto incontrava delle coppiette abbracciate, degli impiegati ubriachi che camminavano a zig zag, immersi nel loro mondo. Arrivata a casa vide che era tutto buio. Pensò che Ryo fosse a divertirsi in qualche locale. Andò in camera sua, si cambiò per andare a letto. Togliersi i Jeans e la maglietta non fu difficile, il problema fu mettersi il pigiama e allacciarsi i bottoni della casacca. "Ti do una mano io?" Kaori si girò spaventata. Ryo si avvicinò a lei, aveva in mano un bicchiere pieno d'acqua, nell'altra un antidolorifico. Lo diede a Kaori che ingoiò la pillola con l'aiuto dell'acqua. Ryo la guardò, sorridendole. "Certo che sei testarda. Non pensi che anche io qualche volta ho voglia di passare un po' di tempo con te?" Le stava allacciando i bottoni del pigiama, anche se avrebbe voluto fare l'opposto. Kaori lo guardava a bocca aperta. "Non ho perso del tutto la mia vecchia memoria. Quando l'ho persa a causa della clavettata, tu potevi prenderti la tua piccola vendetta. Potevi dirmi che eri mia moglie, io ci avrei creduto, ma non l'hai fatto." "Non sarebbe stato giusto, eri indifeso. Non ti ricordavi niente" gli rispose. "Già, ma mi ricordo come mi sei stata vicina e hai cercato di aiutarmi. Per me non è facile dirtelo, visto che sono tornato il vecchio Ryo, ma è passato talmente tanto tempo da quando ci siamo incontrati la prima volta… Ti amo Kaori." La ragazza lo guardava stupita. Si alzò sulle punte dei piedi per avvicinare il suo viso a quello di lui. Ryo le diede un bacio, prima sulla fronte, poi sulle labbra. Kaori si era appoggiata a lui, aveva nascosto il viso sul suo petto. "Andiamo a letto socia, non voglio lasciarti sola con un braccio slogato, chissà cosa potresti fare." Non poteva credere alle sue orecchie…"Ryo, che intenzioni hai?" "Tranquilla, non ho intenzione di importunare un travestito." Gli rispose Ryo ridendo, ma la prese tra le braccia e si diresse verso la sua camera. "Il letto è più grande e comodo. Se sei stanca dormiremo, se hai voglia di fare altro vedremo…" Kaori prima arrossì, poi rise di cuore, abbracciando e baciando l'uomo più importante della sua vita.

 

The End

 

 

[1]1868 - 1912 periodo storico che caratterizza la fine dell'epoca medioevale e l'inizio dell'era moderna, l'apertura verso l'occidente. l'imperatore Meiji fu il promotore di questa nuova epoca.Il paese che prima del 1868 era diviso tra i daimyo, signori feudali, fu unito dall'imperatore. Molti daimyo e samurai perdendo le loro terre si impoverirono, altri diventarono quelli che oggi sono i potenti colossi dell'industria e dell'economia.

[2]Kimono estivo sfoderato, usato nei momenti di relax.

[3] In Giappone il bagno inteso come il nostro non c'è. In una stanzetta c'è solo il water e il lavandino. La vasca da bagno è in un'altra. In questa,ci si spoglia e si mettono i vestiti in un'anticamera, grande pochi metri quadri. Una porta scorrevole, porta direttamente alla vasca da bagno. Prima ci si lava al di fuori della vasca e ci si fa la doccia, poi si entra dentro la vasca con l'acqua molto calda e si rimane immersi, per rilassarsi. Fare il bagno è una tradizione a cui i giapponesi tengono molto. Fanno il bagno con acqua molto calda sia in estate che in inverno.