ADDIO CITY HUNTER


-Questa fanfic è stata ideata da Macri, cioè da me, dopo aver letto le fanfic sul bellissimo sito di Buby, siete delle autrici davvero molto brave, mi riferisco a Tati, Kikkisan, Elena, Baraz, Kaori e Buby. Continuate così ragazze.
Questa fanfic la dedico a tutte le persone che hanno voglia di divertirsi, sognare.
Un grazie particolare alla mia amica Tina che era curiosa di vedere come continuasse questa storia. Grazie a lei l’ho finalmente finita.
A mia madre che ascolta sempre i miei vaneggiamenti con un sorriso di divertimento che mi sprona a continuare.
DISCLAIMER:Tutti i personaggi sono di proprietà di Tsukasa Hoojo, della Sun rise, della Star Comics, Jump Comics e degli aventi diritto.
I personaggi Miyuko Yamamoto, Keiko Tanabe, Andrew kox sono di proprietà della sottoscritta.
Se vi va di farmi sapere cosa ne pensate, scrivetemi (dscully@snet.it)

Attenzione: questa fanfic è ambientata dopo la fine del fumetto, se non lo avete letto vi siete persi un capolavoro. Ho deciso che Mick e Kazue si sono sposati. ^_^
Chi non conoscesse i personaggi può scrivermi, vi farò un breve riassunto.
CHI NON GRADISCE COSE ROMANTICHE NON LEGGA.
Nota: *In Giappone non si entra mai in casa con le scarpe, queste si lasciano all’entrata. In casa si va scalzi o con le ciabatte.
Tra parentesi trovate i miei commenti.


E ora si iniiiziaaa! ^_^

ADDIO CITY HUNTER


CAP 1°


“XYZ, Hotel Milano ore 13.00, sala C Miyako.” Noooo, un’altra donzella in pericolo. Quel depravato di Ryo chissà come sarà contento. AAHH, me misera, che devo fare per campare?!! Accettare il lavoro.” La ragazza come al solito aveva appoggiato la testa alla lavagna e continuò con il suoi pensieri. “Sempre la solita storia, non lavoriamo da mesi e sono sempre donne, belle per giunta. Basta, devo smettere di essere così gelosa.“
Quest’ultima frase Kaori non si era accorta d’averla detta ad alta voce, non si era neppure accorta che un folto gruppetto di persone si erano fermate a guardarla. Quando se ne accorse arrossì violentemente e se la svignò di corsa dalla stazione.
Era una piovosa mattina di marzo, come al solito Kaori era andata a Shinjuku per vedere se sulla solita lavagna ci fossero le tre famigerate ultime lettere dell’alfabeto. Dopo mesi di disperazione per lei e di dolce far niente per lo sweeper più richiesto e rinomato (in tutti i sensi) dell’intero Giappone, finalmente c’era una richiesta di aiuto.

“Diiing” suonò il campanello della porta del Cafè Cat’s eye.
“Buon Giorno, benvenuto” sorrise invitante Miki al nuovo cliente.
“Brrrr che freddo, stamattina si gela” disse Kaori posando l’ombrello e togliendosi l’impermeabile fradicio.
“Ah, ma Kaori sei tu? Così imbacuccata non ti avevo riconosciuta, ti faccio il solito?”
“Si, grazie qualcosa di caldo mi farà di sicuro bene, fuori si gela.” Rispose Kaori sorridendo. “Ehi, ma Umibozu non c’è? Sta forse poco bene?” notò Kaori guardandosi intorno, il locale era deserto.
“Pensa da quando ci siamo sposati, soprattutto da quando ci conosciamo, è la prima volta che Umi è a letto con l’influenza.”
“Caspita non posso crederci Umibozu ammalato? E’ un evento eccezionale, ma sta tranquilla che Ryo da me non saprà niente.” Disse Kaori sedendosi al bancone, aspettando il suo caffè. “Mi piacerebbe andarlo a trovare ma temo di metterlo in imbarazzo.”
“Già” rispose Miki strizzando l’occhio all’amica e aggiungendo “Sono già le 11.30 non vai a svegliare quello sfaticato di Ryo?”
“Si finisco il caffè e corro, abbiamo un nuovo incarico” sorrise mesta Kaori.
“Una donna, ehh?” Miki sapeva che Kaori cadeva in depressione ad ogni nuovo caso.
“Si, una donna.”
“Non preoccuparti, sai che Ryo ci prova ma in realtà non combina mai nulla, è te che ama…. Te l’ha anche detto no?” Miki sapeva essere davvero cattiva a volte, voleva vedere la reazione della giovane donna seduta al bancone davanti a lei.
“Ora è meglio che vada, salutami Umibozu e grazie per il caffè.” Tagliò corto Kaori, prese l’ombrello, l’impermeabile uscì di corsa. Certi argomenti non voleva proprio toccarli.
Proprio mentre Kaori lasciava il locale si sentì un potente starnuto, Umi stava proprio male, un centinaio di fazzoletti di carta erano sparsi sulle coperte, il cestino era troppo pieno. Il grosso crapone pelato era di un bel color aragosta fumante, la febbre era molto alta, il solito paio di occhiali sul naso, ( è incredibile, tiene gli occhiali anche quando sta male) Il gigante dal cuore d’oro non avrebbe mai chiamato Miki per farsi aiutare.

Cinque minuti dopo lo starnuto, la ragazza entrò con un vassoio, con una spremuta d’arancia e dei biscotti. “Come sta il mio amore?” chiese Miki toccando la fronte bollente dell’uomo, cambiandogli la pezza bagnata di acqua fredda.
“Don ghiamarmi cozì, se no mi varai benire la vebbbbre più alta.” Il suo crapone pelato si mise a fumare ancora di più.
“Oh santo cielo, stai calmo, se ti agiti è peggio” rispose Miki sorridendogli.
Ora che finalmente erano marito e moglie, si sentiva felice, veramente felice e sperò in cuor suo che anche l’amica un giorno riuscisse a raggiungere la stessa gioia che provava.




“Waaaahhhh, che dormitaaa!” disse Ryo stiracchiandosi nel letto.
“Che strano, quella scocciatrice non è ancora venuta a svegliarmi” guardando l’ora esclamò ”Le 12.00 sto morendo di faaameee e Kaori non si è ancora fatta viva.” Si alzò e iniziò a vestirsi. Andò in cucina e vide sul tavolo un vassoio coperto con un bigliettino accanto, lo prese e lesse: “Non so a che ora rientrerò, vado a Shinjuku a vedere se c’è qualcosa. Buon Appetito.”
“Olèèè, si mangia, a volte quella ragazza è proprio un angelo” disse Ryo “Solo quando dorme e non è armata di martelli” si corresse.
Mentre si stava ingozzando come un porcellino (sapete tutti come diventa Ryo quando mangia) entrò Kaori bagnata fradicia.
“Ciao Ryo, buon giorno, vedi di sbrigarti perché abbiamoun incarico, io intanto vado a cambiarmi. Ah, e non azzardarti a spiarmi.”Con uno sguardo tagliente guardò Ryo che aveva in bocca un intero cosciotto di pollo, la ingoiò e disse “Ma figurati non ho alcuna intenzione di guardare nudo un mezzo travest..” STENG, non riuscì a finire la frase, Kaori gli aveva tirato addosso un grosso Kompeito.
“Sei il solito cretino, muoviti!” Così dicendo corse in camera ad asciugarsi e cambiarsi.
La giornata era iniziata male in tutti i sensi.

 


 


Alle 13.00 in punto Kaori e Ryo si trovarono nella hall dell’Hotel Milano.
Era uno degli Hotel più costosi di Tokyo, a 5 stelle, rinomato per la classe e il buon gusto, si tenevano balli, ricevimenti, convention.
Kaori chiese alla reception dove si trovava la sala Cleopatra dove avevano appuntamento con la cliente.
Raggiunta la sala videro che si stava svolgendo una conferenza stampa ormai al termine.
La sala era gremita di giornalisti che facevano domande.
“Signorina Yamamoto cosa intende fare della sua compagnia?”
“Ancora non lo so.”
“Come pensa di comportarsi per le minacce ricevute?
“Cercherò di prendere provvedimenti.”
La donna aveva circa 25 anni, capelli neri corti, fisico minuto ma ben proporzionato, vestita in un completo giacca e pantaloni blu scuro, camicetta bianca.
“Ora vi pregherei di uscire. La conferenza termina qui, non ho più nulla da dichiarare.”
Congedando i giornalisti, Miyuko si accorse dei due nuovi visitatori.
Subito capì che City Hunter era arrivato. Con un ampio sorriso si avvicinò ai due giovani.
“City Hunter immagino, Vi ringrazio per essere venuti.”
Ryo orrervò la donna, era molto piccolo, forse non raggiungeva l’1 e 55, ma lo colpirono gli occhi. Occhi sinceri, tristi e dolci.
Kaori si accorse della strana tensione tra i due e subito disse “Mi chiamo Kaori Makimura, questo è Ryo Saeba, per quale motivo ha chiesto il nostro aiuto?”
“Sono Miyuko Yamamoto, da poco più di un mese sono diventata capo della Yamamoto Co. La compagnia di assicurazioni che mi ha lasciato mio padre.” Due anni fa circa mio padre decise di investire parte dei nostri risparmi in borsa. Siamo stati fortunati, ci hanno fatto guadagnare un bel po’ di soldi. Maledetti soldi!” Miyuko sospirò aggiungendo “Subito dopo sono iniziate le minacce e gli incidenti…Prima mio padre, ha avuto un incidente in macchina, almeno così pensavo. L’autista è rimasto in prognosi riservata per due mesi, solo ora ha iniziato a riprendersi. Mio padre è morto sul colpo.” Silenzio
La giovane donna iniziò a singhiozzare “Sei mesi fa è toccato a mio fratello, un brutto incidente con la moto..." Le si riempirono gli occhi di lacrime. “E’ rimasto tre settimane in coma, poi se ne è andato.”
Alzando la voce disse con rabbia “Non è stato un incidente, mio fratello era una persona prudente, era un bravo ragazzo, non mi ha mai dato problemi, da quando era morto mio padre poi eravamo molto uniti. Aveva solo 19 anni e l’hanno ucciso.”
Kaori si avvicinò alla giovane donna sconvolta, mettendole una mano sulla spalla.
“Non si preoccupi cercheremo di aiutarla.” Kaori si voltò per cercare Ryo, era sicura che anche lui avrebbe voluto aiutare Miyuko e…. come sempre stava importunando una Hostess che disperata non sapeva più come scollarsi di dosso quella piovra umana, le sue mani erano ovunque.
“Ohhh, Splendore dei mie occ…” La lingua gli si era impigliata tra i denti. La martellata da 100 t. lo aveva raggiunto alla nuca, Kaori stava migliorando la sua mira anche da così lontano.
Ryo ritornò immediatamente accanto a Kaori e guardò la nuova cliente, il bernoccolo e la lingua gonfia erano già scomparsi. (che miracolo ^_^)
“Accetto l’incarico signorina, sono onorato di prendermi cura di lei.” Questa donna sembra una bambolina di porcellana pensò Ryo, non devo farmela scappare. Pensando questo, Ryo si dimenticò che aveva accanto Kaori, la sua faccia con gli occhietti da maniaco e la bava alla bocca avevano tradito i suoi pensieri.
Kaori non perse tempo, con una fortissima martellata conficcò Ryo nel muro alle spalle di Miyuko che si voltò chiedendo “Ma non si sarà fatto male?”
Per tutta risposta ricevette un “Ma figurati, non si merita altro quel porco.”


Cap 2°


In casa Saeba si respirava il solito trambusto di sempre ogni qualvolta entrava una nuova ospite.
Porte rotte, vasche distrutte, teste fasciate, futon arrotolati fuori dalla finestra.
Miyuko si divideva tra il lavoro nella compagnia e la vita in quella strana casa.
Si sentiva più sicura perché a turno Ryo e Kaori rimanevano sempre fuori dagli uffici e non la lasciavano mai.
Ryo la colpì molto. A volte era così professionale e a volte si comportava da vero e proprio maniaco facendo infuriare la sua collega. Tutto questo la fece ridere nel pieno di una riunione con i suoi collaboratori, che si guardarono stupiti.
Quei due la stavano aiutando davvero molto.
Era passata una settimana da quando stava con loro e le micacce sembravano cessate.
Mentre erano a cena Miyuko stava dicendo che forse era il caso di non preoccuparsi più, ma Kaori aggiunse: “Affatto, penso che questa sia la calma prima della tempesta.
Finito di mangiare ti faremo vedere alcuni documenti, abbiamo fatto un po’ di ricerche sulla tua famiglia.” Ryo guardava Kaori in silenzio, assentendo.

Mentre bevevano il caffè Ryo iniziò ad esporre la sua ricerca.
“Ho scoperto una cosa interessante sulla tua famiglia Miyuko.
Tuo padre dopo la morte di tua madre si innamorò di una donna, ma non si sposò mai con lei per non turbare te e tuo fratello che eravate piccoli.”
Miyuko impallidì “Mio Dio, non lo sapevo. Povero papà, avrebbe potuto essere felice con un’altra donna accanto.” Si mise le mani sugli occhi.
“Non fare così Miyuko tuo padre prese la decisione migliore,” disse Kaori
“La relazione con questa donna durò più di 15 anni” continuò Ryo “poi tuo padre capì che la cosa non poteva continuare a lungo e decise di troncare il rapporto; prima di fare ciò però il sig. Yamamoto, decise di dare un aiuto economico alla donna, in fondo la amava ancora. Oltre ad un assegno di 150.000 Yen al mese decise di inserirla in un testamento segreto.”
“Come ? Un testamento ?? Ma perché non ne sono venuta a conoscenza prima? E’ assurdo, non c’è nessun altro testamento oltre a quello letto subito dopo la sua morte.” Miyuko non poteva credere alle sue orecchie, il cibo squisito cucinato da Kaori le era rimasto sullo stomaco come un macigno.
Per un momento nella sala non si sentì solo il ticchettio della pioggia sui vetri. Aveva ricominciato a piovere lentamente. Il tempo per Miyuko si era fermato nell’istante in cui Ryo aveva pronunciato quelle parole; la voce di Kaori ruppe il silenzio.
“Anch’io sono rimasta stupita. Ieri sono andata dal notaio di tuo padre, gli ho spiegato la situazione, gli incidenti, le minacce. Mi ha detto che la volontà di tuo padre era di aprire il secondo testamento due anni dopo la sua morte.
In questo, gli eredi della sua fortuna sono i suoi due figli e la donna.”
Ryo appoggiò la schiena alla sedia e aggiunse “Sappiamo chi è il mandante, questa donna deve essersi accorta, leggendo i giornali, della piccola fortuna che la compagnia ha accumulato. ‘ evidente che si è sentita ferita e tradita, per vendicarsi ha fatto uccidere tuo padre, poi è toccato a tuo fratello o ora sbarazzandosi di te…..”
“Diventerebbe l’unica proprietaria di un’azienda molto ben avviata.” fu la stessa Miyuko a pronunciare queste parole.
La donna era sconvolta, la verità faceva sempre male, rimase in silenzio per riflettere su ciò che i due sweeper le avevano svelato, poi si congedò dicendndo che le era venuto mal di testa e che voleva andare a letto a riposare. La pioggia fuori era diventata più forte, batteva sui vetri in un incessante tichettio.
“Buona notte, Miyuko e se hai bisogno di qualsiasi cosa mi trovi sul divano.” Disse Kaori. “E a me mitrovi in camera da letto.” Come sempre Ryo non era riuscito a finire la frase, si trovò il martello di Kaori sullo stomaco e sul lato sinistro della faccia, il pavimento sotto la sua schiena.
“Smettila di provarci con le clienti, Deç°#@§#!” Gli urlò Kaori, poi iniziò a sparecchiare e a lavare i piatti. Per tutta risposta ricevette un “Fatti i fatti tuoi che ai miei ci penso io.” Questa volta Ryo riuscì a schivare il Kompeito che Kaori gli aveva lanciato.
“Vado a dormire, buona notte.” Disse Ryo riaffacciandosi alla porta del soggiorno.
“Si, Si, buona notte, ma vedi di non fare uno dei tuoi soliti attacchi notturni, se no lo sai come si sta appesi fuori, sta notte poi piove a catinelle. Ti faresti una bella doccia.”
Sempre affacciato allo stipite Ryo stava facendo la linguaccia a Kaori.
“Hai, che male.”
Subito Ryo corse accanto alla ragazza, “Che c’è?” Kaori si guardava il palmo della mano, c’era un profondo taglio, il sangue usciva copiosamente.
“Aspetta, stringi forte il pugno” disse Ryo, prendendo un asciughino e fasciando la mano di Kaori, corse in bagno a prendere il kit del pronto soccorso.
L’asciughino stava diventando sempre più rosso, accidenti non ci voleva, proprio la mano destra, pensò Kaori. La ragazza ebbe un giramento di testa, a causa del sangue la pressione si stava abbassando, si aggrappò al bordo del lavandino.
In quel momento entrò Ryo, si accorse che Kaori non stava bene, era troppo pallida.
Ryo fece sedere Kaori al tavolo iniziò a medicarle la ferita. Il taglio non era molto profondo ma tagliava il palmo trasversalmente, le era uscito molto sangue.
“Ahiya, brucia.”
“Non continuare a ritirare la mano, ho quasi finito.”
Kaori guardava Ryo, assorto nella medicazione le sembrava ancora più bello. Era incredibile poco prima lo prendeva a martellate e subito dopo eccolo lì premuroso come non mai e preoccupato per lei. Ryo sei davvero un uomo strano, riuscirò mai a farmi amare da te come le altre donne? Pensò Kaori. (forse ti ama già, sciocchina ^_^!)
Sentendosi osservato Ryo guardò Kaori a disagio e disse “Beeeehh, che c’è? Cos’hai da guardare?”
“Niente Ryo, stavo notando che sei davvero bravo a medicare, te l’ha insegnato il professore?”
“No, l’ho imparato da solo, ho dovuto per necessità.” Un mezzo sorriso.
Pur non aggiungendo altro, Kaori capì che Ryo parlava del periodo della guerriglia. Si pentì della domanda che gli aveva fatto, aveva rievocato ricordi dolorosi.
Silenzio, la pioggia cadeva sui vetri come un torrente in piena.
Finita la medicazione Ryo prese una benda, e fasciò la mano di Kaori. Poi la guardò e disse: “Stai più attenta, ho la netta sensazione che il nostro cacciatore attaccherà la sua leonessa, dobbiamo stare all’erta. Devi essere al pieno delle tue forze.”
Kaori gli sorrise e disse: “Grazie,Ryo. Ora sto meglio, finisco di lavare i piatti e…..”
“No, vai a letto. Finisco io. E’ meglio se non bagni la fasciatura.”
Ryo si alzò, rimise a posto il kit di pronto soccorso, ritornò in cucina e iniziò a lavare i piatti, con attenzione cercò il piatto rotto.
Kaori si girò a guardarlo con gratitudine, ma non si sentiva bene. Ryo la trattava con gentilezza, ma era scostante.
Un senso di oppressione la attanagliava, si sentiva strana, aveva un brutto presentimento. Quella notte avrebbe dormito sonni agitati.




Cap 3°


Keiko Tanabe era ancora una bella donna nonostante i suoi 54 anni. I capelli neri, avevano solo qualche filo bianco che dimostrava che non era più una ventenne, raccolti in un elegante chignon. La pelle del suo viso era bianca, privo di rughe. Il corpo snello avvolto in un costoso taeure di Armani. Era seduta nel suo salotto, in una comoda poltrona di broccato rosso, accanto il fuoco acceso disegnava strane ombre sul suo viso.
Aveva in mano un bicchiere, stava pensando alla sua vita, un sorso di bourbon e un pensiero….. un altro sorso e…
Si chiedeva come mai il killer che aveva assoldato non aveva ancora fatto il suo dovere…., gli altri tentativi erano andati a buon fine, ma quella ragazzina era proprio dura a morire.
Da giovane aveva amato Kenzaburo Yamamoto, gli aveva dedicato i migliori anni della sua vita. Era convinta che un giorno si sarebbero sposati, ma lui no, non voleva per i figli.
Era vedovo con due figli, povero, ma lei lo amava comunque. La loro relazione era durata quasi 20 anni. Poi lui aveva deciso di lasciarla per il lavoro e per i figli. Non per un'altra donna, ne era certa. Altro sorso di bourbon.
Kenzaburo era un uomo fedele, casa e lavoro. Aveva deciso di ucciderlo per vendicarsi. Vendetta, l’aveva trattata come una sgualdrina, doveva distruggere lui e tutta la sua famiglia, il testamento e i soldi non le interessavano.
Una ruga sulla fronte le indurì i lineamenti. Sentì bussare alla porta, voltò di scatto la testa e disse:”Avanti Andrew entra pure, ti aspettavo.”
L’uomo vestito di nero entrò nella stanza. Indossava jeans neri, maglione a collo alto nero, impermeabile in pelle nero (ehi avete visto tutti Matrix, no?) guanti di pelle nera.
L’unica cosa che stonava con il suo abbigliamento erano la pelle bianca, pallida e i lunghi capelli lisci biondi raccolti in una coda.
Andrew guardò la donna seduta accanto al fuoco e disse: “La ragazza ha assoldato una guardia del corpo davvero in gamba. Qui in Giappone è conosciuto con il nome di City Hunter. Questa settimana ho tentato di farla fuori più volte, ma c’era sempre lui o la sua assistente tra i piedi.”
Keiko lo guardò, gli occhi azzurri dell’uomo erano due fessure di ghiaccio, sembrava volessero trapassarla da parte a parte.
“Un killer venuto dalla lontana Inghilterra e lo sweeper giapponese, sarebbe stato un bello scontro, pensò Keiko e rivolta all’uomo disse.
“Non mi importa quanto ci impiegherai o quante persone ucciderai, basta che la fai fuori. Ti pago per questo e anche bene.”
Il viso della donna era diventato una maschera d’odio. Il killer si girò e uscì dalla sala.
La signora Tanabe continuò a guardare il fuoco, sorseggiando il Burbon.
Fuori nella notte infuriava un tremendo temporale, gli alberi della sua villa erano scossi violentemente. Un tuono fece tremare i vetri della finestra, subito un fulmine illuminò a giorno la stanza. Si sentì uno schianto nel giardino, un albero era stato tagliato a metà dal fulmine.
Era come se tutto l’odio che provava la donna si stesse manifestando all’esterno con la forza della natura.

 


Miyuko non riusciva a dormire, le notizie ricevute l’avevano sconvolta, si era addormentata subito dopo aver lasciato Ryo e Kaori in soggiorno, ma il suo sonno era durato solo poche ore. Un sonno agitato, senza sogni. Un tuono l’aveva svegliata di soprassalto. Guardò la sveglia sul comodino, le 2.35. Si era svegliata in un bagno di sudore, aveva la gola secca. Decise di andare in cucina a bere.
Nel corridoio passò davanti alla stanza di Ryo e si fermò davanti.
La ragazza si era avvicinata alla porta e senza far rumore entrò dentro.
Voleva parlargli, ringraziarlo. In realtà voleva andare a letto con lui, desiderava quell’uomo senza sapere perché…. Era la prima volta che le capitava una cosa del genere. In passato aveva avuto un ragazzo, ma l’aveva delusa, l’aveva usata e gettata come uno straccio vecchio. Solo sesso. Si era sentita usata, si era ripromessa che non si sarebbe mai più concessa a un altro uomo, perché gli uomini erano degli sfruttatori, non avevano alcun rispetto per le donne. Aveva conosciuto solo due persone di sesso maschile che trattavano le donne con rispetto, erano anche stati gli uomini più importanti della sua vita. Erano suo padre e suo fratello, ma ormai non c’erano più l’avevano lasciata da sola, le avevano lasciato un vuoto dentro.
Ryo era strano, diverso si fidava di lui, (e si sbaglia) il suo istinto le diceva che si poteva fidare.
Miyuko indossava solo una camicia da uomo, era di suo fratello, aveva preso quest’abitudine da quando era morto. Quando entrò nella stanza, Ryo si accorse della sua presenza e aprì gli occhi, era inutile far finta di niente. Si girò verso di lei e disse
“Che c’è, non riesci a dormire?”
“Ecco… volevo ringraziarti per tutto quello che stai facendo per me e…..”
Ryo si alzò dal letto e le si avvicinò, indossava solo un paio di boxer rossi. Miyuko lo guardò avvicinarsi, aveva il corpo di una statua greca. Ryo si chinò su di lei e iniziò a baciarla, sembrava stregato da quella piccola donna, non era neanche il suo tipo, eppure la desiderava. (nooo… mettete giù quei pomodori, le uova marce, non mi lanciate le… uova….nooooo!!)
Ryo si chinò ancora di più per baciarle il collo, per sfiorarle le labbra.
Un tuono.
Ryo abbracciò Miyuko sollevandola da terra, per lui era uno scherzo sollevare 50 kg, continuandola a baciarla.
Sentiva il battito accellerato della ragazza contro il suo petto, tra loro c’era solo la camicia.
Un lampo richiarò la stanza.
Ryo vide sulla soglia Kaori, si teneva la mano fasciata sul cuore, come un flash, era venuta e subito andata in pochi secondi. Non era riuscito a vedere i suoi occhi. Non fece niente per raggiungerla.
Ripose a terra Miyuko che lo abbracciò. La ragazza sentì i muscoli della schiena di Ryo irrigidirsi. Lo guardo, il viso serio, le sopraciglie aggrottate e subito capì.
Non ci fu bisogno di parole. Arretrò di un passo e disse: “Non pensavo che tu l’amassi fino a questo punto….” Non ricevette risposta. (chi tace acconsente ^_~). Uscì dalla stanza.

 


Kaori era sdraiata sul divano, gli occhi spalancati nel buio della notte, la mano fasciata le faceva male, sentiva battere le pulsazioni nella ferita aperta.
La fasciatura era impregnata di sangue, poco prima Kaori era andata da Ryo per chidergli di aiutarla a cambiare la benda.
Non ci sarebbe dovuta andare.
Non riusciva a fare nulla dopo quello che aveva visto.
Aveva voglia di urlare, rompere tutto quello che le stava attorno, ma non riuscì a fare nulla, neppure a piangere. Il cuore le faceva male…. Ryo le aveva detto che l’amava, che era la cosa più importante della sua vita. (ma quando, io non me lo ricordo)
Allora perché, perché si comportava in questo modo con lei?
Perché le altre donne erano sempre al centro dei suoi pensieri, non lei, le altre si.
La sua mente continuava a rivedere, come una pellicola rotta, la medesima scena; Ryo abbracciava appassionatamente un’altra donna e la baciava. Dio come la baciava. Sembrava che i due corpi facessero scintille.
Sentiva un nodo alla gola che non riusciva a sciogliere. Finché non fosse riuscita a piangere quel nodo non si sarebbe mai sgretolato.

Eppure le lacrime non arrivavano, voleva piangere ma non ci riusciva.
Gli occhi spalancati fissavano il soffitto, rivedevano i due corpi, quello di Ryo e l’altro, non era il suo.
Fuori il temporale continuava la sua opera di distruzione, lampo, tuono.
Kaori notò che la sveglia non segnava più le 3.02. Era andata via la corrente.
“Accidenti, ci mancava anche questa. Speriamo che torni subito. L’allarme senza corrente non funziona.” Disse Kaori ad alta voce.
Si alzò e si mise a sedere, ormai era inutile cercare di dormire.
Guardò nel mobile sotto la televisione, a tastoni, prese una torcia. Non aveva voglia di inciampare da qualche parte, la mano le faceva già abbastanza male.
Facendosi luce, andò in cucina per versarsi un bicchiere di latte, sentì dietro di se una presenza, non si girò, pensando che fosse Ryo. Non aveva voglia di guardarlo negli occhi, le mancava il coraggio.
Continuò a versarsi il latte nel bicchiere, poi si sentì prendere per la vita, con violenza, prima che potesse urlare, sentì il metallo freddo sulla gola, le pulsazioni accellerate battevano a contatto con la lama. Gli occhi spalancati.
Era terrorizzata.
“Se solo provi a fiatare ti sgozzo come un maiale!” Il respiro rauco, affannato, come se avesse corso.
Kaori non fiatò, era impietrita, non riusciva muovere neppure un muscolo.
“Ora ce ne andiamo da qui e tu non fai resistenza.”
Sempre la stessa voce bassa, priva di calore.
La ragazza tremava, il suo unico pensiero era rivolto a Ryo. Sperava che non avesse sentito nulla, ora sperava che fossero molto impegnati a letto, o che a Miyuko non fosse venuta sete.
Sapeva che il killer voleva rapirla per poi fare uno scambio. Un Killer sa chi uccidere, Miyuko era troppo diversa da lei come fisico, anche al buio si sarebbe accorto che lei non era Miyuko.
Sentì che non aveva più la lama sul collo, un dolore lancinante alla base del cranio, poi più niente, il buio assoluto.

La corrente rintornò alle 3.06, anche Ryo si era accorto della mancanza di corrente, aveva avuto lo stesso pensiero di Kaori. Potrebbe entrare chiunque.
Aveva sentito dei rumori in cucina, ma aveva pensato che Kaori si fosse alzata per andare a bere.
Si alzò dal letto, si vestì. Andò a controllare la stanza dove dormiva l’ospite. Miyuko si era addormentata.
Andò in soggiorno, gli ci volle poco per capire che Kaori era stata rapita.
Un odore nauseante di dopobarba marca Atkinson e sudore aleggiava nell’aria. L’odore di quel bastardo, pensò.
Notò subito le impronte di anfibi sul pavimento.
Andò in cucina, per terra c’era una pozza d’acqua, il frigo aperto, il cartone del latte sul lavabo, il bicchiere pieno, Kaori non aveva neppure fatto in tempo a bere.
Tornò al divano, “Maledizione!”, incrociò le braccia, le sopraciglia aggrottate. “Era in pigiama, non aveva la microtrasmittente con se.” Non si accorse di parlare ad alta voce.
Si sdraiò sul divano, ancora caldo del corpo di lei. Si girò su un fianco, l’odore di Kaori sul cuscino. Questa volta sarebbe stato difficile trovarla, pensò. Mi sono comportato da dilettante, non sono stato abbastanza attento.
Si sentiva così ogni volta che Kaori veniva rapita, si riprometteva che l’avrebbe lasciata al più presto, che non le avrebbe fatto correre altri pericoli. Ma c’era sempre qualcosa che gli impediva di farlo veramente. Una cosa che lui stesso non voleva ammettere. Sono un vigliacco si disse, ad alta voce.
Con questi pensieri Ryo senza accorgersene, si addormentò sul divano, cullato dal dolce tepore di Kaori.


CAP 4°

 


Il mattino dopo il tremendo temporale, il sole splendeva nel cielo azzurro, privo di nuvole.
Per le strade la polizia e gli uomini della protezione civile stavano tentando di dare un po’ d’ordine al traffico e di sgombrare le strade principali da foglie, rami, o alberi interi che bloccavano il passaggio. Il temporale aveva fatto parecchi disastri, molte macchine erano state distrutte da rami caduti sulle carrozzerie. Il traffico era già intenso in una città grande come Tokyo, il tempo aveva creato ancora più caos.
Quando si alzò Miyuko, notò che fuori splendeva il sole, guardò l’orologio, le 8.30, dopotutto era riuscita a dormire dopo la brutta nottata passata. Capì che c’era qualcosa che non andava dallo strano silenzio che c’era in casa. Di solito a quell’ora si sentiva rumore di acqua e di pentole, Kaori preparava la colazione per tutti.
Si vestì, mettendosi un paio di jeans blu, una maglietta verde, un giubbotto blu scuro, prese gli scarponi marroni in mano per metterli accanto alla porta d’entrata*, poi andò in salotto.
Si sentiva strana, si pentiva di quello che aveva fatto a Ryo, non era sicura di amarlo, si sentiva soltanto molto attratta da lui.
Ryo era seduto sul divano, le coperte erano piegate sul lato destro, Ryo aveva braccia e gambe incrociate, la guardava con uno sguardo serio.
La ragazza ripensò alla notte precedente, arrossendo disse:
“Scusami per questa notte, io non…”
“Kaori è stata rapita dal nostro killer.”
“Cooosa? No, non può essere, come ha fatto ad entrare? Perché ha preso Kaori? Lei non centra, io sono la sua preda.” Miyuko non riusciva a stare in piedi, le tremavano le ginocchia, si sedette accanto a Ryo.
“Ieri notte è andata via la corrente per pochi minuti, il Killer è entrato dalla finestra del bagno, ha sfondato il vetro, ma non ho sentito nulla a causa del temporale. Ha preso Kaori per fare uno scambio con te. Ora non ci resta che aspettare la sua prossima mossa.” La sua voce era fredda, tagliente.
A Miyuko questo Ryo faceva paura, capiva che non ce l’aveva con lei, ma con il killer.
Guardava Ryo fissare il telefono insistentemente.
“Drrriiiin, Driiiiiin.” Miyuko sobbalzò sul divano. Ryo andò a rispondere.
“Pronto.”
“Buon Giorno, City Hunter!, dormito bene? Pausa. Ho qui quel bel bocconcino della tua collega. E’ davvero carina senza pigiama.”
Nessuna risposta.
“Sei disposto a fare uno scambio con me, non è così vero?”
“Dimmi a che ora e dove.”
“A mezzogiorno, ma non ti dirò dove, dovrai capirlo da solo, ti aiuterò dicendoti soltanto di ricordarti bene la fine di questo mese. Ora ti saluto, alla tua amica, non piace stare sola! Ah, dimenticavo, se non mi porti Miyuko Yamamoto nell’ora stabilita….Beh, sai come vanno a finire queste cose, no???”
“TU,TU, TU, TU, TU, TU,TU, TU, TU”
“Maledetto bastardo.” Ryo sbattè la cornetta sul telefono.
Iniziò a camminare avanti e indietro per la sala. Doveva stare calmo, solo così avrebbe salvato Kaori.
Miyuko lo guardava, sembrava una pantera in gabbia. Andava avanti e indietro per la stanza.
Ryo controllò sul telefono l’ultimo numero, era di un cellulare.
“31.03, Kaori è nata il 31.03 ed è l’ultimo giorno del mese. Quel bastardo ha chiamato dal cellulare, in sottofondo si sentiva un rumore di sirene, di gabbiani.” Ryo stava parlando a voce alta.
Guardando Miyuko disse: “Entro le 12.00, al porto, di sicuro, l’ha portata in uno dei vecchio magazzini, al porto, dobbiamo scoprire in quale, entro mezzogiorno.”
“Il 31.03 che cos’è?” Chiese Miyuko.
“Il giorno del compleanno di Kaori. Scommetto che il magazzino, è il numero 31, 3 o 313.”
“Andiamo, voglio stanare quel bastardo e fargliela pagare cara.” Voce tagliente, occhi freddi come il ghiaccio, sembrava un animale pronto al combattimento.
Miyuko si alzò guardando la trasformazione di Ryo, “Che sia questo il vero volto di Saeba? Una perfetta macchina per uccidere. Con lui non ho nulla da temere” pensando questo lo seguì verso la porta.


 


Kaori si sentiva stanca e infreddolita. La prima cosa che sentì al risveglio fu dolore agli arti inferiori e superiori, per non parlare della testa, le sembrava che avessero usato la sua testa come un tamburo.
Le braccia le facevano male perché erano indolenzite, era sospesa nel vuoto.
Era legata con delle corde spesse a qualcosa, forse un gancio o una trave. Sentiva freddo, era in reggiseno e mutandine, le aveva tolto il pigiama.
Invulnerabile, si sentiva molto invulnerabile, aveva paura.
Non poteva vedere, quell’essere l’aveva bendata.
Non poteva parlare, quell’essere le aveva messo un pezzo di scotch sulle labbra.
Non poteva muoversi, quell’essere le aveva legato mani e piedi e l’aveva appesa in aria. Il peso del suo corpo l’attirava verso il basso, faceva fatica a respirare.
Se avesse potuto urlare e piangere l’avrebbe fatto. Ma sapeva che quell’essere non meritava di vederla in quelle condizioni. Anche se aveva paura, si faceva forza, non poteva permettersi di fargli vedere che aveva paura, che era terrorizzata.
Nella sua mente lo chiamava essere, perché nessun essere umano avrebbe mai trattato un altro suo simili nello stesso modo. Per lei il killer era un essere, non definibile.
Non aveva coscienza, anima, cuore. Definirlo bestia sarebbe stato un complimento.
Si fece coraggio pensando che presto Ryo sarebbe venuto in suo soccorso. Ma quanto ancora avrebbe potuto resistere? Non poteva neanche urlare. Come avrebbe fatto Ryo a trovarla?
“Ciao bellezza, come va ?” la stessa voce della notte precedente.
Kaori sentì che la voce proveniva dal basso, ma a che altezza l’aveva messa? A giudicare dal tono della voce forse a due tre metri da terra. Capì anche che era straniero, parlava bene il giapponese, ma l’accento sembrava inglese, forse americano.
Il killer le toccò una gamba con la mano guantata di nero. Kaori subito si irrigidì.
“Non aver paura, non ti faccio niente, spero solo che il tuo amico ti trovi entro mezzogiorno, se no…. Dovrò agire di conseguenza. Spero che sia puntuale, non vorrei rovinare questo magnifico corpo.” Risata sadica.
Kaori non emise alcun lamento, soltanto la mascella contratta, evidenziava la tensione che provava la giovane donna.
Non piangerò, non serve a nulla piangere, si fece forza, Ryo sarà presto qui, verrà a salvarmi.


 


Ryo e Miyuko stavano girando da più di due ore. Una buona parte della mattinata l’avevano passata imbottigliati nel traffico. La tangenziale era affollatissima, gente che doveva arrivare al lavoro per le 8.00 alle 10.00 era ancora per strada, nervosa, impaziente.
A causa dell’imprudenza di un autista esasperato, una cisterna piena di diserbanti si era rovesciata sull’uscita in direzione Tokyo nord. Polizia e pompieri erano ovunque, cercavano di ripulire la strada, anche se nessuno poteva fermare la nube di gas tossico che era uscita dal camion.
“Nella parte ad ovest del porto ci sono vecchi stabilimenti e magazzini decadenti che nessuno usa da almeno mezzo secolo. Forse Kaori è in uno di questi, ho alcuni uomini in quella zona, non preoccuparti Ryo, la troveremo.”
“Grazie Saeko. Con questo, cancello ogni botta che mi devi.” Disse Ryo ad alta voce.
“Nooooo. Non ci posso credere! Ryo ci tieni proprio tanto a lei.” (non è la pubblicità dello Yomo). Ryo sorrise.
Miyuko seduta accanto a lui nella mini lo guardava e non capiva se Ryo stesse parlando da solo o se fosse di colpo impazzito.
Quando Ryo si girò verso di lei per guardarla, vide che aveva un’auricolare nell’orecchio destro.
“Non guardarmi in modo così strano, non mi diverto a parlare da solo, ho chiesto ad un’amica se poteva darmi una mano a trovare Kaori, visto che siamo ancora bloccati.” Disse Ryo guardando Miyuko
La strada che portava verso il porto non era così intasata, fortunatamente l’incidente della cisterna era nell’altra corsia. Avevano ancora un’ora di tempo.
“Basta mi sono rotto.”
Con una brusca sterzata Ryo andò sulla corsia di emergenza e uscì dalla tangenziale. In lontananza si vedeva il porto e il mare.
Miyuko abbassò il finestrino il vento le sfiorava i capelli, le guance. Sentiva l’odore salato del mare, il puzzo del carburante delle cisterne delle navi.
Sentì il rumore di una ricetrasmittente, Ryo che stava attento a ciò che gli dicevano.
“Grazie molo 19 magazzino 313. Di ai tuoi uomini di andarsene, se si accorge che ci sono intrusi, fa fuori Kaori.”
Ryo accellerò in direzione del molo 19, parcheggiò la macchina accanto al magazzino 310, Miyuko scese anche lei dalla macchina.
I magazzini erano tutti in fila, di colore verde chiaro sporco, finestre rotte, i tetti marroni pieni di buchi. Il degrado era totale.
A destra il 310, a sinistra il 311, ancora a destra il 312, finalmente a sinistra il 313. Il Killer era lì e anche Kaori.
“Stai dietro di me, qualunque cosa accada, non fare l’eroina, anche se Kaori è stata rapita, tu sei la mia cliente, io ti devo proteggere perciò niente sciocchezze.” Disse Ryo.
Miyuko assentì, si accorse che le tremavano le gambe, non era mai stata una ragazza molto coraggiosa. Fin da piccola aveva sempre paura di qualcosa, ma si era sempre fatta forza, soprattutto per suo fratello, più piccolo di lei di cinque anni. Gli aveva fatto da mamma, non da sorella maggiore, gli aveva nascosto le sue paure, ma ora era davvero terrorizzata.

CAP 5°



Il magazzino 313 un tempo era stato usato come deposito merci di oggetti provenienti da tutto il mondo. C’erano le merci più strane dagli oggetti di antiquariato, alle bare, casse di vernice bianca, funi per navi, accessori per bagni.
Tutti le casse di legno erano marce, il logorio del tempo e l’aiuto dei ladri avevano distrutto parte delle casse, il loro contenuto era rimasto solo in parte, i ladri si erano dati da fare .
All’interno del magazzino filtrava la luce del sole dalle finestre rotte.
Appena entrato Ryo urlò: FATTI VEDERE, ho portato la sig.na Yamamoto.
“In anticipo sul tempo vedo.” La voce proveniva dall’alto da dietro una cassa di lavandini di ceramica bianca.
“La tua patner? Dovrai trovarla, mi piace non renderti la vita facile City Hunter. Ma ti sarà impossibile, prima dovrò far fuori te e la graziosa sig.na Yamamoto.”
Ryo iniziò a correre, trascinandosi dietro Miyuko. Si diresse dietro a una cassa di attrezzi da giardinaggio.
Tre proiettili colpirono la cassa, Ryo corse ancora verso un’altra cassa accanto, sigillata.
Altri due colpi, dalla cassa uscì vino rosso.
Ryo prese la mira, sparò colpì a sua volta la cassa di lavandini, una figura scura si mosse verso sinistra. Un altro colpo, si sentì un rumore metallico. Ryo aveva colpito il Killer. Non sapeva dove, ma l’aveva colpito.
Andrew Kox aveva capito che il suo avversario era davvero in gamba. Senza vederlo, era riuscito a colpirlo alla coscia sinistra, se non avesse indossato un gambale di ferro, lo avrebbe di sicuro preso. Capì che non c’era da scherzare con lui. L’aveva già fatto arrabbiare abbastanza. Era venuto il momento di affrontarlo a faccia a faccia.
“Va bene City Hunter, Ora esco fuori, voglio avere l’onore di batterti faccia a faccia. Sarà uno scontro onesto. Niente trucchi.”
Andrew fu il primo ad uscire, il corpo snello fasciato nel soprabito nero. Non impugnava nessuna arma, sembrava disarmato. Ryo sapeva che non era così.
“Stai nascosta qui dietro, non ti muovere.” Rivolto a Miyuko. La ragazza assentì spaventata, non sarebbe comunque riuscita a muoversi, le ginocchia le si erano incollate al pavimento.
Ryo uscì dal nascondiglio. Si trovava di fronte il Killer. “Sono pronto. Per quello che hai fatto a Kaori, non ne uscirai vivo.” Voce tagliente, priva di umanità.
Con una mossa fulminea Andrew tirò fuori la sua beretta, mirando alle spalle e gambe di Ryo. Voleva immobilizzarlo e ucciderlo lentamente, torturandolo. (certo che è proprio sadico)
Ryo con uno scatto felino si buttò a terra, riuscì a schivare i colpi; si rialzò, corse verso di lui, tirando fuori dalla fondina la sua magnum. Sparò il primo colpo.
Colpì Andrew alla mano destra. Il secondo lo colpi in pieno petto. Il terzo, il colpo fatale in mezzo alla fronte. Quest’ultimo colpo lo fece cadere indietro. Il corpo steso sul pavimento, gambe e braccia aperte, sembrava che stesse riposando in un prato. Intorno a lui si stava formando una pozza di sangue. Tutto durò pochi minuti.
“Ryo, stai bene?” chiese Miyuko, non accorgendosi che stava urlando istericamente.
“Si va tutto bene. Ora dobbiamo trovare Kaori.” Disse Ryo rimettendo a posto la pistola.
Iniziarono a controllare il magazzino, in fondo sulla destra trovarono una porta. Ryo l’aprì con un calcio. Le scale andavano verso il basso. Era buio. Si sentiva odore di muffa di chiuso, di sporcizia. Scesero le scale, si trovarono di fronte a un’altra porta, chiusa da un catenaccio. Ryo con un colpo di pistola fece saltare il lucchetto, aprì la porta. Qualcuno cercava di urlare. Finalmente aveva trovato Kaori.
Si avvicinarono al corpo della donna, era appesa a una trave, i polsi erano stati legati con una corda ruvida e spessa.
Kaori aveva provato a liberarsi, ma era stata legata troppo stretta, le corde le avevano fatto sangue. Aveva braccia e gambe piene di lividi. La mano destra non le faceva male, stava diventando insensibile al dolore. Sentiva l’odore del suo sangue, la benda doveva esserne impregnata. Continuava a cercare di far rumore, urlando, nonostante lo scotch sulle labbra. Era sfinita, ma sapeva che se non l’avesse sentita nessuno, quell’essere l’avrebbe di sicuro seviziata e uccisa.
Quando sentì gli spari, capì che Ryo era arrivato, aveva paura che qualcosa andasse storto. Poi il silenzio. Il silenzio della morte, l’aveva raggelata. Ora tremava di paura. L’altro sparo più vicino la fece sobbalzare. Sentì la voce di Ryo che la rassicurava, le diceva che era tutto finito.
Un altro sparo, si sentì cadere nel vuoto. Poi non sentì più nulla, il buio l’aveva avvolta.
Ryo la liberò dalle corde, la prese tra le braccia, le tolse la benda e il cerotto dalle labbra, erano livide, il suo corpo era gelato. Si tolse la giacca e la mise a Kaori.
Miyuko guardava la scena. Ora Ryo era diverso, il volto teso e pallido. Un uomo preoccupato per qualcuno di veramente importante. Si sentì fuori posto. (contenti? No ancora con le uova marce, nnooooo?!)
Di sopra si sentirono delle voci, dei passi lungo le scale. Era Saeko.
La bella poliziotta guardava Ryo, l’aria preoccupata, ma un sorriso subito le incurvò le labbra.
“L’hai trovata.” Sussurrò
“Ma ceeertoo. Sono il migliore, che ancora non lo sai? Poi tra poco è il suo compleanno, non potevo certo non festeggiarlo con lei. Se no Maki mi avrebbe di sicuro colpito con un fulmine.” Disse Ryo con aria seria, reggendo Kaori tra le braccia.
“Ora è meglio che tu vada, non mi sembra che Kaori abbia una bella cera, ti conviene portarla in ospedale al più presto. Al resto ci penso io. Ci troviamo più tardi.”
Ryo, seguito da Miyuko uscì dalla cantina, ma prima di andarsene definitivamente si girò, guardò Saeko e le sussurrò un “grazie Saeko”.
A Miyuko era sembrato che tra lo sweeper e la bella poliziotta ci fosse molto di più che un’amicizia, ma poi guardando come Ryo teneva Kaori, capì che per lei e per nessun’altra donna sul pianeta ci sarebbe stata una remota speranza di essere amata da lui.


 

 



Nella piccola stanza d’ospedale immacolata c’era un silenzio di pace.
Kaori era stesa sul letto, le coperte candide le coprivano il corpo, il braccio sinistro era fuori dalla coperta, le avevano attaccato una flebo.
Il viso era pallido, sullo zigomo destro c’era un livido, le labbra erano secche e gonfie. Dormiva un sonno tranquillo, le avevano dato dei sedativi.
Il dottore era già venuto un paio di volte a vedere la paziente. Ora le condizioni erano migliorate. La sera stessa sarebbe potuta tornare a casa. L’unica cosa che preoccupava un po’ il dottore era la mano destra, aveva perduto molto sangue, ma la trasfusione le aveva ristabilito la pressione del sangue. Le ferite lasciate dalle corde erano state medicate. Nei giorni successivi sarebbe dovuta tornare a togliere i punti della mano destra. Il dottore si era raccomandato riposo assoluto per almeno una settimana.
Ryo ricordava bene le parole dell’anziano medico. (no, non è il professore, questo è un medico serio e normale, non un maniaco.)
Seduto sulla sedia accanto a Kaori, guardava il volto della giovane donna. Erano le sei di sera, appena Kaori si fosse svegliata, l’avrebbe riportata subito a casa.
“MMMhhhhh, no Ryo!” una smorfia di dolore era comparso sul viso della ragazza.
Ryo le prese una mano sussurrando il suo nome.
“Perché lei? Perché non io” Ryo capì e impallidì, proprio in quel momento Kaori aprì gli occhi. Spaventata. Si guardò attorno e vide il viso di Ryo preoccupato.
“Ryo, dove mi trovo?”
“Sei in ospedale” le raccontò tutto, del rapimento, del killer, le cose che gli aveva detto il medico. Mentre lo ascoltava Kaori si era seduta, si guardava la mano e i polsi fasciati.
Guardò Ryo, una lacrima le scendeva dalla guancia.
“Non sei ferito, per fortuna.” Sospirò
“Ryo, ci ho pensato molto. In queste poche ore sono successe un sacco di cose. Ho avuto modo di riflettere.” Abbassò gli occhi e lo guardò, le lacrime bagnavano le lenzuola.
“Penso che sia meglio se io…..” Deglutì “Si, è meglio che io me ne vada. Ti lasci libero di vivere la tua vita.” Fino ad ora ho cercato di essere una buona patner per te. Di non ostacolarti nel tuo lavoro. Pensavo di essere importante per te, più di una patner….. Ma mi sono sbagliata. Non sono riuscita a difendermi contro quell’essere.” Pausa, Kaori faceva fatica a cancellare dalla sua mente quei brutti ricordi.
“La cosa che mi ha fatto più soffrire è stata essere presa in giro da te. Io sono stufa. Stufa di essere gelosa, stufa di vederti tra le braccia di altre donne.” Altre lacrime sul lenzuolo.
“Non voglio più vederti in pericolo, non voglio più vederti tra le braccia di un’altra donna. IO VOGLIO ESSERE LA TUA DONNA!!!!” (Evvvvaaiiii Kaori, le botte in testa ti fanno bene)
Ora Kaori stringeva la coperta di cotone tra le mani, spiegazzandola, non guardava più Ryo, non aveva il coraggio. Continuandosi a guardare le mani disse “Io ho deciso di andarmene, di lasciarti libero. Così potrai trovare una donna più abile di me nel lavoro. Ti ho visto con Miyuko, sei attratto da lei, forse è lei la persona giusta per te. La persona che ti farà felice. Ti sciolgo dal debito che avevi con mio fratello. Non sarò più un peso per te.”
Ryo la stava ascoltando, calmo, non era arrabbiato. La sua espressione era corrucciata. Gli veniva da ridere, Kaori stava finalmente dando sfogo ai suoi pensieri. Gli stava finalmente dicendo cosa provava per lui, anche se lo sapeva da molto tempo. Gli stava finalmente dicendo che era libero di avere tutte le donne che voleva, lei lo mollava, lo lasciava finalmente in pace. Niente più martellate da 100t. Era un sogno!
Era un sogno che non si sarebbe mai realizzato. Mentre Kaori gli stava dicendo tutto questo, Ryo pensava la stessa cosa, si era più e più volte preparato il discorso nella testa. Era LUI che voleva lasciarla perché non voleva più vederla in pericolo, preoccupata, impaurita, ferita.
Ryo iniziò a ridere e Kaori lo guardava sorpresa e arrabbiata. “Ryo ti sto dicendo che ti lascio e tu non solo non sembri abbattuto, ma…..” Iniziò a singhiozzare “Mi ridi anche in faccia.” Le lacrime le rigavano il viso copiose.
Ryo le prese la mano ferita, tra le sue. Guardandola, con occhi dolcissimi, pieni d’affetto, le disse. “Sai, Kaori. Mi sono sempre chiesto come potrebbe essere la mia vita senza di te. Me lo sono immaginato tante volte. Ma la risposta è stata sempre la stessa. Ora lo so, non ce la farei proprio…. A vivere senza di te. Senza la tua gelosia, le tue martellate, i tuoi pranzetti. Il tuo pessimo carattere, i tuoi sorrisi.” Ryo la guardava sorridendole.
“Quando mi hai fatto il tuo discorso, io ne avevo già uno pronto identico al tuo. Volevo dirti che ti lascio, perché non voglio più vederti soffrire a causa mia.” Come vedi, mi hai solo battuto sul tempo. Ryo teneva la mano di Kaori tra la sua, le accarezzava la guancia destra, livida.
Kaori deglutì, guardava Ryo negli occhi, lo sentì dire: “Non so se potrà accadere, se succederà mai. Io sono un uomo che non esiste, lo sai bene. Non ho un nome, ma…. Sappi che la donna a cui tengo di più sei tu. E un giorno ti prometto che ti sposerò, anche se non so ancora quando, forse il prossimo anno, forse l’altro anno ancora.”
“O forse tra vent’anni.” Disse sorridendo Kaori.
“Per me sei diventata come l’aria che respiro, ormai mi sei indispensabile, volevo lasciarti per proteggerti. Mi comportavo come un Don Giovanni per cercare di allontanarti da me. Ora basta.” Si chinò in avanti per baciarle le labbra. Un bacio gentile, timido.
Kaori piangeva, di gioia. Finalmente aveva avuto la sua dichiarazione, in un letto d’ospedale, aveva ricevuto la dichiarazione più romantica che avesse mai desiderato. Non le interessava dov’era o come era vestita o se era spettinata e priva di trucco. Ryo le aveva dichiarato il proprio amore. Finalmente aveva avuto il coraggio di dirle che l’avrebbe sposata. Un giorno forse. (Seeee, intanto fa il furbo e dice forse.)
“Toc, Toc.” Ryo e Kaori si sciolsero dall’abbraccio, prima di rispondere in coro “Avanti.”
Era il Dottor Watanabe, era venuto per controllare le condizioni della paziente.
“Bene signorina, vedo che si è svegliata. Va meglio, come si sente?”
“Benissimo dottore, sto benone.” Sorrise Kaori.
Il dottore le controllò la pressione, il cuore, le provò la febbre. Tutto regolare.
“Bene, allora se proprio si sente così bene, il suo ragazzo la può portare a casa.”
“Grazie Dottore, la porto subito a casa.” Rispose Ryo sorridendo.
Questa volta Ryo non aveva protestato, non aveva detto con voce stridula, noooooo, io non sono il ragazzo di quel travestito. Forse era davvero cambiato qualcosa in lui. Pensò Kaori.

 


 

Casa Saeba ore 20.00

La casa era sommersa nel buio. Ryo aprì la porta, Kaori era dietro a lui. Quando entrò fu accecata dalla luce accesa di colpo. Un coro di voci note gridò allegramente: “Ben tornata Kaori.” C’erano proprio tutti. Mick e sua moglie, le sorelle Nogami, Miki e Umibozu che reggeva un grosso mazzo di crisantemi bianchi, rosso in viso come un peperone e Miyuko.
“Grazie, che bella sorpresa, ma non dovevate. In fondo sono stata in ospedale solo mezza giornata.” Sorrise Kaori.
Notando il tavolo apparecchiato con ogni ben di dio, Kaori capì che non era solo una festa di buon ritorno, ma una vera e propria festa di compleanno.
“Anche la torta, che bello grazie. Disse Kaori con le lacrime agli occhi.
“Ehi, guarda che non festeggiano mica solo te, è anche il mio compleanno.” Disse Ryo con le braccia incrociate sul petto.
Guardandosi Kaori notò che aveva dei jeans vecchi e una maglietta rossa di cotone.
“Scusate, vado a cambiarmi.” Sorrise un po’ imbarazzata e corse in camera.
“Sbriiigatii che ho fame.” Le urlò Ryo.
Diventando di colpo serio chiese a Saeko “Allora cos’hai scoperto?”
Si erano seduti sul divano, Miyuko era seduta accanto a Saeko e la osservava attenta, Reika era seduta accanto alla sorella. Di fronte a Saeko era seduto Ryo, accanto a lui Mick e Kazue. Umibozu e Miki erano seduti sulle sedie.
“Il Killer si chiamava Andrew Kox, 26 anni, Inglese. Aveva iniziato la carriera a 18 anni. Comunque non è mai un tipo raccomandabile. A 15 anni era stato arrestato per guida in stato d’ubriachezza, rissa e tentato stupro. “Un santo” disse Mick. Si è fatto un anno di carcere. Poi la tragedia. Viveva solo con sua madre vicino alla stazione di Victoria Station. La madre quando c’è stato l’attentato dell’Ira era proprio nella stazione, stava andando a lavorare. Andrew decise di diventare un Killer per vendicarsi dell’Ira. Diventò uno dei migliori assassini sul suolo Inglese.”
“Non era un essere umano disse Kaori. Si divertiva ad uccidere la gente, era sadico, privo di calore umano.”
Tutti si voltarono a guardare Kaori, si era cambiata, indossando un completo giacca pantaloni color bordò, si era anche un po’ truccata per nascondere il livido sullo zigomo destro.
Si avvicinò agli amici, subito Ryo le fece posto accanto a se.
“E’ stato assoldato da una donna giapponese, Keiko Tanabe, 54 anni. Nel pomeriggio la polizia è andata a casa sua, vive in una villa, vicino alle Onsen Mitsuno. L’hanno arrestata con l’accusa di tentato omicidio.” Saeko continuava a parlare, questa volta guardando Miyuko. “Lei non dovrà temere più niente signorina Yamamoto. Ora più nessuno tenterà di farle del male.”
“Grazie infinite, a tutti. Scusatemi se vi ho dato tanto disturbo.” Miyuko si era alzata e aveva fatto un profondo inchino, prima rivolta a Ryo e Kaori, poi rivolta a Saeko.
“Ah, noo. Miyuko, non fare così. E’ il nostro lavoro proteggerti. Tu ci hai pagato per difenderti” disse Kaori sorridendole.
“Ehi, ragazzi. IO HO FAAAMMEEEE!” disse Ryo alzandosi in piedi e guardando il tavolo.
Il tavolo in sala era pieno zeppo di piatti orientali e occidentali, torte salate e dolci, sushi, onigiri, tramezzini, bottiglie di birra, sake.
Ryo andò per primo a prendere un piatto e iniziò a servirsi di ogni ben di dio, seguito a ruota da Mick e Umibozu. Si alzarono anche le donne per andare a mangiare, prima che quei tre ingordi ripulissero tutto il cibo.
Kaori notò che Miyuko non si alzava dal divano, la invitò a unirsi a loro.
“No grazie Kaori, per me è ora di andare, ho disturbato fin troppo. Devo scusarmi con te per un altro motivo, ho tentato di sedu…..” Kaori alzò la mano destra fasciata e la mise sulla spalla destra di Miyuko. “Basta così Miyuko, lo so, ho visto tutto.” Miyuko era rimasta a bocca aperta. “E non mi sbatti fuori di casa?” chiese stupita.
“No, in un’altra circostanza avrei già appeso Ryo fuori dalla finestra, ma ci siamo parlati e.. Ti va se rimaniamo amiche?”
“Grazie Kaori. Ti ringrazio per la tua offerta, l’accetterò con piacere in futuro. Ma per ora ti devo dire addio. Io mi sono innamorata di Ryo.” Miyuko lo stava guardando. Ryo stava tentando di rubare a Umibozu un cosciotto di pollo e per farlo gli era salito sulle spalle. Umi come al solito non gli dava corda e lo mangiava tranquillamente.
“Ho capito che Ryo è innamorato di te, per questo vi devo dire addio. Addio City Hunter, mi avete salvato la vita. Grazie ancora.” Con queste parole Miyuko uscì dalla casa, senza voltarsi. Nessuno si accorse che se n’era andata via, solo Kaori lo sapeva.
“Allora dai Kaori, vieni. Se no questi ingordi si mangiano tutto e a noi povere donzelle non lasciano niente.” Disse Reika. (è la sorella di Saeko)
“Si arrivo, MMMMhhhhh, che buono questo Sushi, Miki l’hai comprato al bar vicino al Cat’s Eye?” chiese Kaori addentando un tronchetto di pesce crudo.
Tra il caos generale, la musica di Celine Dion in sottofondo, la festa continuò per tutta la serata fino a notte inoltrata. Con risate, scherzi, grida e martellate. Si perché come al solito il nostro caro Ryo, non la smetteva di importunare Kazue e Miki, le uniche donne sposate a due uomini più gelosi dello stesso Ryo. O di provarci con Saeko e Miki, destando la furia omicida di Kaori.
“Guarda che se non la smetti ti faccio saltare in aria.” Disse Kaori arrabbiatissima a Ryo. “Waaauu, siamo passati alle bombe, non le bastano più i martelli.” Rise divertito Mick.
“Waaahhhh, no Kaori ti prego il kompeito no, mi sta venendo mal di testa, ho bevuto troppo.”
SSSDOOONG! Troppo tardi, il Kompeito aveva beccato in pieno Ryo, spiaccicandolo come una sottiletta sul pavimento di legno.
“Già l’1.00, come si è fatto tardi, è ora di andare, gente. Leviamo le tende.” Disse Mick, passando un braccio attorno alla vita di Kazue.
“E’ vero Kaori e Ryo hanno avuto una giornata pesante, tutti a nanna. Buona notte a tutti.” Dissero le sorelle Nogami in coro uscendo dalla casa.
Poi fu la volta di Mick e Kazue.
“Posso fare qualcosa per te, Kaori? Vuoi che ti aiuti a rimettere a posto?” chiese Miki, prima di uscire dalla sala. “No, grazie. Ci penserò domani, ora sono veramente stanca. L’unica cosa che desidero è dormire.” Rispose Kaori all’amica.
Quando se ne furono andati tutti, Ryo si stiracchiò sul divano e disse: “Come sono stanco, finalmente a nanna.”
“Già, buona notte Ryo. Cerca di dormire, ne hai bisogno anche tu.” Fu la risposta di Kaori.

 


 


Stesa nel letto della propria stanza la ragazza ripensava a tutto quello che in poche ore le era capitato. Il rapimento, Ryo che la liberava e che in un letto d’ospedale le chiedeva di stare per sempre con lui. Il sonno non tardò ad arrivare.
Un sonno inquieto, pieno di incubi. Kaori stava correndo in un corridoio, buio, qualcosa le afferrava prima la vita, poi le braccia, le gambe, si sentiva strappare di dosso i vestiti, la immobilizzava e legava.
In lontananza vedeva Ryo e Miyuko allontanarsi abbracciati, felici. Lei non riusciva a fare alcun movimento, le mani la bloccavano a terra.
Un urlo, si era svegliata. La fronte imperlata di minuscole gocce, il pigiama fradicio, la gola secca.
Si guardò intorno, era nella sua stanza. Era tutto a posto. Il pupazzo antistress di Ryo appoggiato vicino alla finestra, la foto di Hideyuki sul comodino, il vaso di crisantemi bianchi sulla scrivania.
Kaori emise un sospiro profondo. Si asciugò la fronte con la mano fasciata. Si alzò, andò in cucina per bere.
Aprì il frigo, prese il cartone del latte. Aprì l’anta dell’armadietto per prendere un bicchiere. Sentì una presenza dietro di sé, sapeva che era Ryo, ma si mise a urlare ugualmente. Versò buona parte del latte nel lavandino, il cartone le era scivolato di mano.
“Calmati, sono io.” Disse Ryo prendendola tra le braccia.
“Lo so che sei tu, ma è successo così anche ieri sera. E’ successo proprio così.” Disse Kaori singhiozzando.
“Stai calma, nessuno ti farà più del male, te lo prometto.” Ryo iniziò a cullare Kaori, lentamente. Poi la prese in braccio e la portò in camera sua. La depose sul letto. Kaori tremava come una foglia.
“Io non ti tocco. Se mi prometti che non mi prendi a martellate ti faccio dormire con me, questa notte.” disse Ryo serio. Kaori senza dire una parola assentì.
Sotto le coperte, sentì accanto a sé il corpo caldo di Ryo, fosse sempre così pensò.
Sentire accanto a se la presenza di Ryo rilassò la ragazza, solo quando si fu addormentata Ryo si voltò verso di lei, si mise su un gomito e iniziò a guardarla. Anche nel sonno le sue sopraciglia erano aggrottate. Kaori aveva ancora paura. Cercando di far piano la prese tra le braccia e si addormentò ascoltando il suo respiro.

The End


(Piaciuta la mia fanfic? Non vi dico il mattino dopo le martellate che non si è preso quel poveretto. ^_^)